Social media: cancellazione di postings e "Kontensperrung"

Due sentenze della Corte Suprema Federale del 29.7.21
Social media
Social media

Abstract

Quando e a quali condizioni un “network” come “Facebook”, può cancellare contributi e provvedere al blocco (temporaneo) dei “Nutzerkonten”? Una risposta l’ha data la Corte costituzionale federale.

 

Indice:

1. I giudizi dei Landgerichte e della Corte d’appello

2. La III^ Sez. della Corte Suprema e il § 307, comma 1, BGB

3. Gli articoli 5, comma 1 e 12, comma 1, della Costituzione federale

4. Obblighi di Facebook

 

1. I giudizi dei Landgerichte e della Corte d’appello

I ricorrenti avevano un “Nutzerkonto” presso la resistente “Facebook”. Il 1° ricorrente aveva postato un contributo contenente affermazioni offensive nei confronti di immigrati, indicati come assassini e autori di violenze sessuali; aveva anche lamentato che le autorità della RFT non avevano adottato misure necessarie nei confronti degli stranieri.

ll 2° ricorrente aveva commentato il contributo di un terzo, avente per oggetto il rifiuto, da parte di un immigrato, di sottoporsi a controllo da parte di una vigilessa. Nel commento era stato, tra l’altro, asserito, che gli immigrati rifiuteranno di integrarsi, saranno sempre a carico dei contribuenti e sono capaci soltanto di commettere furti; non lavoreranno mai.

La resistente, nell’agosto del 2018, aveva cancellato i predetti postings” in quanto contrari al divieto di “Hassreden” (hate speech); aveva, inoltre, bloccato – temporaneamente – questi due Nutzerkonten”, con la conseguenza, che i ricorrenti, per un certo periodo di tempo, erano impossibilitati di “postare” alcunché, né di commentare; non era stato possibile neppure utilizzare le “Messenger-Funktionen”.

Il 1° ricorrente, deducendo l’illegittimità del comportamento di Facebook”, che aveva provveduto alla cancellazione, si era rivolto al Landgericht Nürnberg-Fürth, ma la “Klage” era stata rigettata; parimenti abgewiesen” era stata l’impugnazione proposta dinanzi alla Corte d’appello di Nürnberg.

Esito diverso aveva avuto la “Klage” proposta da 2° ricorrente dinanzi al Landgericht Regensburg, che aveva condannato la resistente ad astenersi da un nuovo blocco e dalla cancellazione dei contributi. La Corte d’appello di Nürnberg aveva poi riformato in toto l’impugnata sentenza.

Proposta Revision” da parte di entrambi i soccombenti (e dichiarata ammissibile quest’impugnazione dalla Corte d’appello di Nürnberg), nella stessa era stato chiesto: che 1) venissero pubblicati (nuovamente) i contributi cancellati, 2) che venisse intimato a “Facebook” di desistere da un nuovo blocco del “Konto” e da una cancellazione. Veniva, infine, chiesto, che venisse comunicato il nome della società, che era stata incaricata ad attuare il blocco del "Konto” (quest’ultima richiesta era stata avanzata soltanto da 2° ricorrente).

 

2. La III^ Sez. della Corte Suprema e il § 307, comma 1, BGB

La III^ Sezione del Bundesgerichtshof (BGH) ha riformato in parte le sentenze di 2° grado e condannato Facebook a ripristinare i contributi cancellati. Con riferimento alle doglianze del 2° ricorrente, "Facebook" veniva anche condannata a desistere da un nuovo blocco o dal cancellare il contributo.

Ha motivato, il BGH, le proprie decisioni come segue:

“Facebook”, richiamandosi alle condizioni generali di contratto, non era legittimata alla cancellazione dei contributi pubblicati, né al blocco dei “Konten”.

Era ben vero che “Facebook”, con decorrenza 19.4.18, aveva provveduto a modificare le condizioni generali di contratto e che gli “users” avevano potuto accettarle, cliccando su “Ich stimme zu” (Esprimo il mio consenso). Tuttavia, la riserva – contenuta nelle “nuove “ condizioni generali di contratto e secondo le quali a “Facebook” sarebbe spettata la facoltà di cancellare contributi e di provvedere al blocco di “Nutzerkonten” – non si poteva ritenere efficace ai sensi del § 307, comma 1, parte 1^, BGB (Cod. civ.); in tal modo, “users” del “network”, contrariamente al “Gebot von Treu und Glauben” (buona fede), venivano “unangemessen benachteiligt” (“svantaggiati” in modo sproporzionato).

