PFAS – Sostanze perfluoro alchiliche – Nocività per la salute delle persone

PFAS – Sostanze perfluoro alchiliche – Nocività per la salute delle persone - Diffusione in Italia, nella RFT, in Austria, in Svizzera – Divieti
I
“It’s raining PFAS ever in Antartica and on the Tibetan plateau, rainwater is unsafe to drink”.
Questo lo leggiamo in una relazione redatta da un professore (Ian Cousins) dell’Università di Stoccolma nell’agosto 2022.
Dalla predetta relazione, risulta, che, ormai, i PFAS (e altri composti similari, come PFOA, PFOS, PFHx, TFA)), sono sostanze chimiche, diffuse ovunque, anche nell’atmosfera e rilevate nell’acqua piovana, nella neve, nel sottosuolo nelle più sperdute località del pianeta.
Nei passati 20 anni, i valori limite di questo composto chimico (per quanto riguarda l’acqua potabile), sono stati abbassati ripetutamente a causa dell elevata nocività di questa sostanza, in particolare, di quella indicata come PFOA, perchè ritenuta cancerogena.
Ovunque è vivamente raccomandato, di non bere acqua piovana (come, purtroppo, avviene speso negli Stati del Terzo mondo).
La pericolosità di questa sostanza chimica, viene aumentata dal fatto, che è ”highly persistent”, per cui viene indicata tra i “forever chemicals”.
Da un lavoro scientifico, basato su dati messi a disposizione dall’ETH di Zurigo e dalla Masaryk University (Cechia), risulta, che i PFAS sono in aumento anche nell’atmosfera; ciò è dovuto al frequente impiego di questa sostanza anche nell’industria (per esempio, nella fabbricazione di tessuti).
Da ricerche è emerso, che alcuni dei PFAS, oltre a essere cancerogeni (causano (in certe concentrazioni) tumori, per esempio, ai reni, al fegato), influiscono sul sistema immunitario e aumentano i valori del colesterolo.
Il dirigente del “Food Packaging Forum Fondation” di Zurigo (J. Muncke), ha detto: ”Non può essere, che dalla produzione e dall’impiego di questa sostanza in certi processi produttivi, derivi un inquinamento su vasta scala dell’acqua potabile e che: ”The time to act is now”.
PFAS vengono impiegati persino negli shampoo e negli imballaggi; sono di decomposizione molto difficile e comunque lunga. Persistono nell’ambiente quindi per lunghissimo tempo. Ciò nonostante, se ne continua la produzione industriale in ben 20 impianti e l’impiego in oggetti di uso quotidiano.
In Europa, secondo la Rivista Science, tra il 2003 e il 2023, sono stati individuati oltre 2000 siti, in cui la concentrazione da PFAS (nell’acqua), è da considerare pericolosa per la salute umana; in 17.000 siti, vi è comunque contaminazione in una concentrazione minore (nell’acqua, nel suolo e negli organismi viventi), ma ai limiti della nocività.
Circa 2.000 sono gli “hot spots” d’inquinamento dell’acqua, con una concentrazione di PFAS pari a 100 ng/l e quindi nociva per la salute umana. Tornano alla mente le parole di Cicerone, che, in una lettera a un amico, ha scritto: “Son cose, che fanno male a sentirle dire; però è meno insopportabile, sentirle, che vederle (queste analisi, aggiungiamo noi).
Alcuni di questi luoghi, sono a Trizzino (I), a Vijndrecht (B) e Dodrecht (NL).
È stata redatta, in Europa, una “mappa” di questi siti, raccogliendo dati forniti da enti pubblici e da istituzioni private. I dati raccolti in Europa, sono incompleti, per cui si reputa, che, per quanto riguarda l’inquinamento da PFAS, sussista una “sottostima” (notevole).
Negli USA, a “mappare” questi siti, è stato il PFAS Projekt Lab di Boston.
