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Memorie di viaggio dall’Archivio Estense. I diari del duca Francesco IV d’Austria-Este

Ritratto del duca Francesco IV d’Austria-Este, Malatesta Adeodato, Museo Civico di Modena
Ritratto del duca Francesco IV d’Austria-Este, Malatesta Adeodato, Museo Civico di Modena

Memorie di viaggio dall’Archivio Estense. I diari del duca Francesco IV d’Austria-Este

 

I numerosi diari di viaggio del duca Francesco IV d’Austria-Este, conservati all’Archivio di Stato di Modena, costituiscono una straordinaria testimonianza autobiografica di un sovrano che fu indiscutibilmente tra i maggiori protagonisti dell’età della Restaurazione. I manoscritti del duca ci restituiscono una chiara immagine della quotidianità del principe, della sua famiglia e della sua corte, ma ci offrono anche un suggestivo affresco di quel mondo dell’aristocrazia mitteleuropea, protagonista del Congresso di Vienna, cui Francesco era profondamente legato da vincoli famigliari e politici. Il duca di Modena rimase sempre legatissimo a quel mondo, al contempo Biedermeier ed erede dell’Ancien Régime. E tale mondo si riflette costantemente nei suoi diari.

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Con il Congresso di Vienna l’arciduca Francesco poté prendere possesso del trono dei propri avi nel luglio del 1814, divenendo duca con il nome di Francesco IV. Il nuovo sovrano arrivava a Modena da Vienna, dove aveva vissuto per circa un ventennio; là era morto suo padre nel 1806 e là era rimasta sua madre, l’arciduchessa Maria Beatrice Ricciarda, proprietaria di un grande palazzo cittadino e di un superbo palazzo-giardino poco fuori città. Francesco IV si recò quindi molto spesso a Vienna, anche dopo il 1814, visti i solidi legami che lo univano alla vivace capitale austriaca e alla sua potente corte. Gli stretti rapporti di ordine politico e dinastico con la corte viennese e le relazioni personali con l’imperatore d’Austria, suo cognato, e con tutta la famiglia imperiale emergono con grande chiarezza da questi diari di viaggio. Francesco IV viaggiò moltissimo durante la sua vita, in gioventù ma anche negli anni della maturità, visitando anche i luoghi più remoti degli Stati estensi e continuando, al tempo stesso, a recarsi periodicamente al Catajo e a Vienna. L’abitudine ai lunghi viaggi, trasmessagli dai genitori, risaliva alla sua adolescenza, quando le armate napoleoniche, nel maggio 1796, lo avevano costretto ad abbandonare Milano. In tale occasione egli, arciduca sedicenne, redasse il primo di una lunga serie di giornali di viaggio, narrando con dovizia di dettagli le travagliate peripezie che condussero gli Asburgo d’Este dalla Lombardia alla corte austriaca. Gli anni viennesi di Francesco lo videro quasi sempre in movimento all’interno dei territori della monarchia danubiana; numerosissime furono le gite che egli intraprese in questa fase, col padre e coi fratelli, per svago ma anche per studio, visitando le regioni attorno a Vienna, dall’Alta alla Bassa Austria, dal Burgenland alla Stiria, dalla Moravia all’Ungheria occidentale, dove gli Este avevano acquistato il castello di Sárvár. Ogni escursione venne annotata meticolosamente dell’arciduca nei propri diari. In seguito, con l’occupazione francese di Vienna (1809), Francesco assieme alla madre e alla sorella Maria Ludovica, imperatrice d’Austria, si rifugiò in Ungheria; anche in questi anni il futuro duca di Modena viaggiò moltissimo, descrivendo il territorio ungherese con dovizia di particolari e mostrando anche un certo interesse per usi e costumi dei popoli. In questa fase erano comunque ragioni politiche connesse alla lotta contro Bonaparte nonché la necessità di tutelare il cospicuo patrimonio di famiglia a spingere Francesco, dal 1806 a capo del casato austro-estense, a mettersi frequentemente in movimento. Si inserisce in tale contesto il viaggio che egli effettuò nel Mediterraneo tra 1811 e 1812, dai domini austriaci dell’Adriatico fino in Sicilia, sotto il controllo britannico, e poi in Sardegna, dove dimoravano i sovrani piemontesi; è noto che tale viaggio portò alle nozze con Maria Beatrice Vittoria di Savoia.

