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Cenni sul diritto societario ad uso degli esportatori interessati al Cile

Un interessante parametro, spesso a dire la verità trascurato, che le imprese dovrebbero tenere in considerazione prima di programmare lo studio per un investimento all’estero è quello costituito dell’annuale indagine condotta dal Freedom House statunitense, che classifica con un voto da 1 (massimo) a 7 (minimo) tutti i Paesi del mondo, a seconda delle garanzie di cui godono i diritti politici e le libertà civili. In sostanza, il Freedom in the world 2008 (http://www.freedomhouse.org/uploads/fiw08launch/FIW08Tables.pdf) è una lettura interessante perché in modo schematico rende l’idea sullo stato civile ed economico di un Paese, ma anche sull’evoluzione del rispetto di dette liberà.

Da un semplice esame comparativo il Cile e l’Uruguay sono gli unici Paesi del Sudamerica a poter vantare il massimo punteggio (1) per la tutela dei diritti politici e delle libertà civili. L’Argentina e il Brasile ricevono 2 per entrambe le libertà; Bolivia, Colombia, Ecuador, Paraguay 3; Venezuela 4; infine, il Perù 2 per le libertà politiche e 3 per quelle civili. I citati indicatori sono fondamentali per pianificare un investimento economico, perché consentono di comprendere quale possa essere l’approccio verso il Paese destinatario dell’investimento.

I dati di stampo più prettamente economico costituiti dall’Economic Freedom of the World 2007 Annual Report (http://www.freetheworld.com/2007/EFW2007BOOK2.pdf), predisposto dal canadese Fraser Institute, forniscono ulteriori motivi di interesse. Nel 2005 il Cile risulta undicesimo nel ranking mondiale, insieme a Finlandia, Lussemburgo e Islanda (l’Italia è cinquantaduesima, insieme a Giordania, Francia e Repubblica Ceca). Medesimi dati confortanti emergono dalla scheda Paese consultabile sul sito internet istituzionale di SACE (http://www.sace.it).

Dai citati indicatori emerge senz’altro che il Cile può rappresentare il Paese ideale per un ingresso nel continente latinoamericano, circostanza confermata dalla posizione geografica di stretta e lunghissima fascia che si estende in gran parte della zona costiera pacifica, ma anche dalla disciplina del diritto societario e delle zone franche, che in estrema sintesi tratteggiamo di seguito.

In via preliminare ricordiamo che alle imprese straniere è assicurato il medesimo trattamento degli investitori nazionali.

La disciplina delle società a responsabilità limitata (Sociedad de Responsabilidad Limitada), forma societaria più semplice e più comune in Cile, riconosce un’estrema autonomia ai privati, che si esplica nella particolare flessibilità degli atti costitutivi, che devono tra l’altro prevedere: il tipo di amministrazione adottata; l’attività esercitata; le regole di distribuzione di perdite e utili e le procedure di liquidazione. È vero infatti che ai fini della responsabilità dei soci, l’atto costitutivo deve contenere una specifica dichiarazione di limitazione della responsabilità di ciascun socio al capitale sottoscritto dallo stesso (ovvero ad altra somma superiore). La S.r.l. cilena non è sottoposta a nessun controllo specifico da parte delle istituzioni governative e non ha neppure l’obbligo legale di emettere, presentare o pubblicare il proprio bilancio, dovendo solamente curare e conservare i libri contabili ai fini fiscali. L’estrema flessibilità è ulteriormente provata dal fatto che non è previsto un capitale minimo né sono dettate regole per la distribuzione degli utili, lasciate alla libertà delle parti come codificata nell’atto costitutivo.

Più penetranti regole e controlli interessano le società per azioni (Sociedad Anonima) che si distinguono in chiuse o aperte (quotate in borsa, con più di 500 azionisti, oppure che rispettano altri parametri relativi all’azionariato). Dal 2003 sono state introdotte nell’ordinamento Cileno le società unipersonali (Empresas Individuales de Responsabilidad Limitada).

Di particolare interesse per le imprese con vocazione all’internazionalizzazione sono le tre zone franche di Iquique, Arica e Punta Arenas, che consentono alle aziende presenti (già costituite in società di diritto cileno), di approfittare di particolari benefici doganali, fiscali ed altre agevolazioni. Ricordiamo la possibilità di introdurre prodotti e materiali, elaborarli e/o assemblarli e riesportarli senza dover effettuare anticipatamente l’importazione definitiva con il conseguente pagamento dei dazi doganali e dell’Iva nonché gli sconti sugli investimenti o i reinvestimenti in opere di costruzione, macchinari ed attrezzature ed il rimborso di parte delle spese sostenute per paga¬menti di salari corrispondenti allo stipendio minimo fissato dalle autorità.

Infine, merita una citazione il Parco Tecnologico di Corfo costruito all’interno del parco industriale di Curauma, Valparaiso (V Regione), che può vantare elevati standard di connessione, climatizzazione, sicurezza, amministrazione e diversi benefici derivati dall’utilizzo comune delle infrastrutture da parte delle aziende presenti e che è già stato oggetto di ingenti investimenti di società dell’Unione Europea.

