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Una medaglia racconta: l'assedio di Vienna

battaglia di Vienna
battaglia di Vienna

Una medaglia racconta: l'assedio di Vienna

 

Uno dei pezzi conservati nel medagliere dell'Archivio di Stato di Modena ci riporta ai tempi dell'assedio di Vienna, conclusosi il 12 settembre 1683 con la schiacciante vittoria riportata dalle armate cristiane su quelle turche. La medaglia è opera di Paul Seel, attivo presso la zecca di Salisburgo come incisore e medaglista tra il 1660 e 1695, anno della sua morte. Fu letteralmente figlio d’arte, in quanto il padre Peter fu anch’egli zecchiere a Salisburgo dal 1632 al 1665. Peter Seel affiancò all’attività ufficiale una secondaria, iniziando a produrre e vendere medaglie devozionali. Se in un primo momento furono destinate agli studenti della facoltà teologica cittadina, in breve, vennero apprezzate e richieste anche oltre i confini dell’Austria, rendendone molto redditizio il commercio, proseguito - assieme alla produzione - anche dal figlio Paul.

Medaglia per la fine dell'assedio turco, opus Paul Seel, bronzo, mm 44,4 X 37 (Archivio di Stato di Modena, Medagliere, 55), recto.
Medaglia per la fine dell'assedio turco, opus Paul Seel, bronzo, mm 44,4 X 37 (Archivio di Stato di Modena, Medagliere, 55), recto.

La nostra, come si è detto, si colloca tra quelle di Paul. Realizzata in bronzo, raffigura da un lato la conclusione dell'assedio: la Santissima Trinità dal cielo assiste alla rotta dei musulmani, che fuggono dal campo eretto attorno alle mura della  capitale, ben riconoscibile dalla sagoma dei campanili e delle chiese, in primis la cattedrale di Santo Stefano. Sull'altro lato vi è la Madonna di Mariazell, patrona della città. La medaglia, come era d’uso nei secoli andati, è stata privata dell’anellino di sospensione per favorirne la conservazione in un monetiere.

2 - Medaglia per la fine dell'assedio turco, opus Paul Seel, bronzo, mm 44,4 X 37 (Archivio di Stato di Modena, Medagliere, 55), verso.
2 - Medaglia per la fine dell'assedio turco, opus Paul Seel, bronzo, mm 44,4 X 37 (Archivio di Stato di Modena, Medagliere, 55), verso.

Ricordiamo brevemente l’avvenimento, testimoniato anche da numerosi documenti coevi.

 

Le operazioni militari

L’8 luglio 1683, gli ottomani attaccarono il Sacro Romano Impero, muovendo dall’Ungheria e giungendo a Vienna il 13 luglio. L’esercito musulmano, guidato dal gran visir Kara Mustafà,  era una compagine dai numeri eccezionali, essendo composto da circa 200.000 militari. Iniziò per i viennesi, che potevano contare solo su 11.000 combattenti, un durissimo assedio, condotto principalmente con una guerra di mine. Se l’obsoleta artiglieria turca non era, infatti, in grado di impensierire le possenti mura austriache, gli ingegneri musulmani erano tra i migliori nella progettazione di trincee d’approccio e nella guerra di mine e contromine. Questa impostazione non escludeva, tuttavia, assalti ai bastioni e scontri corpo a corpo, mentre in città divampava un’epidemia di dissenteria.

3 - Lettera autografa del beato Marco d'Aviano, Verona 13 novembre 1698 (Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggio e documenti di regolari, b. 7, fasc. 26, Aviano (d') fr. Marco cappuccino 1697-1699).
3 - Lettera autografa del beato Marco d'Aviano, Verona 13 novembre 1698 (Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggio e documenti di regolari, b. 7, fasc. 26, Aviano (d') fr. Marco cappuccino 1697-1699).

 

La situazione internazionale e l'ambiguità francese

L’imperatore Leopoldo I aveva lasciato la capitale, affidandone la difesa al conte Ernst Rüdiger von Starhemberg, e si era ritirato a Linz, al fine di organizzare la resistenza. Da lì tesserà una rete diplomatica, coadiuvato, a Roma, da papa Innocenzo XI. La cristianità si presentava divisa, in quanto il re di Francia, Luigi XIV, si era segretamente alleato con i musulmani, sperando di ricavare vantaggi dalla caduta del Sacro Romano Impero. Egli non fornì alcun apporto alla difesa di Vienna, limitandosi a ordinare un’inutile azione di disturbo operata da una squadra navale contro Algeri.

