Cannabis per cani e gatti, tanto per sdoganare un po’
Di Tommaso Scandroglio
Miu è un po’ tesa? Un po’ di mariagiovanna e vi farà le fusa. È arrivata la cannabis per cani e gatti. D’altronde, come è noto, prima si sperimenta sugli uomini e poi sugli animali. Ma procediamo con ordine. Sono quattro, sono giovani e provengono da Napoli. Un giorno leggono che la legge 242 del 2016 permette la commercializzazione di prodotti realizzati con cannabis sativa, nota anche come cannabis utile (una particolare varietà della piantina cara ai Radicali), entro certi limiti di THC. E così hanno la brillante idea di fondare una start up chiamata Weedentity e di mettere a punto un olio pet teraphy che contiene il cannabioide CBD. Tale principio attivo, così viene reclamizzato, ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e miorilassanti. I quattro giovani di Napoli tengono a precisare che gli olii da loro prodotti non hanno effetti psicoattivi, ma solo rilassanti e non creano dipendenza. Quindi i gatti e i cani, puntualizzano, non vengono sedati, ma, aggiungiamo noi, solo immersi in uno strano torpore. Comunque, se questo fosse vero e lo vogliamo dire anche a beneficio dei padroni, è meglio scolarsi una bottiglia di Primitivo di Manduria o di Cannonau perché hanno i medesimi effetti e sono ancor più naturali.
Dunque se avete Pongo stressato perché voleva essere un pechinese e non un dalmata – l’esempio è fatto per compiacere gli amici LGBT – se Romeo è depresso perché gli avete buttato via la sua copertina preferita, se Argo abbaia in continuazione anche alle mosche, se Briciola appare svogliato e distratto anche di fronte alla ciotola di crocchette che predilige e non è più lui dopo la castrazione, la soluzione passa dagli aromi spinellosi dell’olio che i padroncini spalmeranno sul pelo dei loro amici a quattro zampe. Siamo certi che anche gli umani bipedi sapranno apprezzare la bontà di questo prodotto, magari usandolo per un massaggio alternativo o in modi che solo certi stati di alterazione sanno suggerire. E poi volete mettere che bel trip rollarsi una canna mentre, a suo modo, anche Fido fa altrettanto?
Gli animalisti rimangono ovviamente silenti, dato che il loro ceppo culturale guarda con favore agli stati psicotropi di origine naturale, sebbene vedere un rottweiler mezzo drogato mite come un barboncino farebbe tristezza a chiunque. E comunque, nonostante le assicurazioni dei giovani imprenditori partenopei, speriamo che in futuro non si debbano aprire comunità terapeutiche canine e feline per il recupero di labrador e certosini cannabis dipendenti.
Sebbene l’amore per gli animali possa essere sconfinato e così parimenti anche la curiosità di sperimentare l’olio anche su altri animali domestici, si sconsiglia di versare l’olio nella boccia di Pallino: nuotare a morto per un pesce rosso non è buon segno per la sua salute. Nemmeno è consigliabile lucidare il carapace delle tartarughine con questo olio magico: già sono lente di loro, così potrebbero sfidare i bradipi. Idem come sopra per i pappagalli: poi si lega loro la lingua e non potranno più ripetere all’infinito “Ciao! Come stai?”.
Nelle menti dei fondatori di Weedentity vogliamo credere che non alberghi nessuna posizione ideologica anche se Chiara Basile, una dei soci, ha definito la cannabis “forse la pianta più criminalizzata del mondo ma dalle enormi potenzialità”. I quattro giovani di Napoli hanno solo visto un’opportunità commerciale e ci si sono fiondati dentro. La galassia di prodotti nati dalla cannabis vende bene, il prodotto accenderà la curiosità di molti e si inserisce perfettamente nel trend attuale, dunque perché non tentare la sfida commerciale, si saranno chiesti i nostri?
Però il problema sta nel fatto che quest’olio, al pari di prodotti a base di THC o CBD, diffonde l’idea che la cannabis non faccia male e che quindi si possa anche fumarla. Se c’è lo shampoo, la birra, le tisane e le bevande energetiche alla canapa, perché non fumarsi anche un po’ di marijuana?