Trota: in pericolo di estinzione?

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Trota: in pericolo di estinzione?

 

Fino a 70-60 anni fa, la trota era il pesce d’acqua dolce più diffuso nella Mitteleuropa. Non sono stati pochi ad affermare, che si trattava del pesce più apprezzato da ristoratori e clienti.

Quali sono i motivi, per i quali un’istituzione scientifica come l’IGB, alcune settimane orsono, ha inserito la trota tra le specie ittiche minacciate da pericolo di estinzione?

Principalmente, essi vanno individuati nel fatto, che questo “Süßwasserfisch”, è stato privato del suo “habitat” naturale per effetto di 1) opere idrauliche lungo i corsi d’acqua, 2) deviazioni del loro corso naturale 3) inquinamento idrico 4) costruzione di centrali elettriche, con relative opere accessorie e gli effetti sulla portata dei torrenti e dei fiumi 5) inquinamento termico (Un’analisi più approfondita e completa sulle cause, sarà svolta in ulteriore prosieguo di quest’articolo).

Parimenti noti, sarebbero (stati) i “rimedi” necessari per ovviare a questo stato di cose, ma all’adozione degli stessi, “ostano” le “priorità”, alle quali la società reputa, di non dover derogare. Si è arrivati all’assurdo (in Europa), che nei ristoranti europei, vengono mangiate trote allevate nell’America del Sud, affumicate in Marocco e poi importate in alcuni Stati comunitari!

Minacciata dal pericolo di estinzione – nella RFT – non è soltanto la trota. La stessa sorte toccherà al 52% delle altre specie ittiche (90), che (ancora) popolano le acque interne. Non compaiono più- ovviamente - sulla “Roten Liste”, le 10 specie, che già si sono completamente estinte. Sulla “Roten Liste” figurano, oltre alla trota, altre 21 specie ittiche, la cui diminuzione – rapida – è stata riscontrata nei passati 14 anni.

Tutto questo, nonostante l’entrata in vigore – nel 1992 – della direttiva UE “Flora – Fauna – Habitat” e della direttiva quadro UE sulle acque del 2000.

La minaccia di estinzione incombe anche sullo storione; riguarda ben 7 specie su 8. Alla sensibile diminuzione dello storione, hanno, indubbiamente, contribuito, la pesca in grande stile e il fatto, che, persino le uova di questa specie ittica, sono una specialità per i “gourmet”.

Tra le cause del pericolo di estinzione di specie ittiche, figura anche il cambiamento climatico, con conseguente aumento della temperatura dell’acqua. È noto, che l’aumento della temperatura dell’acqua comporta una diminuzione del contenuto di ossigeno della stessa.

Periodi di siccità implicano, non soltanto prelievi massicci di acqua da fiumi e torrenti (persino dai laghi), soprattutto per esigenze dell’agricoltura, ma anche un aumento della concentrazione di sostanze nocive nell’habitat dei pesci.

Non soltanto periodi di siccità possono essere forieri di pericolo per le specie ittiche. Anche piogge intense di lunga durata “trasportano” verso i fiumi e i laghi, sostanze nocive, come residui di anticrittogamici e di concimi, di cui l’agricoltura, spesso e ampiamente, si serve, non attendendosi neppure a una zona di rispetto di qualche metro dalle rive dei fiumi e dei torrenti.

Delle 443 specie ittiche riscontrate in Europa, le più esposte, sono quelle di piccole dimensioni, meno capaci di adattarsi ai mutamenti “ambientali”, specie se improvvisi.

Non va poi trascurato, che i pesci di acque dolce dell’Europa centrale, non hanno grande importanza dal punto di vista commerciale, per cui la politica considera coloro, che chiedono (hanno chiesto) misure per contrastare l’estinzione di queste specie ittiche, come r………

La mancata “percepibilità” delle specie ittiche per la grande massa di persone (a differenza, per esempio, dalla fauna selvatica (cervi, caprioli ecc.)), fa sí, che l’interesse per ciò, che vive sott’acqua, è di molto inferiore, rispetto alla fauna omeoterma. Un giornale ha intitolato un proprio articolo sui pericoli di estinzione della fauna ittica come segue: “Das stille Sterben unter Wasser”…..

