Donne Avvocato: la “questione femminile” nel Rapporto Censis 2022

La distanza fra il reddito medio delle donne avvocato e quella dei colleghi uomini è tale che occorre sommare il reddito di due donne per sfiorare quello medio percepito da un uomo
Donne Avvocato: la “questione femminile”
Donne Avvocato: la “questione femminile”

Donne Avvocato: la “questione femminile” nel Rapporto Censis 2022

La distanza fra il reddito medio delle donne avvocato e quella dei colleghi uomini è tale che occorre sommare il reddito di due donne per sfiorare quello medio percepito da un uomo. Eppure la distribuzione per genere della popolazione forense è ormai equilibrata: frutto di uno dei più importanti processi che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’Avvocatura negli ultimi due decenni.


Sommario

  1. Donne Avvocato: i dati del Rapporto Censis 2022
  2. Donne Avvocato: la “femminilizzazione della professione”
  3. Donne Avvocato: gender gap per redditi e pensioni


1. Donne Avvocato: i dati del Rapporto Censis 2022

La distribuzione per genere della popolazione forense nel nostro Paese vede un sostanziale equilibrio: in termini assoluti sono 126.580 (il 52,3% del totale) gli avvocati uomini e 115.250 (il 47,7% del totale) le donne avvocato. È quanto emerge dal Rapporto sull’Avvocatura 2022 curato da Cassa Forense e redatto in collaborazione con il Censis.

Si legge nel Rapporto, impreziosito da un focus sulla “questione femminile”, che all’interno della professione il peso delle donne avvocato sul totale degli iscritti alla Cassa Forense (241.830) è inversamente correlato all’età anagrafica, con una maggiore presenza femminile in tutte le classi d’età inferiori ai 55 anni. Fatto 100 il totale degli avvocati con meno di 35 anni, il 59,1% è rappresentato da donne avvocato. La percentuale si riduce al 56,2% nella classe 35-44 anni e al 51,0% in quella successiva (45-54 anni), fino a diventare ampiamente minoritaria fra gli avvocati con oltre 54 anni.

Così il confronto fra donne e uomini mette in chiaro una maggiore incidenza di giovani donne avvocato rispetto ai colleghi uomini (tre anni in meno nell’età media fra gli iscritti attivi).

La maggiore presenza di donne avvocato fra i più giovani professionisti si riflette, quindi, nella distribuzione degli iscritti per classe di anzianità. Se il 36,4% sul totale esercita la professione da meno di 10 anni, la percentuale sale al 41,6% nel caso delle donne avvocato, mentre per gli uomini la soglia si colloca al 31,3%.

L’alta incidenza di donne avvocato caratterizza anche la classe successiva (da 10 a 19 anni di anzianità professionale), ma non quelle seguenti, dove diventa preponderante la presenza maschile (quasi quattro su dieci gli avvocati uomini che hanno un’anzianità di almeno venti anni; meno di tre su dieci le donne avvocato con un’anzianità uguale o superiore ai venti anni).

La distribuzione per area geografica mette poi in evidenza il peso della componente meridionale sul totale degli iscritti: circa un terzo degli avvocati risiede al Nord, contro il 43,8% degli avvocati presenti nel Mezzogiorno e il 22,5% nelle regioni centrali. Ma la “meridionalizzazione” della professione sembrerebbe avere un carattere prevalentemente maschile. All’opposto, il fenomeno della “femminilizzazione” della professione appare più marcatamente di origine centrosettentrionale.


2. Donne Avvocato: la “femminilizzazione della professione”

Per “femminilizzazione” di una professione si intende un processo sociale di lungo periodo che porta le donne a una maggiore partecipazione anche grazie ad un sostenuto accesso alla formazione universitaria ed al conseguimento della laurea.

Nel contesto dell’Avvocatura, fra gli iscritti alla Cassa Forense, questo processo appare particolarmente evidente: nel 1985 solo il 9,2% della popolazione forense era composta da donne avvocato; ci sono voluti più di 35 anni per arrivare all’attuale situazione, quasi paritaria.

Tuttavia questo risultato è messo a rischio dal momento di grande difficoltà che vive l’Avvocatura. Per la prima volta il numero degli avvocati diminuisce in termini assoluti: nel 2021 si registrano 3.200 unità in meno rispetto al 2020.

In questa situazione di generale difficoltà la condizione delle donne avvocato pare, tuttavia, più critica rispetto a quella dei colleghi uomini.

