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Cannabis – Proposta di legge “liberalizzatrice“ – RFT

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Cannabis – Proposta di legge “liberalizzatrice“ – RFT

Abstract: Quali conseguenze avrà la liberalizzazione del consumo e della produzione di cannabis sul mercato nero?

 

“Il consumo di cannabis è una realtà”

“Le misure di prevenzione e di repressione in materia di consumo (e di coltivazione) di cannabis hanno fallito”.

Queste sono le parole testuali del ministro della Giustizia della RFT. I divieti avrebbero portato alla “criminalizzazione” di molte persone (specie di giovane età). La “Verbotspolitik” ha avuto per conseguenza un “intasamento” degli uffici giudiziari requirenti e giudicanti della RFT.

“Il consumo diffuso di cannabis è una realtà”, ha dichiarato un altro ministro, che ha messo in rilievo pure i pericoli per la salute derivanti dal fatto, che la cannabis “commerciata”, sullo “Schwarzmarkt” (mercato nero), non di rado, viene “miscelata” con altre sostanze; ciò, nonostante tutti i divieti e sanzioni, anche severe.

Prima di esporre brevemente i “capisaldi” della “soluzione”, che il governo della RFT reputa di avere trovato per reprimere lo “Schwarzmarkt” della cannabis, appare opportuno premettere alcune considerazioni di carattere generale su questa sostanza stupefacente, mentre gli effetti della stessa sui conducenti di veicoli, costituiranno oggetto di un prossimo articolo.
 

Retrospettiva e attualità

“Cannabis”, in lingua latina, significa canapa. Le prime “tracce” di consumo di cannabis  risalgono a più di 5.000 anni orsono e le troviamo in Cina, da dove si è poi diffusa in India e in altri  Paesi. Negli USA, la cannabis sarebbe stata importata dal Messico intorno al 1910. Il divieto di consumo di questa sostanza stupefacente (il “Marihuana Tax Act”) risale al 1937 (con pena pecuniaria di 2.000 USD e fino a 5 anni di reclusione).

In Europa, il consumo di cannabis, è diventato “di moda”, a partire dagli Anni 70-80. Accanto all’alcol, la cannabis, oggigiorno, costituisce la droga più diffusa, specie tra minorenni e “junge Erwachsene”.

Da un recente sondaggio di un ente federale (“BZgA”), è emerso, che la cannabis è consumata maggiormente da persone dall’età tra i 18-24 anni, che hanno dichiarato, di aver assunto – nei passati 12 mesi -  una o più volte cannabis (il 23%). I consumatori più giovani (12-16 anni), che hanno consumato cannabis, sono stati l’8% circa.

A che età è avvenuto il “contatto” con questo stupefacente? In media, a 15 anni, ma, delle volte, anche a 12-13 anni. Il consumo della cannabis è, spesso, preceduto dal consumo di alcol e/o tabacco; delle volte, si ha consumo contestuale.
 

Aumento dei principi attivi

È da notare, che, oggigiorno, la cannabis “commerciata” sul mercato nero, ha un contenuto di principi attivi (THC) superiore rispetto a quella venduta nel passato; ciò ha aumentato il pericolo di dipendenza da questo stupefacente; il 9% dei consumatori, diventa “abhängig”, ma la dipendenza dei consumatori sin dall’età adolescenziale, è intorno al 50%.

Cannabis è sei volte più tossica del tabacco; entra velocemente nel circolo sanguigno. L’organismo elimina le tracce di cannabis, non cosí velocemente come l’alcol, per la cui eliminazione bastano 36 ore o poco meno.

Particolarmente pericolosa, è la cannabis sintetica; questo, perchè non  contiene CBD.

Secondo l’ONU, l’aumentato uso di cannabis, ha per conseguenza, aggravi per i sistemi sanitari degli Stati dell’UE, poichè la percentuale di persone sottoposta a terapia disintossicante da cannabis e ricoverata nelle strutture sanitarie, sarebbe del 30% rispetto ai ricoverati in totale. Questo è stato comunicato dall’UNODOC. Ancora più grave sarebbe la situazione negli USA.

