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Processo Becciu e l’Obolo di San Pietro

Vaticano: inizia il processo Becciu, relativo alla vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra
Roma, cupola di San Pietro
Roma, cupola di San Pietro

Processo Becciu le contestazioni

Peculato ed abuso d’ufficio anche in concorso, nonché di subornazione”. Sono i reati di cui è accusato il card. Giovanni Angelo Becciu, rinviato a giudizio il 3 luglio, insieme ad altre nove persone e quattro società per il c.d. Processo Becciu.
 

Processo Becciu inizia il procedimento

Questa mattina, dopo appena 24 giorni dal rinvio a giudizio, nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, è in programma la prima udienza. I tempi della giustizia vaticana sono sorprenderti.
 

Processo Becciu la vicenda

Oggetto della citazione a giudizio dei dieci imputati è la vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, che “hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche alle risorse destinate alle opere di carità personale del Santo Padre”, il cosiddetto Obolo di San Pietro, si legge nella richiesta di citazione a giudizio presentata dall’Ufficio del Promotore di Giustizia, nelle persone del Promotore Gian Piero Milano, dell’Aggiunto Alessandro Diddi e dell’Applicato Gianluca Perone.

Chiamati in causa, oltre al card. Becciu, sono quindi il personale ecclesiastico e laico della Segreteria di Stato e “figure apicali dell’allora Autorità di Informazione Finanziaria, nonché personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale”. L’iniziativa giudiziaria, inoltre, è “direttamente collegabile” alle indicazioni e alle riforme di Papa Francesco, nell’opera di trasparenza e risanamento delle finanze vaticane. Opera che, secondo l’ipotesi accusatoria, è stata contrastata da attività speculative illecite e pregiudizievoli sul piano reputazionale nei termini indicati nella richiesta di citazione a giudizio”.
 

Processo Becciu i concorrenti nel reato

Oltre a Becciu, sono stati citati in giudizio René Brülhart, al quale l’accusa contesta il reato di abuso d’ufficio; mons. Mauro Carlino, al quale l’accusa contesta i reati di estorsione e abuso di ufficio; Enrico Crasso, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata; Tommaso Di Ruzza, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio; Cecilia Marogna, alla quale l’accusa contesta il reato di peculato; Raffaele Mincione, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio; Nicola Squillace, al quale l’accusa contesta i reati di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio; Fabrizio Tirabassi, al quale l’accusa contesta i reati di corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio; Gianluigi Torzi, al quale l’accusa contesta i reati di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio. Quattro, infine, le società rinviate a giudizio: HP Finance LLC, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa; Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O., riferibile a Cecilia Marogna, alla quale l’accusa contesta il reato di peculato; Prestige Family Office SA, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa; Sogenel Capital Investment, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa. Taluni dei reati in questione vengono contestati anche “in concorso”.
 

Processo Becciu l’antefatto

Alle ore 20 del 24 settembre 2020 la Sala Stampa della Santa Sede aveva reso noto che il Papa aveva accettato la rinuncia dalla carica di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al cardinalato presentata dal card. Becciu.
 

Processo Becciu le dichiarazioni

Il giorno seguente, il porporato ha convocato una conferenza stampa presso l’Istituto Maria Bambina, in cui ha rivelato: “Il Papa mi ha detto che, dalle indagini della Guardia di Finanza italiana – immagino richieste dalla magistratura vaticana -, apparirebbe che io abbia commesso il crimine e il reato di peculato”. “Mi sento un pò stralunato e mi sembra tutto surreale, ma devo essere realista”, ha commentato: “Ieri fino alle 18.02 mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa, e poi lui parlando mi ha detto che non ha più fiducia in me, perché gli è venuta una segnalazione dalla magistratura in base alla quale io avrei commesso atti di peculato”.

 “Spero che prima o poi il Santo Padre si renda conto che c’è stato un equivoco”, l’auspicio finale.
 

Processo Becciu il “perdono” a sorpresa del Santo Padre

Il 1° aprile scorso, a sorpresa, Papa Francesco si è recato nel pomeriggio presso l’abitazione di Becciu per celebrare insieme a lui la Messa in Coena Domini. Per molti un segnale di perdono forse semplicemente un gesto di umanità.

Seguito dalle modifiche procedurali che hanno consentito la celebrazione del processo Becciu senza le prerogative previste per i cardinali e i vescovi.
 

