Il diario spagnolo del conte Forni

Parte seconda
“Tre Bottiglie di Aceto e la Sporta di Zamponi in compagnia”, Archivio di Stato di Modena, Archivio Privato Forni. busta A 57, Memoria di Giuseppe Taccoli, s.d. (ma inizio febbraio 1829)
“Tre Bottiglie di Aceto e la Sporta di Zamponi in compagnia”, Archivio di Stato di Modena, Archivio Privato Forni. busta A 57, Memoria di Giuseppe Taccoli, s.d. (ma inizio febbraio 1829)

Il diario spagnolo del conte Forni

parte seconda

All’interno dell’Archivio familiare, conservato presso l’Archivio di Stato di Modena, siamo riusciti a reperire una trascrizione novecentesca del diario che il conte Forni tenne durante il suo soggiorno spagnolo, il Giornale del viaggio da Vienna a Madrid, con inizio nel giorno 13 gennaio 1829. Il lettore alla ricerca di notizie sensazionali, di inediti, o semplicemente di annedoti raccolti dietro le quinte della diplomazia ottocentesca, resterà estremamente deluso. Si tratta infatti di un diario molto scarno in cui sono annotate esclusivamente le attività extra lavorative del Forni che, anche in questo caso, si dimostra estremamente professionale. Gli impegni dell’ufficio restano al di fuori di queste pagine se non per piccoli accenni estremamente marginali e, a volte, come si vedrà, parecchio gustosi. La maggior parte degli appunti riguarda pranzi e cene, indicati però in maniera estremamente sintetica attraverso il solo nome dell’ospite (“Dalla Duchessa di Benavente”; “Da Mad.me d’Oubril”; “Dalla Principessa Pastauna”). Se sono rari i resoconti delle serate trascorse in società con l’indicazione dei passatempi o delle musiche, mancano assolutamente accenni ad avventure galanti del pur giovane Forni, che si rivela un vero gentiluomo. Il diario può comunque essere integrato con le lettere inviate ai familiari, sempre conservate nel medesimo Archivio.

La prima annotazione del Giornale risale al 13 gennaio 1829, inizio del viaggio da Vienna a Venezia, dove giunge il 17, nel primo pomeriggio. La sosta nella città lagunare dura solo un giorno, ma è sufficiente per una rapida visita. Resta esclusa, con grande rammarico del conte, la Basilica di San Marco, chiusa per restauri. In compenso riesce ad andare a Teatro e ad assistere all’opera di Rossini L’assedio di Corinto. Allo scoccare della mezzanotte, il 18 gennaio, riparte, sempre via terra, in direzione di Padova per tornare a Modena. In questo tratto condivide il viaggio con una signora misteriosa e affascinante, che gli dà l’impressione di essere una spia, in quanto utilizzava nomi falsi.

Arrivato finalmente a Modena il 20 gennaio alle ore 16:30, trascorre alcuni giorni in famiglia. Il 5 febbraio riparte, diretto a Genova dove per l’occasione dovrà compiere alcuni adempimenti familiari. Il marchese Giuseppe Tacoli, infatti, gli aveva affidato dei generi alimentari descritti in un biglietto: “Le tre Bottiglie Aceto e la Sporta Zamponi in compagnia vanno consegnate in Genova alla Signora Contessa Isabella Gavotti Coccapani”, rassicurandolo sul rimborso del dazio che gli sarà richiesto all’ingresso nel Regno di Sardegna. La seconda consegna era decisamente più piacevole: portare i saluti a svariati amici e parenti e “dirgli tante e poi tante cose cordiali”. Forni si trattiene a Genova, ben accolto e ospitato dalla buona società cittadina, dal 9 al 20 febbraio, giornate costellate di impegni mondani e visite ai principali monumenti della città.

Il tragitto per la Spagna prosegue via mare. Il viaggio è abbastanza buono, eccezion fatta per un vento contrario che costringe la nave nella Baia di Tolone per quasi un giorno. Arrivato a Barcellona il 26 febbraio, deve rimanere in quarantena fino al 2 marzo. Una volta sbarcato è subito ben accolto dai diplomatici austriaci suoi colleghi e presentato ai maggiorenti locali, dai quali riceve inviti e considerazione. Durante la sua breve permanenza in Catalogna nota una generale povertà e il fatto che l’indigenza colpisca anche degli ufficiali, alcuni dei quali sono costretti a chiedere l'elemosina per non rubare.

Dopo un ulteriore breve viaggio, giunge a Madrid il 29 marzo. Appena arrivato si sistema provvisoriamente in albergo (in attesa di trovare un appartamento) e, vestita l’uniforme, si reca dal conte Lazzaro Brunetti, ambasciatore austriaco.

