La flotilla, l’odissea del bene e l’amicizia

La flotilla, l’odissea del bene e l’amicizia
Ammetto la mia fragilità. Cambio subito canale – sì, l’ammetto - allorché vengono trasmesse le immagini di bimbi palestinesi che implorano cibo, ostentando vuote scodelle. Fuggo altresì sia quando vengono ricordate le vittime israeliane del 7 ottobre 2023 sia quando si aggiorna il numero dei palestinesi uccisi: in fondo già uno solo di essi è raccapricciante. Rappresaglia? Stato di necessità? Legittima difesa? Contorsione della Storia ? Hegeliano Aufhebung, cioè toglimento o superamento della shoah? A volte indugio a recitare la parte dell’l’intellettualmente penetrante, per domandarmi come avrebbero reagito i civilissimi paesi europei se avessero scoperto per tempo le atrocità delle camere a gas destinate a milioni di ebrei: essi sarebbero subito intervenuti contro Hitler per salvarli o avrebbero indugiato per timore?
Ho maturato infine che queste domande non mi riguardano, non devono riguardarmi: sono piccole civetterie intellettuali! Invece mi turba e mi squassa già di per sé l’omicidio in sé e soprattutto la sua vittima innocente, il freddo sopruso, lo sguardo incredulo e confuso di quei bellissimi bimbi affamati, l’implacabile contestualità di quelle ciotole ...rimaste vuote. Cioè è insopportabile – sì, fisicamente insopportabile - già di per sé il Potere senza pudore, il Potere pornografico, il Male tutto, banale e non banale.
Con questa corazza di vile rassegnazione, apprendo ora con gioia che altri, più coesi e coraggiosi, provenienti da quaranta Stati, si avviano verso Gaza con una grande manifestazione (non di piazza, ma) ...di mare. Mostrano il petto e le vele, sono disarmati e non sono ostili ad Israele. Il loro scopo è esclusivamente altruistico: impedire altre vittime e portare concreti e significativi aiuti ai tantissimi bisognosi. Essi affidano le speranze di personale sopravvivenza all’osservanza del Grande Comandamento dell'Ebraismo: «Ama il prossimo tuo come te stesso » (Levitico 19:18[4]). E in proposito il Talmud (guida autorevole per la vita e la pratica ebraica) tiene a precisare: «Voi potreste dedurre da questo versetto che devi amare il tuo prossimo e odiare il tuo nemico, ma io vi dico che l'unica interpretazione corretta è, Ama tutti, anche i tuoi nemici».
Alcuni droni hanno già minacciato la Flotilla mentre navigava in acque internazionali, provocando una duplice reazione del Governo Italiano. Infatti, il convoglio è ora scortato da una nave militare con mandato di assistenza e soccorso (ma non di difesa attiva in caso di attacco). Inoltre, il Ministro della Difesa Crosetto – a differenza dei suoi silenti colleghi stranieri – ha ribadito che non è nei piani del governo italiano «muovere le navi militari per porre guerra a un paese amico», qualora la Flotilla dovesse tentare di forzare il blocco navale davanti alla striscia di Gaza.
È un atteggiamento improprio. Neppure i manifestanti della Flotilla pretendono che il Governo italiano dichiari guerra a Netanyahu. Ma perché, proprio in un momento così critico, l’autorevole Ministro della Difesa – a differenza del Capo dello Stato - tiene a pubblicamente proclamare e riconfermare, nonostante l’accertato sterminio di palestinesi, la propria ‘amicizia’ per Israele, per questo stato d’Israele? L’art. 11 della Costituzione - mentre proclama il ripudio della guerra, come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali – promuove e favorisce le organizzazioni internazionali che incoraggiano pace e giustizia! La Flotilla è esattamente una di tali organizzazioni e il suo tentativo pacificatore merita il massimo rispetto, anche da parte dell’Italia! E poi è autentica amicizia quella tra chi (Israele) non vuole udire la verità e chi (il nostro Stato) è forse pronto a tacere per compiacere?
La vera amicitia non presuppone la verità? E qual è la verità del Governo Italiano su Gaza? Questo è il problema.