II
In Italia, le stime di inquinamento da PFAS (2019-2022) per quanto concerne i corpi idrici (fiumi, laghi, acque sotterranee), sono avvenute sulla base di dati forniti dall’ISPRA, che, a sua volta, ha usato dati messi a diposizione dalle ARPA regionali e dalle province autonome.
Le percentuali delle analisi positive a PFAS, variano, ovviamente, da Regione a Regione; questo – pare – sia dovuto all’impiego di strumentazioni differenti di misurazione e alla “diligenza” (differente) nel procedere alle rilevazioni.
Tra il 2019 e il 2022, le percentuali più elevate, sono state osservate – in Italia – in Basilicata (31%), nel Veneto (30%) e in Liguria (30%).
Percentuali superiori al 10%: in Lombardia, Toscana, Lazio, e in 3 altre Regioni.
Nel Veneto, sono state riscontrate pure alte concentrazioni di sostanze simili ai PFAS (PFOA e PFOS); sono state rilevate tra le più elevate concentrazioni di sostanze di questo genere a livello europeo. Sembra, che, chi avrebbe avuto il dovere di agire, abbia……Cicerone, nella sua opera: ll fato, ha scritto:”….nec magis commutari ex veris in falsa posse ea, quae futura, quam ea, quae facta sunt”.
Manca, tuttora, in Italia, una legge nazionale contro i PFAS e sostanze simili.
I dati raccolti dall’ISPRA – benchè soltanto parziali – forniscono un quadro tetro, per quanto concerne la tutela della salute delle persone e dell’ambiente. L’Italia, a differenza di altri Stati dell’UE e degli Stati Uniti d’America, non ha adottato limiti all’uso dei PFAS, benchè la sostituzione degli stessi con sostanze alternative, non pericolose per la salute umana e per l’ambiente, sia ormai possibile (e praticabile/praticata). Neppure sono stalti introdotti – in ltalia – limiti circa la loro produzione.
Non è di certo un caso, che l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, ha lanciato un allarme, parlando di “emergenza sanitaria”, causata da contaminazione da PFAS (e sostanze simili).
Meraviglia, e non poco, che, ancora nel 2024, il ministro della Salute avrebbe affermato, che “la concentrazione, nelle acque destinate al consumo umano, di PFAS fino a 500 (!) ng/l, “non configura rischio per la salute umana”….
La popolazione, fidandosi delle parole del ministro “competente”, per anni, ha consumato acqua “potabile” inquinata da PFAS - e continua tuttora – a consumarla (nonostante questa sostanza fosse sospettata, fortemente, di essere cancerogena).
È stata riscontrata, ancora di recente (settembre-ottobre 2024), nel 79% dei campioni prelevati in ambito nazionale. Il campionamento ha riguardato 235 città di tutte le Regioni e città delle Province autonome.
Molti PFAS agiscono come interferenti endocrini e possono causare danni alla tiroide, al fegato e al sistema immunitario.
Non sono ancora stati classificati cancerogeni o possibili cancerogeni, sostanze, che, in altri Paesi europei, lo sono già state.
Qual’è la percentuale di campioni con presenza di PFAS nelle Regioni italiane?
“Primeggia” la Liguria con il 100%, alla pari della Valle d’Aosta e del Trentino-Alto Adige-Südtirol; seguono, il Veneto (97%), l’Emilia-Romagna (96%) e altre Regioni.
In Toscana, la più alta concentrazione di PFAS, è stata riscontrata ad Arezzo. In Lombardia, a Milano, nel Veneto ad Arzignano.
La percentuale meno elevata è stata accertata in Abruzzo (38%); seguono la Sicilia (54%), la Puglia (56%), il Friuli .V. G. (63%).
Su base nazionale, sono state monitorate – nelle reti acquedottistiche di tutte le Regioni – 58 sostanze, più del doppio (24), che la nuova direttiva europea impone di quantificare. I campioni prelevati, sono stati analizzati da laboratori indipendenti.
