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Un aggiornamento su sars-cov-2 a tre anni dall’inizio della pandemia e all’indomani delle rivelazioni del Doe

CAP: 8 - Prosegue l'indagine sull'origine del virus SARS-CoV-2 le news dopo tre anni dall'inizio
L’ORIGINE DEL VIRUS COVID-19
L’ORIGINE DEL VIRUS COVID-19

Un aggiornamento su sars-cov-2 a tre anni dall’inizio della pandemia e all’indomani delle rivelazioni del Doe
 

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Perchè è importante fare un aggiornamento sulla situazione dell’Origine di SARS-CoV-2 proprio oggi?  In fondo son passati ormai tre anni e la situazione appare “in stallo” con il permanere di due posizioni –l’ipotesi zoonotica (natural zoonosis) e quella della fuoriuscita da laboratorio (laboratory leak)-  antagoniste e contrapposte. Anche se non vi è stata la rivelazione dello “smoking gun” e vi è un arroccamento delle due parti sulle proprie posizioni (talvolta con toni molto bellicosi, aggresivi se non insolenti), i passi avanti in termini di documentazione (proprio nel senso di acquisizione di prove e documenti) sono stati assai notevoli.  Questo sopratutto per trovare prove inconfutabili sui progetti di GOF (vedi Cap. 6: “L’origine del virus COVID19: Ulteriori elaborazioni di vari gruppi”), di aggiunta del sito di taglio da Furina (FCS, vedi Cap. 1: “Vineet Menachery e la funzione FCS – sito di taglio da furina”) ed anche sul coinvolgimento in maniera indebita (in altre parole, generante un mostruoso “conflict of interest”/ vedi Cap. 4: “Covid: le origini del virus e la mistificazione iniziale” ) delle massime autorità (F. Collins, A. Fauci, J. Farrar etc.) ad inizio pandemia su questo tipo di esperimenti GOF e di caccia a nuovi virus (vedi anche Cap. 7: “Errori e reticenze al WIV di Wuhan”). 

Recenti rivelazioni sulla posizione del DOE

 

            Vale la pena fare un aggiornamento proprio oggi, in quanto agenzie di stampa ed importanti testate (WP, NYT, WSJ, VF etc etc.) hanno appena battuto la notizia che il Dipartimento dell’Energia (il celebre Department of Energy o DOE del Governo Federale USA) dichiara di ritenere il lab-leak l’ipotesi più credibileQuindi, con un’inversione di rotta di 180°: il DoE si era sempre dichiarato agnostico sull’argomento.  Lo scoop di oggi parte dal Wall Street Journal, che anche in precedenza si era dimostrato una ricca fonte d’informazioni.  Si vedano le rivelazioni su ricercatori al WIV che si sarebbero gravemente ammalati (tanto da richiedere l’ospitalizzazione) prima dell’inizio “ufficiale” di COVID-19, già a novembre 2019, riportate appunto dal WSJ già a giugno 2021.  In questo caso però le rivelazioni si basano su di un documento secretato del DOE. Perchè è così importante l’opinione di questo dipartimento tecnologico/strategico, che si è spesso occupato di problemi scientifici ritenuti essenziali per gli USA ?  Vale la pena fare un attimo di back-tracking per ricordare il ruolo e la storia di questo essenziale organo investigativo e decisionale negli USA.

Il DOE viene fondato da Jimmy Carter, presidente USA, alla fine degli anni ’70 (nel 1977, dopo averlo inserito come programma essenziale della sua campagna elettorale nel ‘76) per riorganizzare la situazione energetica e soprattutto arginare la crisi petrolifera che stava chiaramente emergendo in quegli anni.  Ha comunque sin dall’inizio un’importante e pesante eredità: quella del Manhattan Project (che portò alla creazione delle prime bombe atomiche) e dell’utilizzo dell’energia nucleare in genere sia in pace che in guerra. Infatti le varie organizzazioni che si occupavano di questo subito dopo la 2° guerra mondiale -e Hiroshima e Nagasaki etc.- (AEC/ERDA/NRC) vengono di fatto controllate oggi dal DOE.  Proprio per questi aspetti, il DOE inizia ad interessarsi precipuamente a problemi di medicina e biologia delle radiazioni, con importanti Laboratori Nazionali (Brookhaven, Berkely, Livermore, Los Alamos etc.) che accentrano expertise e scienziati specializzati, oltrechè le migliori apparecchiature scientifiche disponibili (ad es. I super-computers più veloci e performanti in assoluto). 

