x

x

Il nuovo ruolo del Co.Re.Co. dopo l’emanazione della legge 15 maggio 1997, n. 127

Assemblea straordinaria degli organi regionali di controllo, Bari, novembre 1997.

"IL NUOVO RUOLO DEL CO.RE.CO. DOPO L’EMANAZIONE DELLA LEGGE 15 MAGGIO 1997, N.127"

Ringraziamo il prof. Loiodice per la sua completa relazione che, tra l’altro, ci offre tutta una serie di prospettive, non ultima quella del controllo del Prefetto, su cui, devo dire, non avevo mai meditato. Invito anche l’Assemblea a meditare su questo.

Prima di passare alla mia relazione - come ho detto - proporrei subito la costituzione di due gruppi di lavoro: uno dello Statuto, l’altro sulle linee operative per la realizzazione della proposta di legge regionale. Ho pensato ad un massimo di cinque persone per gruppo. Per il primo gruppo si propongono il dott. Dori, il dott. Ciufolini, l’avv. D’Ecclesiis; chi si vuole accodare può rivolgersi al dott. Serafini.

Riguardo alla discussione sullo Statuto, effettivamente io avevo delle perplessità, ve lo dico subito. L’associazione va avanti ormai dagli anni ’70 - tra l’altro qui è presente un caro amico che dopo saluteremo - senza Statuto, pare strano che proprio adesso venga tirato in ballo. A me sembra, tutto sommato, un atto provocatorio e come tale lo approvo pienamente.

Il secondo gruppo di lavoro, quello che dovrà darci il documento finale, che tra l’altro è già pronto agli atti, ma soprattutto ci darà la proposta - scusate se mi ripeto, ma essa è attesa da molte Regioni - di legge di attuazione delle legge Bassanini, è composto, al momento, dal dott. Montesano e dal dott. Serafini; chi si vuole unire, non deve che dare il suo nome al dott. Serafini.

Con questo, auguriamo ai due gruppi un buon lavoro e speriamo di avere un documento interessante.

Passo ora alla mia relazione.

La relazione è agli atti ed è la stessa di Perugia, con qualche piccola nota differente. Sono veramente emozionato, dopo la riunione di Perugia: lì per sdrammatizzare ho parlato di "effetto Bassanini", che da Roma ci avrebbe lanciato il terremoto; qui, per fortuna, siamo a Bari, abbiamo il mare sulla destra e, se Bassanini non riesce a mobilitare gli albanesi contro di noi, dovremmo stare tranquilli. Ma non è detto.

Vorrei, quindi, ringraziare gli amici della Regione Puglia, la Provincia stessa che ci ha ospitato in questo bellissimo palazzo e, consentitemi di ringraziare per la sua presenza un vecchio amico, l’avv. Masiello, che tanto ha fatto per il Coordinamento.

Non abbiamo ambizioni di cariche o di encomi, ma vi chiedo un applauso per il nostro amico che ha dato un contributo davvero prezioso.

Vorrei partire dalla fine della mia relazione, cioè da una breve cronistoria del Coordinamento, per arrivare alla costituzione dell’Associazione europea, perchè un poco di pubblicità è sempre utile. Qualcuno mi ha fatto notare che nella mia relazione non si riportano notizie successive al 1992. Non è vero, perchè l’Associazione europea - l’Eurorai - continua, ad essa hanno aderito tutte le organizzazione francesi che all’inizio erano contrarie alla sua costituzione.

L’allora Presidente della Corte dei Conti considerava l’Eurorai un contraltare dlel’Associazione della Corte dei Conti - l’Eurosai - e questo ha sempre impedito l’adesione della Francia. Ma i Presidenti passano, quello di cui parliamo è andato in pensione, ne è arrivato uno nuovo che non solo ha visto con interesse l’iniziativa, ma ne è addirittura rimasto entusiasta e ha fatto sì che aderissero tutte le Camere regionali dei Conti della Francia. In seguito hanno aderito anche associazioni di controllo esterno della Svezia, dei paesi dell’Est, quasi tutte le organizzazioni della Germania, molte della Spagna e solo quattro Regioni italiane, l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Lazio e la Toscana.

