Ogni investigatore ha due fidanzate difficili

Investigatore
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Indice:

1. Sicurezza e investigazione

2. I film hanno un solo protagonista

3. L’informatore di polizia

4. Come districarsi in una rete di relazioni

 

1. Sicurezza e investigazione

Mi sono arruolato nella Polizia di Stato perché mi interessava l’investigazione. E così, durante gli anni di servizio, ho sempre ritenuto che concetti quali sicurezza, prevenzione tramite il controllo del territorio, tutela dell’ordine pubblico, fossero sopravvalutati se non addirittura esibiti a sproposito. Ma ben pochi poliziotti la vedono così e infatti diventa ogni giorno più difficile trovare qualcuno che voglia “fare la PG”, la Polizia Giudiziaria (come si dice “investigare” nel gergo delle questure); ci sono in polizia sistemazioni ben più comode e anche meglio remunerate. Per non contare quante responsabilità, rogne e rischi si possono evitare stando lontani dalle indagini, in quanto la Polizia Giudiziaria rappresenta un unicum nel panorama del pubblico impiego.

Nel 2003 un soggetto sparò alla moglie e alla vicina di casa, poi ferì tre passanti (che patirono gravissime conseguenze), e infine si suicidò. Dalle indagini emerse che lo stesso soffriva di problemi psichici, aveva subito un TSO, ed era stato denunciato più volte, sebbene le querele fossero state poi ritirate. Il Dirigente del Commissariato che aveva rilasciato i titoli per le armi fu condannato; gli agenti di polizia che avevano istruito materialmente la pratica amministrativa furono assolti. Questo è ciò che accade normalmente nella Pubblica Amministrazione del nostro paese: solo il Dirigente ha potere di firma, solo per suo tramite la volontà dell’ufficio promana verso l’esterno. Ma non è così in ambito penale.

Quando un agente di polizia infatti scrive, firma e deposita un verbale di arresto, perquisizione, sequestro, sarà lui e soltanto lui a risponderne, anche quando (e accade spesso) ha aderito agli ordini (orali e indimostrabili) dei suoi superiori.

Ma se l’attività investigativa non attrae più gli agenti, men che meno interessa ai Questori, i quali addirittura perdono la qualifica di PG e non possono arrestare, né escutere testimoni, né compiere qualunque altro atto investigativo. Ma non è per questo che i vertici trattano la PG in modo ancillare.

La ragione è un misto di fastidio per la mancanza di controllo sulla direzione delle indagini (che è in capo all’Autorità Giudiziaria e non di PS), furbizia nell’orientare altrove le risorse (è inutile investire uomini e mezzi; se le indagini vanno bene il merito è nostro, se vanno male è colpa della magistratura), e di mancanza di esperienza nel settore. Ben pochi infatti tra i Questori hanno diretto nella loro carriera un ufficio investigativo, e praticamente nessuno ha mai allacciato i braccialetti ai polsi di qualcuno (come si dice in gergo “arrestare”).

 

2. I film hanno un solo protagonista

I produttori cinematografici preferiscono le storie nelle quali il protagonista è ben chiaro. Per questo le indagini, sullo schermo, vengono portate avanti solo dall’Ispettore, o solo dalla Scientifica, o solo dal Medico legale, o solo dal Pubblico Ministero. Nel mondo reale invece ognuno si deve occupare soltanto di una porzione dell’attività investigativa, deve svolgere bene il proprio lavoro e solo quello: se il PM si improvvisa scienziato forense, o se il Medico legale gioca a fare l’investigatore, il disastro è dietro l’angolo.

Perciò, anche se lo dice la Costituzione, anche se lo dice il Codice, anche se lo dicono tutti, il PM non può “fare” le indagini, ne è il dominus, è vero, ma tranne nei casi più semplici, banali direi, al PM risulta impossibile effettuare un’indagine da solo. Non sa pedinare, tanto per cominciare. Ma anche se imparasse non ne avrebbe il tempo. Come non ha il tempo per ascoltare le decine di migliaia di telefonate che vengono registrare nel corso di una piccola indagine, figuriamoci in una più complessa e duratura.

E anche quando è possibile, il PM non dovrebbe investigare da solo perché sarebbe soltanto uno spreco. Non ho mai visto ingegneri che saldano tubi o architetti che stendono il cemento con la cazzuola. Il PM deve fare il suo e quindi ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi, che svolga le indagini in autonomia, in maniera approfondita, precisa e completa, ma che sappia anche ascoltarlo e seguire l’indirizzo che lui, in qualità di dominus, vuole dare a quelle indagini. Si crea così un rapporto che non è molto diverso da ogni altro rapporto sentimentale. È come se l’investigatore si trovasse una fidanzata (o fidanzato), di una classe sociale superiore, e che quindi ha le leve per pretendere certi comportamenti.

Se l’investigatore vuole accedere ai benefici che quella relazione può fruttare (decreti di intercettazione, di perquisizione, inoltro al GIP delle richieste di ordinanza cautelare, etc), deve mantenere un certo contegno e ogni tanto adempiere alle richieste della propria fidanzata, anche se sembrano o sono molto sciocche. Perché sa bene che certe volte è meglio inghiottire un rospo piuttosto che rovinare un rapporto.