Un interessante parametro, spesso a dire la verità trascurato, che le imprese dovrebbero tenere in considerazione prima di programmare lo studio per un investimento all’estero è quello costituito dell’annuale indagine condotta dal Freedom House statunitense, che classifica con un voto da 1 (massimo) a 7 (minimo) tutti i Paesi del mondo, a seconda delle garanzie di cui godono i diritti politici e le libertà civili. In sostanza, il Freedom in the world 2008 (http://www.freedomhouse.org/uploads/fiw08launch/FIW08Tables.pdf) è una lettura interessante perché in modo schematico rende l’idea sullo stato civile ed economico di un Paese, ma anche sull’evoluzione del rispetto di dette liberà.

Da un semplice esame comparativo il Cile e l’Uruguay sono gli unici Paesi del Sudamerica a poter vantare il massimo punteggio (1) per la tutela dei diritti politici e delle libertà civili. L’Argentina e il Brasile ricevono 2 per entrambe le libertà; Bolivia, Colombia, Ecuador, Paraguay 3; Venezuela 4; infine, il Perù 2 per le libertà politiche e 3 per quelle civili. I citati indicatori sono fondamentali per pianificare un investimento economico, perché consentono di comprendere quale possa essere l’approccio verso il Paese destinatario dell’investimento.

I dati di stampo più prettamente economico costituiti dall’Economic Freedom of the World 2007 Annual Report (http://www.freetheworld.com/2007/EFW2007BOOK2.pdf), predisposto dal canadese Fraser Institute, forniscono ulteriori motivi di interesse. Nel 2005 il Cile risulta undicesimo nel ranking mondiale, insieme a Finlandia, Lussemburgo e Islanda (l’Italia è cinquantaduesima, insieme a Giordania, Francia e Repubblica Ceca). Medesimi dati confortanti emergono dalla scheda Paese consultabile sul sito internet istituzionale di SACE (http://www.sace.it).

Dai citati indicatori emerge senz’altro che il Cile può rappresentare il Paese ideale per un ingresso nel continente latinoamericano, circostanza confermata dalla posizione geografica di stretta e lunghissima fascia che si estende in gran parte della zona costiera pacifica, ma anche dalla disciplina del diritto societario e delle zone franche, che in estrema sintesi tratteggiamo di seguito.

In via preliminare ricordiamo che alle imprese straniere è assicurato il medesimo trattamento degli investitori nazionali.

La disciplina delle società a responsabilità limitata (Sociedad de Responsabilidad Limitada), forma societaria più semplice e più comune in Cile, riconosce un’estrema autonomia ai privati, che si esplica nella particolare flessibilità degli atti costitutivi, che devono tra l’altro prevedere: il tipo di amministrazione adottata; l’attività esercitata; le regole di distribuzione di perdite e utili e le procedure di liquidazione. È vero infatti che ai fini della responsabilità dei soci, l’atto costitutivo deve contenere una specifica dichiarazione di limitazione della responsabilità di ciascun socio al capitale sottoscritto dallo stesso (ovvero ad altra somma superiore). La S.r.l. cilena non è sottoposta a nessun controllo specifico da parte delle istituzioni governative e non ha neppure l’obbligo legale di emettere, presentare o pubblicare il proprio bilancio, dovendo solamente curare e conservare i libri contabili ai fini fiscali. L’estrema flessibilità è ulteriormente provata dal fatto che non è previsto un capitale minimo né sono dettate regole per la distribuzione degli utili, lasciate alla libertà delle parti come codificata nell’atto costitutivo.

Più penetranti regole e controlli interessano le società per azioni (Sociedad Anonima) che si distinguono in chiuse o aperte (quotate in borsa, con più di 500 azionisti, oppure che rispettano altri parametri relativi all’azionariato). Dal 2003 sono state introdotte nell’ordinamento Cileno le società unipersonali (Empresas Individuales de Responsabilidad Limitada).

Di particolare interesse per le imprese con vocazione all’internazionalizzazione sono le tre zone franche di Iquique, Arica e Punta Arenas, che consentono alle aziende presenti (già costituite in società di diritto cileno), di approfittare di particolari benefici doganali, fiscali ed altre agevolazioni. Ricordiamo la possibilità di introdurre prodotti e materiali, elaborarli e/o assemblarli e riesportarli senza dover effettuare anticipatamente l’importazione definitiva con il conseguente pagamento dei dazi doganali e dell’Iva nonché gli sconti sugli investimenti o i reinvestimenti in opere di costruzione, macchinari ed attrezzature ed il rimborso di parte delle spese sostenute per paga¬menti di salari corrispondenti allo stipendio minimo fissato dalle autorità.

Infine, merita una citazione il Parco Tecnologico di Corfo costruito all’interno del parco industriale di Curauma, Valparaiso (V Regione), che può vantare elevati standard di connessione, climatizzazione, sicurezza, amministrazione e diversi benefici derivati dall’utilizzo comune delle infrastrutture da parte delle aziende presenti e che è già stato oggetto di ingenti investimenti di società dell’Unione Europea.