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Cina: la scelta di Xi

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Dalle stelle...

L'economia cinese è in difficoltà. Questo il messaggio della videochiamata di ieri tra il premier cinese Li Keqiang e migliaia di funzionari governativi. Non solo la crescita del Pil nel 2022 potrebbe non centrare l’obiettivo del +5,5%, ma nel secondo trimestre rischia addirittura di toccare valori negativi.

Preoccupazioni condivise anche da molti dei partecipanti al World Economic Forum di Davos, che si chiude oggi. Se solo cinque anni fa Xi Jinping, ospite del forum “capitalista” per eccellenza, poteva presentare la Cina come il motore della crescita economica globale, oggi le cose sono cambiate.

E al centro delle critiche c’è proprio l'ostinata politica "Zero Covid" di Xi.

 

Long Covid

Anche se la strategia non viene direttamente menzionata da Li, il messaggio è chiaro: restrizioni anti-Covid prolungate e draconiane pesano, e molto, sulla crescita. Tanto che gli indici di salute economica, che nel 2021 sembravano essere quasi tornati ai livelli pre-pandemia, oggi prospettano scenari ben peggiori.

A preoccupare sono la riduzione delle vendite al dettaglio (–11% rispetto all’anno precedente) e della produzione industriale (-2,9%). Ma il premier cita anche gli elevati livelli di disoccupazione, in crescita soprattutto nelle città, e che fra i giovani toccano il massimo storico del 18,2%. Inevitabile incolpare i lockdown. Ma a questi vanno aggiunti i grandi problemi strutturali, accumulatisi negli anni: dai crediti eccessivi concessi alle aziende statali all’enorme debito che grava sulle province.

Difficile riprendersi da una malattia prolungata.

 

Come fai, sbagli

Non è la prima volta che Li mette in guardia dalle difficoltà economiche interne. Ma è forse la prima in cui suggerisce un problema nelle scelte politiche di Xi. Difficile dire se si tratti di un indizio di spaccature ben più gravi all’interno del Partito. Di sicuro è una critica che arriva a pochi mesi dal Congresso quinquennale che per Xi dovrebbe sancire il superamento ufficiale dei limiti di mandato (esistenti ormai da oltre trent’anni).

Xi lo sa, ma forse sa anche di essere all’angolo. Se riapre il Paese adesso, rischia di far crollare il mito delle infallibili politiche Zero Covid e di doversi rassegnare a un numero molto elevato di morti. Se continua a tenere tutto chiuso, rischia di avvicinare quella resa dei conti economica che le tante Cassandre paventano da anni.

E dire che si accusava Pechino di aver creato la pandemia a proprio vantaggio.

Cina: zero Covid, zero lavoro?