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Appalti e Covid: una necessaria semplificazione

appalti
Ph. Maria Raffaella Primerano / appalti

Abstract

Nel perdurare della pandemia è necessario snellire la burocrazia e le procedure di assegnazione.

 

1.Una normativa troppo farraginosa

È notizia di questi giorni la riduzione delle dosi di vaccino da parte della casa farmaceutica Pfizer verso il nostro Paese. Oltre alla preoccupazione per le conseguenze di questa scelta, in questi casi, la deformazione del giurista, va ad occuparsi delle modalità di approvvigionamento di queste risorse. Infrastrutture tecniche, logistiche, farmaci, vaccini, tamponi rappresentano “barriere sanitarie” fondamentali per la cura degli ammalati e la preservazione dei soggetti sani. Un denominatore comune ai suddetti strumenti è costituito dalla legislazione in tema di appalti e forniture, che in Italia – nonostante le recenti semplificazioni, avvenute in base alla legge 120/2020 – rimane ancora farraginosa, soprattutto perché risulta dal pericoloso incrocio di norme diverse e complementari. Per indire una gara d’appalto bisogna fare infatti contemporaneamente riferimento a un coacervo di normative primarie e secondarie: Codice dei contratti pubblici (Codice appalti), Codice antimafia, legge anticorruzione, regolamenti e delibere delle Autorità di settore.

Bisogna riconoscere che i tempi di realizzazione delle gare e degli affidamenti relativi a servizi sono stati ridotti negli anni, così come la costruzione di beni per conto dello Stato. Tuttavia, ad oggi, non è ancora possibile procedere ad ordinativi diretti, affidamenti diretti (per lavori al di sotto dei 150.000 euro), appalti di opere pubbliche in tempi relativamente contenuti. Si assiste alle notevoli difficoltà incontrate dai Governi nel procedere ad interventi urgenti a fronte di calamità naturali o eventi straordinari e imprevisti: non dimentichiamo, infatti, le situazioni ancora pendenti relative ai post terremoti, per prendere un esempio su tutti.

L’amministrazione statale dovrebbe assumere un ruolo strategico a mezzo di interventi che semplifichino i controlli preventivi e l’accesso alle gare, onde rafforzare semmai quelli successivi agli affidamenti e alle realizzazioni delle opere. È necessaria la costruzione di nuovi ospedali o strutture simili, senza dimenticare che per far ripartire l’economia, flagellata anch’essa dalla pandemia in atto, servirà orientare le ingenti risorse che arriveranno dalla UE verso obiettivi certi e di pronta implementazione. Gli investimenti strutturali hanno il pregio di portare incrementi significativi in termini di occupazione e di indotto, andando a ricasco sulle disponibilità ai consumi dei cittadini e sul PIL. Gli interventi di tipo “sussidiario”, talvolta necessari, notoriamente non possono avere, per banali considerazioni di economia pubblica, effetti duraturi come quelli accennati.

A ciò si aggiunga un’altra considerazione. L’infiltrazione criminale non si ferma ai mega appalti. Le indagini e le operazioni di polizia di questi ultimi mesi dimostrano, infatti, che la mafia si serve di piccole e medie imprese e di attività commerciali con fatturati modesti, pur di impiegare denaro di provenienza illecita ed acquisire presenze sul mercato e sul territorio. Queste ultime sono le reali esigenze delle consorterie criminali, e la burocratizzazione eccessiva della macchina amministrativa dello Stato e delle imprese favoriscono inevitabilmente tali finalità.