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Costituzione: vittoria della civiltà

Costituzione: vittoria della civiltà
Costituzione: vittoria della civiltà

Abstract

Come si è posta la Costituzione, punto fermo della nostra Repubblica, rispetto all’inesorabile evoluzione storica e culturale del sistema istituzionale? Come ha risposto ai continui mutamenti del background politico e sociale? Il presente elaborato mira a condurre un’analisi in chiave critico-filosofica sulla capacità reattiva della Costituzione di superare gli stress test cui viene sottoposta con l’avvicendarsi delle epoche; uno spunto di riflessione per studiarne la granitica resistenza, conoscerne le origini e approfondirne i contenuti, ripercorrendo le tappe raggiunte nel tempo. Si vogliono, in ultimo, accendere i riflettori  sul ‘sistema di autodifesa’ costituito da quel nucleo irriducibile di garanzie in grado di renderla immune e da fungere da vaccino contro i mali che esautorano la democrazia minandone i fondamenti.

 

1. L’assetto ordinamentale italiano è interamente arroccato intorno alla fonte suprema rappresentata dalla Costituzione. Essa designa la legge fondamentale dello Stato, la Grundnorm kelseniana che funge da paradigma dominante e in cui si concentrano tutte le forze sociali. Dal latino ‘constitutio’: atto dell’istituire; il sistema democratico fondato sui 139 articoli della Costituzione riflette quel delicato modello istituzionale, calibrato con armonioso equilibrio, in grado di coniugare diritti e doveri dei singoli in una raffinata compenetrazione tra relazioni interpersonali ed esigenze collettive. La Costituzione è la madre di tutte le leggi, l’origine di tutti i diritti; il collante che unisce le masse: congiunge ciò che è frammentato. È il pregiato manuale di istruzioni del cittadino, la roccaforte della legalità; narra il frutto di quel processo storico-politico che culmina nel debutto elettorale delle donne - suffragio universale - e nell’esemplare trionfo della parità tra uomini; delinea l’approdo della travagliata ripresa avviata nel dopoguerra, ritrae il compromesso tra le forze politiche e la sintesi delle correnti culturali, raffigura il traguardo raggiunto al termine di un lungo cammino segnato da guerre e oppressioni. Dal 1° gennaio 1948 l’unico soggetto legittimato ad esercitare la sovranità è il popolo, che reduce da molteplici sconfitte, si riconosce finalmente in un documento che glorifica la vittoria della civiltà.

 

2. Il disposto costituzionale prende avvio e si conclude con il termine ‘repubblica’, dal latino ‘res publica’: cosa di tutti; è il simbolo del declino dell’autoritarismo e della caduta del governo dei pochi. Il potere costituente è stata la straordinaria manifestazione di un potere ormai scevro da perniciose sopraffazioni, stanco di vegetare nell’indifferenza ed essere vittima di ingiustizie e cecità e pronto a dar vita ad uno dei più avanzati ed ineguagliabili patti disciplinanti la civile convivenza. Brillanti menti che hanno ideato un atto intriso di formulazioni che prima di allora risultavano essere eteree, quasi impercettibili poiché completamente astratte: la consacrazione solenne dei più nobili valori attribuibili all’uomo, una conquista senza precedenti, l’agognata ricompensa per tutti coloro che, mutuando le celebri parole del noto giurista Calamandrei, “hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta.” Un documento che appare organico nel suo complesso, aperto al ventaglio, sempre più variegato, dei bisogni sociali, fedele alla cultura della legalità e dell’equità. Sin dalle prime battute emerge la chiara intenzione della Costituente di voler apportare sostanziali novità rispetto allo Statuto Albertino del 1848: se questa è stata infatti la carta fondamentale dei ‘sudditi’, elargita unilateralmente dall’alto, la Costituzione si è presentata, un secolo dopo, come la carta fondamentale dei ‘cittadini’, concordata dal basso per mezzo di un contratto sociale. L’accento è posto sullo status acquisito dal singolo: il cittadino, non più il suddito. Il riscatto della persona umana, che viene rivalutata dopo esser stata a lungo svilita, è il leitmotiv che accompagna da capo a piedi il dettato costituzionale. La visione dell’individuo inverte la sua rotta: non è più statica; il singolo viene dinamicamente esaltato nelle sue forme e tutelato nelle sue inclinazioni; non è più considerato un’entità a sé, isolato: è collocato nella trama dei rapporti sociali e proiettato verso lo sviluppo del senso civico in un’ottica di interconnessione con i suoi pari.