L’opera pontificia, tuttavia, portò importanti risultati. I religiosi inviati da Roma, tra cui Marco da Aviano, riuscirono ad appianare molte delle discordie esistenti tra i sovrani, coda della disastrosa guerra dei trent’anni.

 

L'opera del Beato Marco d'Aviano

Marco da Aviano, padre cappuccino beatificato da Giovanni Paolo II nel 2003, si rivelò un diplomatico d’eccezione. Il suo capolavoro, esiziale per i musulmani, fu conciliare le rivalità esistenti tra polacchi e austriaci. Convinse l’imperatore e il duca Carlo V di Lorena a non assumere il comando dell’armata cristiana, in modo da lasciare tale incarico al re di Polonia Giovanni III Sobieski, la cui presenza nell’alleanza era imprescindibile, e andava pertanto incoraggiata anche con lusinghe di questo tipo.

 

La vittoria miracolosa

Vienna era allo stremo: i bastioni iniziavano a cedere e sempre più brecce si aprivano nelle mura mentre i difensori erano provati dagli assalti quotidiani. All’alba del 12 settembre Marco da Aviano celebrò la messa al campo, avendo come chierichetto il re di Polonia. Dopo la benedizione l’armata cristiana, formata da 65.000 soldati, affrontò ben 200.000 musulmani. Tra le file cristiane vi era anche il giovane Eugenio di Savoia Soissons, al suo battesimo del fuoco. La battaglia durò tutto il giorno, terminando solo con la violentissima carica degli ussari alati polacchi, guidati da loro sovrano in persona. Gli ottomani vennero travolti, lasciando sul campo più di 20.000 morti oltre ad armi, bottino ed equipaggiamento. Le perdite cristiane furono relativamente limitate, assommando ad appena 2.000 unità. Questa vittoria, sulla carta assai improbabile in generale e assolutamente impossibile in quelle nelle dimensioni, fu subito attribuita a un miracolo.

 

I festeggiamenti nei documenti

La notizia della vittoria fu accolta in quasi tutta Europa con grande entusiasmo. Re Sole ebbe un travaso di bile, ma per il resto degli europei fu un tripudio.

Ne sono testimoni le coeve lettere del fondo Avvisi e notizie dall’estero, raccolta di corrispondenze dei vari ambasciatori o incaricati d'affari, i quali riferivano a Modena quello che accadeva nei Paesi in cui risiedevano (attività ancora oggi svolta dai diplomatici). Ne riportiamo qualcuna a titolo esemplificativo.

4 - Particolare della firma del beato Marco d'Aviano, in lettera autografa da Verona, 13 novembre 1698 (Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggio e documenti di regolari, b. 7, fasc. 26, Aviano (d') fr. Marco cappuccino 1697-1699).
4 - Particolare della firma del beato Marco d'Aviano, in lettera autografa da Verona, 13 novembre 1698 (Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggio e documenti di regolari, b. 7, fasc. 26, Aviano (d') fr. Marco cappuccino 1697-1699).

Il 21 settembre il conte della Torre scriveva da Venezia, riferendo che era giunto un corriere da Graz con la corrispondenza del giorno 14: questa riportava la «sconfitta totale dell’essercito turco», che aveva «perduto tutto il bagaglio, cannoni e stendardo regio», oltre a migliaia di uomini. Nella città lagunare, dopo un sentito Te Deum, «l’allegrezze, le feste e le dimostrazioni che si fanno dal popolo tutto per un simile successo sono inesplicabili e per nessuna vittoria di questa Repubblica in tempo della propria guerra è stato mai fatto tanto».

Il corrispondente da Roma, il 25 settembre, scriveva che l’annuncio della vittoria era giunto il giorno 21: «il grido de gli applausi fatti dalla pietà di questo popolo la medesima notte con fuochi e luminarij fù grande, e maggiore ne sarebbe seguito il giorno appresso se gli fosse stato permesso, aspettandosi un più distinto ragguaglio di tutte quelle particolarità che si potranno ricavare degne di perpetua memoria». Verificata la notizia, dopo alcuni giorni, i festeggiamenti ripresero, così come riportato nella successiva missiva del 2 ottobre «continuarono la sera di sabbato passato le luminarie e fuochi per questa città in sì gran copia e con tante inusitate e non mai praticate allegrie che ben si conobbe l’estremo giubilo del popolo e di tutta questa corte per la liberazione di Vienna e gran vittoria ottenuta. Il papa ordinò che la medesima sera fosse fatta la solenne girandola, e fuochi a castello come seguì, e per Roma non si vidde altro tutta la notte, che varie truppe che conducevano in trionfo il gran visire, chi sopra un asinello, chi dentro una gabbia, e chi in una foggia e chi in un’altra, tirando seco tutto il popolo dietro sì curiosi spettacoli».