Prima di illustrare i punti salienti del disegno di legge governativo, appare opportuno, un breve accenno agli effetti, che produce l’assunzione di cannabis.


Effetti del consumo di cannabis e dipendenza

Ormai è assodato, che il consumo di questa sostanza causa, poco dopo l’assunzione, diminuzioni della capacità di concentrazione e di memoria, nonchè attacchi di panico; anche danni al sistema neuronale.

Più gravi sono, invece, i “Langzeitschäden”, quali depressione, stati di paura, malattie polmonari. Ancora più deleteri, si sono rivelate le conseguenze sul feto di donne in istato di gravidanza, che consumano cannabis.

Per quanto concerne le terapie di disintossicazione, va osservato, che soltanto circa il 25% delle persone, che si sono sottoposte alle stesse, risultano effettivamente disintossicate; sono “langfristig abstinent”. È risultato anche, che circa il 50% dei pazienti in trattamento di disintossicazione, ha avuto almeno un genitore alcoldipendente o consumatore di droghe “pesanti”.

È stato detto dai due ministri, che hanno elaborato il disegno di legge de quo, di voler proporre una “soluzione pragmatica”, per risolvere i problemi in materia di coltivazione e di consumo di cannabis.

Nessuno dovrebbe più acquistarla sul mercato illegale. Produzione e vendita – entrambe controllate – dovrebbero ovviare anche ai rischi, che, attualmente, corrono i consumatori, di acquistare sostanze alterate. “Togliendo di mezzo” il mercato nero e istituendo una “legale Lieferkette”, la criminalità organizzata perderebbe una notevole fonte di reddito.

 

“Zwei-Säulen-Modell” – Pilastro I

Nella RFT s’intende realizzare uno “Zwei-Säulen-Modell” (un modello basato su due pilatri).

Primo pilastro: Coltivazione di cannabis da parte di associazioni no profit, entro perimetri normativi ben definiti, con “accesso” alla cannabis e al consumo della stessa, da parte dei soli associati. I controlli saranno di competenza dei “Länder”, che vigileranno pure sulle predette associazioni. Sarà controllata quantità (e qualità) dello stupefacente, prodotto e fornito alle “Vereinigungen” (ai cosiddetti Cannabisclubs).
 

Divieto di importazione e di esportazione di prodotti di cannabis.

Le associazioni si finanzieranno attraverso contributi dei propri iscritti, il cui numero non potrà essere superiore a 500 per “Vereinigung”. Età minima dei soci: 18 anni e residenza o domicilio  nella RFT.

Potranno amministrare le “Vereinigungen”, soltanto persone fisiche, la cui probità sarà preventivamente verificata dalle autorità competenti in materia di associazioni. La cannabis prodotta dalle associazioni, può essere fornita soltanto ai soci, con un limite quantitativo di 25 gr. il giorno e 50 gr. il mese. Vi è poi un limite per coloro, che non hanno ancora compiuto il 21.mo anno di età (al massimo 30 gr. il mese).

Nei locali delle associazioni è vietato il consumo di cannabis; altresí, in prossimità di scuole e nelle aree pedonali (fino alle ore 20). Vigerà il divieto di consumo contestuale di alcol o di tabacco. L’accesso ai predetti locali è consentito unicamente a maggiorenni.

Alle associazioni sarà interdetto fare pubblicità, al fine di acquisire (nuovi) soci.

È esclusa la punibilità di chi detiene cannabis – per uso personale – del peso fino a 25 gr.

Costituisce invece reato, la detenzione di una quantitá superiore a 25 gr., la cessione a non soci e a minorenni.

Condanne intervenute per violazioni, che, secondo l’emananda legge, non costituiranno più reato, potranno – a richiesta del condannato -  essere “cancellate” dal “Bundeszentralregister” (Casellario generale federale); procedimenti pendenti per le suddette violazioni, termineranno nei modi previsti dal CPP.

