Il Semaforo Rosso

Il Semaforo Rosso
Il professor Lombardi Vallauri dedica un intero capitolo del suo libro “Filosofia del Diritto” al semaforo ed alla interpretazione della norma, il paradosso della norma imperativa e la libertà costituiva nel pensiero del professor Lombardi un ossimoro, e la riflessione filosofica tra dovere e diritto permette riflessioni molto complesse. Ricordo le riflessioni fatte durate lo studio di Filosofa del diritto durante gli anni universitari all’Università Cattolica, oggi misuro quelle riflessioni con il senso del limite la violazione e l’espiazione della pena, una riflessione che ritorna imperativa e che si misura con l’evoluzione dei diritto e le nuove violazioni che una società, sempre più in crisi e alla ricerca di un equilibrio, misura ogni giorno nella sfide del diritto sulle libertà.
Il "semaforo" è una metafora centrale nel pensiero filosofico-giuridico di Vallauri Lombardi (Stefano Rodotà e altri filosofi del diritto italiani ne hanno discusso in contesti simili). In particolare, Luca G. Lombardi Vallauri, noto per il suo stile provocatorio e originale, utilizza spesso immagini concrete per rappresentare concetti astratti. Il "semaforo" è una di queste immagini, utilizzata in riferimento al diritto, alla norma e alla libertà.
Il diritto agisce come il semaforo: non costringe con la forza, ma funziona solo se è riconosciuto come legittimo.
Libertà e vincolo: Il diritto, come il semaforo, limita alcune libertà individuali per garantire una coesistenza ordinata tra individui. Libertà regolata, non arbitraria.
Consenso e interiorizzazione: per funzionare, la norma (come il semaforo) deve essere accettata e interiorizzata dai cittadini. Il diritto non è solo comando esterno, ma parte della cultura e dell’ethos comune.
Vallauri utilizza l’esempio del semaforo per mostrare come la norma non abbia valore assoluto, ma si modelli in funzione dei suoi obiettivi pratici. La lettura teleologica impone di valutare il contesto: quando rispettare una norma comporta una paralisi ingiustificata, occorre reinterpretarla alla luce dello scopo superiore (fluire e sicurezza del traffico).
Il semaforo rosso è diventato un simbolo del mio percorso di espiazione, un baluardo che richiama costantemente il senso del limite davanti al quale ci si deve fermare …a prescindere…perché questo chiede la norma imperativa…fermarsi senza se e senza ma…la mia libertà non dipende solo dalla libertà degli altri ma condiziona la fruizione della libertà di tutti.
E così…un giorno andando per strada con i colleghi di lavoro, ad un semaforo vedendo tutti passare incuranti del semaforo rosso dissi: ... ma è rosso ?...alla risposta sorpresa: ma non arriva nessuno ! ... mi passò davanti il capitolo del libro di filosofia del diritto del prof. Vallauri...ho insistito fermandomi: è rosso bisogna firmarsi !
Parto da qui per riflettere sulle sfide che oggi chiamano ciascuno a misurarsi con una società in mutamento sempre più consapevole del bisogno di rispetto per la sensibilità di ciascuno e delle diversità.
La maggior parte delle nuove sfide richiama il bisogno di fermarsi davanti all’imperativo del rispetto, del limite della diversità, della integrità…del semaforo rosso !
E’ così che il “no” detto del partner che chiede di rispettare il suo bisogno di tempo di rispetto di non sciupare in un gesto di egoismo che non sa comprendere il limite ..
Il rispetto del “no” rappresenta la consapevolezza del proprio limite, non possiamo ignorare la volontà di chi ci sta davanti, rispettare il no è fermarsi al semaforo rosso, rispettare il no è comprendere il nostro limite, accettalo nel diritto dell’altro ad esprimere la propria diversità.
Il rispetto dell’altro significa saper mortificare il proprio interesse, fermarsi davanti al rispetto dell’altro equivale a fermarsi al rosso.
Fermarsi al semaforo rosso significa rispettare il limite, il limite imposto dalla legge, il limite implicito nel diritto dell’altro, del suo “no”, ad una libertà da non violare.
Fermarsi difronte al desiderio di andare oltre perché significa poter violare i diritti dell’altro, determinare dolore, riaprire cicatrice insanguinate.
Frenarsi difronte al dolore, mortificando il desiderio di voyerismo, di presunta informazione, di chiacchiere che distraggono ma soprattutto non rispettano il bisogno di silenzio di chi soffre.
Fermarsi difronte alla ragione dell’altro, difronte al bisogno di accogliere il grido di dolore.
Fermarsi per costruire insieme ogni prospettiva di vita che porti, positiva, ad una esistenza capace di guardare ad un domani migliore