Queste premesse fanno capire un tassello e passo ulteriore del DOE negli anni ’80, episodio generalmente ignorato dalla nostra stampa nazionale.  Sarà infatti il DOE a far partire il Progetto Genoma Umano (HGP) già nel 1985-86 e quindi assai prima del NIH (l’ente federale di ricerca americana) che verrà coinvolta solo dagli anni ’90.  Una micro-storia dell’inizio HGP vede inizialmente 3 figure di grandi pionieri e fondatori: Charles DeLisi del DOE appunto, Robert Sinsheimer del’Univ. Della California, Santa Cruz ed il nostro Renato Dulbecco già insignito del Nobel nel 1975 (con D. Baltimore e H. Temin) che lavorava allora al Salk Institute di San Diego.  Anche se i contributi sia di Sinsheimer che di Dulbecco all’inizio dell’Human Project sono da tutti riconosciuti (il primo per l’esperienza pioneristica sulle sequenze del DNA del fago PHI X 174 ed il secondo per un articolo su Science in cui enfatizzava l’importanza che il sequenziamento del Genoma avrebbe potuto avere per la ricerca sul cancro), non vi è dubbio che sia stato proprio Charles DeLisi ed il DOE a far iniziare il progetto Genoma Umano.  Con la pesante eredità del Manhattan Project, il DOE investiva una notevole porzione dei finaziamenti sull’analisi del danno biologico inflitto dalle radiazioni.  In particolare, dal 1945  in poi numerosi studi sono stati condotti dal DOE sui cosiddetti hibakusha, cioè gli individui in Giappone esposti alle gravi radiazioni di Hiroshima e Nagasaki.  Proprio per migliorare la comprensione delle mutazioni insorte nel DNA/genoma degli hibakusha, DeLisi –divenuto da poco Direttore della Ricerca su Salute e Ambiente del DOE (OHER)- propose nel 1985 di organizzare un progetto di sequenziamento dell’intero genoma umano.  Questa sequenza modello sarebbe quindi stata il punto di riferimento per poter poi mappare le successive mutazioni insorte in individui esposti, hibakusha o altri.  

Con queste importanti premesse, appare più chiaro il ruolo e la risonanza del nuovo posizionamento del DOE sulla questione del lab-leak.  Nell’ultima settimana, la notizia è riverberata un pò su tutte le testate, come a segnare un punto di svolta.  Infatti il DOE viene considerato negli USA e altrove un punto di riferimento tecnologico e scientifico, avendo a disposizione una ventina di Laboratori Nazionali ed altrettante ulteriori strutture altamente qualificate. La sua reputazione, anche in campo biologico e biomedico, è notevole anche per la sua evoluzione storica appena descritta.  Impossibile pensare che la sua posizione su COVID-19 sia stata presa con leggerezza o senza avere serie motivazioni scientifiche.  Queste però, ignote in quanto secretate (top-secret), appaiono essere diverse da quelle seguite dall’FBI, l’altra agenzia federale che ritiene il lab-leak come l’ipotesi più probabile.  E’ molto probabile che almeno alcune di queste informazioni riguardino i ricercatori del WIV colpiti nell’autunno 2019 da una grave forma respiratoria che richiese ospedalizzazione.  E’ anche chiaro che in questa ipotesi sarebbe impossibile e molto pericoloso rivelare circostanze e nomi, onde evitare possibili ripercussioni da parte delle autorità cinesi sugli individui coinvolti.


Nuovi dati sull’utilizzo di tecnologie per assemblaggio genomico (IVGA) per SARS-CoV-2.

I nuovi dati dell’ultimissima settimana fanno tuttavia seguito ad almeno un paio di mesi di nuove rivelazioni e dati scientifici sull’origine di SARS2, che riassumo qui.           Questi dati si collegano a precedenti evidenze presentate da S. Quay, delle quali parlai nel Capitolo 6 (“L’origine del virus COVID19: Ulteriori elaborazioni di vari gruppi”), ma sono adesso assai più estesi e completi, presentando quindi un quadro assai più convincente. Faccio alcune premesse di conoscenze di base, che possono essere chiarificatrici per il grande pubblico.

