Anti caporalato: attività ispettiva e protocolli

il contrasto allo sfruttamento lavorativo da integrare e rafforzare
Acquario di Genova
Ph. Simona Balestra / Acquario di Genova

Abstract

Se la legge n. 199/16 contro lo sfruttamento lavorativo ed il caporalato ha dimostrato la sua efficacia sul piano repressivo, molto ancora c’è da fare sul piano della prevenzione: gli strumenti di contrasto allo sfruttamento illecito della manodopera vanno integrati e rafforzati. In questa direzione sembrano muoversi, oltre ai i progetti coordinati dall’INL nel 2020, i recenti protocolli firmati dallo stesso INL con l’OIM e da AssoDelivery con le sigle sindacali ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

 

Indice:

1. Caporalato e sfruttamento lavorativo: l’esigenza di rafforzamento e integrazione degli strumenti di contrasto

2. Caporalato: il Rapporto annuale 2020 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro

3. Caporalato: il Protocollo Quadro tra INL E OIM

4. Caporalato: l Protocollo Quadro contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery

 

1. Caporalato e sfruttamento lavorativo: l’esigenza di rafforzamento e integrazione degli strumenti di contrasto

‹‹Le operazioni di contrasto al caporalato hanno dimostrato in modo inequivocabile che l’impianto normativo delineato dalla legge n. 199 del 2016, sul piano repressivo, è adeguato ed efficace››. È quanto si legge nel documento conclusivo dell’Indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto "caporalato" in agricoltura, avviata alla fine del 2018.

Nello stesso documento, approvato dalle Commissioni parlamentari riunite XI (Lavoro pubblico e privato) e XIII (Agricoltura) il 12/05/2021, si legge anche che ‹‹l’impianto della legge del 2016 si è rivelato, tuttavia, largamente inattuato relativamente alla parte preventiva›› e che ‹‹gli strumenti di contrasto allo sfruttamento illecito della manodopera andrebbero integrati e rafforzati››.

Secondo i commissari sarebbe fondamentale, da un lato, prevedere norme e procedure volte a incentivare e premiare la denuncia degli sfruttatori da parte delle vittime del reato di caporalato, dall’altro, organizzare servizi sociali avanzati in grado di assistere i lavoratori interessati.

Sembrerebbero muoversi proprio nel solco dell’auspicato rafforzamento degli strumenti di contrasto e d’integrazione degli stessi, i progetti coordinati dall’INL nel 2020 (che hanno consentito campagne di vigilanza straordinaria) e i recenti protocolli firmati dallo stesso INL con l’OIM e da AssoDelivery con le sigle sindacali ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Quest’ultimo accordo, di natura sperimentale, risponde ad esigenze di tutela da fenomeni criminali quali sfruttamento, intermediazione illecita e caporalato che, seppur fortemente radicati nel settore agricolo (come l’Indagine conoscitiva dimostra), si sono insinuati anche in altri settori (ad es. nel terziario), fra cui quello del food delivery tramite piattaforme digitali, cresciuto sensibilmente durante la pandemia.

 

2. Caporalato: il Rapporto annuale 2020 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro

Il Rapporto annuale 2020 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, pubblicato lo scorso 30 aprile, ci consegna i dati del contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo del difficile anno che ci siamo lasciati alle spalle.

Nonostante l’emergenza epidemiologica le attività di vigilanza effettuate dal personale dell’Ispettorato Nazionale e dai militari del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro (Comando CC TL) hanno portato al deferimento all’Autorità giudiziaria di 478 trasgressori e alla tutela di 1.850 possibili vittime del reato di caporalato e sfruttamento  lavorativo, 119 delle quali considerate ‹‹maggiormente esposte al fenomeno›› a causa della loro condizione di cittadini extracomunitari privi di regolare permesso di soggiorno.

La percentuale dei lavoratori vittime di sfruttamento rispetto al complesso dei lavoratori irregolari risulta pari, a livello nazionale, al 2,3%.

