L’AFFAIRE TOTI. PRATICHE IN DANNO DELL’INDIPENDENZA DEI MAGISTRATI?

 Giovanni Toti, presidente della regione Liguria, in occasione dell'inaugurazione della finale della Ocean Race tenutasi nell'estate 2023 a Genova, Italia.
Giovanni Toti, presidente della regione Liguria, in occasione dell'inaugurazione della finale della Ocean Race tenutasi nell'estate 2023 a Genova, Italia.

L’AFFAIRE TOTI. PRATICHE IN DANNO DELL’INDIPENDENZA DEI MAGISTRATI?

 

Le signore Claudia Eccher e Isabella Bertolini sono state elette al C.S.M. dal Parlamento. L’avv. Claudia Eccher è componente della Quinta Commissione del C.S.M., competente in materia di conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi. L’avv. Isabella Bertolini è presidente della Quarta Commissione del C.S.M., competente sulle valutazioni di professionalità dei magistrati ordinari.

Entrambe, altresì componenti supplenti della Sezione Disciplinare del C.S.M., hanno chiesto l'apertura di una ‘pratica’ per verificare se sussistono a carico dei magistrati componenti del Collegio giudicante, «profili di illecito disciplinare per abnormità, illogicità della motivazione, ed emissione di un provvedimento restrittivo della libertà personale fuori dai casi consentiti dalla legge», con riferimento al provvedimento con cui il competente Tribunale della libertà ha rigettato l’appello del dott. Giovanni Toti. «Non si tratta - hanno dichiarato le consigliere - di censurare l'attività giurisdizionale dei magistrati, ma di valutarne il comportamento in relazione ai richiami etici e alle considerazioni ironiche, che scadono nell'irrisione dell'indagato, contenuti nell'ordinanza». Hanno, inoltre, chiesto che la pratica sia trasmessa anche alla Quarta Commissione, presieduta proprio dall’avv. Bertolini, per poter valutare «se ci siano elementi che incidono sulle valutazioni di professionalità dei magistrati che compongono il collegio di Genova».

Si conoscevano le ‘pratiche’ del C.S.M. a tutela dell’indipendenza dei magistrati. Vengono ora inaugurate forse le ‘pratiche’ in danno della loro indipendenza. Ben vero, le due Consigliere si ergono a “giudici inquisitori”, dimenticando che invece il procedimento disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari, esclusa l’iniziativa d’ufficio del C.S.M. e dei suoi membri, presuppone (sempre che ne sussistano i presupposti) l’istanza (doverosa) del P.G. della Suprema Corte e/o quella (facoltativa) del Ministro della Giustizia (art. 107, 2° Cost.), rimasti entrambi nella specie significativamente silenti. Allarma poi che l’avv. Bertolini chieda non solo l’apertura della ‘pratica’, ma perfino la sua diretta assegnazione alla Quarta Commissione del C.S.M. che addirittura ...proprio ella presiede!

In concreto l’incidenza negativa di così ardite iniziative è destinata a proiettarsi non solo sullo status dei magistrati che hanno reso l’ordinanza di rigetto, pubblicamente censurata nel merito dalle due Consigliere del C.S.M., ma verosimilmente anche sulla serenità dei consiglieri della Suprema Corte chiamati a giudicare sul preannunciato ricorso per cassazione: come è noto il giudice non dovrebbe né temere né sperare!

A decidere il corso degli eventi sarà ora in primo luogo il Comitato di Presidenza del C.S.M., composto dalla Presidente e dal Procuratore Generale della Suprema Corte nonché dal Vice Presidente del C.S.M.

Ma quale che ne sia il seguito, dopo l’affaire Palamara (i cui correi sono stati sottratti a qualunque sanzione), resta forse la vicenda più grave abbattutasi sulla Magistratura e sulla sua indipendenza, siccome questa volta attivata in modo anomalo dall’interno dello stesso C.S.M.