Laghi e fiumi coprono soltanto circa l’1% della superficie terrestre, anche se gli stessi forniscono l’habitat a un terzo di tutti i vertebrati.

La costruzione di sempre nuove dighe e sbarramenti, ha comportato, che, per effetto delle stesse, sono state interrotte le vie di migrazione di molte specie ittiche. Anche la presso che totale eliminazione di isole fluviali (“Auen”) o di stagni, comunicanti tra di loro e/o con un fiume, indispensabili per la riproduzione dei pesci, ma anche di animali, che ai pesci servono da alimento, -  ha condotto a una riduzione delle specie ittiche, che necessitano di acque tranquille per la fase di riproduzione e non certo di corsi d’acqua a scorrimento veloce, come avviene in certi “canali”, che non dovrebbero neppure essere più chiamati fiumi o torrenti. Altro danno, è stato causato dal taglio di alberi e di arbusti lungo le rive dei fiumi e dei torrenti; alberi, che erano l’habitat di insetti, “mangime” naturale per i pesci.

Nella RFT si riscontra una percentuale relativamente elevata di specie ittiche scomparse: pari al 10 % rispetto alla media europea del 2,5%.

Che la “Gefährdung” delle specie ittiche progredisca con una certa velocità, risulta dal fatto, che le specie minacciate di estinzione, erano state – nella RFT – 22 nel 2009 e ben 38, 14 anni dopo. “Ungefährdet” risulta soltanto il 36% della fauna ittica.

È amaro constatare, per chi, per oltre 65 anni, ha praticato la pesca sportiva quale sport preferito, un “Niedergang” del genere, neppure lontanamente immaginabile nel passato. Ancora più amaro, è il fatto, che, con un minimo di sensibilità (e di intelligenza nonchè di coraggio), quest’annunciata “catastrofe” sarebbe stata evitabile…

A creare questo deplorevole stato di cose, hanno, indubbiamente, contribuito, anche gli scarichi provenienti dagli impianti cosiddetti di depurazione e il loro “funzionamento”, impianti, spesso, sottodimensionati rispetto alle acque immesse; nessuno, sembra, però, accorgersi e, giammai, avere il coraggio, di prendere qualche “iniziativa” in difesa della fauna ittica, gravemente minacciata.

Passiamo alla Svizzera.

Nella Confoederatio Helvetica, il 51,5% della fauna ittica, è a rischio di estinzione; il 13,6% si è già estinto.

Non corrono invece rischio di estinzione, il luccio e le scardole nelle acque elvetiche.

A rischio sono tuttavia le trote di fiume e di lago, la cui popolazione viene “sostenuta” mediante immissione di pesce da allevamento. La stessa cosa vale per la carpa.

Da anni estinto è il salmone.

Un grave pericolo per tutte le specie ittiche si è rivelato, in Svizzera, il diffondersi, rapido, della “Schwarzmeergrundel”, di un pesce “involontariamente“ importato dal Mar Nero dalle navi.

La pericolosità della “Schwarzmeergrundel” per le altre specie ittiche, deriva dal fatto, che si ciba principalmente delle uova deposte da altre specie di pesci. Inoltre, si moltiplica in modo rapido, con deposizione di uova quattro volte l’anno. Resiste anche in acque torbide e a basso contenuto di ossigeno.

Un altro pericolo per le specie ittiche, è costituito da un aumento notevole – anche in Svizzera – di alcuni volatili, quali cormorani e alcune specie di anatre.

Un esperto svizzero in materia di limnologia, ha affermato, che la crisi del clima e della natura, non ha effetti cosí drastici, in nessun altro settore, che nei fiumi e nei laghi.