In questi primi giorni il Forni inizia a prendere contatto col lavoro e col suo ufficio: “Sono andato per la prima volta la mattina alla cancelleria, ma come il Signor Conte Brunetti dovea andare a Corte, ed era in fretta, così non mi ha potuto dar nulla da fare: mi ha dato però un tomo della grammatica francese di Levizai per istudiar qualche cosa”. Insomma, giusto così per ingannare il tempo.

I primi giorni trascorrono fra visite turistiche alla città, sistemazione nel suo appartamento, presa di contatto con la società madrilena e con il suo insegnante di spagnolo. Finalmente, il 9 aprile, viene presentato a corte: “Al Re che non mi ha parlato; alla Regina che mi ha dimandato del viaggio; all’Infante Don Carlo e sua moglie che non mi hanno detto nulla; all’Infante Don Francisco che mi ha dimandato notizie sulla salute dei Principi di Modena e dell’Arciduchessa in Vienna, a sua moglie che mi ha dimandato se ho fatto il viaggio per mare etc.; alla Infanta Principessa di Beiver, che anch’essa mi ha detto due parole”.

Essendo ormai giunta la Pasqua, assiste alle funzioni religiose nella cappella reale. Il 23 marzo inizia I promessi sposi del Manzoni, lettura che prosegue e conclude nei giorni successivi.

Forni descrive la sua giornata tipo in una lettera al fratello del 5 luglio: “Io mi alzo alle 8½ in circa (...). Alle 9 in tre giorni della settimana viene il mio maestro di spagnuolo, che sta fino alle 10: faccio colazione, leggo qualche cosa se ne ho voglia, e alle 11 vado alla Legazione, ove c’è quasi sempre qualche cosa da fare; se termino per tempo i miei lavori vado a spasso o a far qualche visita”.

Il 4 maggio assiste per la prima volta a una corrida, spettacolo che lo emoziona e che gli piace. In futuro vi tornerà spesso, soffermandosi nella descrizione di toreador e picadores. Questa sua prima volta è ricordata così: “Sono stato a vedere per la prima volta le corse dei tori. Mi è piaciuto assai questo spettacolo, ma i tori non erano dei migliori e non s’inferocivano molto. L’arte di mettere las banderillas mi ha sorpreso più di ogni altra cosa. Anche la destrezza con cui il matador pianta la spada fra le spalle del toro fa meraviglia”. Il giorno seguente la descrive in una lettera destinata al fratello Luigi. Per dare un’idea dell’entusiasmo che lo pervadeva, si può considerare l’economia della lettera: su un totale di quattro facciate, la prima e metà della seconda sono dedicate ad affari di famiglia, mentre il resto contiene una dettagliata e partecipata descrizione della corrida. Nello stesso testo, la presentazione a corte è liquidata in una sola riga, e pure ricordata con fastidio, perché a causa di essa aveva dovuto rimandare la visita dell’Escorial.

Il 15 maggio, l’annuale festa popolare fu tale solo a metà, a causa della malattia della regina, spirata due giorni dopo. Il 19 il conte si recò a Palazzo, a rendere omaggio al feretro, ma “soltanto con molto stento ho potuto salire la grande scala del palazzo a motivo della grande quantità di gente non solo, ma della indiscretezza ancora delle sentinelle che, quantunque avessero l’ordine di lasciar passare tutte le persone civili, pure respingevano qualunque persona senza riguardo alcuno”.

Il funerale, celebrato il giorno seguente, non lascia contento il nostro, che lo definisce “ben meschino”, essendosi aspettato un convoglio maggiore. In una lettera al padre, dà un breve resoconto delle esequie della sovrana, celebrate in San Francesco. Omette ogni valutazione sul corteo, limitandosi a ricordare il catafalco “grandioso” e il fatto che al corpo diplomatico fosse stato riservato un palco preparato ad hoc.

I mesi estivi trascorrono un po’ sottotono: a causa del lutto non si tengono le corride e anche gli intrattenimenti in società sono molto limitati. “Presentemente - scrive al fratello - non si può dire che Madrid sia allegro; è anzi morto mortissimo. Tutti gli spettacoli e divertimenti pubblici sono sospesi per cagione della morte della Regina e quindi i teatri sono chiusi e la Caccia del Toro non si fa”. In compenso, in questi giorni, il Forni ha modo di apprezzare i combattimenti fra galli e un piatto tipico spagnolo: il gazpacho.

(continua)