Un particolare preoccupante, emerso da queste analisi, è che l’inquinamento più diffuso, è da PFOA (cancerogeno), riscontrato nel 47% dei campioni; il PFOS nel 22%.
PFOS e PFOA, sono ormai banditi, a livello globale, dalla Convenzione di Stoccolma.
Recentemente, persino il PFOA, è stato accertato in 10 marchi di acqua minerale e di sorgente, venduta in Europa.
Il PFOA è stato rilevato in Italia in 121 Comuni; la concentrazione più elevata, a Bussoleno (TO), con 28,1 ng/l.
A livello regionale, il PFOA è più diffuso in Liguria (8 campioni positivi su 8 analizzati). Segue il TN-AA-Südtirol (con 3 su 4) e il Veneto (con 13 su 20).
Altro inquinante nocivo, è il TFA, con un valore massimo di 539 ng/l a Castellanza Bormida (Al).
Da più parti si chiedono soglie limite da inquinamento da PFAS, analoghe a quelle della Danimarca e degli USA, anzi, di garantire un’acqua potabile priva di PFAS (o sostanze similari).
Altresí limiti più restrittivi nei depuratori civili e industriali, nonchè nei fanghi.
Qual’è la situazione in alcuni altri Stati europei?
III
Nella RFT sono in atto tentativi diretti a proibire l’impiego di PFAS o, perlomeno, a limitarne produzione e “Verwendung”. La RFT (insieme all’Olanda) ha fatto all’ECHA una proposta in tal senso, che, pare, sia ancora in fase di esame dinanzi a quest’Agenzia. Ma l’industria, anche quella chimica, ha alleati potenti pure nella RFT.
I PFAS sono sostanze chimiche non rinvenibili in natura, ma creati dall’uomo. Frequente, è il loro impiego nei dispositivi antincendio.
Il Parlamento dell’UE ha deliberato – nel 2024 – che la produzione industriale deve servirsi di sostanze sostitutive non nocive e questo “passaggio” dovrà essere completato entro il…2050..
Vedremo; fatto sta, che nell’UE, ben 300.000 t di questa sostanza, sono state prodotte ogni anno. Resistenze contro il bando dei PFAS, provengono dall’industria automobilistica, dai produttori di macchinari e di elettrodomestici.
È stato proposto anche, di vietare l’impiego di PFAS - nel settore alimentare – entro 5 anni a decorrere dal 2024.
I PFAS sono impiegati dall’industria, sin dagli Anni Quaranta del secolo scorso.
Ultimamente, sul mercato dell’abbigliamento, sono comparsi prodotti (vestiti), nella cui fabbricazione non sono stati impiegati PFAS (o sostanze simili) e vengono contraddistinti come tali.
Qual’ è la diffusione dei PFAS nella RFT?
Sono stati riscontrati in 1.500 luoghi. 300 sono gli “hot spots” nella RFT.
I PFAS non sono degradabili, nè dall’acqua, nè da batteri, nè dalla luce.
Nella RFT, attualmente, l’”Entsorgung”, non è disciplinata dalla legge.
Specie nell’ex DDR, gli inquinamenti da PFAS sono notevoli (per esempio a Leuna). Tracce di PFAS, sono state accertate in circa 22.000 siti in Europa.
I costi per risanare i suoli - inquinati da questa sostanza in Europa – sono stati valutati in circa 17 miar. di Euro.
IV
Molto dettagliate sono state le analisi eseguite in Austria a proposito dell’inquinamento da PFAS.
E` stato accertato, che i PFAS rilevati nel corpo umano, sono ivi pervenuti, principalmente, a seguito del consumo di acqua potabile, uova, pesce e frutta.
Con Raccomandazione 2022/1431 dell’UE, gli Stati membri sono stati invitati, a comunicare la concentrazione di PFAS, oltre che nei prodotti testè menzionati, negli ortaggi e nel latte.
