La storia dell'opera lirica nell'Europa del '700
Nel resto dell’Europa l’opera italiana gode di una notevole diffusione sebbene nei vari paesi inizino a comparire forme teatrali con caratteri nazionali. È il caso della Spagna, dove accanto al melodramma italiano, si è sviluppata la zarzuela, una forma di teatro in musica in lingua spagnola nella quale si alternano parti musicali (con la comparsa anche di temi di tipo tradizionale) e recitate come nell’opéra-comique francese e nel Singspiel tedesco. Sottogenere della zarzuela è la tonadilla, una forma di spettacolo nella quale si fa più marcato il gusto popolare. L’opera si diffonde anche nei possedimenti coloniali spagnoli: il giorno 9 ottobre del 1701, in occasione del compleanno di Re Filippo V alla corte di Lima, in Perù, viene rappresentata l’opera in un atto su libretto di Pedro Calderon de la Barca “La purpura de la rosa”, musicata da Tomas de Torrejon Y Velasco (1644-1728), musicista di Villarobledo, nella Spagna meridionale, che dal 1667 fino alla morte svolse la sua attività di compositore a Lima presso la corte del viceré del Perù.
Nella Spagna nella seconda metà del XVIII sec., emerge l’arte del compositore aragonese Josè de Nebra (1702-1768) che fu uno dei massimi compositori presso la corte di Madrid. La sua fama si consolidò quando nel 1735 giunse alla corte di Spagna il celebre castrato Farinelli, per il quale De Nebra compose un “Adriano in Siria”, e divenne uno dei musicisti favoriti dal cantante. Con la sua “Viento es la dicha de amor” composta nel 1743, De Nebra ha dato un importante contributo allo sviluppo della zarzuela per quella sapiente commistione di influenze provenienti dall’opera italiana e francese e di altre di chiara derivazione spagnola.
Più pacatamente cosmopolita è invece il valenciano Vincent Martin I Soler (1754-1806). Attivo alla corte di Napoli nel 1777, fu poi alla corte imperiale di Vienna dove, con il successo della sua opera “Una cosa rara” (1786) su libretto di Lorenzo Da Ponte, legherà il proprio nome a Mozart. E proprio con il celebre musicista salisburghese, che in quegli anni cercava di farsi strada nel mondo musicale viennese, Martin I Soler si impose in diretta concorrenza. La stessa cosa si ripeterà in Russia dove verrà invitato dalla zarina Caterina II e dove diventerà rivale del compositore napoletano Domenico Cimarosa, che sarà costretto a lasciare San Pietroburgo.
A proposito della Russia va detto che tra il regno di Pietro il Grande (1682-1725) e quello di Caterina II (1762-1796) la musica conosce un grandissimo incremento, soprattutto sotto il regno della grande Caterina. La Russia porta a compimento il processo di occidentalizzazione iniziato decenni prima: forte è la presenza dei compositori europei alla corte di San Pietroburgo, e i musicisti russi della fine del XVIII sec. sono in grado di comporre opere in perfetto stile italiano o francese. Tra i compositori russi più importanti di questo periodo troviamo Vassili Pashkevitch (1742-1797) autore di un’ opéra-comique dal titolo “L’avaro” e Evstignej Fomin (1761-1800), uno dei compositori più interessanti della sua generazione , autore di una decina di opere fra cui ricordiamo “I cocchieri alla stazione di posta” (1787) e l’interessante monologo “Orfeo ed Euridice” (1791-92). Ma il compositore russo più significativo di epoca preromantica è sicuramente Dmitrij Bortnjanskij (1751-1825) allievo di Galuppi e conosciuto soprattutto come autore di musica sacra. Fu al servizio del principe e futuro zar Paolo I per il quale tra il 1786 e il 1787 compose tre opéra-comique in lingua francese: “La fete du Seigneur”, “Le faucon” e “Le fils rival”. In quest’ultima opera il couplet di Sanchette presenta un motivo che ritroveremo pressoché identico nella scena pastorale de “La dama di picche” di Ciajkovskij.
L’opera italiana domina la vita musicale del Portogallo. Qui fu attivo Domenico Scarlatti che giunse a Lisbona nel 1720, mentre molti giovani talenti venivano invitati in Italia a perfezionare gli studi musicali. Tra questi ci fu anche Joao de Sousa Carvalho (1745-1802) che soggiornò a Napoli dal 1761 al 1767 per entrare quindi al servizio di Re Pietro III. Sotto il suo regno venne inaugurato nel 1793 il Teatro di San Carlos che si affiancò a quello di corte per il quale, tra il 1769 e il 1789, Sousa Carvalho compose tredici opere, tutte in lingua italiana.
In Inghilterra l’opera handeliana rivaleggiava con quella del compositore modenese Giovanni Bononcini (1670-1747) che a Londra aveva riportato un grande successo con l’opera “Astarto” e con la successiva “Griselda” (1722). Ma se è vero il detto che “tra i due litiganti il terzo gode”, a trarre vantaggio da questa situazione furono i musicisti della ballad opera, una forma di spettacolo che parodiava l’opera italiana, ne prendeva le arie più in voga, le camuffava con motivi popolari e le alternava a parti recitate; il tutto rigorosamente in inglese. Capolavoro di questo genere fu “The Beggar’s Opera”, scritta da John Gay con gli arrangiamenti musicali di John Christopher Pepusch (1667-1752) e rappresentata a Londra nel 1728. Il successo di quest’opera mise in crisi in modo quasi definitivo la supremazia di Handel dando il via ad un vero e proprio scatenarsi di ballad opera, mentre dalla Francia giungeva anche la nuova moda dell’opéra-comique. Cominciano così a farsi largo e a mietere successi anche compositori inglesi. Uno dei primi fu Thomas Augustine Arne (1710-1778). I suoi lavori di maggior spicco furono “Thomas and Sally”, messo in scena al Covent Garden il 28 novembre del 1760, che rappresenta il primo esempio di opera comica inglese, e che è un’abile trasformazione de “La serva padrona” di Pergolesi e, nello stesso genere, “Love in a village” del 1762. Sempre nel 1762 era andata in scena l'”Artaxerses”, prima opera seria in lingua inglese.