A mio parere l’adesione è utile, non si tratta di problemi fuori dalla realtà, ma grazie ad essi possiamo aprire la nostra mente.

Mi permetto di ricordare la mia esperienza personale: ho l’onore di far parte del Comitato direttivo ormai per la seconda volta, il nuovo Comitato sarà nominato l’anno prossimo e il Presidente dell’Associazione sarà di nazionalità francese.

Devo anche confessare che in queste riunioni, mi sentivo sempre il parente povero e un pò a disagio, perchè vedevo che negli altri Paesi europei, anche e soprattutto nei Paesi federali, si approfondiva la problematica del controllo di gestione, di efficacia, di efficienza, ecc....Confesso che ho detto anche qualche piccola bugia, attacandomi alla legge n. 142 del 1990. affermando che anche noi facevamo un controllo di gestione - in un mio modesto libro sulla legge 142/90 l’avevo anche scritto - e che i famosi articoli sul controllo del bilancio ci fornivano un’ipotresi di controllo di gestione. Cercavo di non sentirmi il classico "parente povero" e di impostare un discorso europeo.

Ora, questi discorsi europei stanno venendo fuori, ma in maniera distorta.

Il prof. Loiodice, giustamente, parlava di mito dell’Inghilterra, di authority. Altrettanto giustamente, il prof. Meale la chiamava autorità, termine che mi sembra più significativo, anche se da noi non piace molto. In Inghilterra le authority esistevano perchè, sostanzialmente, le amministrazioni erano del tutto liberi, svincolate, cosa che in realtà vorrebbero i nostri amministratori locali. Per avere qualcuno che potesse fornire un giudizio autorevole sui servizi prestati, venivano istituite queste authority che davano solo dei pareri, dei giudizi di buona amministrazione. Tali pareri erano importanti in quanto chi li emetteva aveva una sua referenza, autorità appunto.

Da noi la situazione è del tutto differente. Vi faccio un esempio concreto: a Roma è stata istituita una authority sui servizi, formata da 24 persone - che chiaramente costano - tra le quali anche tre consiglieri comunali che si sono dimessi per entrare a far parte dell’authority.

Tutto questo non ha risolto alcun problema né creato alcuna autorevolezza; se voi leggete il giornale di oggi, nella Cronaca di Roma c’è una polemica tra gli amministratori dell’Azienda dei trasporti e l’authority di Roma, dove i primi tacciano la seconda di incapacità, perchè essa aveva sostenuto che l’Azienda spende troppi soldi per gli autobus. Voi sapete bene che se non si conoscono a fondo i problemi si rischia di fare delle gaffes. Che bisogno c’è, dunque, di questa authority, quando, c’è un organismo, quale il comitato di controllo, che funziona?

Soprattutto mi permetto di sottolineare la flessibilità del Co.Re.Co., specialmente in base alla legge n. 142: il Co.Re.Co. ha oggi delle professionalità di grande valore che può benissimo utilizzare per spaziare dal controllo di legitimmità, quello di efficacia, senza alcun problema.

Quando il Ministro Bassanini sostiene che i Co.Re.Co. vanno abrogati, secondo me, commette un errore, perchè la sua idea è quella, sostanzialmente, di affidare questo controllo di efficacia e di efficienza, alla Corte dei Conti. Ma quest’ultima, signori, non è molto disponibile a questo discorso, perchè in questo tipo di controllo non c’è nessun potere di annullamento o di sanzione, ed essendo i componenti della Corte dei magistrati pare del tutto evidente che non hanno la mentalità adatta per tale controllo.

L’ultimo teso della Bicamerale mi lascia qualche speranza, e vorrei richiamare due punti alla vostra attenzione. Il primo riguarda l’articolo 56, ultimo comma, che recita: "Gli atti dei Comuni, delle Province e delle Regioni non sono sottoposti a controlli preventivi di legittimità e di merito". Come vedete, l’articolo non dice semplicemente "non sono sottoposti a controlli" ma "a controlli preventivi". Il secondo riguarda l’articolo 113, che recita: "La Corte dei Conti è organo di controllo dell’efficienza e dell’economicità dell’azione amministrativa, partecipa al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria, riferisce direttamente alle Camere e alle Assemblee regionali, su risultati del controllo eseguito, nonchè sulla gestione - ecco il punto - finanziaria del bilancio dello Stato e delle Regioni", non di Enti locali.