Da Londra, il 4 ottobre, si comunicava che «tutti li discorsi sono sopra la vittoria ottenuta contra turchi et la liberatione della città di Vienna. Da questo popolo la nuova è stata ricevuta con un generale applauso eccettuata da alcuni che seguitano il partito francese ed altri dell’istessa natione».

Anche le notizie da Genova, del 9 ottobre, riferivano di una gran festa seguita alla comunicazione della vittoria, il 2 e 3 ottobre «con fuochi, girandole et altri artificiati». Le finestre delle case vennero illuminate «e contro l’espettatione commune concorse anche in farle l’inviato di Francia mons. S. Olon con torchie non solo alle finestre fuochi artificiali, ma con dispensar pane a poveri, che vi concorsero in qualche numero, cosa che non è piacciuta, parendo ch’egli procacci studiosamente troppo l’occasione d’attrahere la plebe».

Anche se le popolazioni si limitavano a percepire solo l’immediatezza della vittoria, senza valutarne le implicazioni politiche, l’evento era davvero uno snodo della storia. Si chiudeva l’epoca dell’espansionismo musulmano e si gettavano i presupposti per la prossima liberazione dell’Ungheria, della Transilvania e della Croazia. L’impero ottomano, da allora, divenne il “grande malato d’Europa”, tenuto in vita perché necessario per la stabilità della zona: i calcoli politici avevano definitivamente soppiantato lo spirito di crociata.

 

Il ricordo della vittoria nella quotidianità di oggi

L’assedio di Vienna fu un episodio importantissimo per la storia europea, i cui riflessi resistono ancora oggi nella storia del costume, anche in aspetti minori forse sconosciuti ai più.

Papa Innocenzo XI, che come abbiamo visto aveva promosso quell’azione bellica, era convinto che la vittoria fosse dovuta all’intercessione della Madonna. Per questo motivo volle che il 12 settembre si festeggiasse il Santissimo Nome di Maria, che divenne anche l’intitolazione di una chiesa fatta costruire in Roma, al Foro Traiano.

5 - Lettera del conte della Torre, Venezia 21 settembre 1683 (Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Avvisi e notizie dall'estero, b. 64, fasc. Avvisi 1683. s.fasc. Avvisi relativi all'assedio e liberazione di Vienna 1683).
5 - Lettera del conte della Torre, Venezia 21 settembre 1683 (Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Avvisi e notizie dall'estero, b. 64, fasc. Avvisi 1683. s.fasc. Avvisi relativi all'assedio e liberazione di Vienna 1683).

La vittoria di Vienna pare aver esercitato anche altre influenze, su un piano meno alto, ma più immediato. Parliamo della prima colazione (ma non solo). La tradizione, infatti, vuole che il cappuccino sia nato proprio il 12 settembre 1683, quando i viennesi offrirono a Marco d’Aviano una tazza di caffè. Il frate, trovandolo troppo forte, lo stemperò con del latte, rendendo la bevanda di un colore simile al suo saio. In onore dell’abito religioso, venne chiamata cappuccino. Lo stesso sarebbe accaduto per la pasticceria. L’austriaco kipferl si vuole creato su richiesta di re Sobieski per commemorare l’evento. Per schernire gli sconfitti ebbe forma di mezzaluna, diffondendosi nel resto d’Europa con ricette similari, tipo il croissant francese, nome che significa letteralmente crescente.

Queste tradizioni culinarie sono state contestate come leggende. Si può comunque ipotizzare una posizione mediana: un dolce preesistente assurto a simbolo di quella vittoria proprio per la sua forma che ricordava le insegne del nemico.

Fonti e bibliografia

*Archivio di Stato di Modena, Medagliere, 55.

*Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggio e documenti di regolari, b. 7, fasc. 26, Aviano (d') fr. Marco cappuccino 1697-1699.

*Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Avvisi e notizie dall'estero, b. 64, fasc. Avvisi 1683. s.fasc. Avvisi relativi all'assedio e liberazione di Vienna 1683.

*A.M. Pachinger, Medaillen von Peter und Paul Seel und diesen verwandten Meistern, in «Mitteilunghen der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft», XXIV Jahrgang, 1905, pp. 1-30.

*G. Zeller, Medaillen von Peter und Paul Seel und diesen verwandten Meistern, Vienna, 1894.