Trascorsi 4 anni dall’entrata in vigore della legge sulla liberalizzazione della cannabis, si procederà a evaluazione della normativa, con particolare riguardo alle conseguenze sulla salute dei consumatori e all’(auspicata) riduzione del mercato nero. Vedremo. Intanto, la legge andrà osservata. Mi vengono in mente le parole di Pindaro (Olimpica XIII) ”Ho speranza, ma l’esito è nelle mani di un dio”.

Pilastro II

Il secondo pilatstro consiste nella liceità della produzione e distribuzione di cannabis da parte di imprese in possesso di specifica licenza a tali fini rilasciata e in adeguati controlli da parte delle autorità dei “Länder”.

L’elaborazione del disegno di legge de quo, da parte del governo della RFT, è stata preceduta da contatti con l’UE e altresí con l’ONU. La RFT auspica, che, in un futuro non troppo lontano, gli Stati aderenti all’UE, troveranno accordi per armonizzare la normativa in materia di produzione e di consumo di prodotti di cannabis.

Fatta eccezione per i casi di sopra indicati, nella RFT, anche dopo la legge di “liberalizzazione”, continuerà a essere vietato il possesso, la coltivazione, il commercio, la vendita, l’importazione, l’immissione in commercio e l’acquisto di cannabis. Questo, lo prevede il § 2 del disegno di legge liberalizzatrice.

Il consumo di cannabis in presenza di persone di età inferiore a 18 anni, è vietato. È proibita altresí ogni forma di pubblicità (e di “sponsoring”) per prodotti di cannabis (§ 6).

Persone di età superiore a 18 anni di età, possono coltivare, presso la propria residenza (o domicilio) e al fine di consumo personale, non più di 3 piante di cannabis.

L’estrazione – da piante di cannabis – di tertaidrocannabinolo e cannabinolo, resterà vietato, mentre invece diverrà lecita l’importazione – da Stati dell’UE al fine di coltivazione per uso proprio – di semi di cannabis.

Uno dei motivi, per i quali il governo della RFT intende liberalizzare, in un certo qual modo, coltivazione e consumo di cannabis, è costituito anche dal fatto, che, ultimamente, si è riscontrato, con una certa frequenza, che a prodotti di cannabis, offerti sul mercato nero ai consumatori, sono state mescolate sostanze nocive e cannabinoidi sintetici.

L’attuazione della progettata riforma, comporterà un onere finanziario, per il bilancio federale, nella misura di 1.000.000 Euro per il 2024 e anni successivi, a fronte di entrate – per Bund, Länder e Comuni – di circa 500.000 Euro l’anno.

Sopra abbiamo accennato al fatto, che la “criminalizzazione” della coltivazione e del consumo di cannabis, ha comportato un impegno rilevante per gli organi di polizia e giudiziari. I proponenti del disegno di legge prevedono, che l’”Entkriminalisierung”, avrà un effetto non trascurabile sul carico di lavoro dei predetti, con “Einsparungen”, stimate in 800 mio. Euro l’anno, “bei Gerichten” und 200 mio. Euro nelle “Haftanstalten” (carceri).
 

Presa di posizione dei magistrati

Sul disegno di legge ha preso posizione il “DRB” (Associazione Magistrati), smentendo, anzitutto, l’assunto governativo, che l’entrata in vigore della legge sulla “Cannabisliberalisierung”, implicherebbe un’”Entlastung” per le autorità giudiziarie; anzi, avrà per conseguenza una “Mehrbelastung” (un ulteriore aggravio di lavoro) per le predette; inoltre, è stato detto, che il mercato nero, non verrebbe “unterbunden”. Il disegno di legge prevede una normativa piuttosto minuziosa e, in parte, frastagliata, che comporterà la necessità di controlli frequenti ed estesi.

L`”Ermittlungsaufwand” per PM e PG, sarà elevato e anche le prevedibili difficoltà di interpretazione delle norme, si prospettano tutt’altro che lievi e semplici.