Ora, mi pervade un dubbio: chi opera tale controllo nei confronti degli Enti locali? Non certo i Revisori dei Conti, che sono nominati direttamente dall’Amministrazione, e fa ridere che sia quest’ultima a farsi la propria authority - scusate, se mi è sfuggito -, il proprio organismo di controllo è la terzeità, allora qual’è l’unico organismo di controllo dotato di terzietà se non il Co.Re.Co?

Pare che questo nome (Co.Re.Co.) faccia tremare. Vi racconto un’altra esperienza personale, tra l’altro è qui presente un testimone che può confermare; sono stato convocato, insieme al dott. Sbrescia, ad una riunione della Camera dei Deputati riguardante ancora la discussione della proposta Bassanini, convocata dai rappresentati dell’opposzione. Abbiamo spegato quale era la situazione e tutti - la maggior parte di essi non sapeva nemmeno dell’esistenza dei Coreco - si sono "scaldati" e chi si è limitato ha parlato addirittura di "colpo di Stato" e di necessità di rivolgersi al Presidente Scalfaro.

A un certo punto si è presentato un professore di diritto amministrativo, di cui non ricordo il nome, appartenente a Forza italia, il quale meravigliandosi del fatto che io ero Presidente del Coreco delll’Emilia Romagna, ha detto: "Emilia Romagna? Lei mi ha bocciato lo statuto del Comune...., che io stesso avevo preparato". Gli ho spiegato che non mi occupavo di Statuti, essendo le tre sezioni del Co.Re.Co, divise per competenza e la mia si occupava di appalti, personale e servizi.

Ma tant’è del Co.Re.Co. gli era rimasto in mente che gli avevo bocciato il suo Statuto e solo questo ricordava. Abbiamo (non so quanto meritatamente) questa brutta fama.

Se vogliamo cambiarci il nome non è certamente un problema; possiamo chiamarci, ad esempio, Camere dei conti regionali o in altro modo, non è un problema di nomenclatura, Il problema vero è che ci sono delle strutture che funzionano; dico sinceramente che, girando per l’Italia, ho incontrato nell’ambito delle strutture dei Co.Re.Co.  dei funzionari di altissimo livello. Avete ascoltato anche voi le relazioni di altissimo livello, se aveste un pò di pazienza e leggeste qualcuna di queste relazioni potreste verificarlo ancora di più.

Tutto questo patrimonio a disposizione delle Regioni e dei Comuni, vogliamo eliminarlo, oppure, come dice il Ministro Bassanini, "mandarlo alle Pretue?". Mi sembra un discorso da matti.

Un altro punto riguarda la consulenza: secondo me, il prof. Loiodice ci ha dato una serie di elementi importantissimi. Credo che sul problema occorrerà ritornare, lo stesso Bassanini, in un incontro recente, ha sostenuto che il discorso del Difensore civico non tiene da nessuna parte, ed è stato criticato da tutti, per cui proporrà lui per primo una modifica. Se guardate il testo orginario del provvedimento Bassanini, quello precedente all’approvazione del Senato, capite che il "disastro" è avvenuto, appunto, al Senato, perchè quel testo era sicuramente migliore, in quanto prevedeva l’eventuale controllo da parte del Co.Re.Co., non certo quello del Difensore civico. Il Ministro Bassanini ha spiegato di aver fatto questa modifica semplicemente per evitare il referndum, però lui per primo non era convinto. Ma tutti gli altri punti, evidenziato anche dal prof. Loiodice, secondo me sono senz’latro recuperabili e ci consentono, sulla base anche delll’ultimo testo della Bicamerale, un ruolo fondamentale per quella che è l’attuazione del principio di legalità. Il nostro paese ha problemi soprattutto di spesa, la bilancia pubblica è quella che è. Non possono essere certamente solo i Revisori dei conti a dare questi giudizi; secondo me, degli spazi ci sono ed io ho cercato di evidenziarli nella mia relazione.