Sempre nel 2021, per la prima volta, le donne avvocato neo-iscritte risultano inferiori a quelle che hanno optato per la cancellazione dalla Cassa, con un saldo negativo di circa 1.900 unità.

Inoltre risulta maggiore la quota di donne avvocato che sta pensando di lasciare la professione (37,3% contro il 28,3% degli uomini), o che reputa l’attuale condizione professionale molto critica o abbastanza critica (65,7% contro il 56,9% degli uomini). Inoltre a risultare più alta è anche la quota di donne avvocato che prevedono una pensione insufficiente a conclusione della loro attività (63,0% contro il 57,1% degli uomini)

 
3. Donne Avvocato: gender gap per redditi e pensioni

Purtroppo le preoccupazioni delle donne avvocato poggiano su una solida base di realtà. Difatti se il Rapporto conferma il generale declino del ritorno economico della professione, la condizione delle professioniste risulta, ancora una volta, più difficile rispetto a quella dei colleghi uomini.

In proposito, con riguardo a tutta l’Avvocatura, si registra a partire dal 2005 un’inequivocabile tendenza declinante, certamente dovuta all’allargamento della base degli avvocati iscritti e, in questa, alla progressiva crescita delle donne avvocato. Il periodo che va dal 2012 al 2017, in corrispondenza degli anni di recessione più dura per l’Italia, è stato quello di maggiore sofferenza sopportato dalla categoria. Inoltre nell’anno della pandemia il reddito medio annuo di un avvocato, iscritto alla Cassa, ha subito una riduzione di sei punti percentuali.

Tuttavia è il reddito medio delle donne avvocato ad essere più basso rispetto a quello dell’insieme degli iscritti. A ciò si aggiunga che in tutte le fasce d’età si rinviene un reddito femminile che è meno della metà rispetto a quello degli avvocati uomini. All’inizio della carriera il reddito tra le donne avvocato e questi ultimi è quasi equivalente; successivamente la forbice tende ad allargarsi.

Come per il reddito, anche nel caso delle pensioni si registra un gender gap pensionistico non favorevole alle donne avvocato. Considerando le pensioni di anzianità e vecchiaia la componente femminile pesa per il 13,7%, quella maschile per l’86,3%.

Quanto alla percezione del problema all’interno della categoria “solo” il 56,6% degli avvocati afferma che la differenza di reddito corrisponde alla realtà. La percentuale scende al 31,3% nel caso degli avvocati uomini, mentre sale all’81,9% nel caso di donne avvocato.

Fatto 100 chi ha risposto affermativamente all’esistenza della differenza, il 54,2% indica negli impegni familiari e nella difficoltà di conciliare famiglia e professione la causa principale, con una maggiore concentrazione di risposte sul fronte maschile (66,3%) e una quota di donne avvocato che si attesta poco sotto il 50%. Queste ultime tendono a rimarcare, in particolare, la presenza di discriminazioni dal lato della clientela (51,0%) ed a segnalare una valorizzazione non adeguata del proprio lavoro (50,3%).

Inoltre, rispetto agli uomini, è inferiore la quota di donne avvocato che dichiara un aumento di fatturato nel corso del 2021 (26,8% fra le donne contro il 32,9% fra gli uomini) o, ancora, fra chi dichiara che la propria condizione migliorerà nel 2022 e nel 2023 (22,5% fra le donne, 24,1% fra gli uomini).

Ad ogni modo la distanza fra il reddito medio delle donne avvocato e quella dei colleghi uomini è tale che occorre sommare il reddito di due donne per sfiorare (e non raggiungere) il livello medio percepito da un uomo: 23.576 euro contro i quasi 51mila.

Eppure la categoria deve molto alle donne avvocato, poiché proprio al loro progressivo ingresso nella professione - uno dei principali e più felici processi che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’Avvocatura negli ultimi due decenni - si deve il contenimento dell’invecchiamento generale della popolazione forense ed il raggiungimento dell’attuale indice di dipendenza tra attivi e pensionati (7,4 attivi per ogni pensionato). Ma il contributo delle donne avvocato potrebbe non essere altrettanto efficace in futuro: la sostenibilità della previdenza forense, oggi di certo assicurata, potrebbe essere messa a rischio proprio in ragione dei bassi redditi medi da esse percepiti.

 

RAPPORTO SULL’AVVOCATURA 2022:

https://www.cassaforense.it/media/10300/rapporto-sullavvocatura-2022.pdf