Il PM poi, ben più dell’investigatore, ha qualcosa da perdere se l’indagine finisce male, e quindi diventa nervoso facilmente. Ma l’investigatore sa quando deve stargli vicino e tranquillizzarlo, come si fa con ogni fidanzata incline all’agitazione o all’ansia. Si tratta di una relazione complicata.

Se il PM ti chiama in Tribunale, o dal Procuratore Capo, o in Corte d’Assise, non puoi sgarrare, devi vestirti bene e sedere composto, come quando, la domenica a pranzo, nei quartieri per bene, la fidanzata ti invita a mangiare coi parenti. Ma quando lei non c’è, è inutile nasconderlo, si tira un sospiro di sollievo, ci si può finalmente comportare come si vuole.

 

3. L’informatore di polizia

Per fortuna l’investigatore e il PM non convivono e quindi, almeno la sera, c’è un po’ di libertà. Si può andare a incontrare quell’altra, quella dei bassifondi, che è proprio il contrario della fidanzata ufficiale. L’informatore di polizia è un soggetto che, per forza di cose, vive all’interno o al massimo in contiguità col mondo criminale. L’utilità dei confidenti è tale che il nostro codice di procedura penale consente, agli agenti e ufficiali di PG, di mantenere il totale segreto sulla loro identità, una tutela ben più forte ad esempio di quella accordata ai giornalisti per i loro informatori. Questa segretezza patisce il contrappasso di una sostanziale inutilizzabilità delle confidenze di polizia nel processo, e ci mancherebbe. Ma chi se ne importa. Questa fidanzata (amante forse?) ha uno scopo ben diverso: lei infatti serve per capire. E capire è il fulcro sul quale deve poggiare la leva investigativa se vuole scoperchiare il sarcofago dell’ignoranza.

L’investigatore quindi, senza farsi vedere dalla gente dei quartieri alti, frequenta di nascosto quest’altra fidanzata, ben diversa dalla prima. E la frequenta perché è interessante, apre spiragli su mondi criminali altrimenti inediti, il tempo passato con lei è eccitante, ha quel fascino del proibito dell’affacciarsi sull’abisso.

Ma è anche un’amante pericolosa, non si sa mai cosa le passi per la testa: potrebbe regalarti l’informazione del secolo, oppure condurti dritto dritto in un’imboscata, raccontarti qualcosa che nessuno sa, o metterti così tanto nei guai da finire tu stesso con i braccialetti ai polsi. Quando sei con lei devi tenere gli occhi bene aperti, tutti e quattro, se li hai, ma è meglio averne otto. Perché lei è imprevedibile, è una femme fatale, e anche se non la capisci non la puoi evitare. “Mi disegnano così”, si giustificava Jessica Rabbit. È la sua natura, direbbe Esopo. L’investigatore invece deve solo fare i compiti a casa, e mantenere alta l’attenzione.

 

4. Come districarsi in una rete di relazioni

Ed ecco che svolgere un’indagine non è solo logica deduttiva, induzione e abduzione, conoscenza della natura umana, determinazione e perspicacia. Bisogna anche giostrarsi con gli ordini dei superiori, perché chi quegli ordini impartisce poi non ne risponderà. Si deve restare attaccati alla propria fidanzata, il PM, e cercare di scontentarla il meno possibile; senza per questo diventare uno schiavetto, o un autista, perché nessuna donna di carattere rispetta gli zerbini. Le relazioni senza amore sono tutte simili e questa non fa eccezione: ognuno cerca di ottenere qualcosa, pone dei limiti da non superare, e sposta quei limiti in base al passato comportamento dell’altra parte. Nello stesso tempo un investigatore non può pensare di essere troppo fedele. Ci sono cose che la fidanzata ufficiale non può dare, e allora ecco che uno, due, molti informatori sono fondamentali per dare brio alle proprie indagini e spingerle là, dove altrimenti è impossibile arrivare.

E vale la regola generale: quando hai due fidanzate, mai farle incontrare. O il disastro sarà assicurato perché a quel punto nessuna delle due, per motivi ben diversi, vorrà più avere a che fare con te.

Questo è investigare. Ma gli autisti del procuratore, i vice questori vicari, gli addetti alla logistica e alle mense, gli appassionati di licenze e archivi di gabinetto, non lo sanno. Obbediscono sereni, tanto la responsabilità finirà in capo a qualcun altro, emanano ordini assurdi, senza sapere cosa stanno dicendo. E sono così tanti, sono ovunque, vengono sempre promossi e chissà perché, chi comanda finisce sempre per ascoltarli. Chissà come sarebbe il nostro paese, se le cose andassero diversamente…

Letture e visioni consigliate:

  1. Michele Frisia, Delitti e castighi, Dino Audino Editore 2019 Link
  2. Claudio Curreli e Fabio Minisci, Il pubblico ministero. Compiti e poteri nelle indagini e nel processo, Giuffré 2010
  3. Vittorio Pisani, Informatori, notizie confidenziali e segreto di polizia, Giuffré 2007
  4. 36 Quai des Orfèvres, soggetto, sceneggiatura e regia di Olivier Marchal, 2004, con Daniel Auteuil e Gérard Depardieu