Uno spazio si intravede anche nella legge Bassanini quando essa dice: "Dovranno essere emanati decreti legislativi - la 59 del 1997 - volti a riordinare e potenziare i meccanismi e gli strumenti di monitoraggio, di valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati delle attività". Ecco il punto: chi guarda i risultati delle attività? Dobbiamo accettare solo il controllo politico, cioè questi risultati deve valutarli solo il cittadino quando va a votare. Certo che no. I risultati delle attività devono essere valutaati da un organismo necessariamente terzo. Il controllo interno va benissimo, anzi va potenziato, però esso non da nessuna garanzia di terzeità e quindi occorre - lo ripeto - un organismo terzo che possa valutare i risultati; non annullare o creare dei procedimenti giudiziari, ma semplicemente evidenziare al Parlamento regionale i problemi riscontrati. Come vedete, l’autonomia non viene immediatamente toccata.

Mi ha fatto pensare la relazione del prof. Meale a proposito della consulenza. E’ vero, la consulenza - devo dire immodestamente - è un’invenzione nostra, nata in un convegno a Roma. Vorrei qui esprimere il mio disappunto rispetto ad alcune affermazioni del prof. Villone, non è vero che il controllo preventivo di legittimità non serve a nulla. E’ stata fatta un’indagine dal "Sole 24 ore" ed è risultato che dalle cosiddette pratiche soggette a Tangentopoli, solo il 2% degli atti, che hanno poi determinato Tangentopoli stessa, erano soggetti ai controlli. Si parlava della consulenza che - è vero - è un’invenzione, mia e di un valido collega catanese, l’avv. Barbagallo. Noi crediamo in un rapporto di collaborazione, però il Ministero Bassanini non ha fatto altro che dire: "Ci sono poi i controlli, però non li possiamo eliminare perchè c’è l’articolo 130, allora cerchiamo di limitarli al massimo". Effettivamente, la limitazione si è vista; devo dire che anche nella mia Regione Emilia Romagna in cui gli Enti locali hanno un ottimo rapporto con il nostro Co.Re.Co., pervale l’aspetto della consulenza rispetto al controllo.

Questo non perchè gli amministratori non abbiano fiducia nel Co.Re.Co., ma perchè evidentemente si sentono tranquilli e vanno avanti per la loro strada. Anche questo è un elemento che puà far pensare. Mi trovo in disaccordo con il prof. Meale, perchè la consulenza non è un elemento di incompatibilità, essa è semplicemente un parere che le Amministrazioni possono utilizzare, se lo ritengono opportuno, oppure no. Una volta utilizzata la consulenza, è chiaro che non si può richiedere un controllo sull’atto: o l’una o l’altro, quindi non vedo neppure l’incompatibilità. Forse, rispetto ai giurisiti che mi hanno preceduto, ragiono in termini molto più banali se vi dico che, al momento, la consulenza può andare avanti, anche perchè su di essa molto si è puntato.

Non possiamo solo sperare nel fatto che gli Enti locali possono capire e cercare di risistemare le cose in maniera - passatemi il termine - "europea". Secondo me, questa è la via.

Noi non vogliamo che, come in passato, ci mandino tutte le delibere - mi ricordo di tempi lontani di lavoro enorme, specialmente quando avevamo il controllo delle Usl -, ma un controllo successivo è necessario. Neppure è vero che siamo un’organismo che mette i bastoni tra le ruote, anche perchè il controllo con la legge 142 era sdi 20 giorni, e in 20 giorni non si blocca nulla.

Il controllo successivo seguli Enti locali non possono farlo solo i Revisore dei conti che, fino a prova contraria, sono nominati dalle amministrazioni stesse, nè può farlo il Difensore civico; potrebbe invece farlo la Corte dei conti ma, come avete visto, nella bozza della Bicamerale non è più previsto. L’alternativa è che si vada alle Repubbliche autonome - ma la storia ci insegna che esse poi sono diventate Signorie - oppure ad un quarto organismo, chiamiamolo come vogliamo se abbiamo paura di chiamarlo Coreco (ma non autorità) che controlli e dia al cittadino la conferma che viene rispettato il principio di legalità. Ancora, secondo me, nonostante ci siamo mossi tardi, qualche spiraglio c’è, e il testo della Bicamerale mi lascia davvero delle speranze.

