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L’insostituibile relazione

bambini
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E così da un giorno all’altro mi sono ritrovata senza quel “dolce fardello” che mi accompagna tutti i giorni: i bambini del nido. Una settimana di “stacco” – pensavo – mi farà anche bene. Ma quando ho capito che di una settimana non si trattava, man mano che passavano i giorni si è fatta subito sentire una certa mancanza.

Nel giro di poco tempo ha preso avvio la sperimentazione del lavoro a distanza.

Il mio primo intento è stato quello di essere fedele alla sostanza che il lavoro di educatrice mi dettava: la relazione con i bambini e le loro famiglie. Per cui con la collaborazione di altre colleghe, mi sono cimentata nella produzione di video, storielle, canzoncine, accompagnata da tutorial di argomento pedagogico per le famiglie.

Ho iniziato a capire che essendo il mio lavoro un quotidiano darmi ai bambini e anche alle loro famiglie, questo nella sostanza non si poteva interrompere, anzi non si doveva affatto interrompere: il grido del mio cuore, all’inizio con un po’ di strazio dovuto allo smarrimento della situazione, mi diceva che non era possibile che questo avvenisse! Dovevo continuare a essere una educatrice!

Volevo darmi, e fare comunque il possibile per offrire qualcosa alle famiglie, fare il possibile per offrire qualcosa di me ai bimbi. E così è stato. La modalità è cambiata, ma la sostanza no. Anzi è accaduto di più: la modalità differente ha fatto capire l’importanza e il valore della sostanza, il mio lavoro è un lavoro di relazione e niente potrà impedirlo.

Le opportunità che i social e la tecnologia stanno offrendo sono davvero tante. All’inizio mi ero schierata dalla parte di chi criticava questo uso della didattica a distanza, perché se il nostro è un lavoro di relazione – pensavo – questa nuova modalità virtuale non reggerà il confronto, e la relazione inevitabilmente si perderà. Ma poi ho nuovamente riflettuto e ho cambiato il mio punto di vista. Innanzitutto, ha preso piede in me la gratitudine per questi nuovi strumenti di comunicazione.

E se non ci fossero stati? Preso atto di questo e ringraziando il cielo per la loro esistenza, si è fatta strada un’ulteriore preoccupazione: la possibilità di creare un precedente, così che, quando si tornerà alla normalità, avrà “vinto” un nuovo modo di impostare la didattica e l’educazione, avrà vinto la “relazione e il lavoro a distanza”.

Ma quello che in questo mese ho visto avvenire nel mio ambito lavorativo ha scongiurato del tutto questo pericolo e anzi mi ha dato la conferma che i cari social, strumento sono e strumento rimarranno e non sostituiranno mai la relazione concreta e reale. Proprio la nuova modalità comunicativa mi ha fatto capire che dalla relazione non si torna indietro perché essa è insostituibile.

Il primo frutto inaspettato di questo periodo è avvenuto nel rapporto con le famiglie. Non essendo più possibile offrire loro un aiuto concreto prendendosi cura dei loro figli, tuttavia è divenuto possibile “svelare” loro, tramite brevi video, un aspetto del nostro lavoro che non avevano mai visto: le dade che cantano, leggono, recitano, suonano per i loro bambini.

I genitori hanno potuto vedere da vicino il nostro lavoro, ci siamo come “scoperte”, abbiamo rivelato per così dire quel lato essenziale del nostro lavoro: il nido per noi non è solo un aiuto (importantissimo) offerto ai genitori che lavorano, ma relazione con i bambini. Tanto che ad oggi, venuta meno la concretezza del servizio che possiamo dare, qualcos’altro sembra restare…

La risposta di gratitudine delle famiglie agli invii quotidiani dei nostri video ha reso ancora più evidente un paradosso: abbiamo toccato con mano come la distanza possa arricchire, promuovere una migliore conoscenza reciproca tra educatrici e genitori. E così è proprio avvenuto con le famiglie: nella lontananza abbiamo sentito ancor più vibrare di umanità i rapporti ed è diventata più vera l’alleanza educativa.

Anche le relazioni con le colleghe sono state fonte di scoperta. Il nuovo modo di mettere in gioco la propria professionalità, non solo ha fatto sì che ciascuna tirasse fuori ancor più le proprie doti, ma ha anche mostrato talenti fino ad ora nascosti. Questa sta diventando davvero una preziosa occasione per scoprirci e conoscerci reciprocamente meglio.

Tuttavia, in questo lungo periodo sono loro a mancare più di tutto: i bambini.

E anche se ci stiamo industriando per mantenere vivo il contatto con loro, scopriamo ogni giorno di più che la fisicità della relazione è essenziale: essa può essere sospesa per i più vari motivi, ma penso che un video divertente di canti o balli, non reggerebbe mai il confronto con una carezza, un bacio o un abbraccio dato a un bambino.

La realtà si comprende sempre meglio quando viene tolta, e solo a quel punto si capisce che era un dono. Non è un luogo comune questa frase ma un invito che ho rivolto a me stessa, a vivere con più consapevolezza e intensità il presente, a percepire nello stesso presente che ogni cosa è dono.

 “Fu cambiato l’ordine degli anelli ma la catena rimase una catena”, con questa frase di Gianni Rodari i genitori del mio nido hanno accompagnato un pensiero fatto per noi educatrici.

Ho tanto pensato a tutte quelle famiglie che all’improvviso si sono ritrovate con i piccoli a casa. Sembrerebbe esserci stata una specie di “inversione di ruoli” tra genitori ed educatori, per poter immedesimarci gli uni negli altri. E per poter riflettere ciascuno sul proprio ruolo, cercando di viverlo al meglio ora. Chissà… forse quando tutto sarà finito, cari genitori, ci ritroveremo a comprenderci di più nei nostri ruoli e più decisi di prima a collaborare in questa meravigliosa sfida educativa.

Tireremo quindi certamente fuori tutto il positivo dalla presente situazione, ma attendiamo e desideriamo con impazienza la nostra normalità, verso la quale avremo di sicuro uno sguardo nuovo.