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Speciale Ucraina: Il prezzo delle scelte (sul gas)

ISPI
ucraina gas
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26 gennaio 2022

Chi cerca (forse) trova 

Trovare un'alternativa al gas russo per l’Europa. Questo l’obiettivo degli incontri di questi giorni tra Stati Uniti e produttori mondiali di gas liquefatto (GNL), a cui si sta chiedendo un dirottamento verso l'Europa delle loro forniture

La maggior parte delle esportazioni di GNL sono però impegnate in contratti di vendita a lungo termine, con destinazioni vincolate. Anche con concessioni speciali, come fece il Qatar con il Giappone dopo il disastro di Fukushima, nessun singolo paese può garantire all’Europa forniture paragonabili a quelle russe. Per questo gli USA puntano a raccogliere impegni per piccoli volumi da molte fonti. Sarà sufficiente? 

 

Alla canna del gas? 

In realtà, al di là della diplomazia, il mercato ci sta già “pensando” da solo. Tra ottobre e oggi il calo dei flussi di gas dalla Russia verso l’Europa (meno 180 milioni di metri cubi al giorno, un fortissimo -40%) è stato più che compensato dall’incremento delle consegne di GNL (+250). Ma siamo al limite:. in caso di chiusura completa dei rubinetti russi, il GNL potrebbe coprire al massimo la metà del deficit risultante. 

E la presenza disomogenea in Europa dei punti di approdo per il GNL (7 in Spagna, 0 in Germania) complica ulteriormente i giochi e amplifica le divisioni ai tavoli di discussione europei. Per fortuna, nonostante le scorte attuali europee di gas siano ai livelli più bassi dal 2011, ci sarebbe gas a sufficienza per i prossimi 4 mesi: abbastanza per superare l’inverno e organizzare strategie alternative. Ma intanto i prezzi segnerebbero nuovi record. 

 

Alla romana 

Il prezzo del gas è quasi quintuplicato nell’ultimo anno e secondo l’FMI i prezzi saliranno ancora del 58% nel 2022. Anche senza un taglio del gas russo, l'Europa spenderà circa 1000 miliardi di dollari per l'energia quest'anno, il doppio del 2019.  

Al contrario, in virtù dell’incremento dei prezzi del gas, le entrate annuali di Gazprom sono date in crescita di 70 miliardi di dollari malgrado il crollo dei volumi. E i mancati introiti in caso di interruzione totale delle forniture sarebbero di “soli” 7 miliardi di dollari al mese. 

Insomma, l’Europa corre il rischio di pagare una bolletta astronomica per non essere lasciata al freddo. Mosca ha trovato l’arma vincente? 

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