Vi ringrazio e mi riservo di intervenire, eventualmente, alla fine, con qualche altra modesta osservazione.

Assemblea straordinaria degli organi regionali di controllo, Bari, novembre 1997.

"IL NUOVO RUOLO DEL CO.RE.CO. DOPO L’EMANAZIONE DELLA LEGGE 15 MAGGIO 1997, N.127"

Ringraziamo il prof. Loiodice per la sua completa relazione che, tra l’altro, ci offre tutta una serie di prospettive, non ultima quella del controllo del Prefetto, su cui, devo dire, non avevo mai meditato. Invito anche l’Assemblea a meditare su questo.

Prima di passare alla mia relazione - come ho detto - proporrei subito la costituzione di due gruppi di lavoro: uno dello Statuto, l’altro sulle linee operative per la realizzazione della proposta di legge regionale. Ho pensato ad un massimo di cinque persone per gruppo. Per il primo gruppo si propongono il dott. Dori, il dott. Ciufolini, l’avv. D’Ecclesiis; chi si vuole accodare può rivolgersi al dott. Serafini.

Riguardo alla discussione sullo Statuto, effettivamente io avevo delle perplessità, ve lo dico subito. L’associazione va avanti ormai dagli anni ’70 - tra l’altro qui è presente un caro amico che dopo saluteremo - senza Statuto, pare strano che proprio adesso venga tirato in ballo. A me sembra, tutto sommato, un atto provocatorio e come tale lo approvo pienamente.

Il secondo gruppo di lavoro, quello che dovrà darci il documento finale, che tra l’altro è già pronto agli atti, ma soprattutto ci darà la proposta - scusate se mi ripeto, ma essa è attesa da molte Regioni - di legge di attuazione delle legge Bassanini, è composto, al momento, dal dott. Montesano e dal dott. Serafini; chi si vuole unire, non deve che dare il suo nome al dott. Serafini.

Con questo, auguriamo ai due gruppi un buon lavoro e speriamo di avere un documento interessante.

Passo ora alla mia relazione.

La relazione è agli atti ed è la stessa di Perugia, con qualche piccola nota differente. Sono veramente emozionato, dopo la riunione di Perugia: lì per sdrammatizzare ho parlato di "effetto Bassanini", che da Roma ci avrebbe lanciato il terremoto; qui, per fortuna, siamo a Bari, abbiamo il mare sulla destra e, se Bassanini non riesce a mobilitare gli albanesi contro di noi, dovremmo stare tranquilli. Ma non è detto.

Vorrei, quindi, ringraziare gli amici della Regione Puglia, la Provincia stessa che ci ha ospitato in questo bellissimo palazzo e, consentitemi di ringraziare per la sua presenza un vecchio amico, l’avv. Masiello, che tanto ha fatto per il Coordinamento.

Non abbiamo ambizioni di cariche o di encomi, ma vi chiedo un applauso per il nostro amico che ha dato un contributo davvero prezioso.

Vorrei partire dalla fine della mia relazione, cioè da una breve cronistoria del Coordinamento, per arrivare alla costituzione dell’Associazione europea, perchè un poco di pubblicità è sempre utile. Qualcuno mi ha fatto notare che nella mia relazione non si riportano notizie successive al 1992. Non è vero, perchè l’Associazione europea - l’Eurorai - continua, ad essa hanno aderito tutte le organizzazione francesi che all’inizio erano contrarie alla sua costituzione.

L’allora Presidente della Corte dei Conti considerava l’Eurorai un contraltare dlel’Associazione della Corte dei Conti - l’Eurosai - e questo ha sempre impedito l’adesione della Francia. Ma i Presidenti passano, quello di cui parliamo è andato in pensione, ne è arrivato uno nuovo che non solo ha visto con interesse l’iniziativa, ma ne è addirittura rimasto entusiasta e ha fatto sì che aderissero tutte le Camere regionali dei Conti della Francia. In seguito hanno aderito anche associazioni di controllo esterno della Svezia, dei paesi dell’Est, quasi tutte le organizzazioni della Germania, molte della Spagna e solo quattro Regioni italiane, l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Lazio e la Toscana.

A mio parere l’adesione è utile, non si tratta di problemi fuori dalla realtà, ma grazie ad essi possiamo aprire la nostra mente.

