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Il bombardamento di Roma San Lorenzo

San Lorenzo
San Lorenzo

Il bombardamento di Roma San Lorenzo

 

Il 19 luglio 1943, esattamente ottant’anni fa, Roma, la città eterna, fu bombardata per la prima volta nella sua storia millenaria. 

Nei secoli, la Capitale era stata saccheggiata, ma mai bombardata. In tre anni di guerra, molte città italiane ed europee erano state violate dall’alto, ma Roma era stata risparmiata non solo per salvaguardarne l’inestimabile patrimonio storico-artistico, ma soprattutto per la presenza del Vaticano. Per questo motivo tra i romani era forte la convinzione che la loro città godesse di una sorta di immunità territoriale, proprio grazie al Papa. 

Due giorni prima, la violenta incursione era stata addirittura preannunciata dagli alleati con volantini lanciati dall’alto. La mattina del 18 luglio, mentre Mussolini si accingeva ad incontrare Hitler a Feltre per esaminare la grave situazione bellica (gli alleati erano sbarcati in Sicilia la settimana prima), i giornali pubblicarono il testo dei volantini. Era stato lo stesso Mussolini a disporlo, per mostrare di non temere la propaganda nemica. Molti italiani erano già informati sull’andamento della guerra attraverso Radio Londra, che ascoltano di nascosto.

Come preannunciato, quindi, il 19 luglio 1943, alle ore 11,03, da 6000 m di altitudine sulla verticale dello scalo merci di San Lorenzo, furono sganciate le prime bombe. Fino alle 14.30 circa si avvicendarono, in sei diverse ondate, quattro gruppi di bombardieri B-17 e cinque gruppi di B-24, con centinaia di velivoli. 

L’obiettivo era lo scalo ferroviario di San Lorenzo. 

San Lorenzo
San Lorenzo

Dopo il primo passaggio, i bombardieri ricevettero l'ordine di lanciare mirando alle nubi di polvere, al fumo e agli incendi, ma la zona coperta da polveri e fumi si allargava sempre di più, ad ogni ondata. Inevitabilmente i grappoli di bombe finirono anche a oltre 500 mt dallo scalo. Fu investito in pieno il quartiere San Lorenzo e centrato il piazzale del Verano. Alla fine, saranno sganciate su Roma 4000 bombe (circa 1060 tonnellate) colpendo, oltre allo Scalo e al quartiere San Lorenzo, anche le zone limitrofe dalla Tuscolana alla Tiburtina. Morirono complessivamente 719 persone, vecchi, donne, bambini; vi furono 1.659 feriti e in migliaia rimasero senza un tetto

Dopo quel primo bombardamento ne seguirono altri 51, fino alla liberazione di Roma il 4 giugno 1944.

In occasione dell’ottantesimo anniversario, intendo ricordare due vittime di quel primo bombardamento della nostra Capitale. Erano due alti Ufficiali dei Carabinieri, che sono Esempi di Valore ancora oggi. 

Infatti, tra i 719 morti, oltre a 24 vigili del fuoco, vi furono il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali, Generale di Corpo d’Armata Azolino Hazon, e il Capo di Stato Maggiore del Comando Generale, Colonnello Ulderico Barengo. In uno dei periodi più difficili della Storia del nostro Paese, l’Arma dei Carabinieri Reali fu colpita recisamente con la morte di due uomini che si sarebbero potuti rivelare decisivi per le sorti d’Italia nei giorni successivi.