Se vengono superati i valori limite, devono essere accertate le cause di questo “sforamento”, ma…la commercializzazione dei prodotti, può essere continuata…..
I PFAS si accumulano nell’organismo umano, specie nel sangue e nel fegato e possono permanervi, anche per mesi, se non per anni.
Per quanto concerne la diffusione dei PFAS e sostanze similari, in Austria, sono state analizzate soprattutto alimentari, acqua potabile e suolo.
Nella maggior parte dei casi, sono stati riscontrati residui di PFAS; seguono, quelli di PFOA e di PFNA.
I valori più alti, sono stati accertati in una specie di pesce (2,57 ng/l) e nella carne di vitello (0,92 ng/l).
Il consumatore di questi cibi, non si rende conto del pericolo, che corre, ingerendo questi prodotti inquinati da sostanze del genere, specie se il consumo è abituale o comunque di una certa frequenza.
L’inquinamento non “fa bene” soltanto nel settore dei generi alimentari. Anche una giustizia inquinata da clientelismi, favoritismi, “parentismi”, è foriera di effetti negativi per chi ha confidato nell’imparzialità della stessa.
Analisi di alimentari, eseguite nel 2024, in Austria, per accertare residui di PFOS e di altre sostanze analoghe:
4 analisi di carne di cinghiale, hanno avuto il seguente esito:
residui di PFOA: 3 volte
residui di PFOS: 4 volte.
5 analisi di pesce d’acqua dolce:
3 residui di PFOS.
40 analisi di latte vaccino:
2 residui di PFOS.
17 analisi di uova:
6 residui di PFOS.
Per quanto concerne residui di PFAS, nel periodo 2021-2024, sono stati esaminati 1.240 campioni di acqua (“Wasserproben”) e le analisi sono state eseguite secondo la direttiva UE 2020/2184.
Nel 31% dei casi (388 campioni), sono state rilevate concentrazioni di PFAS, superiori alla cosiddetta Bestimmungsgrenze.
In 271 campioni (22%), la contaminazione da PFAS, non ha superato il valore di 0,01 ng/l; in 111 (9%), il valore è stato tra 0,010 e 0, 10 ng/l.
Nello 0,5% dei campioni prelevati, la concentrazione di PFAS è stata al di sopra del valore massimo di 0,10 ng/l.
Residui alti di PFAS, sono stati riscontrati nei luoghi, ove si sono verificati grandi incendi e nelle vicinanze di aeroporti (a causa dell’impiego di estintori ad alto potenziale).
Secondo l’EFSA, il limite di tolleranza massimo giornaliero per le persone di PFOS, è di 150 ng/l; di PFOA: 1.500 mg/l per ogni kg di peso corporeo.
In Austria è stato predisposto, dal “Klimaschuztministerium”, un “PFAS-Aktionsplan”, di cui è previsto l’aggiornamento dopo 4 anni e che prevede misure:1) contro la contaminazione dell’ambiente e 2) contro le emissioni, 3) per la tutela dell’acqua potabile e delle acque sotterranee. L’attuazione di questo piano, è affidato alla “PFAS- Plattform”.
PFAS non possono essere trattenuti dagli impianti di depurazione delle acque.
Il Ministero dell’Ambiente ha distribuito una specie di vademecum, circa il comportamento in occasione di inquinamenti da PFAS; altresí, un foglio illustrativo per i consumatori.
Non soltanto in Austria, frutta e ortaggi sono contaminati da PFAS.
Circa il 15% della frutta e degli ortaggi raccolti nell’UE, sono contaminati da residui di PFAS, con un notevolissimo aumento soltanto nel passato decennio. Si è parlato di “giftiger Ernte” (raccolto velenoso).
Il 16% dei pesticidi chimico-sintetici, che possono essere legalmente usati nell’UE, contengono PFAS.