Mi permetto di ricordare la mia esperienza personale: ho l’onore di far parte del Comitato direttivo ormai per la seconda volta, il nuovo Comitato sarà nominato l’anno prossimo e il Presidente dell’Associazione sarà di nazionalità francese.

Devo anche confessare che in queste riunioni, mi sentivo sempre il parente povero e un pò a disagio, perchè vedevo che negli altri Paesi europei, anche e soprattutto nei Paesi federali, si approfondiva la problematica del controllo di gestione, di efficacia, di efficienza, ecc....Confesso che ho detto anche qualche piccola bugia, attacandomi alla legge n. 142 del 1990. affermando che anche noi facevamo un controllo di gestione - in un mio modesto libro sulla legge 142/90 l’avevo anche scritto - e che i famosi articoli sul controllo del bilancio ci fornivano un’ipotresi di controllo di gestione. Cercavo di non sentirmi il classico "parente povero" e di impostare un discorso europeo.

Ora, questi discorsi europei stanno venendo fuori, ma in maniera distorta.

Il prof. Loiodice, giustamente, parlava di mito dell’Inghilterra, di authority. Altrettanto giustamente, il prof. Meale la chiamava autorità, termine che mi sembra più significativo, anche se da noi non piace molto. In Inghilterra le authority esistevano perchè, sostanzialmente, le amministrazioni erano del tutto liberi, svincolate, cosa che in realtà vorrebbero i nostri amministratori locali. Per avere qualcuno che potesse fornire un giudizio autorevole sui servizi prestati, venivano istituite queste authority che davano solo dei pareri, dei giudizi di buona amministrazione. Tali pareri erano importanti in quanto chi li emetteva aveva una sua referenza, autorità appunto.

Da noi la situazione è del tutto differente. Vi faccio un esempio concreto: a Roma è stata istituita una authority sui servizi, formata da 24 persone - che chiaramente costano - tra le quali anche tre consiglieri comunali che si sono dimessi per entrare a far parte dell’authority.

Tutto questo non ha risolto alcun problema né creato alcuna autorevolezza; se voi leggete il giornale di oggi, nella Cronaca di Roma c’è una polemica tra gli amministratori dell’Azienda dei trasporti e l’authority di Roma, dove i primi tacciano la seconda di incapacità, perchè essa aveva sostenuto che l’Azienda spende troppi soldi per gli autobus. Voi sapete bene che se non si conoscono a fondo i problemi si rischia di fare delle gaffes. Che bisogno c’è, dunque, di questa authority, quando, c’è un organismo, quale il comitato di controllo, che funziona?

Soprattutto mi permetto di sottolineare la flessibilità del Co.Re.Co., specialmente in base alla legge n. 142: il Co.Re.Co. ha oggi delle professionalità di grande valore che può benissimo utilizzare per spaziare dal controllo di legitimmità, quello di efficacia, senza alcun problema.

Quando il Ministro Bassanini sostiene che i Co.Re.Co. vanno abrogati, secondo me, commette un errore, perchè la sua idea è quella, sostanzialmente, di affidare questo controllo di efficacia e di efficienza, alla Corte dei Conti. Ma quest’ultima, signori, non è molto disponibile a questo discorso, perchè in questo tipo di controllo non c’è nessun potere di annullamento o di sanzione, ed essendo i componenti della Corte dei magistrati pare del tutto evidente che non hanno la mentalità adatta per tale controllo.

L’ultimo teso della Bicamerale mi lascia qualche speranza, e vorrei richiamare due punti alla vostra attenzione. Il primo riguarda l’articolo 56, ultimo comma, che recita: "Gli atti dei Comuni, delle Province e delle Regioni non sono sottoposti a controlli preventivi di legittimità e di merito". Come vedete, l’articolo non dice semplicemente "non sono sottoposti a controlli" ma "a controlli preventivi". Il secondo riguarda l’articolo 113, che recita: "La Corte dei Conti è organo di controllo dell’efficienza e dell’economicità dell’azione amministrativa, partecipa al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria, riferisce direttamente alle Camere e alle Assemblee regionali, su risultati del controllo eseguito, nonchè sulla gestione - ecco il punto - finanziaria del bilancio dello Stato e delle Regioni", non di Enti locali.