Sulla base dei macro-settori produttivi, invece, la percentuale dei lavoratori vittime di sfruttamento sul complesso dei lavoratori irregolari si articola come segue: 18,6% in agricoltura, 4,2% nell’ industria, 0,6% nel terziario, 0,5% nell’edilizia.

Lo stesso dato percentuale viene poi fornito su base territoriale: 0,62% nel Nord-Ovest, 3,58% nel Nord – Est, 2,96% nel Centro e 1,84% nel Sud (in Lazio, Toscana, Marche, Puglia e Veneto gli indici più elevati).

Dal Rapporto emerge un aumento del numero degli accessi effettuati rispetto all’anno precedente (si passa dai complessivi 17.420 del 2019 ai 28.317 del 2020) ed una diminuzione del numero dei lavoratori irregolari (267.677 rispetto ai 356.145 del 2019) e del numero dei lavoratori in nero (22.366 rispetto ai 41.544 del 2019).

D’altronde nello stesso Rapporto si specifica che, al fine di rafforzare il contrasto degli illeciti in esame, l’INL ha realizzato e coordinato nel corso del 2020 – in attuazione di due progetti finanziati, rispettivamente, dalla Commissione Europea (“SU.PR.EME.” Italia) e dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali (A.L.T. Caporalato!) – campagne di vigilanza straordinaria in alcune zone del Sud (esclusivamente nel settore agricolo) e del Centro Italia (prevalentemente nel settore agricolo) ove risultavano particolarmente diffusi i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento lavorativo di lavoratori migranti.

Difatti va ricordato che nel 2020 l’attività di contrasto al caporalato e allo sfruttamento sul lavoro ha conosciuto una notevole implementazione anche in attuazione dell’azione 8 (“Rafforzamento delle attività di vigilanza e contrasto allo sfruttamento lavorativo”) del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022).

Proprio nell’ambito di tale Piano si è collocato il progetto “SU.PR.EME.”, volto a realizzare un Piano Straordinario Integrato di interventi finalizzati al contrasto e al superamento di tutte le forme di grave sfruttamento lavorativo e di grave marginalità e vulnerabilità dei lavoratori migranti; il progetto è stato realizzato nei territori che presentavano maggiori criticità nel Sud – Italia, perseguendo obiettivi specifici in determinate aree di intervento (accoglienza, lavoro, servizi, integrazione, governance).

D’altra parte il progetto “A.L.T. Caporalato!”, anch’esso di prevenzione e contrasto dello sfruttamento lavorativo dei migranti, è intervenuto in diversi settori economici (agricoltura, logistica, edilizia e manifattura) e nel Centro/Nord Italia: un progetto realizzato in collaborazione con l’O.I.M (così come “SU.PR.EME.”),  che ha svolto attività di supporto alla vigilanza, di formazione di ispettori e mediatori culturali e di sensibilizzazione dei lavoratori migranti sui diritti e doveri connessi allo svolgimento di un rapporto di lavoro, nonché sui meccanismi di protezione previsti dall'ordinamento giuridico italiano.

 

3. Caporalato: il Protocollo Quadro tra INL E OIM

Proprio il positivo esito della collaborazione tra INL e OIM nell’ambito dei menzionati progetti ha portato i due enti a siglare l’11 marzo 2021 un Protocollo Quadro di collaborazione, di durata biennale, con l’obiettivo di rendere strutturale tale collaborazione istituzionale nell’ambito delle azioni di contrasto allo sfruttamento lavorativo.

Difatti le parti firmatarie del Protocollo si impegnano a sostenere e realizzare congiuntamente interventi volti a garantire l’emersione, l’identificazione e la tutela delle vittime dello sfruttamento lavorativo anche attraverso attività di formazione reciproca; si impegnano, altresì, ad istituire un comitato di coordinamento che si riunirà periodicamente per definire piani di azione, monitorare la realizzazione degli interventi, acquisire elementi di approfondimento.

D’altra parte, lo stesso Piano triennale di contrasto 2020-2022 prevede una governance nazionale multi-livello basata sul coordinamento e l’impegno di tutte le istituzioni che - a livello centrale, regionale e locale – si dedicano ai temi dello sfruttamento lavorativo e della tutela degli stranieri.

