L’Arengo dei capi-famiglia del 25 marzo 1906: una data memorabile per la Repubblica di San Marino
Così ha inizio il testo normativo dei secolari “Statuti, Decreti e Ordinamenti dell‘illustre Repubblica e della perpetua libertà della terra di San Marino” promulgati nella versione consolidata il 1° gennaio 1600 e in parte ancora vigenti (comprese molte parti che per le materie privatistica e di procedura civile fanno diretto richiamo al diritto comune), i quali pongono - al primo posto tra gli organi costituzionali dello stato sammarinese - l’Arengo (Arringo Generale).
Pur se limitato ai capi-famiglia di sesso maschile, comunque l’Arengo aveva avuto nei secoli il pregio di distinguere in senso liberale la Repubblica del monte Titano dagli altri territori che la circondavano, dominati invece prima da Signorie e poi da Principati e Regni. Il permanere di tale assemblea e delle altre istituzioni, proprie dell’epoca dei liberi Comuni, fece nascere il mito di San Marino quale terra di libertà per antonomasia, lodata da esuli politici quali Garibaldi e cantata da scrittori e poeti, tra i più appassionati Carducci e Pascoli. L’affinità del sistema politico sammarinese a quello della Repubblica di Venezia valse alla piccola entità statuale anche il titolo di “Serenissima”.
L’assemblearismo dei primi secoli era tuttavia divenuto difficile da gestire, talché gli Statuti proseguono affermando che
<Nel quale Arringo così congregato ed adunato, benché nei tempi più antichi della nostra Repubblica si trattassero e risolvessero dai Signori Capitani gli affari più gravi, tuttavia perché cresciuto il nostro popolo, le convocazioni a poco a poco in ogni singola cosa si resero difficili, a togliere tutte le difficoltà nonché i tumulti e le inevitabili e dannose contese che in tanta moltitudine di persone continuamente nascevano, l’universa e suprema potestà ed imperio dallo stesso Arringo si trasferì nel Consiglio grande e generale detto dei Sessanta.>
Pur se democratico (ovviamente se confrontato con le altre entità politiche del Medio Evo), alla fine del 1500 l’originario sistema costituzionale del piccolo stato subì pertanto un’involuzione oligarchica, tale che il Consiglio dei LX assunse la denominazione “Consiglio Principe e Sovrano” (questo, è giusto sottolinearlo. in un periodo storico dove principi e sovrani erano però persone singole quali papi e re, e non certo delle assemblee salvo Venezia). Di ciò prendevano atto gli Statuti, consacrando anche giuridicamente la necessità di un’assemblea più ristretta, nella quale i Consiglieri non venivano eletti mediante suffragio ma per cooptazione: era quindi la stessa assemblea a sostituire i propri membri dimissionari e deceduti. Cosi, dopo l’ultima adunanza dell’anno 1571, l’Arengo non era stato più convocato.
Ancora nell’Ottocento si riteneva dai più che le tanto celebrate libertà ed indipendenza sammarinesi, certamente garantite nei secoli dai consolidati equilibri dell’ordinamento statuale (compreso il sistema di cooptazione dei parlamentari), altrettanto certamente sarebbero venute meno con una modifica rivoluzionaria quale sarebbe stata l’introduzione del suffragio universale per l’elezione del Consiglio Grande e Generale. E qui intervenne la passione e la grande intuizione del pensatore politico e filantropo sammarinese Pietro Franciosi (13.6.1864-21.12.1935) il quale, senza alcun colpo di stato ma anzi proprio invocando gli antichi Statuti, propose e ottenne che l’Arengo (mai ufficialmente abolito anche se svuotato dei suoi poteri di nomina) di tali poteri ritornasse in possesso.
Ciò avvenne il 25 marzo 1906 nella statutaria sede della Basilica di San Marino, ove - convocati dai Capitani Reggenti - 727 capi-famiglia su 805 presenti deliberarono che il Consiglio Grande e Generale non fosse più nominato per cooptazione, ma per elezione da parte dell’Arengo stesso. San Marino era così divenuta democrazia parlamentare, senza letture eversive delle norme costituzionali ma, anzi, applicando proprio un istituto di quell’ordinamento medioevale di cui giustamente menava vanto.