Verso le 11,15, “dopo che le prime ondate di apparecchi nemici avevano già colpito la zona di S. Lorenzo”, il Generale Hazon sentì il dovere di accorrere subito sui luoghi maggiormente disastrati. Saltò così a bordo di una vettura militare insieme al suo ufficiale d’ordinanza, il Tenente Colonnello Leonardo Perretti. Il Colonnello Barengo, da Capo di Stato Maggiore, chiese insistentemente di accompagnare il suo Comandante. Fu così che la macchina, partita da via XXIV Maggio, all’epoca sede del Comando Generale, raggiunse la zona velocemente. Con gli allarmi antiaerei ancora attivi, solo le Forze dell’Ordine potevano muoversi, ma con grande rischio

L’autovettura fiancheggiava la città universitaria percorrendo viale Regina Margherita quando, giunta in prossimità di piazzale del Verano, una seconda ondata di bombardieri riversò il suo carico di morte. 

bombardamento di San Lorenzo
bombardamento di San Lorenzo

Proprio in questa situazione così drammatica, l’Arma visse questo altro dramma

Come riportato sui documenti dell’epoca: “Giunti nel quartiere di S. Lorenzo, il Comandante Generale e gli Ufficiali del seguito non esitarono a spingersi in direzione della zona ove più violenta si esercitava ancora l’offesa nemica, quando una bomba da aereo, caduta a brevissima distanza dalla macchina, scaraventava contro la parte posteriore di essa un tratto di rotaia tramviaria divelta che fracassava la carrozzeria, determinando la morte istantanea dell’Ecc. HAZON e del Col. BARENGO, i cui corpi restavano notevolmente straziati, e ferendo leggermente alla testa il Ten. Col. PERRETTI.”

Il quotidiano romano Il Messaggero”, nell’edizione del 20 luglio 1943, riportò in prima pagina il fatto, con un articolo dal titolo emblematico “Al posto del dovere”. 

Per comprenderne il Valore, è certamente utile rileggere oggi la motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare, poi concessa alla memoria del Gen. Hazon: “Intuito con alto senso di responsabilità il comprensibile turbamento che avrebbe potuto determinarsi in conseguenza del primo attacco aereo sulla capitale, cedendo ad un impulso spontaneo del suo cuore generoso, con sprezzo del pericolo e slancio ardimentoso temprati dalle prove di tre guerre, accorreva, durante l’incursione sui luoghi maggiormente colpiti, anelante di portarvi tempestivamente il contributo della sua presenza animatrice. Mentre si spingeva nella zona più battuta, raggiunto da una bomba incontrava morte gloriosa, dimostrando luminosamente come nell’arma, secondo le antiche tradizioni, uno stesso anelito di dedizione eroica accomuni capi e gregari di ogni grado.”

La sede del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, in viale Romania a Roma, è oggi intitolata al Generale Azolino Hazon, che era stato nominato Comandante Generale nel febbraio precedente

Il Col. Barengo, dall’ottobre 1940, era Capo di Stato Maggiore del Comando Generale. In quell’incarico si affiancò ad Hazon con cui costruì un tandem efficacissimo che riuscì a mantenere l’Arma salda al suo posto, accanto agli Italiani, in mesi terribili. La loro morte improvvisa rischiò di mettere in grave pericolo l’Istituzione in una delle fasi più complesse della storia nazionale; infatti, nella notte tra il 24 e il 25 luglio successivo, il Gran Consiglio del Fascismo avrebbe poi sfiduciato Mussolini che, presentatosi al sovrano nel pomeriggio del 25, fu fatto “arrestato” dai Carabinieri, che lo sottrassero con immani difficoltà alla ricerca dei nazisti per un mese e mezzo circa. 

Dopo 80 anni ricordiamo questi due eroici ufficiali, come si legge ancora oggi su una lapide in Piazzale del Verano a Roma: “Pronunziatasi la prima offesa aerea su Roma, con alto senso del dovere e slancio ardimentoso, le Medaglie d’Argento al Valor Militare Generale Azolino Hazon, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, e Colonnello Ulderico Barengo, Capo di Stato Maggiore, mentre accorrevano sui luoghi maggiormente colpiti per recarvi il contributo della loro presenza animatrice e riaffermare la tradizionale dedizione dell’Arma dei Carabinieri a favore della comunità, erano qui travolti dall’esplosione di ordigno aereo, sacrificando la nobile esistenza e fondendo generosamente il sangue con quello delle innocenti vittime cittadine nel glorioso martirio che indicò alla nazione la via della libertà e della democrazia”.