x

x

Munizioni da bocca

I sapori del Regno delle Due Sicilie alla corte polacca nel Settecento
Carte particuliere des postes d'Italie, 1728
Carte particuliere des postes d'Italie, 1728

Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia, consolidato il regno di Napoli dopo i tentativi revanscisti dell’Austria di Maria Teresa terminati con la sconfitta di Velletri nel 1744, per rinsaldare i rapporti familiari cominciarono ad inviare dal 1749 prodotti alimentari alla casa reale polacca.

Scambi di doni erano consueti tra i membri delle famiglie reali, ma questa operazione fu condotta coinvolgendo non solo l’apparato amministrativo ma anche ambasciatori e consoli del regno di Napoli.

Carlo di Borbone
Carlo di Borbone

 

Maria Amalia prese ad inviare al padre Augusto III e al fratello Federico Cristiano i cosiddetti “salati”, cioè prosciutti, salami, cervellate (salsicce di calibro ridotto), pancette, capicolli e filetti, cui si aggiunse anche la pasta lavorata a Napoli.

Le quantità andarono aumentando nel corso degli anni, ma rimase costante il numero di 300 prosciutti per ciascun destinatario. I “salati” erano acquistati prevalentemente in Abruzzo e in Terra di Lavoro.

Circa duemila chilometri separavano Napoli da Dresda. Il primo percorso delle casse, caricate su carri, fu quello da Napoli al porto di Manfredonia, da lì, via mare, il trasporto proseguiva fino a Trieste, da dove, a mezzo di altri corrieri, proseguivano per Vienna, Praga fino a Dresda.

Il personale amministrativo a Napoli provvedeva allo stoccaggio e all’invio, con le spese pagate fino a Trieste; da lì in avanti erano a carico della legazione diplomatica a Dresda, ivi inclusi quelli per il corriere, liquidati periodicamente dopo l’esibizione delle ricevute dei trasportatori, (prima Grossel e poi Engelhar).

Carte particuliere des postes d'Italie, 1728
Carte particuliere des postes d'Italie, 1728

I costi dell’impresa gravarono inizialmente sulla tesoreria generale solo in un secondo momento furono soddisfatti dai conti personali della casa reale relativi ai beni medicei in Abruzzo.

Per i pagamenti normalmente si emettevano cambiali da scontarsi a Napoli, spesso utilizzando i servizi del cambista Cristofaro Spinelli. Il prezzo era espresso, secondo il tragitto seguito, ora in zecchini veneziani, lire austriache, talleri di Sassonia e ducati delle due Sicilie.

Il primo ministro, Fogliani prima e Tanucci poi, curavano direttamente la comunicazione ai referenti nei posti intermedi e finali di ogni spedizione a mezzo della posta in arrivo e partenza da Napoli.

Il processo fu poi centralizzato con la supervisione di Carlo Mauri, magistrato della Regia Camera della Sommaria.

I primi invii non furono però soddisfacenti. Gli alimenti giunsero in parte ammuffiti, sicché si apportarono alcune modifiche all’imballaggio (fori alle casse e tela cerata a protezione), stoccaggio ad Antignano e non nei locali della dogana, scelta di una stagione non troppo calda ma nemmeno fredda per facilitare il trasporto che durava circa due mesi.

Nel 1756 cominciò la guerra dei Sette anni che si protrasse fino al 1763, ma gli invii continuarono per altra via: Napoli, Genova, Milano, Mantova o Trento, Norimberga, Praga, Dresda.

Cambiarono anche i trasportatori: Ignazio Prata da Genova a Milano; Antonio Greppi da Milano a Norimberga; Giovanni Brentano Cimarolo da Norimberga a Dresda.

Appena possibile, comunque, si riprese la via di Manfredonia - Trieste, ma durò poco. Federico Cristiano morì nel dicembre 1763 e suo padre era già morto nell’ottobre precedente.

I commenti della corte polacca, esclusi quelli sulle derrate alimentari deteriorate, seppure accennati, furono sempre lusinghieri e serviti nei pranzi alla corte di Augusto III il corpulento.

Augusto III, re di Polonia
Augusto III, re di Polonia

Talvolta l’ambasciatore napoletano, il duca di Santa Elisabetta, alle lamentele del sovrano richiedeva a Napoli nuovi invii.

In occasione dell’invio del secondo tomo delle Antichità d’Ercolano, anno 1762, il duca di Calabritto, succeduto a quello di Santa Elisabetta, nel rappresentare i complimenti del re polacco, scrisse che questi mangiava pasta tre volte al giorno usque ad integralem consumationem.

Gli eventi raccontati sono un aspetto del farsi Stato degli inizi del regno borbonico anche dal punto di vista del funzionamento dell’apparato amministrativo e del flusso delle comunicazioni sia interne che internazionali con lo stabilimento di centri d’imputazione rispondenti alle direttive centrali.

Gli invii all’estero di prodotti gastronomici sono antesignani del made in Italy. Quei modi raccontano indirettamente una tradizione gastronomica ancora presente ai nostri giorni con punte di eccellenza nel Mezzogiorno d’Italia, soprattutto per quanto concerne proprio i salati, e, soprattutto, la pasta, divenuta un marchio dell’Italia.

 

Per saperne di più:

Documenti

  • Archivio di Stato di Napoli (d’ora in poi ASNA), Esteri, bb. 2213, 903, 905, 906, 914, 6798, 2194, 2184, 3026

  • ASNA, Segreteria di Stato di Casa Reale, b. 833 e 841

  • Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco di S. Giacomo e Vittoria, anni diversi

 

Libri

  • A. D’Iorio, Munizioni da bocca. I sapori del Regno delle due Sicilie alla Corte polacca nel Settecento, in «Opuacula Gnesnensia», Università di Poznan, Gniezno, Polonia, 2016

  • A. D’Iorio, Risorse e impieghi sotto Carlo di Borbone. I beni medicei, in «Quaderni dell’Archivio storico», Napoli, Istituto Banco di Napoli Fondazione, 2003, pp. 229-259

  • R. Ajello, La fondazione ed il tempo eroico della dinastia, in Storia di Napoli, Napoli, 1972, vol. VII

  • M. Schipa, Il regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone, Milano-Roma-Napoli, 1923, vol. I, pp. 234-238

  • Discorso istorico o sia Notiziario dell'anno 1748, Napoli, 1748

Munizioni da bocca

CLICCA QUI per vedere il video dell’Archivio di Stato di Napoli.