Nel 1907 San Marino avrebbe poi esteso il diritto di voto a tutti i maschi maggiorenni: all’Arengo si sostituiva quindi il corpo elettorale, così come viene oggi inteso nei sistemi politici. La legge 23 dicembre 1958, n. 36 avrebbe infine assicurato l’elettorato attivo anche alle donne (mentre quello passivo sarebbe intervenuto solo nel 1973).
A distanza di cento anni, la democrazia diretta dell’Arengo sopravvive ancora adesso in un suo aspetto, certamente non consueto nelle odierne democrazie occidentali. Proseguono infatti gli Statuti:
<chiunque del popolo in esso Arringo alla presenza dei Signori Capitani possa presentare e proporre le sue querele e pretesi gravami in forma di supplica a parole od in iscritto nelle predette e sulle predette cose; affinché dopo che saranno state udite, gli stessi Signori Capitani vi possano portare salutari e convenienti rimedi, ovvero secondo la loro gravità e qualità presentarle al Consiglio generale.>
Anche per tale forma di petizione l’ordinamento sammarinese si distingue dagli altri, in quanto le “istanze d’arengo” (contenenti reclami, sollecitazioni e proposte di comune e pubblica utilità) vengono presentate ai Capitani Reggenti la domenica successiva al loro insediamento (che avviene ogni sei mesi) con obbligo di discussione in Consiglio Grande e Generale nel corso del semestre reggenziale.
Ecco perché il popolo sammarinese celebra il 25 marzo una delle proprie feste nazionali: una festa che ricorda la rinnovata libertà di un popolo il cui ordinamento giuridico – pur se affollato, come quelli di civil law, da innumerevoli provvedimenti di rango legislativo - affonda ancor oggi le proprie radici nel proprio Statuto medioevale e nel diritto comune.
Per una consultazione degli Statuti e di tutta la normativa della Repubblica di San Marino, è possibile collegarsi al sito del parlamento http://www.consigliograndeegenerale.sm/.
Così ha inizio il testo normativo dei secolari “Statuti, Decreti e Ordinamenti dell‘illustre Repubblica e della perpetua libertà della terra di San Marino” promulgati nella versione consolidata il 1° gennaio 1600 e in parte ancora vigenti (comprese molte parti che per le materie privatistica e di procedura civile fanno diretto richiamo al diritto comune), i quali pongono - al primo posto tra gli organi costituzionali dello stato sammarinese - l’Arengo (Arringo Generale).
Pur se limitato ai capi-famiglia di sesso maschile, comunque l’Arengo aveva avuto nei secoli il pregio di distinguere in senso liberale la Repubblica del monte Titano dagli altri territori che la circondavano, dominati invece prima da Signorie e poi da Principati e Regni. Il permanere di tale assemblea e delle altre istituzioni, proprie dell’epoca dei liberi Comuni, fece nascere il mito di San Marino quale terra di libertà per antonomasia, lodata da esuli politici quali Garibaldi e cantata da scrittori e poeti, tra i più appassionati Carducci e Pascoli. L’affinità del sistema politico sammarinese a quello della Repubblica di Venezia valse alla piccola entità statuale anche il titolo di “Serenissima”.
L’assemblearismo dei primi secoli era tuttavia divenuto difficile da gestire, talché gli Statuti proseguono affermando che
<Nel quale Arringo così congregato ed adunato, benché nei tempi più antichi della nostra Repubblica si trattassero e risolvessero dai Signori Capitani gli affari più gravi, tuttavia perché cresciuto il nostro popolo, le convocazioni a poco a poco in ogni singola cosa si resero difficili, a togliere tutte le difficoltà nonché i tumulti e le inevitabili e dannose contese che in tanta moltitudine di persone continuamente nascevano, l’universa e suprema potestà ed imperio dallo stesso Arringo si trasferì nel Consiglio grande e generale detto dei Sessanta.>
Pur se democratico (ovviamente se confrontato con le altre entità politiche del Medio Evo), alla fine del 1500 l’originario sistema costituzionale del piccolo stato subì pertanto un’involuzione oligarchica, tale che il Consiglio dei LX assunse la denominazione “Consiglio Principe e Sovrano” (questo, è giusto sottolinearlo. in un periodo storico dove principi e sovrani erano però persone singole quali papi e re, e non certo delle assemblee salvo Venezia). Di ciò prendevano atto gli Statuti, consacrando anche giuridicamente la necessità di un’assemblea più ristretta, nella quale i Consiglieri non venivano eletti mediante suffragio ma per cooptazione: era quindi la stessa assemblea a sostituire i propri membri dimissionari e deceduti. Cosi, dopo l’ultima adunanza dell’anno 1571, l’Arengo non era stato più convocato.
