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L’Europarlamento e il diritto all’aborto sembra un dèjà vu

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L’Europarlamento e il diritto all’aborto sembra un dèjà vu

 

Abstract: la Storia è destinata a ripetersi e sono molte le volte in cui gli uomini non riescono a fare tesoro dei suoi insegnamenti. È già accaduto infatti, all’alba del secondo conflitto mondiale, che ci si allontanasse e si rifiutasse caparbiamente, con le Leggi razziali e lo sterminio degli Ebrei, la Legge naturale che regola la pacifica convivenza dei popoli e tiene sempre la barra diritta su ciò che è vero.

Oggi questo voto sul diritto di aborto, prima in Francia e poi a Bruxelles, con venti di guerra sempre più impetuosi sullo sfondo, sembra un tragico dèjà vu.

L’11 aprile scorso il Parlamento Europeo, riunito a Bruxelles, sulla scia di quanto già avvenuto nel Parlamento francese il 4 marzo 2024 ha votato, con 336 voti a favore e 163 contrari, una Risoluzione (2022/2742)  che si propone l’obiettivo di inserire l’interruzione volontaria di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali della Unione Europea. Nel testo della mozione, gli eurodeputati hanno chiesto che l’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue sia modificato, affermando che: “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero all’aborto sicuro e legale”. Ad aver votato compattamente la misura sono stati: Socialisti e democratici, Verdi/Ale, Renew e la Sinistra. Il partito Popolare Europeo si è invece diviso ed hanno votato a favore solamente gli eurodeputati provenienti dal nord Europa. Il gruppo dei Conservatori e riformisti e Identità e democrazia,  salvo rare eccezioni, ha votato contro la mozione.

Esiste tuttavia una probabilità alta che tale decisione, contrariamente a quella francese, rimanga lettera morta poichè la modifica della Carta fondamentale europea necessita del consenso unanime dei 27 Paesi che compongono l’Unione stessa rendendo il percorso per vedere riconosciuto l’aborto come un diritto fondamentale ancora lungo e pieno d’insidie. Tutti gli Stati membri dovranno infatti esprimersi favorevolmente al suo inserimento nella Carta e ciò difficilmente potrà accadere perché Polonia e Malta hanno addirittura in vigore delle norme che  limitano fortemente la possibilità di accesso a questo “dirittto” alle donne. Altri Governi, di stampo conservatore, difficilmente poi  darebbero il loro assenso.

Il Parlamento europeo però, non quieto, ha  invitato tutti i Paesi dell’Unione a depenalizzare al loro interno completamente l’aborto in linea con le linee guida Oms del 2022.

Malgrado le difficoltà del percorso e la probabile non concretizzazione dell’inserimento di tale diritto nella Carta fondamentale tale proposta contiene in sè una portata simbolica gravissima e nel momento storico in cui aleggia, come una pesante spada di Damocle, lo spettro di una nuova guerra globale sembra un agghiacciante dèjà vu.

Chi conosce la storia infatti non può non notare come già sia accaduta la coincidenza tra l’approvazione o la proposta di leggi contrarie alla legge naturale e la deflaragazione di conflitti.

Non si pensi che tale accostamento sia temerario poichè ogni colpa morale grave è destinata a portare con se conseguenze gravissime per i popoli in generale e per gli individui nello specifico.

Nel 1939 la Germania diede inizio alla Seconda Guerra Mondiale con l’invasione della Polonia, il primo settembre. Negli anni successivi, i Tedeschi invasero altri undici paesi.  La maggior parte degli Ebrei europei viveva in paesi che la Germania nazista avrebbe occupato o con cui si sarebbe alleata durante la guerra. Tra il 1941 e il 1944, le autorità naziste deportarono nei ghetti e nei centri di sterminio milioni di Ebrei provenienti dalla Germania, dai territori occupati, e dai paesi alleati dell’Asse.

La Chiesa cattolica rivestì allora il ruolo della Cassandra nel suo insegnamento avvertendo dei rischi che si incorrono quando si oltrepassano limiti non superabili.

Il 20 ottobre 1939 venne pubblicata l’Enciclica Summi Pontificatus che riletta oggi suona come un messaggio di estrema attualità nella quale il Pontefice, denunciando l’indulgenza morale e spirituale dei tempi che stava vivendo, affermò che “I nefasti sforzi di alcuni di denotrizzare Cristo, il distacco dalla legge della verità che egli annunciò, come legge dell’amore, che è il soffio vitale del suo regno” e di fronte alle apocalittiche previsioni di sventure imminenti e future Papa Pio XII ebbe a dire che “consideriamo nostro dovere elevare con crescente insistenza gli occhi e i cuori di coloro, in cui resta ancora un sentimento di buona volontà verso l’Unico, la cui mano onnipotente e misericordiosa può imporre fine a questa tempesta, verso l’Unico, la cui verità e il cui amore possono illuminare le intelligenze e accendere gli animi di tanta parte della umanità, immersa nell’errore, nell’egoismo, nei contrasti e nella lotta, per riordinarla nello spirito della regalità di Cristo”.