Ora, mi pervade un dubbio: chi opera tale controllo nei confronti degli Enti locali? Non certo i Revisori dei Conti, che sono nominati direttamente dall’Amministrazione, e fa ridere che sia quest’ultima a farsi la propria authority - scusate, se mi è sfuggito -, il proprio organismo di controllo è la terzeità, allora qual’è l’unico organismo di controllo dotato di terzietà se non il Co.Re.Co?

Pare che questo nome (Co.Re.Co.) faccia tremare. Vi racconto un’altra esperienza personale, tra l’altro è qui presente un testimone che può confermare; sono stato convocato, insieme al dott. Sbrescia, ad una riunione della Camera dei Deputati riguardante ancora la discussione della proposta Bassanini, convocata dai rappresentati dell’opposzione. Abbiamo spegato quale era la situazione e tutti - la maggior parte di essi non sapeva nemmeno dell’esistenza dei Coreco - si sono "scaldati" e chi si è limitato ha parlato addirittura di "colpo di Stato" e di necessità di rivolgersi al Presidente Scalfaro.

A un certo punto si è presentato un professore di diritto amministrativo, di cui non ricordo il nome, appartenente a Forza italia, il quale meravigliandosi del fatto che io ero Presidente del Coreco delll’Emilia Romagna, ha detto: "Emilia Romagna? Lei mi ha bocciato lo statuto del Comune...., che io stesso avevo preparato". Gli ho spiegato che non mi occupavo di Statuti, essendo le tre sezioni del Co.Re.Co, divise per competenza e la mia si occupava di appalti, personale e servizi.

Ma tant’è del Co.Re.Co. gli era rimasto in mente che gli avevo bocciato il suo Statuto e solo questo ricordava. Abbiamo (non so quanto meritatamente) questa brutta fama.

Se vogliamo cambiarci il nome non è certamente un problema; possiamo chiamarci, ad esempio, Camere dei conti regionali o in altro modo, non è un problema di nomenclatura, Il problema vero è che ci sono delle strutture che funzionano; dico sinceramente che, girando per l’Italia, ho incontrato nell’ambito delle strutture dei Co.Re.Co.  dei funzionari di altissimo livello. Avete ascoltato anche voi le relazioni di altissimo livello, se aveste un pò di pazienza e leggeste qualcuna di queste relazioni potreste verificarlo ancora di più.

Tutto questo patrimonio a disposizione delle Regioni e dei Comuni, vogliamo eliminarlo, oppure, come dice il Ministro Bassanini, "mandarlo alle Pretue?". Mi sembra un discorso da matti.

Un altro punto riguarda la consulenza: secondo me, il prof. Loiodice ci ha dato una serie di elementi importantissimi. Credo che sul problema occorrerà ritornare, lo stesso Bassanini, in un incontro recente, ha sostenuto che il discorso del Difensore civico non tiene da nessuna parte, ed è stato criticato da tutti, per cui proporrà lui per primo una modifica. Se guardate il testo orginario del provvedimento Bassanini, quello precedente all’approvazione del Senato, capite che il "disastro" è avvenuto, appunto, al Senato, perchè quel testo era sicuramente migliore, in quanto prevedeva l’eventuale controllo da parte del Co.Re.Co., non certo quello del Difensore civico. Il Ministro Bassanini ha spiegato di aver fatto questa modifica semplicemente per evitare il referndum, però lui per primo non era convinto. Ma tutti gli altri punti, evidenziato anche dal prof. Loiodice, secondo me sono senz’latro recuperabili e ci consentono, sulla base anche delll’ultimo testo della Bicamerale, un ruolo fondamentale per quella che è l’attuazione del principio di legalità. Il nostro paese ha problemi soprattutto di spesa, la bilancia pubblica è quella che è. Non possono essere certamente solo i Revisori dei conti a dare questi giudizi; secondo me, degli spazi ci sono ed io ho cercato di evidenziarli nella mia relazione.

