Un “disordine libero” è preferibile a un “ordine imposto”

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Un “disordine libero” è preferibile a un “ordine imposto”

Se problemi famigliari non me lo avessero impedito, queste ultime due settimane le avrei trascorse in America, a New York e a Chicago (una, capitale della finanza, l’altra, dei cereali, quindi della “vita”) e nelle varie “cinture” del Midwest (il mondo del “lavoro”, il mio mondo per un certo numero d’anni, e tuttora). Amo l’America (sapendo di sbagliare, scrivo America anziché Stati Uniti), stimo gli americani, mentre disprezzo tutte le loro leadership, limitatamente a quelle degli ultimi 35 anni. Le elenco per nome, affinché non ci siano dubbi: George H. W. Bush, Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump, Joe Biden. Fra queste sei leadership non faccio distinzioni: tutte meritano, per quel che vale (assolutamente nulla), il mio disprezzo politico-culturale, non certo personale.

L’amico Angelo Codevilla le bollò con la definizione “Ruling Class” (“Classe Dominante” fu il primo suo saggio che Grantorino Libri tradusse e pubblicò in tempi lontani). L’intuizione di Angelo fu quella di capire per primo il giochino dei vertici dei Dem e dei Rep di creare una joint venture mafioso-culturale per rimanere, come individui, discendenze e cupola, sempre al potere, indipendentemente da quale dei due partiti avesse poi vinto, di volta in volta, le elezioni. Loro, come classe o come individui, ci sarebbero stati. E per 35 anni così è avvenuto.

Così è stato pure in Italia. Il giochino di prendere i voti delle periferie povere e trasportarli nottetempo nei seggi delle ZTL, ha funzionato, da Mario Monti a Mario Draghi. Un partito-rimorchiatore ha fatto per dieci anni questo “lavoro impossibile”, con un tale impegno che lo ha fisicamente provato, al punto che potrebbe essere prossimo il suo dissolvimento, immagino per stanchezza profonda. Anche qua le stesse “famiglie” sono e sarebbero rimaste sempre al potere, gli stessi giornalisti avrebbero scritto lo stesso articolo, gli stessi intellettuali avrebbero pubblicato lo stesso libro, gli stessi sanitari avrebbero somministrato la stessa pozione magica, gli stessi magistrati avrebbero fatto la stessa indagine, ed emesso la stessa sentenza. Persino lo stesso Presidente avrebbe raddoppiato il mandato, non certo per sua ambizione personale, ma sacrificandosi per la sicurezza del sistema. E così è stato.

Sono convinto che nel mondo del CEO capitalism dominante, l’Italia, per sopravvivere, debba essere “allineata e coperta” con l’America. Senza se e senza ma, come usano dire i colti.

Così l’Europa, che è rimasta un Mercato (il primo al mondo, il più ricco, ma pur sempre un mercato) ma non sarà mai una Potenza, figuriamoci un Impero. È ovvio che 27 spicchi diversi fanno una macedonia, non un frutto. Germania e Francia sono ridicole se pensano di giocare un ruolo geopolitico con le leadership che si ritrovano, figlie di élite culturali senza lombi che da settant’anni producono solo chiacchiericcio colto, alla Davos per intenderci. Persino la mitica Svizzera, dopo sette secoli, ha gettato la spugna, si è scoperta ricattabile dall’implacabile SWIFT (il tabernacolo dell’America) e si è allineata.

Nelle elezioni midterm gli americani hanno votato. A volte, i risultati trasformano il Presidente in un’anatra zoppa. Questa volta, se confermati, anatra zoppa lo potrebbe diventare anche l’ex Presidente. Entrambi potrebbero non esserci alle elezioni del 2024. Per molti americani, sarebbe una buona notizia.

Ho chiesto a un amico del Midwest, ex CEO, una sua analisi, specie sui risvolti che queste elezioni potrebbero avere sulla Guerra Ucraina, che a noi europei interessa molto. Eccola: “Sarà sempre più difficile per i dem mantenere un consenso, quanto più la guerra ucraina si imbastardisce, tanto più il freddo e la recessione avanzano. Prima o dopo il nuovo Congresso ne prenderà atto”. Vedremo.

In questa fase storica, abbiamo bisogno di leadership che sappiano gestire il “disordine”, provocato trent’anni fa dal sogno “dell’ordine globalizzato” via CEO capitalism. Per un apòta un “disordine libero” è preferibile a un “ordine imposto”.

Prosit!

 

Zafferano.news