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Il trust di diritto sammarinese come strumento per la trasmissione – anche generazionale – delle collezioni di opere d’arte e “pleasure assets”

perso nel bosco
Ph. Marco Rigamonti / perso nel bosco

Il trust di diritto sammarinese come strumento per la trasmissione – anche generazionale – delle collezioni di opere d’arte e “pleasure assets” 

Abstract

Il mondo dell’Arte presenta delle tendenze evolutive che si sono molto accentuate negli ultimi anni. Queste dinamiche hanno imposto ed impongono un correlato sviluppo ed utilizzo di istituti giuridici innovativi e di estrema duttilità, di cui l’istituto del Trust rappresenta lo strumento principale. Il contributo analizza alcune di queste tendenze e prefigura l’utilizzo del Trust, abbinato alla Legge regolatrice sammarinese, nel trasferimento e soprattutto, passaggio generazionale delle collezioni di opere d’arte, in un’ottica comparatistica e cross border; in particolare in riferimento all’ordinamento giuridico italiano.  

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Abstract

The world of Art presents evolutionary trends, that have become much more pronounced in recents years. These dynamics have imposed and impose a correlated development and use of innovative and extremely flexible legal institutions, of which the legal institution of the trust represents the main instrument. This contribution analyses these trends and prefigure the use of the trust, combinated with the regulatory law of San Marino, in the transfer and generational passage of the collections of works of art, in a comparative perspective and cross border; in particular with reference to the Italian legal system.

 

Sommario:

1. Premesse: il mercato dell’arte e le nuove tendenze

2. Il ruolo del trust

3. Gli aspetti critici da considerare nella strutturazione di un trust avente ad oggetto opere d’arte

4. Trust e trusts

5. La legge sammarinese sul trust e le possibili applicazioni nel mondo dell’arte

6. La Corte del trust e dei rapporti fiduciari di San Marino

 

Summary:

1. Premise: the art market and new trends

2. The role of the trust

3. The critical aspects to consider in the structuring of a trust involving works of art 

4. Trust & trusts

5. The San Marino law of trust and possible applications in the art world  

6. The Court of trust of San Marino  

 

1. Premesse: il mercato dell’arte e le nuove tendenze

Occorre subito premettere, al di là di qualche semplicistica narrazione della materia, che la trasmissione inter vivos (compravendita, donazione, etc.) o mortis causa di Opere d’Arte e Collezioni, anche di pleasure assets, è un tema estremamente delicato e complesso e va affrontato dal soggetto interessato (collezionista, artista o altro), con estrema cautela. Non esistono in diritto, come in economia, soluzioni totalmente ottimali, tali per cui non occorra valutare i pro e contro della soluzione oggetto di valutazione. Ciò nell’interesse degli eredi e/o di coloro che verranno poi designati come beneficiari del patrimonio artistico oggetto di trasferimento. Infatti, il concetto di Collezione d’Arte, rappresenta un quid pluris rispetto alle singole opere ivi contenute, tale per cui una inopinata divisione e ‘smembramento’ della stessa, può avere effetti rilevanti in termini di svalutazione degli ‘Assets’ e quindi del suo valore.  

Negli ultimi anni, il numero dei collezionisti e appassionati di opere d’arte è cresciuto considerevolmente, come attestato anche da importanti studi e ricerche di settore (si veda, per esempio rapporto Deloitte Art & Finance 2022)[1]. In aggiunta ai collezionisti d’arte in senso stretto, questa tendenza attrae un gran numero di altri soggetti (per esempio i cosiddetti millennials in relazione a opere d’arte moderna e contemporanea, NFT e cryptoarte, nonché passion assets – orologi, sneakers, etc.), interessati da investimenti di natura non finanziaria, in grado di mantenere ed aumentare il loro valore nel tempo. Si è creata, di fatto, una nuova importante asset class (sui generis).

Con questa constatazione, non si vuole affatto sminuire l’importanza dell’impatto emozionale, passionale, di ricerca e selezione artistica, che muove la totalità o quasi, degli investimenti in opere d’arte.

Peraltro, i beni di natura artistica, a differenza degli asset finanziari, necessitano di particolari cure e attenzioni, che comportano costi aggiuntivi, anche di particolare entità, da cui comunque non si può prescindere. Vanno considerati a solo titolo di esempio: i costi di ottenimento e attestati di autenticità, ottenibili spesso solo al compimento di accertamenti da parte di professionisti, costi di transazione che possono essere anche del 10- 15% aggiuntivi al prezzo di acquisto dell’opera, qualora questa fosse comprata in una casa d’aste, i costi derivanti dalle polizze e premi assicurativi e i costi di custodia, eventualmente in ambienti protetti.    