Uno spazio si intravede anche nella legge Bassanini quando essa dice: "Dovranno essere emanati decreti legislativi - la 59 del 1997 - volti a riordinare e potenziare i meccanismi e gli strumenti di monitoraggio, di valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati delle attività". Ecco il punto: chi guarda i risultati delle attività? Dobbiamo accettare solo il controllo politico, cioè questi risultati deve valutarli solo il cittadino quando va a votare. Certo che no. I risultati delle attività devono essere valutaati da un organismo necessariamente terzo. Il controllo interno va benissimo, anzi va potenziato, però esso non da nessuna garanzia di terzeità e quindi occorre - lo ripeto - un organismo terzo che possa valutare i risultati; non annullare o creare dei procedimenti giudiziari, ma semplicemente evidenziare al Parlamento regionale i problemi riscontrati. Come vedete, l’autonomia non viene immediatamente toccata.

Mi ha fatto pensare la relazione del prof. Meale a proposito della consulenza. E’ vero, la consulenza - devo dire immodestamente - è un’invenzione nostra, nata in un convegno a Roma. Vorrei qui esprimere il mio disappunto rispetto ad alcune affermazioni del prof. Villone, non è vero che il controllo preventivo di legittimità non serve a nulla. E’ stata fatta un’indagine dal "Sole 24 ore" ed è risultato che dalle cosiddette pratiche soggette a Tangentopoli, solo il 2% degli atti, che hanno poi determinato Tangentopoli stessa, erano soggetti ai controlli. Si parlava della consulenza che - è vero - è un’invenzione, mia e di un valido collega catanese, l’avv. Barbagallo. Noi crediamo in un rapporto di collaborazione, però il Ministero Bassanini non ha fatto altro che dire: "Ci sono poi i controlli, però non li possiamo eliminare perchè c’è l’articolo 130, allora cerchiamo di limitarli al massimo". Effettivamente, la limitazione si è vista; devo dire che anche nella mia Regione Emilia Romagna in cui gli Enti locali hanno un ottimo rapporto con il nostro Co.Re.Co., pervale l’aspetto della consulenza rispetto al controllo.

Questo non perchè gli amministratori non abbiano fiducia nel Co.Re.Co., ma perchè evidentemente si sentono tranquilli e vanno avanti per la loro strada. Anche questo è un elemento che puà far pensare. Mi trovo in disaccordo con il prof. Meale, perchè la consulenza non è un elemento di incompatibilità, essa è semplicemente un parere che le Amministrazioni possono utilizzare, se lo ritengono opportuno, oppure no. Una volta utilizzata la consulenza, è chiaro che non si può richiedere un controllo sull’atto: o l’una o l’altro, quindi non vedo neppure l’incompatibilità. Forse, rispetto ai giurisiti che mi hanno preceduto, ragiono in termini molto più banali se vi dico che, al momento, la consulenza può andare avanti, anche perchè su di essa molto si è puntato.

Non possiamo solo sperare nel fatto che gli Enti locali possono capire e cercare di risistemare le cose in maniera - passatemi il termine - "europea". Secondo me, questa è la via.

Noi non vogliamo che, come in passato, ci mandino tutte le delibere - mi ricordo di tempi lontani di lavoro enorme, specialmente quando avevamo il controllo delle Usl -, ma un controllo successivo è necessario. Neppure è vero che siamo un’organismo che mette i bastoni tra le ruote, anche perchè il controllo con la legge 142 era sdi 20 giorni, e in 20 giorni non si blocca nulla.

Il controllo successivo seguli Enti locali non possono farlo solo i Revisore dei conti che, fino a prova contraria, sono nominati dalle amministrazioni stesse, nè può farlo il Difensore civico; potrebbe invece farlo la Corte dei conti ma, come avete visto, nella bozza della Bicamerale non è più previsto. L’alternativa è che si vada alle Repubbliche autonome - ma la storia ci insegna che esse poi sono diventate Signorie - oppure ad un quarto organismo, chiamiamolo come vogliamo se abbiamo paura di chiamarlo Coreco (ma non autorità) che controlli e dia al cittadino la conferma che viene rispettato il principio di legalità. Ancora, secondo me, nonostante ci siamo mossi tardi, qualche spiraglio c’è, e il testo della Bicamerale mi lascia davvero delle speranze.

Vi ringrazio e mi riservo di intervenire, eventualmente, alla fine, con qualche altra modesta osservazione.