Papa Pacelli proseguiva affermando che “aggiungendo alle deviazioni dottrinali del passato nuovi errori, li ha spinti ad estremi, dai quali non poteva seguire se non smarrimento e rovina. Innanzitutto è certo che la radice profonda e ultima dei mali che deploriamo nella società moderna sta nella negazione e nel rifiuto di una norma di moralità universale, sia della vita individuale, sia nella vita sociale e delle relazioni internazionali; il misconoscimento cioè, così diffuso ai nostri tempi, e l’oblio della stessa legge naturale. Essa trova il suo fondamento in Dio, creatore onnipotente e padre di tutti, supremo e assolutio legislatore, onniscente e giusto vincitore delle azioni umane”.

Pio XII ebbe anche modo di osservare che l’Europa aveva conseguito nei tempi una coesione tale da pervenire ad un grado di progresso che la rese un faro ed un esempio per gli altri popoli e continenti ma, nel momento in cui, decise di distaccarsi dalla legge naturale che da sempre la guida trovammo uno “spaventoso simbolo di ciò che avvenne e continua ad avvenire spiritualmente dovunque l’incredulità cieca ed orgogliosa di sè ha di fatto escluso Cristo dalla vita moderna, specialmente dalla vita pubblica… I valori morali secondo i quali in altri tempi si giudicavano le azioni private e pubbliche sono andate per conseguenza come in disuso e la tanto vantata laicizzazione della società che ha fatto sempre più rapidi progressi sottraendo l’uomo, la famiglia e lo Stato all’influsso benefico e rigeneratore della idea di Dio e dell’insegnamento della Chiesa ha fatto riapparire anche in regioni nelle quali per tanti secoli brillarono i fulgori della civiltà cristiana, sempre più chiari, sempre più distinti, sempre più angosciosi i segni di un paganesimo corrotto e corruttore”.

Quanto più questo è vero oggi dove la nostra società pagana sacrifica gli innocenti sull’altare della tanto decantata audeterminazione e in effetti il Pontefice aggiungeva che molti nell’allontanarsi da ciò che è vero “non ebbero piena coscienza di venire ingannati dal falso miraggio di frasi luccicanti che proclamavano simile distacco quale liberazione dal servaggio in cui sarebbero stati prima ritenuti; nè prevedevano le amare conseguenze del triste baratto tra la verità che libera e l’errore che asservisce; nè pensavano che, rinunciando alla infinitamente saggia e paterna legge di Dio, all’unificante ed elevante Dottrina di amore di Cristo, si consegnavano all’arbitrio di una povera mutabile saggezza umana: parlarono di progresso, quando retrocedevano; di elevazione quando si degradavano; di ascesa alla maturità quando cadevano in servaggio; non percepivano la vanità di ogni sforzo umano per sostituire la legge di Cristo con qualche altra cosa che la uguagli; divennero fatui nei loro ragionamenti”.

Parole più attuali che mai e l’esito di ciò che denunciava il Pontefice fu il rovinoso, terribile secondo conflitto mondiale. L’abisso degli errori denunciati dal Pontefice e le loro nefaste conseguenze oggi appaiono chiare ma forse solo ai noi comuni mortali e non ai nostri rappresentanti nei Parlamenti nazionali ed internazionali.

Nel 1943 Pio XII nella Allocuzione all’Ambasciatore d’Italia ribadiva “l’assoluta necessità per la pacifica convivenza delle Nazioni di quei principi e valori morali, promananti dalla Verità eterna, alla luce dei quali una filosofia, che fa gettito del pensiero giuridico fondato sulla legge morale appare priva di solido e razionale appoggio e non degna di appagare, vincere e sopravvivere” . Proseguiva dicendo che “ I popoli della terra espiano al presente ciò in cui errarono I loro pensatori e maestri. Dagli errori teorici e dalle passioni accese, ecco nascere I tragici traviamenti e le sciagure dell’oggi. Ogni pietra miliare di queste false vie è segnata dalle distruzioni, lacrime e sangue”.

Tuttavia, concludeva, non si deve abbandonare la speranza in quanto “da così profonde amarezze sorge anche in tutte le genti civili che anelano alla tranquillità nell’ordine, l’ansia e la brama del ritorno alle Verità abbandonate o misconosciute”.

 

La tranqullità della Legge naturale è quindi l’unica alternativa alla guerra che nasce invece dal disordine morale degli uomini.

In tempi come quelli odierni sarebbe opportuna una profonda riflessione.