 

3. Gli articoli 5, comma 1 e 12, comma 1, della Costituzione federale

La verifica, se una clausola (contrattuale) è unangemessen” ai sensi del citato paragrafo, richiede una valutazione complessiva e un bilanciamento (”Abwägung”) degli “interessi” contrastanti, dei “kollidierenden Grundrechte” delle parti; da un lato, occorre debitamente tenere conto 1) del diritto alla libertà di manifestazione del pensiero, come sancito dall’articolo 5, comma 1, 1^ parte, del Grundgesetz (Cost. feder.) ** , dall’altro lato, 2) della “Berufsaussübungsfreiheit” (libertà di esercitare la professione), prevista dal § 12, comma 1, 1^ parte del Grundgesetz. ***

 

4. Obblighi di “Facebook”

É fuori di dubbio, che alla resistente non si possa (in linea di massima) negare, di imporre agli “users” l’osservanza di determinati standards di comunicazione - standards, che fissano criteri di comportamento anche non integranti gli estremi di reato (quali sono la diffamazione e la “Volksverhetzung” ) – e di riservarsi il diritto, in caso di violazione degli stessi, di cancellare contributi e di bloccare il “Konto”. Ai fini di un adeguato bilanciamento tra gli “interessi”, che collidono (“kollidierenden Interessen”) e di rispettare l’”Angemessenheit” di cui al § 307, comma 1, 1^ parte, BGB , sono inefficaci clausole contrattuali contenenti condizioni generali di contratto, qualora svantaggino”, in modo sproporzionato, il contraente e siano contrari all’obbligo di osservanza del principio della buona fede; il predetto “svantaggio” (“Nachteil”) può essere ravvisabile pure, se una clausola non è chiara e comprensibile. É indispensabile, l’impegno della resistente “Facebook”, di inserire, nelle condizioni generali di contratto: 1) di informare l’”user”, almeno ex post, dell’avvenuta cancellazione di un contributo o 2) di avvisarlo – preventivamente – del progettato blocco del “Konto” nonché 3) di comunicargli il motivo dell’adozione di questi provvedimenti, 4) concedendogli la facoltà di controdedurre e – soltanto in seguito a ciò- determinarsi in ordine al “da farsi”.

Le riserve concernenti la cancellazione di contributi e il blocco del “Konto” – contenute nelle condizioni generali di contratto predisposte da “Facebook” – non rispettano questi diritti dei ricorrenti. “Facebook” non aveva, quindi, il diritto di cancellare i contributi dei ricorrenti e di bloccarne i “Konten”. Deve, di conseguenza, con riferimento al procedimento n. 179/20, “ripristinare” (“wiederherstellen”) i contributi, annullare i blocchi dei “Konten” nonché le cancellazioni di quanto “postato”.

 

** “Ognuno ha diritto di manifestare e di diffondere liberamente la propria opinione a mezzo della parola, per iscritto e attraverso immagini; inoltre, di informarsi liberamente, senza incontrare ostacoli, attraverso fonti di informazione comunemente accessibili”. Il citato articolo tutela dunque, oltre alla “Meinungsfreiheit”; anche la cosiddetta Informationsfreiheit (la “Kommunikationsaufnahme” e, parimenti, la “ Kommunikationsabgabe”) nonché la “Medienfreiheit” anche nel senso della comunicazione di massa (“Massenkommunikation”). Queste libertà costituiscono “ein einheitliches Grundrecht” (BVerfGE 107, 299/329 ff), garantito pure dall’articolo 11, comma 2, CEDU. Secondo la Corte costituzionale federale – Bundesverfassungsgericht – BVerfGE 69, 315/344, il ``Grundrecht auf Meinungsfreiheit“ é uno dei ``vornehmsten Menschenrechte überhaupt“; questo diritto é “konstituierend für ein freiheitliches und demokratisches Gemeinwesen.

*** “Tutti i cittadini hanno il diritto di scegliere liberamente la professione e il posto di lavoro". L’esercizio dell’attività professionale può essere disciplinato dalla legge”. Anche il diritto previsto dall’articolo 12, comma 1, GG, è un “einheitliches Grundrecht”, come ha statuito il BVerfGE (7, 377/402) ed è “persönlichkeitsbezogen” (BVerfGE 30, 292/334); questo diritto è garantito pure in favore dei minorenni e delle persone giuridiche riconosciute secondo la legislazione della RFT. Contiene un “Abwehrrecht” nei confronti dello Stato e, al contempo, una “Wertentscheidung”. La „Berufsfreiheit” é considerata “lex specialis gegenüber der allgemeinen Handlungsfreiheit“. Garantisce il diritto alla libera scelta del tipo di lavoro, di conservarlo e di porre termine al rapporto di lavoro. L’articolo 21, comma 1, GG, si riferisce alla “gesamten Berufsfreiheit” (ved. BVerfGE 102, 197/213). Ogni limitazione influente sul citato diritto, deve essere disposta con legge (o con norma basata sulla legge (regolamento o “Satzung”). Vi è ”Gesetzesvorbehalt”.