In una relazione, intitolata: “The World Forgotten Fisches”, leggiamo, che la diminuzione delle specie ittiche di acqua dolce, è a velocità doppia, rispetto a quella dei pesci, che vivono nell’acqua salata.

Su scala mondiale, è già stata constata l’estinzione di almeno 80 specie ittiche, di cui 16 soltanto nel 2020.

Uno dei tentativi più promettenti per un’”inversione di rotta”, è rappresentato, nella Confoederatio Helvetica, dalla costituzione del “Fischerclub 111”, un’associazione di sponsors, che si propone l’obiettivo di “risollevare” le sorti della pesca in Svizzera . Cosí si è inteso favorire, per esempio, la costruzione di manufatti atti a consentire la migrazione delle specie fluviali, a “controllare” la qualità delle acque, a informare tempestivamente le autorità, quando non vengono rispettate le quantità di acqua residua nei fiumi.

Le iniziative del “Fischerclub 111”, sono, certamente, lodevoli; costituiscono espressione di una particolare sensibilità per la natura e, in ispecie, per la fauna acquatica; sensibilità, che non si riscontra altrove – anzi, pare, che manchi del tutto - dove, chi avrebbe avuto l’obbligo o la possibilità di intervenire, al fine di impedire i più gravi e palesi scempi perpetrati ai danni dei torrenti, fiumi e laghi - a decorrere dagli anni Settanta del secolo scorso – ha preferito, non soltanto tacere (per anni e anni), ma ha “accettato” supinamente quanto disposto dai “rulers” di turno, anzi ha tributato (provatamente: basterebbe leggere i quotidiani dell’epoca) agli stessi, applausi per la loro opera (apertamente) distruttrice ……, nella speranza, di ottenere un qualche vantaggio , grande o piccolo, per sè stesso o, almeno, in prospettiva, per un parente stretto…...!

Torna in mente, quanto scritto da F. Dostoevskiy in una delle sue opere: “Bisogna saper lustrare il parquet con gli stivali….”. “C’è gente, che sa “mettere insieme, il rafano con il miele”.

Desta “meraviglia”, se a ergersi, a parole, a difensori dei “Belange” dei pescatori, sono state persone, in palese conflitto di interesse, dovuto alla loro attività professionale. I conflitti di interesse, non soltanto in politica, mai sono (stati) portatori di nulla di “positivo”. Ma, si sa, ci vuole gente di questo genere e di questo livello…, di questa risma, che accetta di buon grado fare la …foglia di fico…,pur di poter, un giorno, “primeggiare”, magari anche soltanto per breve tempo, trattandosi, non di rado, di persone caratterizzate da scarsa “trasparenza”.

Ovviamente, non tutte le colpe vanno addossate soltanto a questi “signori”; colpe di pari entità vanno ascritte pure a coloro che, per anni, li hanno confermati nelle loro “cariche”, opponendosi, di fatto, a qualsiasi necessario/indispensabile “ricambio”. Si potrebbe quasi dire: “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. È come in politica, dove -si dice - che ogni popolo, ha i rappresentanti, che si merita...

Notizie poco confortanti arrivano pure dall’Austria.

Le specie ittiche in Austria, sono circa 60 e ben 37 sono minacciate di estinzione (figurano sulla “Roten Liste”). Tra queste ultime, oltre alla trota, vi è pure lo “Sterlet”, una specie di storione, che è riuscito a sopravvivere nel parco nazionale “Donau-Auen”, anche grazie al tempestivo intervento dell’università di Vienna.

A grave rischio di estinzione, è pure il temolo, ancora riscontrabile nel fiume Inn e nella Drau. Nè migliore sorte sembra riservata ai coregoni, ancora diffusi in alcuni laghi dell’Austria occidentale e ad alcune specie di carpe.

Hanno contribuito, pure in Austria, a ridurre consistentemente le specie ittiche, opere di drenaggio (specie in pianura), agricoltura intensiva e interventi sui corsi d’acqua.