Residui di PFAS, derivati dall’impiego di pesticidi, sono stati rilevati – nell’UE, nel periodo 2011-2021 – sulla frutta e sugli ortaggi. La contaminazione nel suddetto decennio, è salita dal 6% al 15%.
L’Austria, insieme a Olanda e Belgio, “liegt im negativen Spitzenfeld”.
La quantità maggiore di residui di PFAS, rilevata in Austria, è stata riscontrata nelle fragole (70%), nei cetrioli (39%) e nelle mele (38%).
Nell’ambito dell’”European Green Deal”, l’UE si è impegnata a vietare, progressivamente, sostanze chimiche PFAS; in tal modo, s’intende contribuire a una “schadstofffreien Umwelt” (ambiente non inquinato da sostanze nocive).
Nel febbraio 2023, l’ECHA ha pubblicato la proposta, di vietare la produzione, l’impiego e l’importazione di PFAS, fatta eccezione per 37 pesticidi, con un certo contenuto di PFAS.
È stato fatto notare, che spesso gli agricoltori inquinano l’ambiente con PFAS (e sostanze similari), senza rendersi conto di ciò, perchè sui contenitori degli anticrittogamici impiegati, non è indicato, che contengono (anche) PFAS.
La diffusione di residui di PFAS nelle acque – superficiali e sotterranee – ha indotto le autorità a un “Sondermessprogramm” (misurazioni straordinarie), nonostante sia prescritto dal “Nationalen Gewässerwirtschaftsplan”, di analizzare la composizione chimica delle acque sotterranee a distanza temporale ravvicinata, per accertare eventuali inquinamenti e rilevare ”potentiell besorgniserregende Stoffe” e/o “Schadstoffe” del genere, nonchè i relativi rischi per l’acqua potabile.
Nell’ambito del suddetto “Sondermessprogramm”, sono state rilevate tracce di PFOA, PFOS e di 22 altre sostanze potenzialmente pericolose per la salute umana.
La direttiva UE 2006/118, ha previsto una normativa (vincolante) per la qualità delle acque sotterranee e criteri per l’individuazione di valori soglia, da rispettare dagli Stati comunitari.
Altresí, misure atte a prevenire (o, almeno, a circoscrivere) l’infiltrazione di sostanze nocive. In adempimento di quanto sopra, l’Austria ha emanato il “WRG-Wasserrechtsgesetz” e relativi regolamenti (quali il QZV - Chemie e il GZÜV). Sono anche state introdotte “Qualitätsnormen” (norme concernenti la qualità delle acque sotterranee).
Analisi hanno poi rilevato il superamento della soglia di 0,0044 ng/l per “PFOA-Äquivalente”.
V
E passiamo alla Svizzera.
Anche nella Confoederatio Helvetica, è stata accertata l’esistenza di residui di PFAS (e sostanze simili) nelle acque e nel suolo.
Una “Bodenstudie”, eseguita nel 2023 in collaborazione tra l’Università di Zurigo e il “Bundesamt für Umwelt”, ha rivelato la diffusione di sostanze “tipo-PFAS” e, di conseguenza, l’impiego di PFOS è stato vietato in quanto sostanza pericolosa.
È emerso pure, che uno dei più grandi produttori di questa sostanza chimica, sin dal 1961, era a conoscenza della tossicità del PFOA.
La Svizzera, da qualche anno, ha iniziato a “risanare” o, meglio, a bonificare, luoghi, nei quali PFAS si erano infiltrati nel suolo; ciò, nonostante gli elevati costi che “Sanierungen” comportano per le “casse pubbliche”. Ma da qualche parte, bisogna ben incominciare, se si pone mente al fatto, che le bonifiche, in Europa, comporteranno un costo stimato in 80 miar. Euro.
Per alcune sostanze “tipo-PFAS”, le autorità elvetiche hanno determinato valori soglia, che non possono essere superati per quanto concerne l’acqua potabile. Sono 300 ng/l per PFOS e PFHx e 500 ng/l per PFOA.