La maggior parte delle analisi e scoperte su SARS-CoV-2 per rivelare eventuali manipolazioni genetiche si basa sui metodi di Ingegneria Genetica (IG): alla base dell’IG vi è la possibilità di manipolare il DNA con delle forbici-molecolari che chiamiamo enzimi-di-restrizione (EDR).  La scoperta degli EDR ed il loro utilizzo è stata fondamentale e premiata con svariati premi Nobel (Werner Arber, Dan Nathans, Hamilton Smith etc.).  Per riconoscere e tagliare il DNA, gli EDR si basano sul riconoscimento di palindromi. Un palindromo è una sequenza che può essere letta in maniera identica nelle due direzioni, sia da sinistra verso destra (come facciamo nel leggere le parole) che da destra verso sinistra.  Un esempio di palindromo è “ i topi non avevano nipoti “ (provare per credere).  I palindromi riconosciuti dagli EDR vengono poi modificati con aggiunta di basi o adattatori e divengono quindi estremamente “visibili”.  In altre parole, se uno analizza una sequenza di DNA cellulare o come in questo caso virale, si può facilmente vedere, riconoscere dove è stata fatta una modificazione con tecniche di IG.  Parlo sempre qui di DNA, anche se SARS2 come tutti sappiamo ha un genoma ad RNA, in quanto tutte le manipolazioni che vengono effettuate si eseguono su copie di DNA dell’originale genoma ad RNA.  Tuttavia, una prima analisi del genoma di SARS2/RaTG13 non fa rilevare alcuna manipolazione.  Questo basandosi sullo studio degli EDR convenzionali: i cosiddetti EDR di Classe II, che riconoscono e tagliano il DNA sulla stessa sequenza palindromica.  Tuttavia, da una quindicina di anni a questa parte sono state sviluppate nuove tecniche che si basano invece su enzimi non di Classe II, ma di Classe II-S. Queste nuove tecnologie hanno alcuni vantaggi, in quanto lasciano il DNA dopo il taglio-trattamento privo di cicatrici, quasi come se fosse ancora intatto. Gli enzimi di restrizione Classe II-S non riconoscono più sequenze simmetriche, i citati palindromi, bensì delle sequenze a-simmetriche.  Inoltre, gli enzimi II-S tagliano il DNA ad una certa distanza dal sito di riconoscimento.  Tutto questo fa capire perché sia più difficile se non talvolta impossibile identificare una sequenza che sia stata tagliata/alterata con enzimi II-S, utilizzando queste nuove tecnologie spesso chiamate No See ‘em, cioè invisibili (chiamate anche Golden Gate technology).  Fa anche capire perché probabilmente non si accorsero di queste sequenze nel lavoro di Andersen et al., che ho però già criticato in quanto lavoro superficiale, contorto e illogico.  Quay e collaboratori hanno adesso identificato due siti importanti proprio nella regione che stiamo cercando di capire, la regione che distingue il virus del pipistrello BtCoV4991 (o RaTG13 come inizialmente chiamato dalla SHI nel lavoro su Nature 2020) dal virus SARS2.  Questi due siti di tipo II-S si chiamano Esp3I e sono stati utilizzati in passato per la tecnologia No See ‘em anche dal gruppo di Baric e dalla SHI.  I due siti si trovano in posizione 22.910 e 24.485 del genoma e poiché sono ai bordi di una regione importante di DNA (1575 nucleotidi ovvero 525 aminoacidi ) che contiene anche RBD ed FCS, è chiaro che l’attenzione si concentrerà nei prossimi mesi anche su questa scoperta.