Ancora nell’Ottocento si riteneva dai più che le tanto celebrate libertà ed indipendenza sammarinesi, certamente garantite nei secoli dai consolidati equilibri dell’ordinamento statuale (compreso il sistema di cooptazione dei parlamentari), altrettanto certamente sarebbero venute meno con una modifica rivoluzionaria quale sarebbe stata l’introduzione del suffragio universale per l’elezione del Consiglio Grande e Generale. E qui intervenne la passione e la grande intuizione del pensatore politico e filantropo sammarinese Pietro Franciosi (13.6.1864-21.12.1935) il quale, senza alcun colpo di stato ma anzi proprio invocando gli antichi Statuti, propose e ottenne che l’Arengo (mai ufficialmente abolito anche se svuotato dei suoi poteri di nomina) di tali poteri ritornasse in possesso.
Ciò avvenne il 25 marzo 1906 nella statutaria sede della Basilica di San Marino, ove - convocati dai Capitani Reggenti - 727 capi-famiglia su 805 presenti deliberarono che il Consiglio Grande e Generale non fosse più nominato per cooptazione, ma per elezione da parte dell’Arengo stesso. San Marino era così divenuta democrazia parlamentare, senza letture eversive delle norme costituzionali ma, anzi, applicando proprio un istituto di quell’ordinamento medioevale di cui giustamente menava vanto.
Nel 1907 San Marino avrebbe poi esteso il diritto di voto a tutti i maschi maggiorenni: all’Arengo si sostituiva quindi il corpo elettorale, così come viene oggi inteso nei sistemi politici. La legge 23 dicembre 1958, n. 36 avrebbe infine assicurato l’elettorato attivo anche alle donne (mentre quello passivo sarebbe intervenuto solo nel 1973).
A distanza di cento anni, la democrazia diretta dell’Arengo sopravvive ancora adesso in un suo aspetto, certamente non consueto nelle odierne democrazie occidentali. Proseguono infatti gli Statuti:
<chiunque del popolo in esso Arringo alla presenza dei Signori Capitani possa presentare e proporre le sue querele e pretesi gravami in forma di supplica a parole od in iscritto nelle predette e sulle predette cose; affinché dopo che saranno state udite, gli stessi Signori Capitani vi possano portare salutari e convenienti rimedi, ovvero secondo la loro gravità e qualità presentarle al Consiglio generale.>
Anche per tale forma di petizione l’ordinamento sammarinese si distingue dagli altri, in quanto le “istanze d’arengo” (contenenti reclami, sollecitazioni e proposte di comune e pubblica utilità) vengono presentate ai Capitani Reggenti la domenica successiva al loro insediamento (che avviene ogni sei mesi) con obbligo di discussione in Consiglio Grande e Generale nel corso del semestre reggenziale.
Ecco perché il popolo sammarinese celebra il 25 marzo una delle proprie feste nazionali: una festa che ricorda la rinnovata libertà di un popolo il cui ordinamento giuridico – pur se affollato, come quelli di civil law, da innumerevoli provvedimenti di rango legislativo - affonda ancor oggi le proprie radici nel proprio Statuto medioevale e nel diritto comune.
Per una consultazione degli Statuti e di tutta la normativa della Repubblica di San Marino, è possibile collegarsi al sito del parlamento http://www.consigliograndeegenerale.sm/.