In Isvizzera, sostanze chimiche possono essere commercializzate previa “Anmeldung oder Registrierung”. A tal fine, devono essere allegati tests prescritti dalla legge, tests, che non offrirebbero, però, garanzie circa la non nocività Un esperto (e professore presso l’ETH), si è espresso nel senso, che il “Testystem ist beinahe blind” (quasi cieco) per quanto concerne le conseguenze per l’ambiente.
Nella Svizzera, sin dal 2023, vi è una proposta, di fissare in 0,1 ng/l la soglia massima per il totale dei PFAS (“Summe” der PFAS) nel settore degli alimentari; ciò, analogamente a quanto previsto nell’UE. Particolare attenzione, viene riservata, in Isvizzera, al TFA (che è un acido trifluoracetico) nell’acqua potabile. Il TFA a temperatura ambiente, si presenta come liquido incolore, dall’odore pungente di aceto; è nocivo, oltre che corrosivo e pericoloso per l’ambiente.
Si tratta di una sostanza che viene diffusa a seguito dell’impiego di anticrittogamici e i “tests” sono stati intensificati a seguito di un’interpellanza parlamentare del 2021.
La dose massima giornaliera (che si reputa non nociva per le persone) è di 3 ng TFA per una persona del peso di 60 kg; essa è stata stabilita anche dall’EFSA per l’acqua potabile. Allo stato, pericoli per la salute delle persone, non sarebbero ravvisabili, se il valore di questa sostanza, non è superiore a 50 ng/l.
Molto più rigoroso, è il valore massimo determinato in Danimarca; è pari a nove ng/l per quanto concerne l’acqua potabile.
Le misurazioni finora eseguite in Isvizzera, hanno rivelato, che la contaminazione da TFA nell’acqua potabile, varia notevolmente, da Cantone a Cantone; tra lo 0,3 e l’1,5 ng/l.
Raramente, sono stati superati i valori soglia dei PFAS, per quanto concerne l’acqua potabile. Ciò si è verificato, in prevalenza, negli agglomerati urbani o nelle vicinanze degli stessi.
Nel 2022, è stato deciso, di procedere ad analisi dell’acqua potabile su tutto il territorio elvetico (e nel Principato del Liechtenstein).
I campioni prelevati tra febbraio e maggio 2023, sono stati 504 e sottoposti ad analisi in 5 laboratori cantonali. Avevano lo scopo, di individuare 20 composti chimici di PFAS e di accertare, i residui di TFA.
I campioni di acqua sono stati prelevati dagli acquedotti pubblici.
La “campagna di analisi”, ha riguardato poi anche le acque sotterranee (213 “Wasserproben”), le sorgenti (176 W.P.), le acque dei laghi, il cosiddetto Seewasser e infine il “Mischwasser” (di diversa origine).
In Svizzera, è stato consumato, nel 2022, prevalentemente, acqua di sorgente (41%), seguita dall’acqua sotterranea (“Grundwasser”), e dall’acqua di superficie (“Oberflächenwasser).
L’utilizzo di “Seewasser” quale acqua potabile, avviene soprattutto nelle città e dintorni.
Fattori possibili di inquinamento delle acque potabili, sulla base delle analisi effettuate:
- agricoltura (425 campioni prelevati)
- industria (208 campioni prelevati)
- fattori misti (89 campioni prelevati).
Da notare è, che l’”Oberflächenwasser” (in ispecie il “Seewasser”) è stato riscontrato meno inquinato dall’agricoltura, rispetto agli altri “Wassertypen”, il contrario di quanto è avvenuto per l’acqua sotterranea.
Laboratori cantonali hanno rilevato il più elevato valore di PFAS nel Cantone di Basilea*(169), seguito dal Cantone di Bern; il minore, in quello di St Gallen.
* La città di Basilea è una città con un’industria chimica notevole.