Tali costi accrescono l’impegno finanziario di questa tipologia di investimento e lo rendono peraltro un investimento particolarmente complesso; conseguentemente cresce la necessità di tutelare l’integrità del bene e dell’investimento e la salvaguardia nel tempo. Non mancano, in letteratura e nel campo delle ricerche finanziarie, proprio in relazione a queste nuove tendenze, alcuni recenti contributi che mettono in relazione il mercato delle opere d‘arte con i più tradizionali mercati finanziari borsistici – azionari in particolare – ed i relativi indici, ponendo in risalto la grande crescita di valore (medio) delle opere d’arte, in particolare delle cosiddette ‘bluechip’, ossia opere di artisti di fama internazionale, nel medio- lungo periodo. Basti citare l’Artnet Index for Fine Art versus Financial Indices (2001 -2021), fonte Artnet 2022 (www.artnet.com):  indice che tramite un grafico mostra la curva di crescita nei venti anni presi in considerazione, del Global Fine Art, rispetto allo S&P500, MSCI World, il Gold Fixing Price ed altri indici finanziari.

Di qui lo sforzo che alcuni nuovi operatori del mercato dell’arte stanno facendo, per traslare ed importare principi e metodi di matrice e derivazione finanziaria in questo settore; si pensi anche al fenomeno della fractional ownership delle opere d’arte e dei tentativi in corso, di strutturare dei mercati secondari – piattaforme di transazione – all’uopo dedicati. Ma occorre considerare che, perlomeno al momento, non si può considerare la Finanza dell’Arte, come autonoma disciplina scientifica.

Questa non fa parte dell’economia politica e nemmeno della branca della finanza personale, benché le strutture interne delle banche d’affari internazionali e delle maggiori Società di consulenza globali, nonché le strutture di family office e art advisory, stiano creando dipartimenti interni sempre più strutturati su questo tipo di consulenza pluri-professionale e orizzontale (ma ad elevata specializzazione).  Eppure al pari dell’economia politica, la cd Art Finance, evidenzia i meccanismi di valore in un mercato, attraverso la creazione, la distribuzione ed il consumo di un bene (opera d’arte), e al tempo stesso, al pari della finanza personale, si riferisce a scambi di flussi di denaro, che avvengono tra individui e soggetti economici. Di questa ‘disciplina’, sono state al momento individuate le dinamiche principali, definiti i confini del mercato, ed evidenziati i livelli (bassi secondo alcuni ma in crescita), di correlazione con gli altri mercati dell’economia finanziaria e reale. Molto vi è ancora da fare, ma la strada appare tracciata ed anche, in una certa misura, osservata e studiata.

 

2. Il ruolo del trust

L’utilizzo del Trust in questo ambito, può essere una soluzione innovativa e funzionale. Quasi sempre il collezionista, che sovente percepisce nella collezione che ha raccolto anche una proiezione di sé, avverte la concreta esigenza di organizzare un adeguato passaggio generazionale di essa, assicurandosi ad esempio che ne venga evitato lo smembramento e che ne siano garantite la conservazione, la valorizzazione e magari la fruibilità da parte del pubblico. Questo passaggio può essere realizzato, appunto, sia attraverso negozi tra vivi, sia mediante disposizioni mortis causa.    

Benché gli strumenti, gli armamentari giuridici, che collezionisti e artisti hanno a disposizione per definire e gestire il passaggio e trasferimento anche generazionale della propria collezione siano molteplici, il trust si connota tra questi per la estrema duttilità di utilizzo. Fra le caratteristiche del trust, vi sono: protezione dell’unitarietà del patrimonio, riservatezza e ultrattività. La passione e la competenza che caratterizzano il detentore di una collezione, non è certo automatico che vengano tramandate, ma è prerogativa e desiderio di chi possiede tale patrimonio, evitare per quanto possibile che questo si parcellizzi in sotto-collezioni fra i discendenti o eredi, al fine di conservare la collezione e mantenerne il valore economico.

Mediante il Trust – che descriveremo nel prosieguo nei suoi tratti essenziali – il Disponente (cd Settlor), può stabilire condizioni, tempi e modalità di assegnazione della stessa Collezione; per esempio, il raggiungimento di una certa età dei beneficiari; il realizzarsi e avverarsi di una determinata condizione, come il raggiungimento di risultati professionali o di studio e l’accertamento da parte di terzi, che il beneficiario (o i beneficiari)  abbia raggiunto una necessaria expertise, per gestire in modo corretto un patrimonio artistico. Inoltre, il Trustee, che in questi casi quasi sempre è un soggetto professionale, con competenza specifica nel settore, può garantire una gestione più efficace ed oculata, rispetto all’affidamento diretto agli stessi eredi.  

 

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