3. La Costituzione non si attiene a mera catalogazione di regole procedurali destinate al corretto funzionamento degli organi costituzionali: è, in aggiunta, l’enunciazione di un complesso di linee guida volte ad orientare i comportamenti dei cittadini. Uno dei preminenti obiettivi perseguiti dai padri costituenti è stato quello di rivendicare i diritti conquistati incuneandoli saldamente in un documento rigido da lasciare in eredità ai postumi, sui quali grava l’onere di attuare quei diritti contribuendo alla vita partecipativa. Nella rosa dei valori dotati di rilievo costituzionale rientrano anche i diritti-doveri, tra cui a spiccare è quello della partecipazione: l’elemento dominante di tutto il testo si rinviene nella centralità del cittadino, analizzato minuziosamente tanto nella dimensione privata quanto in quella pubblica. È proprio in quest’ultima che risiede l’asse portante della vita tra consociati. L’individuo è chiamato a cooperare ai fini della crescita e dell’arricchimento del Paese in quanto lo stato democratico nasce per assicurare indistintamente a tutti la possibilità di esercitare diritti politici e civili: a tal fine è prevista difatti l’attuazione del principio di uguaglianza sostanziale oltre che formale - art.3, co.2 Cost. - per cui i rappresentanti politici sono chiamati a concretizzare gli obiettivi fissati mediante l’adozione di disposizioni legislative favorevoli per i cittadini ma nel contempo non contrastanti con i precetti costituzionali. Gli strumenti di partecipazione diretta (iniziativa legislativa popolare, referendum, diritto di petizione) sono la vera linfa vitale dell’adesione alla vita attiva del Paese: questi istituti vengono offerti per consentire l’intervento paritario e diffuso della popolazione nelle decisioni politiche. La democrazia egualitaria e pluralista è pertanto il sale della sana convivenza, e la Costituzione ne è vigile testimone: le uniche modalità di esercizio della sovranità popolare ammesse sono quelle da Essa contemplate. Ogni divisione socio-politica si dissolve, ogni iniquità scompare, ogni vulnus alla dignità umana è soppresso.

4. Nella Costituzione alberga il bagaglio delle speranze degli italiani che, usciti dalla notte del fascismo e del secondo conflitto mondiale, ambivano ad un’Italia più giusta. Promuovere e valorizzare l’uguaglianza vuol dire consegnare ai cittadini un’arma contro i soprusi, significa svegliare le coscienze e dar voce alla morale di ogni singolo: è questo il cardine su cui poggia la difesa contro il potere assoluto, tema caro alla cultura illuministica: è al periodo illuminista infatti che risalgono i primi studi sulla costituzione intesa come atto normativo. La carta costituzionale si ritrova ad abbracciare i sublimi principi costruiti sulle rovine lasciate da decenni di prevaricazioni e costituisce terreno fertile per il consolidamento di quello che è ritenuto il caposaldo dello stato di diritto: il principio di legalità. Quest’ultimo subordina l’agire di ogni organo statale alla legge, trova l’auge della sua sfumatura garantistica nel Montesquieu e nel Beccaria e viene accolto nel nostro ordinamento ergendosi a norma di rango costituzionale nella sua accezione penale (art.25, co.2 Cost.).

5. Il carattere programmatico della Costituzione offre al legislatore un vademecum completo, un indirizzo chiaro e lineare a cui i provvedimenti legislativi non possono fare a meno di conformarsi. Non c’è alcun diritto che viene scomposto dalla sua imprescindibile essenza: la garanzia. Non c’è nulla che possa essere sancito senza poter essere simultaneamente garantito; diritto e sua garanzia è un connubio inderogabile: il diritto, nel suo nuovo significato, assorbe in sé la garanzia, il diritto è il diritto-garanzia. La Costituzione si propone dunque come eccelsa regolatrice della vita civile, attenta educatrice ed abile costruttrice di giustizia, sottile divulgatrice di virtù universali. Essa dipinge il valoroso risultato di un’estenuante lotta contro l’usurpazione, custodisce l’entusiasmo dei successi conseguiti e preserva nel tempo il sudore di chi si è battuto, le tracce di chi si è mosso, il sacrificio di chi non si è arrestato; combatte fervidamente tutto ciò che è nemico della democrazia e simboleggia ancora oggi, con lo stesso vigore di quando è nata, il miglior antidoto contro l’attentato alla libertà.