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1836: la gratitudine diventa medaglia

Dritto: S. GEMINIANUS. EPIS. ET PATRONUS MUTINENS. (San Geminiano Vescovo e Patro-no modenese): è raffigurato il busto del Santo nimbato e con piviale che, volto di tre quarti a destra, sorregge la città di Modena, ai suoi lati due angeli portano i segni della sua dignità episcopale, mitra e pastorale. In esergo: L.M.F. (Luigi Mainoni Fecit).
Dritto: S. GEMINIANUS. EPIS. ET PATRONUS MUTINENS. (San Geminiano Vescovo e Patro-no modenese): è raffigurato il busto del Santo nimbato e con piviale che, volto di tre quarti a destra, sorregge la città di Modena, ai suoi lati due angeli portano i segni della sua dignità episcopale, mitra e pastorale. In esergo: L.M.F. (Luigi Mainoni Fecit).

1836: la gratitudine diventa medaglia
 

Generalmente, in seguito a eventi avversi o calamità, i sopravvissuti ringraziano Dio per lo scampato pericolo. Chiese e santuari abbondano di ex voto, testimonianze di varia natura (opere pittoriche, lavori di oreficeria, oggetti del donatore...) lasciate nel luogo sacro in segno di gratitudine. Talvolta gli ex voto assumono un carattere collettivo, proprio perché legati a un evento che ha coinvolto l'intera comunità: in seguito a guerre, terremoti, alluvioni o epidemie, sono stati edificati luoghi di culto o sono state commissionate opere d'arte da esporre alla devozione pubblica. In occasione della cessazione dell'epidemia di colera del 1855, nel Ducato di Modena, i capifamiglia fecero murare sulle facciate delle loro abitazioni formelle commemorative in marmo. Seppure differenti fra loro per dimensioni, iscrizioni e decori, la loro presenza capillare nei vari centri estensi sottolinea la coralità del gesto.

A metà strada tra il ringraziamento collettivo e quello privato si colloca una medaglia realizzata in occasione dell'epidemia di colera del 1836, un esemplare della quale è conservato nel medagliere dell'Archivio di Stato di Modena.

In quell'anno, infatti, una terribile infezione di colera flagellò l'Italia. La popolazione viveva nell'incubo del contagio. Cordoni sanitari erano disposti tra gli Stati e pure tra parti di essi. Nelle città si eseguivano disinfezioni tramite suffimigazione nelle case dei malati, misure che venivano percepite comunemente come inutili, mentre non mancava chi accusava i disinfestatori di essere untori tesi a propagare il male. Erano giorni confusi, nei quali si assisteva a una contemporanea crescita di penitenti e di crapuloni. I primi pensavano a mettere al sicuro l'anima, frequentando funzioni religiose e praticando penitenze, mentre gli altri, scettici sull'aldilà, cercavano di godere fino all'ultimo dei piaceri terreni. Infine, nei vari Stati, per non far precipitare gli abitanti nella disperazione, si prescrisse che i trasporti funebri avvenissero di notte, senza seguito e quasi clandestinamente. In questo quadro tragico, Modena rappresentò una felice eccezione.

Rovescio: PRAESENS. TUTELA. MDCCCXXXVI. (Protezione efficace, 1836): la comunità, rappresentata da una figura femminile con corona turrita, sta genuflessa a fianco della città di Modena, invocando la protezione del patrono, che appare benedicente in cielo.
Rovescio: PRAESENS. TUTELA. MDCCCXXXVI. (Protezione efficace, 1836): la comunità, rappresentata da una figura femminile con corona turrita, sta genuflessa a fianco della città di Modena, invocando la protezione del patrono, che appare benedicente in cielo.

La capitale estense, infatti, uscì indenne dall'epidemia. La cittadinanza, già alle prime notizie di comparsa del morbo nelle altre parti d'Italia, invocò la protezione di san Geminiano, suo patrono. Seguiamo la vicenda, così come riportata il 15 dicembre 1836 dal periodico «La Voce della Verità»:

La mirabile protezione con che le Provincie nostre sono state liberate dal terribile flagello del cholera morbus che quasi, può dirsi, le circondava, meritava ogni più viva testimonianza di gratitudine. Ed un bel ricordo a tener viva questa riconoscenza può fornire la Medaglia di massima dimensione, fusa per ciò da sig. Giovanni Grottolini, dietro il modello maestrevolmente operatogli dal Prof. Luigi Mainoni. Vedesi in essa dall'una parte l'imagine del Santo Vescovo e Proteggitor nostro Geminiano, dall'altra Modena che invoca genuflessa il Divin Patrocinio, del quale le si mostra dal Cielo garante il suo glorioso Patrono. L'opera è bella, e merita veramente di trovar posto presso ogni buon Modenese, come ha già meritato il suffragio di eccelsi Personaggi.

Il trafiletto terminava fornendo al lettore indicazioni pratiche su come procurarsi la medaglia:

Il Grottolini dimora in Modena alla locanda del Sole, nella Via della Torre. Il prezzo d'esse medaglie è d'it. L. 8 per quelle in bronzo e di L. 2,30 per quelle d'altra composizione.

Questa, come notò Giorgio Boccolari, «essendo realizzata con una tecnica abbastanza insolita nell'Ottocento, cioè la fusione, sembra rinnovare i fasti delle medaglie rinascimentali». Fasti richiamati anche dalle dimensioni importanti (un diametro di mm. 94 e un peso di g. 289). Il pezzo conservato dall'Archivio di Stato di Modena, pur scontando i segni del tempo e la povertà del metallo utilizzato, rappresenta indubbiamente una testimonianza altamente significativa della passata vita cittadina.

Bibliografia

 

G. Boccolari, Il duomo di Modena e San Geminiano nelle medaglie, in «Memorie dell'Accademia Italiana di studi filatelici e numismatici», vol. V, fasc. 3 (1994), pp. 51-58;

«La Voce della Verità», n. 838, 15 dicembre 1836, p. 292;

S. Silvestri, Mainoni, Luigi, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 67, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana G. Treccani, 2006;

P. Sorcinelli, Il colera e la paura, in «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 53, n. 6, giugno 2022.