Un approccio diverso ma complementare è stato invece utilizzato da tre ricercatori per valutare se SARS-CoV-2 possa essere considerato un virus naturale ovvero ottenuto tramite assemblamento in vitro (In Vitro Genome Assembly - IVGA).  Alex Washburne, un bio-matematico di New York, Antonius VanDongen, associato di Farmacologia alla Duke University (NC) e Valentin Bruttel un immunologo molecolare dell’Università di Wurtzburg (DE) sono partiti dagli stessi presupposti di Quay.  E cioè, che per generare un nuovo costrutto artificialmente, sono necessari almeno tre requisiti: I) l’aggiunta di specifici siti di Classe II-S in particolari punti del genoma virale: questi dovrebbero rendere le manipolazioni tecnicamente più semplici e quindi creare un numero limitato di frammenti (i.e., 5-7) con dimensioni abbastanza simili; II) l’eliminazione di siti di Classe II-S indesiderati e che potrebbero impedire l’assemblaggio corretto: questo avviene nelle manipolazioni genetiche creando delle mutazioni “sinonime” cioè delle mutazioni che non cambiano il senso del codice genetico e quindi di proteine e peptidi che siano codificati in quella regione; III. La regione d’interesse, viene in genere fiancheggiato da due siti EDR di Classe II-S per permetterne la manipolazione.  Poichè il virus MERS-CoV era già stato ingegnerizzato artificialmente in laboratorio con una simile tecnologia (introducendo siti di un EDR di Classe II-S, di tipo BglI), questo modello ha costituito un valido esempio e modello per l’analisi dei tre ricercatori.  Nel caso di SARS-CoV-2 la loro analisi informatica si è basata sul paragone con gli isolati naturali RaTG13 e BANAL-20-52 tramite digestioni con BsmB1 e BsaI (enzimi di Classe II-S), generando in silico circa 100.000 mutanti per un paragone con i virus isolati in natura e con SARS-CoV-2.  I risultati dimostrano chiaramente una dicotomia fra i virus assemblati con tecniche di IG rispetto a quelli presenti in natura, con SARS-CoV-2 che ha tutte le caratteristiche di un virus assemblato sinteticamente.  In particolare: 1. SARS-CoV-2 contiene 5 siti di tipo BsaI/BsmBI che appaiono totalmente diversi da tutti gli altri isolati di Sarbecovirus, in quanto distribuiti in maniera uniforme sul suo genoma;  2.  è assente un frammento di grandi dimensioni (30-40% dell’intero genoma virale) altrimenti prevedibile e sempre riscontrato negli isolati virali naturali;  ed in quanto  3. sono assenti due siti BsaI, che sono invece presenti in tutti gli altri membri di Sarbecovirus.  Una rappresentazione visiva di questi dati può dare immediatamente ed anche ai non addetti ai lavori una chiara indicazione di come SARS-CoV-2 si dissoci totalmente da qualunque Coronavirus naturale ed abbia invece tutte le caratteristiche di un virus ottenuto con IVGA.  Il pattern di SARS-CoV-2 appare pertanto, anche per quel che riguarda i siti aggiunti/eliminati di Classe II-S  ed  il tipo di mutazioni introdotte (sempre sinonime), del tutto indistinguibile da altri Coronavirus che sono stati manipolati in precedenza, anche dai gruppi di Baric e di SHI (MERS, BT-CoVs etc).
 

I vari “cambi-di-gabbana” ad inizio pandemia sull’origine di SARS2 aprono spiragli sconcertanti sull’etica (leggi: mancanza-di) dei Mammasantissima della ricerca COVID-19.

Anche se ho dedicato un intero capitolo a questo tema (il cap. 4: COVID: le origini del virus e la mistificazione iniziale), vale oggi la pena tornare sull’argomento, per le numerose recenti rivelazioni.  Come si ricorderà infatti, la mggior parte dei documenti ottenuti inizialmente da organizzazioni come “The Intercept”, The Hive, The Bulletin of Nuclear Scientists, USRTK (US Right to Know) etc. erano fortemente censurati (heavily-redacted): in altre parole, l’organizzazione governativa (spesso NIH, NIAID o simile) presentava sì il documento o la mail richiesta ma il testo di questa era quasi completamente oscurato.  Basandosi sul FOIA (Freedom Of Information Act), questi giornalisti hanno però proseguito nelle loro indagini, andando a richiedere con sempre maggiore insistenza che i testi venissero esposti nella loro interezza.  Abbiamo quindi assistito ad una specie di streap-tease ovvero spogliarello lento ma costante dei vari documenti censurati, che si sono via via liberati dei loro “vestiti” (o neri o bianchi a seconda del testo) per mostrarsi infine nella loro nuda-verità.  L’immagine che emerge è purtroppo sconcertante: quella di una classe dirigente (delle ricerche COVID-19) che ha ben pochi scrupoli e che è sempre pronta a modificare le proprie opinioni dall’oggi al domani.  Anche se queste opinioni hanno implicazioni importantissime ed in questo caso fanno veramente la differenza fra-la-vita-e-la-morte.  Come abbiamo infatti visto, COVID-19 ha mietuto ad oggi almeno 20 milioni di vittime (stime conservative) in tutto il globo.