Processo Becciu le modifiche processuali

Nella costituzione Gaudium et Spes si afferma che “tutti gli uomini hanno la stessa natura e la medesima origine; tutti, da Cristo redenti, godono della stessa vocazione e del medesimo destino divino; è necessario perciò riconoscere ognor più la fondamentale uguaglianza fra tutti

Con il Motu Proprio del 30 aprile scorso, il Santo Padre ha stabilito che vescovi e cardinali dovranno essere processati come tutti gli altri, in tribunale con più gradi di giudizio anche se accusati di reati penali. Se rinviati a giudizio, quindi, non saranno più giudicati da una corte di Cassazione presieduta da un cardinale, come avveniva fino a oggi. Il Papa ha così modificato l’ordinamento giudiziario dello Stato vaticano promulgato a marzo 2020. Non cambia l’autorizzazione previa del Pontefice, ancora necessaria per portare cardinali e vescovi a processo.

Inizia questa mattina in sordina e senza tanti clamori, come si usa abitualmente Oltretevere, il processo Becciu.

Il processo Becciu e Papa Francesco

Il processo Becciu è l’ennesima dimostrazione che il Santo Padre ha intrapreso una nuova strada in Vaticano.

Le parole pronunciate in occasione dell’inagurazione dell’anno giudiziario vaticano (link articolo Giustizia Vaticana del 2 febbraio 2021    )   sono promonitrici e meritano di essere lette: “Il 15 febbraio del 2020, nell’ovattata Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha presieduto l’inaugurazione del 91° anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, alla presenza del Presidente del Tribunale, del Promotore di Giustizia, degli Officiali, degli Avvocati e dei Collaboratori del Tribunale. La presenza di Papa Francesco è un chiaro segnale per chi vuole capire che il vento è cambiato.

Infatti, è la prima volta che il Santo Padre presiede l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario.

Dopo l’indirizzo di omaggio del Promotore di Giustizia, Prof. Gian Piero Milano, il Papa ha rivolto ai presenti il discorso che pubblichiamo di seguito, quasi integralmente:

Illustri Signori,

sono lieto di incontrarvi, così numerosi, alla cerimonia di apertura dell’Anno Giudiziario.

So che molti di voi sono impegnati in Istituzioni preposte alla amministrazione della Giustizia ed alla tutela dell’ordine pubblico.

Vi chiedo di perseguire, con sempre più convinzione, la via della giustizia, come via che rende possibile un’autentica fraternità in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli e fragili.

Il primo punto che vorrei sottolineare in questo incontro è il Vangelo. Esso ci insegna uno sguardo più profondo rispetto alla mentalità mondana, e ci mostra che la giustizia proposta da Gesù non è un semplice insieme di regole applicate tecnicamente, ma una disposizione del cuore che guida chi ha responsabilità.

La grande esortazione del Vangelo è quella di instaurare la giustizia innanzitutto dentro di noi, lottando con forza a emarginare la zizzania che ci abita. Per Gesù è da ingenui pensare di riuscire a togliere ogni radice di male dentro di noi senza danneggiare anche il grano buono (cfr. Mt 13,24-30). Ma la vigilanza su noi stessi, con la conseguente lotta interiore ci aiuta a non lasciare che il male prenda il sopravvento sul bene.

Davanti a questa situazione nessun ordinamento giuridico potrebbe salvarci. In questo senso invito ciascuno a sentirsi coinvolto non solo in un impegno esterno che riguarda gli altri, ma anche in un lavoro personale dentro ognuno di noi: la nostra personale conversione. È solo questa la giustizia che genera giustizia!

C’è però da dire che la giustizia da sola non basta, ha bisogno di essere accompagnata anche dalle altre virtù, soprattutto quelle cardinali, quelle che fungono da cardine: la prudenza, la fortezza e la temperanza.

La prudenza, infatti, ci dà la capacità di distinguere il vero dal falso e ci consente di attribuire a ciascuno il suo.

La temperanza come elemento di moderazione ed equilibrio nella valutazione dei fatti e delle situazioni ci rende liberi di decidere in base alla nostra coscienza.

La fortezza ci consente di superare le difficoltà che incontriamo, resistendo alle pressioni ed alle passioni. In special modo a voi può esservi di aiuto nella solitudine che spesso sperimentate nel prendere delle decisioni complesse e delicate.

