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Carditello e il cavallo Persano

Inventario delle razze reali, 1756
Inventario delle razze reali, 1756

Carlo di Borbone sottrasse all’impero austriaco il possesso del Regno di Napoli nel 1734, ma fu necessario attendere la vittoria nella battaglia di Velletri dell’agosto 1744 per acquisire la definitiva sicurezza del regno.

Quella battaglia aveva insegnato che una guerra si vince solo disponendo di una consistente cavalleria adeguatamente preparata al combattimento. Volendo, dunque, riorganizzare quella parte dell’esercito, fu dato ordine di acquisire da tutto il regno cavalli su cui si sarebbe fondata la nuova cavalleria; si cercavano puledri di 40 mesi e ne giunsero a centinaia, regolarmente pagati ai proprietari dai Percettori delle Province. La costruzione di un allevamento reale poneva le premesse per avviare l’allevamento di una razza reale per i molteplici bisogni della Corte.

Per ospitare quell’enorme numero di cavalli fu scelto il feudo di Carditello, non lontano dalla piazzaforte militare di Capua, di proprietà dei De Cardenas, conti di Acerra. Il nome è la diminuzione dell’originario Cardito in quanto il feudo era stato in parte decurtato per una lite ereditaria col principe di Cardito.

Ritratto di Carlo di Borbone
Ritratto di Carlo di Borbone

La scelta di quello che sarebbe stato un nuovo Sito reale fu dell’ottobre del 1744, col conseguente all’affittuario Francesco Fiordelise di sgombrare la proprietà dalle bufale e dagli altri animali che allevava, col conseguente risarcimento. La presenza di bufale indica vocazione del territorio per la produzione di latticini, peculiarità che sarebbe ritornata sotto il regno di Ferdinando IV.

Il Siro fu gestito direttamente dal Cavallerizzo maggiore, il principe di Stigliano, con l’obiettivo dell’incremento della razza reale. Ecco, dunque, l’acquisto di cavalli e giovenche dagli allevamenti delle casate nobili che da antico tempo avevano una loro razza; cavalli giunsero anche dall’estero: dalla Polonia, patria di Maria Amalia, moglie di don Carlos; dalla Spagna, rinverdendo una consuetudine antica di scambi equini; si incaricarono, addirittura, le legazioni diplomatiche di reperire stalloni delle razze più in vista, in Polonia per la Schwarzenberg, ad esempio. Divennero ordinari anche acquisti nelle fiere specializzate, come quella che da antico si teneva a Grottole, nell’odierna Basilicata, dove nel 1750 si spesero ben 635 ducati per tredici cavalli.

Inventario delle razze reali, 1756
Inventario delle razze reali, 1756

Il sito s’ingrandiva progressivamente con l’affitto di territori per gli erbaggi, come nel 1751, quando si locarono dal Monte dei Ruffi ben 140 moggi; furono costruite nel tempo le strutture necessarie alla gestione dell’allevamento con i costi gravanti sulla Tesoreria Generale, come per i mille ducati utilizzati nel 1751 per avviare la costruzione di uno stallone; furono ammodernate le strade di collegamento a Carditello, ed al bosco, parte del Sito reale, frequentato dal re per la caccia (è bene sapere che per rinnovare il percorso Caserta - Carditello si ipotizzò l’utilizzo di pietrisco derivante dalla frantumazione dell’anfiteatro campano di Capua, col risultato di un NO deciso del re); si rifecero ponticelli interponderali, e furono piantumate siepi a delimitare i confini.

I cavalli padri erano di stanza nelle cavallerizze napoletane, ma venivano portati a Carditello per ingravidare le giovenche; nell’occasione al gruppo dei cavallari di scorta era aggregato anche un veterinario.

Planimetria di Carditello, 1749
Planimetria di Carditello, 1749

L’allevamento di Carditello, la razza reale, ebbe consistenti sviluppi durante il regno di Carlo di Borbone. Un inventario relativo al 1756, conservato dall’Archivio di Stato di Napoli, racconta dodici anni della prima vita di Carditello. In ordine alfabetico sono elencate 187 giumente, dalla storna Ambasciatora alla morella Vignarola, con età e funzione riproduttiva negli anni; la selezione voleva che, se non funzionali agli obiettivi della corte, i nuovi nati erano adibiti per la sella o per la carrozza; quell’inventario elenca gli animali nati nel 1756, con il nome degli stalloni padri e, quando non individuato con precisione il nuovo nato era indicato di padre incognito: ecco, dunque,  un Polacco, un Frascatano, Bicchiere, ed un’altra dozzina di stalloni. Ovviamente la regolarità amministrativa volle che fossero indicati anche gli animali morti e quelli inviati in altri siti reali come Caserta, Portici e Persano; altrettanto era annotato per quanti giunti nel Sito reale.

L’avventura di Carditello perse smalto con la partenza di don Carlos divenuto re di Spagna nel 1759, pur rimanendo allevamento equino di qualità; negli anni, cambiando le tattiche militari e gli armamenti, la cavalleria aveva perso il pregio iniziale, ma il Sito reale continuò a vivere, fino a subire notevoli trasformazioni a partire dalla metà degli anni Settanta del Settecento per divenire il Sito reale dei nostri giorni.

Ma questa è un’altra bellissima storia. 

archivio


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Per sapere di più:

Documenti

  • ASNa, Esteri
  • ASNa, Piante e disegni
  • ASNa, Maggiordomia maggiore e Soprintendenza generale di Casa reale, Archivio Amministrativo IV Inventario
  • ASNa, Notai del Seicento
  • ASNa, Regia Camera della Sommaria, Segreteria, Registri di viglietti e dispacci
  • ASNa Segreteria di Stato di Casa Reale
  • Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco dei Poveri, Banco di s. Giacomo e Vittoria.

Libri

  • G.A. Rizzi Zannoni, Carta delle reali cacce, 1784
  • Raffaele Ajello, La vita politica napoletana sotto Carlo di Borbone, “La fondazione ed il tempo eroico”in  Storia di Napoli, IV, Napoli 1976
  • Imma Ascione, Carlo di BorboneLettere ai sovrani di Spagna,  Roma, 2001-2002
  • Aniello D’Iorio, Carditello da feudo a Sito Reale, Bonaccorso Editore, 2014
  • Elvira Chiosi - Aniello D’Iorio Il Real Sito di Carditello negli anni di Carlo di Borbone  in (a cura di ) Cioffi, Mascilli Migliorini, Musi, Rao Le vite di Carlo di Borbone. Napoli, Spagna e America, art’em, 2018