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Isbuchenskij: la carica con protagonista il reggimento italiano Savoia Cavalleria

II guerra mondiale, il 24 agosto 1942 sul fronte russo
Carica di Isbuscenskij
Carica di Isbuscenskij

Il combattimento va inquadrato nella più vasta battaglia del Don ma merita un cenno particolare in quanto rappresenta l'ultimo episodio in cui la cavalleria italiana abbia compiuto una carica contro l'avversario, secondo metodi tattici che apparivano ormai superati nella guerra moderna.

Una colonna del «Savoia Cavalleria» aveva raggiunto, la sera del 23 agosto, in uno dei momenti più critici della battaglia, la località di Isbuchenskij dove aveva urtato contro considerevoli forze nemiche. All’alba del 24 l'esplorazione riferiva che nuovi rinforzi erano giunti ai Russi durante la notte e che si erano trincerati a stretto contatto con i reparti del «Savoia». Tré battaglioni sovietici erano arrivati infatti ad appena 800 metri dalle posizioni del «Savoia».

Il colonnello Bettoni, comandante del reggimento, per sloggiarli, decise di ricorrere alla classica carica di cavalleria. Uno dopo l'altro gli squadroni, manovrando come in piazza d’armi, piombarono sul nemico, mentre la steppa tremava sotto il galoppo serrato dei cavalieri italiani. I Russi, passato il primo momento di sorpresa, spararono freneticamente: molti cavalli furono abbattuti, colpiti in piena velocità, alcuni cavalieri vennero disarcionati, ma la, carica continuò implacabile fino a raggiungere il più pieno successo: 150 Russi giacevano morti sul terreno, 300 feriti vennero raccolti durante il rastrellamento, 500 i prigionieri.

Quattro cannoni, 10 mortai, 50 mitragliatrici e molte altre armi costituirono il bottino catturato. L'azione della cavalleria ritardò di 24 ore l'attacco nemico e consentì un maggiore rafforzamento delle posizioni italiane.

 

Tratto da BATTAGLIE. Dizionario storico illustrato, di Francesco Valori, casa editrice Ceschina, Milano. Filodiritto rimane a disposizione per accogliere richieste sui diritti.

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