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Liquidazione delle banche: un primo compromesso raggiunto. Un ulteriore passo verso l'Unione bancaria?

Un altro piccolo passo verso l’Unione Bancaria ed il tanto agognato single rulebook in materia creditizia è stato fatto. Il 18 dicembre 2013, infatti, i ministri delle Finanze degli Stati comunitari (Ecofin) hanno trovato un accordo in merito al meccanismo unico di liquidazione degli istituti bancari (Single Resolution Mechanism - SRM), che si affianca dunque al Single Supervisory Mechanism (SSM), secondo il quale la vigilanza sugli istituti bancari di rilevanza sistemica viene assegnata alla BCE.

L’obiettivo del SRM è esplicitare le regole e le modalità della liquidazione o del risanamento delle banche, ponendone le conseguenze in primis su azionisti e obbligazionisti, cercando di sciogliere il legame tra gli Stati (i.e. debito sovrano) e le banche: è infatti evidenziato che uno degli scopi principali è minimizzare l’esposizione di perdite da parte della generalità dei contribuenti.

In sostanza, nel caso di fallimento di una banca, lo Stato ne sopporterà le conseguenze solo se il denaro privato (azionisti, obbligazionisti) sia insufficiente. Verranno infatti imposti dei prelievi dall’attivo delle banche atte a far fronte a questi eventi; tale meccanismo (cosiddetto bail-in) esclude però che vengano interessate alcune posizioni, come quelle degli stipendi dei dipendenti delle banche o dei depositi fino a 100.000 euro; il fallimento pertanto non dovrebbe danneggiare i diritti di tali soggetti.

La proposta di Direttiva da sottoporre al Parlamento prevede inoltre la creazione di un apposito fondo di liquidazione, finanziato dalle banche (con quote prelevate a livello nazionale, che poi confluiranno in un fondo unico accentrato a livello europeo), per “coprire” le perdite derivanti dalla situazione fallimentare sopra indicata. Quest’opera di mutualizzazione dovrebbe dunque gradualmente spostarsi dal livello nazionale a quello europeo (non senza rischi e conseguenze, soprattutto per i Paesi ad oggi più virtuosi).

Si crea pertanto un meccanismo che possa prevenire tali situazioni patologiche ed eventualmente gestirle evitando degli ulteriori deterioramenti, che possono essere ulteriore fonte di instabilità per il sistema.

La procedura per decidere in merito al fallimento di una banca ed all’utilizzo del citato fondo è inoltre molto rapida: si è stabilito infatti che un Board composto dalle Autorità nazionali coinvolte decida in merito e che dette decisioni siano applicabili ed efficaci nelle 24 ore successive; laddove vi sia il parere negativo da parte della Commissione europea, l’Ecofin deciderà in merito, coinvolgendo dunque anche i rappresentanti degli altri Stati.

Il compromesso raggiunto – fondato sull’articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, in materia di misure di armonizzazione – dovrà ora essere vagliato dal Parlamento europeo, che si presume dovrà meglio definire questo meccanismo di sicurezza e soprattutto le regole e le cifre da destinare al fondo comune, nonché le regole per gli oneri a carico di azionisti ed obbligazionisti e per gli Stati (soprattutto nel decennale periodo transitorio).

Il Parlamento si scioglierà nella prossima primavera, le decisioni su tale tema sono molto rilevanti e non mancheranno le resistenze di alcuni Stati (anche avuto conto che si necessita di un accordo intergovernativo sul funzionamento del fondo unico).

Il percorso è iniziato, ma non sarà privo di ostacoli.

Un altro piccolo passo verso l’Unione Bancaria ed il tanto agognato single rulebook in materia creditizia è stato fatto. Il 18 dicembre 2013, infatti, i ministri delle Finanze degli Stati comunitari (Ecofin) hanno trovato un accordo in merito al meccanismo unico di liquidazione degli istituti bancari (Single Resolution Mechanism - SRM), che si affianca dunque al Single Supervisory Mechanism (SSM), secondo il quale la vigilanza sugli istituti bancari di rilevanza sistemica viene assegnata alla BCE.

L’obiettivo del SRM è esplicitare le regole e le modalità della liquidazione o del risanamento delle banche, ponendone le conseguenze in primis su azionisti e obbligazionisti, cercando di sciogliere il legame tra gli Stati (i.e. debito sovrano) e le banche: è infatti evidenziato che uno degli scopi principali è minimizzare l’esposizione di perdite da parte della generalità dei contribuenti.

In sostanza, nel caso di fallimento di una banca, lo Stato ne sopporterà le conseguenze solo se il denaro privato (azionisti, obbligazionisti) sia insufficiente. Verranno infatti imposti dei prelievi dall’attivo delle banche atte a far fronte a questi eventi; tale meccanismo (cosiddetto bail-in) esclude però che vengano interessate alcune posizioni, come quelle degli stipendi dei dipendenti delle banche o dei depositi fino a 100.000 euro; il fallimento pertanto non dovrebbe danneggiare i diritti di tali soggetti.

La proposta di Direttiva da sottoporre al Parlamento prevede inoltre la creazione di un apposito fondo di liquidazione, finanziato dalle banche (con quote prelevate a livello nazionale, che poi confluiranno in un fondo unico accentrato a livello europeo), per “coprire” le perdite derivanti dalla situazione fallimentare sopra indicata. Quest’opera di mutualizzazione dovrebbe dunque gradualmente spostarsi dal livello nazionale a quello europeo (non senza rischi e conseguenze, soprattutto per i Paesi ad oggi più virtuosi).

Si crea pertanto un meccanismo che possa prevenire tali situazioni patologiche ed eventualmente gestirle evitando degli ulteriori deterioramenti, che possono essere ulteriore fonte di instabilità per il sistema.

La procedura per decidere in merito al fallimento di una banca ed all’utilizzo del citato fondo è inoltre molto rapida: si è stabilito infatti che un Board composto dalle Autorità nazionali coinvolte decida in merito e che dette decisioni siano applicabili ed efficaci nelle 24 ore successive; laddove vi sia il parere negativo da parte della Commissione europea, l’Ecofin deciderà in merito, coinvolgendo dunque anche i rappresentanti degli altri Stati.

Il compromesso raggiunto – fondato sull’articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, in materia di misure di armonizzazione – dovrà ora essere vagliato dal Parlamento europeo, che si presume dovrà meglio definire questo meccanismo di sicurezza e soprattutto le regole e le cifre da destinare al fondo comune, nonché le regole per gli oneri a carico di azionisti ed obbligazionisti e per gli Stati (soprattutto nel decennale periodo transitorio).

Il Parlamento si scioglierà nella prossima primavera, le decisioni su tale tema sono molto rilevanti e non mancheranno le resistenze di alcuni Stati (anche avuto conto che si necessita di un accordo intergovernativo sul funzionamento del fondo unico).

Il percorso è iniziato, ma non sarà privo di ostacoli.