Per favore, non dimenticate che nel vostro impegno quotidiano vi trovate spesso di fronte a persone che hanno fame e sete di giustizia, persone sofferenti, talora in preda ad angosce e disperazione esistenziale.

Al momento di giudicare dovete essere voi, scavando nella complessità delle vicende umane, a dare risposte giuste, coniugando la correttezza delle leggi con il di più della misericordia insegnataci da Gesù. Infatti, la misericordia non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento (cfr. Rm, 13,8-10), perché riporta tutto in un ordine più alto, dove anche i condannati alle pene più dure trovano il riscatto della speranza.

È un compito, quello di giudicare, che richiede non solo preparazione ed equilibrio, ma anche passione per la giustizia e consapevolezza delle grandi e doverose responsabilità legate al giudizio.

Il vostro compito non può trascurare l’impegno costante a comprendere le cause dell’errore, e la fragilità di chi ha violato la legge.

Un secondo punto della nostra riflessione sulla giustizia è costituito dalle leggi che regolano i rapporti interpersonali e dunque la loro legalità, ma anche dai valori etici che ne fanno da sfondo.

A questo proposito, la legislazione vaticana ha subito, soprattutto nell’ultimo decennio, e in particolare nel settore penale, significative riforme rispetto al passato.

Alla base di queste importanti modifiche non vi è stata solo una naturale esigenza di ammodernamento, ma anche e soprattutto la necessità di rispettare impegni internazionali che la Santa Sede ha assunto anche per conto dello Stato Vaticano. Impegni riguardanti soprattutto la protezione della persona umana, minacciata nella sua stessa dignità, e la tutela dei gruppi sociali, spesso vittime di nuove, odiose, forme di illegalità.

Lo scopo principale di queste riforme va, dunque, inserito all’interno della missione della Chiesa, anzi fa parte integrante ed essenziale della sua attività ministeriale. Ciò spiega il fatto che la Santa Sede si adoperi per condividere gli sforzi della comunità internazionale per la costruzione di una convivenza, giusta ed onesta, e soprattutto attenta alle condizioni dei più disagiati e degli esclusi, privati di beni essenziali, spesso calpestati nella loro dignità umana e ritenuti invisibili e scartati.

Per dare concretezza a questo impegno, la Santa Sede ha avviato un processo di conformazione della propria legislazione alle norme del diritto internazionale e, sul piano operativo, si è impegnata in modo particolare a contrastare l’illegalità nel settore della finanza a livello internazionale”.

A questo punto del discorso una finestra dell’ampia sala si è aperta con un refolo di vento e in lontananza si sono udite delle campane. Il suono era udibile anche nella sede dello IOR, nel torrione Niccolò V accanto al Palazzo Sisto V, residenza del Papa.

Il brusio dei presenti è stato subito interrotto dalle parole del Santo Padre: “A tal fine, ha alimentato rapporti di cooperazione e condivisione di politiche ed iniziative di contrasto, creando presidi interni di sorveglianza e di intervento capaci di effettuare severi ed efficaci controlli.

Tali azioni hanno recentemente portato alla luce situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli.

Si tratta di vicende all’attenzione della magistratura, e devono essere ancora chiarite nei profili di rilevanza penale. Su di esse perciò non ci si può pronunciare in questa fase...

Possono aiutarci qui le parole esigenti e forti di Gesù: “Con la misura con cui giudicate, sarete giudicati” (cfr. Mt 7,2). Il Vangelo ci ricorda che i nostri tentativi di giustizia terrena hanno sempre come orizzonte ultimo l’incontro con la giustizia divina, quella del Signore che ci aspetta. Queste parole non devono spaventarci, ma solo spronarci a compiere il nostro dovere con serietà e umiltà.

Vorrei concludere esortandovi a continuare nella realizzazione della vostra vocazione e missione essenziale nello sforzo quotidiano di stabilire la giustizia.

Impegnatevi nella consapevolezza delle vostre importanti responsabilità.

Aprite spazi e nuovi percorsi per attuare la giustizia a vantaggio della promozione della dignità umana, della libertà, in definitiva, della pace.

Sono certo che onorerete questo impegno, e prego perché il Signore vi accompagni in questo vostro cammino. E vi chiedo di pregare anche per me. Grazie.

E chiediamo insieme, prima della benedizione, la protezione della Madonna: che come Madre ci aiuti in questo impegno di giustizia.

Ave o Maria, …

[Benedizione]”