Cosa si evince, che cosa si capisce vedendo l’Imperatore-ormai-nudo ?  I passaggi sono lunghi e complessi e sono stati attardati da tutti questi mesi di emails-censurate ( redacted ), per cui molti si perdono o si son persi per strada, sono esausti nel metter insieme tutti i pezzetti finali del puzzle.  NON IO, che sto qui scrivendo l’8° capitolo della serie e che ho seguito le intricate storie e vicende per circa tre anni e lavorando pazientemente come un monaco certosino. Seguitemi quindi in queste considerazioni sulle mistificazioni della “GANG dei 5” (Andersen, Rambaut, Lipkin, Holmes e Garry) perchè sono importanti e rivelatorie.
 

Perchè la “GANG of 5” (GANG dei 5) è responsabile di disonestà scientifica

La fase finale dello streap-tease delle emails ha permesso di chiarire gli ultimi dettagli.  E fino ad ora, la maggior parte degli scienziati coinvolti, sopratutto la gang-dei-5 (vedi sopratutto Andersen, Holmes, Garry) si sono difesi con frasi ad effetto, tipo “questo è proprio come procede l’indagine scientifica”, “c’è sempre un’evoluzione delle ipotesi” “le ipotesi vengono vagliate e poi modificate”.  Tuttavia, quello che emerge è che sin dalla prima riunione telematica a lungo discussa nel Cap. 4, l’ipotesi del lab-leak appariva tra le 3 principali, senza la possibilità di ignorarla o elminarla.  Ed i vari protagonsti protendevano spesso proprio per il lab-leak: lo stesso Holmes dice di essere 60 a 40 a favore del lab-leak e Michael Farzan, un altro scienziato della Scripps Clinic (vicino a Andersen) la preferisce 70 a 30.  Quasi tutti sono preoccupati dalla presenza di FCS (il Furin Cleavage Site, già discusso nel Cap. 1 e Cap. 3).  E’ interessante notare come la discussione inizi appunto fra l’ultimo giorno di gennaio ed il 1° febbraio 2020, ma prosegua poi per 1-2 settimane.  Sembra che step-by-step la GANG-of-5 etc dalle 3 ipotesi iniziali (1. zoonosi diretta pipistrello-uomo; 2. zoonosi tramite specie intermedia e 3. fuoriuscita da laboratorio) cerchi di eliminare proprio l’ipotesi del Lab-Leak.  Sottolineo questo passaggio del 4 Febbraio 2020:

FRANCIS COLLINS (DIRETTORE DELL’ NIH):             Sì, io sarei interessato (ad approfondire) l’ipotesi del passaggio accidentale in animali (quali ?) in laboratorio...

ANTHONY FAUCI (DIRETTORE NIAID):         ??  Passaggio seriale in topi transgenici per ACE2 ?

JEREMY FARRAR (DIRETTORE WELCOME TRUST, UK):       ESATTAMENTE !

FRANCIS COLLINS (DIRETTORE DELL’ NIH):              Di certo, non è possibile che abbiano fatto questi esperimenti in laboratori con BIOSAFETY-LEVEL 2 ??           (NOTA: L’espressione di Francis Collins dall’americano: “Surely that wouldn’t be done in a BSL-2 lab “ è praticamente intraducibile, ma significa:  NON E’ POSSIBILE CHE ABBIANO FATTO UNA SIMILE CAVOLATA, MA SO GIA’ CHE L’HANNO FATTA...) (Ho già discusso nel Cap. 5 Perchè questi esperimenti avrebbero dovuto essere condotti in un laboratorio BSL-4 o al minimo BSL-3 -condizioni più stringenti- ma vennero in gran parte eseguiti dalla SHI in laboratori BSL-2.  Alla SHI venne addirittura negato il permesso di utilizzare laboratori BSL-4).

JEREMY FARRAR (DIRETTORE WELCOME TRUST, UK):       WILD-WEST…  (la laconica risposta di Farrar conferma la domanda retorica e pessimistica di Collins: sta ad indicare: sappiamo che in Cina si sono comportati come nel selvaggio WEST, sprezzanti del pericolo -e della sicurezza...)