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La caduta del Bonaparte e il Congresso di Vienna posero Francesco sul trono di Modena e Reggio e con la Restaurazione ritornò la pace in Europa. Tuttavia le dinastie d’Europa restaurate sui loro antichi troni e unite ora nella Santa Alleanza erano chiamate a difendere il nuovo ordine sorto sulle ceneri dell’impero napoleonico. Sconfitto Napoleone, il nuovo pericolo era infatti rappresentato dalle sette liberali e dalla carboneria. Il Bonaparte era ancora in vita quando scoppiarono moti liberali prima a Napoli e poi a Torino. In tale contesto Francesco IV attuò nei propri Stati una dura repressione nei confronti dell’elemento liberale e delle sette carbonare, che portò ai processi di Rubiera del 1822. Si collocano in tale contesto anche i viaggi che il duca intraprese alla volta di Troppau e di Lubiana, dove, in due distinti consessi tenutisi tra il dicembre 1820 e il gennaio 1821, le potenze della Santa Alleanza deliberarono l’intervento contro gli insorti napoletani. Francesco IV intervenne di persona ai due congressi, al fine di perorare la causa dell'assolutismo e di sostenere la linea dell’intervento armato comune laddove scoppiassero moti liberali.

I viaggi di Francesco ai congressi di Troppau e Lubiana sono naturalmente descritti nei suoi diari, così come il soggiorno veronese dell’autunno 1822. Ad un anno mezzo dal congresso di Lubiana, infatti, Francesco IV incontrò nuovamente, nella città veneta, tutti i maggiori sovrani europei, di nuovo riuniti dopo i fatti di Torino e di Spagna. A Verona erano giunti i tre sovrani fondatori della Santa Alleanza, all’apice della loro potenza: l’imperatore Francesco I d’Austria assieme al principe di Metternich, lo zar di Russia Alessandro I e il re di Prussia Federico Guglielmo III. Fra i diplomatici al seguito dei sovrani figuravano per la Russia il conte di Nesselrode, per la Prussia il von Hardenberg e celebri figure quali il duca di Wellington e Chateaubriand, inviati rispettivamente da re Giorgio IV di Inghilterra e Luigi XVIII di Francia.

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Come narra nel proprio diario del 1822, Francesco IV, dopo un soggiorno a Vienna durato dall’8 agosto all’11 settembre, raggiunse Verona il 15 ottobre 1822 con tutta la propria famiglia e lì rimase per due mesi, ripartendo per Modena il 15 dicembre. Francesco IV descrisse minuziosamente ogni singola giornata trascorsa al Congresso di Verona, menzionando a più riprese gli augusti partecipanti, i pranzi, le cene e gli eventi di gala che caratterizzarono l’autunno veronese. Emerge, dalla narrazione, la familiarità di Francesco con i più potenti monarchi, in particolare con l’imperatore d’Austria e lo zar, coi quali egli ebbe frequentazioni pressoché quotidiane. Nei dari è però assente ogni riferimento alle deliberazioni del Congresso, che, come è noto, autorizzò l’intervento militare francese contro i liberali di Spagna, in favore di re Ferdinando VII. Vennero poi esaminate altre importante questioni di respiro internazionale, in primis la tratta dei neri e la pirateria nell’Atlantico, oltre ai contrasti tra la Russia zarista e la Porta ottomana nell’Europa orientale. La politica, tuttavia, è completamente assente dai diari di Francesco; possiamo affermare che sono quasi del tutto assenti soggettività e sentimenti personali, mentre a dominare la scena è l’oggettività di una descrizione incentrata sull’osservazione diretta di luoghi e persone e basata su una rigorosa scansione cronologica. In generale possiamo asserire che nella maggior parte dei giornali di viaggio di Francesco IV la narrazione è incentrata prevalentemente sulla descrizione di luoghi fisici e monumenti, una descrizione estremamente analitica, ricca di particolari, quasi scientifica. Nei diari vengono sì menzionate numerose persone, ma difficilmente emergono riflessioni su di esse; se ne indica soltanto la presenza, la partenza o l’arrivo. Gli spostamenti da un luogo ad un altro sono sempre annotati con grande accuratezza, gli orari di partenza e arrivo sono sempre estremamente precisi. L’ordine della narrazione è rigorosamente cronologico, giorno per giorno, quasi ora per ora. Lo stile è semplice, sobrio, quasi militaresco, in linea con l’oggettività della narrazione. Tutti questi elementi accomunano i diari di Francesco IV ai taccuini di viaggio settecenteschi di suo padre Ferdinando, veri e propri journaux de voyage legati ancora all’epopea del Grand Tour, e quindi a schemi improntati alla cultura enciclopedica e tassonomica del secolo dei lumi. Il tutto però unito a quella solidità, a quel rigore metodico e a quel pragmatismo tipicamente asburgici che Francesco IV incarnò pienamente, mettendo in luce qualità amministrative riconosciute dallo stesso Metternich.