La produzione operistica in Inghilterra, tra questo fine secolo e i primi anni del XIX sec. non è certamente di altissimo livello. Come già detto in precedenza, l’isolamento che da sempre ha caratterizzato questo paese e la mancanza di un carattere operistico veramente autonomo non hanno fatto sì che la ballad opera si trasformasse in una sorta di opera nazionale inglese. Così, dopo Arne, troviamo pochi nomi di un certo interesse, tra questi William Shield (1748-1829) con la deliziosa “Rosina” (1782), Henry Bishop (1786-1855) del quale si ricorda l’opera “Clari” (1823), che contiene la dolcissima canzone “Home, sweet home”, citata anche da Donizetti nella sua “Anna Bolena” e William Balfe (1808-1870), la cui opera più celebre è “The bohemian girl” (1843).
In Germania, la chiusura nel 1738 dell’Opera di Amburgo che aveva visto il tentativo da parte di Reinhard Keiser di far nascere un’opera tedesca, fa sì che per quasi mezzo secolo l’opera italiana regni incontrastata sulle scene tedesche. Così, anche i musicisti tedeschi compongono in perfetto stile italiano. Uno dei più celebri della sua epoca fu sicuramente Johann Adolph Hasse (1699-1783). Allievo di Nicola Porpora e di Alessandro Scarlatti a Napoli, marito di una delle più acclamate virtuose, Faustina Bordoni, Hasse diresse l’Opera di Dresda dal 1731 al 1736, senza però tralasciare un’intensa carriera attraverso l’Europa. Ha composto circa cinquanta opere, praticamente tutta la produzione librettistica di Pietro Metastasio, compreso l’ultimo lavoro del poeta cesareo, “Il Ruggero” che nel 1771 chiude la carriera musicale di Hasse. Compositore quanto mai elegante, attentissimo nella cura dell’orchestrazione, Hasse, in virtù anche del suo particolare legame con la poetica metastasiana, potrebbe essere considerata la summa del conformismo dell’opera seria. Un’eccezione può essere considerato l’intermezzo tragico “Piramo e Tisbe” (1768) nel quale è evidente una particolare cura per l’analisi psicologica dei personaggi e per una musica ricca di invenzione che sovente rompe il rigido schema dell’aria con da capo a favore di una maggiore libertà espressiva. Lo stesso fatto di aver usato la forma teatrale dell’intermezzo ai fini drammatici è di per sé un fatto unico.
Un altro musicista tedesco di nascita ma italiano di formazione è Karl Heinrich Graun (1704-1759), compositore favorito alla corte di Federico II il Grande di Prussia. Federico II, oltre ad essere un eccellente musicista, si occupava personalmente dall’andamento del nuovo teatro dell’Opera fatto costruire nei pressi di Berlino ed inaugurato nel 1742 con l’opera “Cleopatra e Cesare” di Graun. Graun, da parte sua, componeva assecondando il gusto del sovrano che dell’opera amava soprattutto gli aspetti più lirici e più patetici nei quali eccelleva l’arte musicale di Graun.
Abbastanza tipico, nelle opere di Graun, era l’uso della forma dell’aria bipartita, cioè senza ripresa. Ne troviamo numerosi esempi in quella che è considerata la sua opera più celebre, il “Montezuma” (1755). Non si può dimenticare Johann Christian Bach (1735-1782), il figlio più giovane del grande Johann Sebastian, soprannominato anche il “Bach di Milano” o “di Londra”, anch’egli compositore d’opere in perfetto stile italiano, autore ammirato anche dal giovane Mozart. Nel genere dell’opera comica va ricordato invece il nome di Florian Leopold Gassmann (1729-1774), in particolare per le sue opere “L’amore artigiano” (1767) e “La contessina” (1770) su libretti tratti da Carlo Goldoni.
Cosa è rimasto dunque della strada intrapresa dal Keiser? Certamente ben poco. I compositori che scrivono in lingua tedesca sono piuttosto rari e il genere del Singspiel, cioè quella forma di teatro che coincide con l’opéra-comique francese e con la ballad opera inglese, é ben poca cosa. Bisognerà attendere Mozart per vedere un netto passo in avanti in questo genere. Nel frattempo però emergono le personalità di Georg Anton Benda (1722-1776) e Karl Ditters von Dittesdorf (1739-1799). Benda viene ricordato come compositore di melologhi, il più celebre, “Arianne auf Naxos” del 1775, ma nella sua produzione si trova anche il Singspiel “Romeo und Julla” del 1776. In Germania siamo in pieno Sturm und Drang e in questo fermento culturale vi è una larga diffusione dei lavori di Shakespeare le cui traduzioni in tedesco presentano non poche libertà. È il caso del libretto dell’opera di Benda dove la vicenda dei due amanti Veronesi termina con un improbabile happy end. Mettere in musica un testo così importante è comunque una novità rilevante per un genere minore come quello del Singspiel. Autore soprattutto di opere comiche, sia in italiano che in tedesco, Dittersdorf ha dato un notevole impulso al genere buffo. I suoi lavori, pur mostrando chiari legami con lo stile italiano, hanno una freschezza nell’uso dell’orchestra e nelle melodie, del tutto personale.