All’emananda legge, secondo il DRB, conseguirebbero, non “Einsparungen”, come sostenuto dal governo, ma sarà necessaria la destinazione di nuove risorse finanziarie a organi inquirenti, requirenti e in sede di esecuzione della pena, nella misura di un miar. Euro l’anno.

Per quanto concerne la parte sanzionatoria del disegno di legge, il DRB prevede “erhebliche Nachweisschwierigkeiten” (difficoltà rilevanti di carattere probatorio).

Essendo l’”Eigenanbau” (la coltivazione in proprio) e la costituzione dei cosiddetti Cannabisclubs, non privo di “ostacoli burocratici”, il DRB teme, che possa continuare a “fiorire” - e a prosperare - il mercato nero (“Schwarzmarkt”), “disciplinato”, si fa per dire, da lacci e lacciuoli molto meno “complicati” e ben “rodato” da decenni e decenni di proibizioni del passato, che hanno “favorito”, indirettamente, la criminalità a ogni livello (dal pusher dietro l’angolo, al trafficante su scala nazionale e internazionale).

Il fatto che attraverso i “Cannabisclubs” diverrà possibile acquistare  - legalmente -  prodotti di cannabis in quantità, come abbiamo visto, non certo modestissima, comporterà, secondo il DRB, un aumento dei consumatori di questo genere di stupefacente.

È ben vero, che il legislatore darà “il via”, in concomitanza coll’entrata in vigore della legge liberalizzatrice della cannabis, a una campagna (estesa a tutto il territorio della RFT) di informazione e di sensibilizzazione sugli effetti del consumo di cannabis. Ciò viene ritenuto insufficiente da molti amministratori locali, che chiedono invece un aumento dei fondi (di dotazione) per la “Suchthilfe” (supporto alle persone tossicodipendenti).

Moniti contra la liberalizzazione del consumo di cannabis, vengono pure dai pediatri. Puntare sull’”Eigenverantwortung” (autoresponsabilità), come ha dichiarato il ministro federale della Sanità, non pare la soluzione.

“Cannabisclubs” e le ricerche di uno scienziato giapponese

La proposta di legge del governo della RFT, secondo la quale, la cannabis per uso personale può essere acquistata attraverso i “Cannabisclubs”, viene criticata, da autorevoli docenti di medicina; ciò anche per le difficoltà di un efficiente controllo di queste associazioni. Sarebbe preferibile, che il “Bezug” della cannabis, da parte di persone “registrate”, avvenisse nelle farmacie, con divieto di consegna a persone di età inferiore a 25 anni.

C’è stato anche chi ha definito la diffusione della cannabis – specie tra i giovani – una vera propri pandemia, che minaccia la salute e la sicurezza pubblica. Cannabis rientra, come è noto, tra le sostanze psicotrope.

Mentre negli anni ‘60, il contenuto medio di THC di un cosiddetto “joint” di cannabis, venduto sul mercato nero, era stato di ca. 10 mg di THC, oggigiorno, è superiore al 20-30%. Quest’ultima percentuale di principi attivi, si riscontra, in particolare, nella cannabis proveniente dall’Afghanistan.

Se chi ha consumato abitualmente cannabis e ne smette – totalmente – l’assunzione, fino a che distanza temporale, l’avvenuto consumo di questa sostanza stupefacente, può essere rilevato in sede di analisi delle urine? Fino a due mesi, a decorrere dall’astinenza totale. Uno scienziato di origine giapponese (Ariko Morishima) ha sostenuto, che la sostanza marihuana causa danni maggiori alle cellule umane, rispetto a quelli prodotti da altre sostanze stupefacenti (ivi compresa l’eroina).

Secondo “Lancet”, il consumo di cannabis aumenterebbe il rischio di infarto del miocardio di 5 volte.

Saranno oggetto di un altro articolo, i danni, che il consumo di cannabis può causare alla giuda di veicoli.