Il Protocollo Quadro si articola, nei suoi aspetti più squisitamente operativi, in tre punti principali:

  1. formazione reciproca del personale dell’INL e dell’OIM sulla normativa in materia di immigrazione, caporalato e sfruttamento lavorativo (compresi gli aspetti relativi a salute e sicurezza sul lavoro);
  2. impegno dell’OIM a fornire mediatori culturali altamente specializzati (competenti anche nell’attivazione di meccanismi di tutela e tempestiva protezione delle vittime) da impiegare a supporto delle attività di vigilanza degli Ispettorati Territoriali;
  3. impegno congiunto delle parti firmatarie per lo svolgimento di attività di sensibilizzazione dei lavoratori migranti su diritti e doveri connessi all’instaurazione di un rapporto di lavoro e sui meccanismi di tutela previsti dall’ordinamento per le vittime di sfruttamento.

 

4. Caporalato: l Protocollo Quadro contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery

Dopo importanti inchieste e provvedimenti giudiziari  (si veda Link), in una fase di duro  confronto fra le parti (autonomia o subordinazione dei ciclofattorini, applicazione o meno del contratto della logistica, etc.) ed  in un quadro di relazioni industriali ancora da costruire compiutamente, il 24 marzo 2021 - presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - è stato firmato il Protocollo Quadro per la legalità contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery tra AssoDelivery (associazione datoriale) e CGIL, CISL E UIL.

Con l’intento di promuovere lo sviluppo del settore nel rispetto dei diritti dei lavoratori e con l’obiettivo specifico di contrastare intermediazione illecita, caporalato e sfruttamento, il Protocollo prevede:

  1. l’adozione entro sei mesi dalla firma, da parte delle  società aderenti ad AssoDelivery, di Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOGC 231) ai sensi del D.Lgs. 231/2001 e di un Codice Etico: tramite MOGC si rileveranno e sanzioneranno condotte aziendali riconducibili ai reati di cui all’articoli 603 bis c.p. (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro);
  2. l’avvio, assieme al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di un’analisi del settore del food delivery con la prospettiva di definire un albo nazionale delle “piattaforme” e delle società terze autorizzate ad operare per conto delle stesse. Nelle more della creazione dell’albo AssoDelivery e le società da essa rappresentate procederanno alla creazione di un proprio albo nazionale di società autorizzate (iscritte sulla base di requisiti di onorabilità e legalità), impegnandosi a non ricorrere a società terze per le operazioni di consegna degli ordini attraverso le piattaforme;
  3. la creazione di un Organismo di Garanzia da parte delle società aderenti ad AssoDelivery con compiti di vigilanza sulle dinamiche lavorative dei c.d. riders; a tale Organismo le società comunicheranno trimestralmente i dati considerati anomali alla luce di soglie di “allarme” individuate da un separato documento tecnico: se i dati evidenzieranno rischi di intermediazione illecita e/o sfruttamento del lavoro, l’Organismo inoltrerà segnalazione alla Procura della Repubblica;
  4. la raccolta di notizie utili e la segnalazione di condotte anomale (in relazione ai reati oggetto del Protocollo) all’Organismo di Garanzia, da parte delle Organizzazioni sindacali firmatarie e delle società aderenti ad AssoDelivery;
  5. l’istituzione di un Tavolo di Governance e Monitoraggio, a cui parteciperanno i rappresentanti delle parti sottoscrittrici del Protocollo, che si riunirà semestralmente o comunque su richiesta motivata delle parti firmatarie: il Tavolo dovà essere il principale strumento di dialogo e confronto fra le parti e sarà il luogo privilegiato per la verifica dei risultati attesi e conseguiti in coordinamento con l’Organismo di Vigilanza.

I risultati raccolti e valutati dal Tavolo di Governance e Monitoraggio, infine, saranno resi disponibili anche all’Osservatorio Nazionale permanente sul lavoro tramite piattaforme digitali istituite presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi dell’articoli 47-octies del D.Lgs. n. 81/2015.