Per la discussione che ci interessa però, questo conferma che nelle settimane successive il 1° febbraio l’ipotesi e la preoccupazione per una fuoriuscita dal laboratorio era ancora presente e viva, in questo caso addirittura nelle menti dei Mammasantissima...  4 giorni dopo, l’8 Febbraio 2020, Andersen invia a tutti una mail dal contenuto assai rivelatore.  Dice fra l’altro: “...il nostro lavoro principale nelle scorse due settimanee è consistito nel CERCARE DI FALSIFICARE qualunque tipo di teoria associata ad un laboratorio (!!!), ma siamo ancora ad un bivio nel quale l’evidenza scientifica non è sufficientemente forte per poter sostenere con grande confidenza una delle TRE TEORIE fin qui considerate...”  Queste forti AMMISSIONI di Andersen riverberano anche nella comunicazione di un altro scienziato che, sia pur non parte della GANG-of-5, appartiene al Gotha della ricerca COVID-19.  Christian Drosten, capo della ricerca su COVID-19 della Repubblica Federale Tedesca, scrive agli altri scienziati americani-britannici: “...Una domanda: non ci eravamo riuniti qui con lo scopo di FALSIFICARE UNA CERTA TEORIA ed una volta che ci fossimo riusciti, DI ELIMINARLA...? ”  Beh, è facile intuire a quale teoria stia facendo riferimento anche Drosten....

Concludendo questa carrellata su le emails un-redacted: a quale evidenza si arriva ?  Anche se alcuni ricercatori intervistati le hanno fatte passare per “normalità scientifica”, tipico processo darwiniano di discussione di teorie e selezione di quelle più appropriate, io ritengo che qui si evinca una vera e proprio DISONESTA’ SCIENTIFICA da parte di questi scienziati che hanno pubblicato su Nature Medicine (2020) (per questo li definisco da qui: the GANG-of-5).  La disonestà nasce soprattutto dall’aver discusso sin dall’inzio di Febbraio 2020 di 3 possibili modelli o scenari per l’origine di CAVID-19, mentre nel paper “Proximal Origin...”  ne riportano solamente 2.  Scrivono infatti su Nature Medicine:...”...noi non crediamo che alcun scenario basato su fuoriuscita da laboratorio sia possibile..”.  Questo a dispetto di aver inizialmente ritenuto l’ipotesi del lab-leak quella più probabile e dell’aver mantenuto il lab-leak come ipotesi anch’essa valida fino all’edizione semi-finale del manoscritto.  Tuttavia, il lab-leak viene eliminato nel testo inviato a Nature ed infine pubblicato.  E l’ipocrisia di fondo traspare palese nei messaggi di Andersen e di Drosten: dopo la prima settimana lo scopo palese della discussione era confutare il lab-leak ed eliminarlo...  Stesso dicasi per lo scambio di commenti/battute sugli esperimenti effettuati in laboratori BSL-2 invece che con più alto contenimento, come avrebbe dovuto rigorosamente essere.  Per spiegare almeno in parte questo cambiamento di rotta e di orientamento della GANG-of-5, alcuni autori hanno invocato i dati ottenuti su Pangolini in cattività, che venivano presentati con gran clamore proprio a Febbraio 2020.  Ma, come descritto ampiamente nel Cap. 7 (Cosa è veramente RaTG13 ?), i risultati sul pangolino nascevano da un equivoco scientifico, visto che l’omologia del virus del pangolino (isolato fra l’altro solo in pochissimi esemplari) era solamente del 90%, inferiore quindi a quella di RaTG13 (96.2 %).  Imperdonabile scientificamente, ma anche strumentale da un punto di vista politico, non aver neanche considerato nel lavoro su Nature Medicine l’ipotesi del lab-leak.

Va infine ricordato che tutto questo avviene proprio mentre i Repubblicani stanno affilando-le-armi per un dibattito al Congresso proprio sull’origine di SARS-CoV-2.  Chiederanno quindi ai principali protagonisti di qusta discussione (inclusi quelli che ho appena descritto qui), discussione divenuta ormai “virale” anche nell’opinione pubblica sia nelgli USA che altrove - di rispondere di fronte al Congresso a domande se non veri e propri interrogatori e 3° grado, che si prevedono già infuocati. 

C’è proprio da ritenere che nei prossimi mesi ne vedremo delle belle...
 

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