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Corruzione: danni non soltanto materiali

Austria – Svizzera – RFT
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Corruzione – Danni non soltanto materiali – Austria – Svizzera – RFT

Abstract: Il bene giuridico tutelato dai reati di corruzione, non è - almeno in via primaria – un “Individualrechtsgut”, ma un “Rechtsgut der Allgemeinheit”. Più precisamente, s’intende garantire il “Treueverhältnis zum Staat” (il rapporto di fedeltà verso lo Stato), la “Sachgerechtigkeit und die “Nicht-Käuflichkeit” (decisioni ispirate a criteri di oggettivi e la non venalità) degli organi dello Stato e della loro attività. Scopo è altresí di prevenire la “Staatswillenverfälschung” (salvaguardare la volontà dello Stato da influssi atti a falsarlo).

Introduzione

La - diffusa - crisi di legalità all’interno della PA, postula, con evidenza, l’urgenza di introdurre non soltanto controlli più stringenti sull’operato dei pubblici dipendenti in genere e sui politici, ma anche l’adozione di misure atte a prevenire il perseguimento di interessi (privati) nell’esercizio di pubblici poteri; questo vale, in particolare, per gli appalti di opere pubbliche, forniture alla PA e servizi alla stessa. La corruzione continua, nonostante gli autori di questi reati, dovrebbero rispondere, sia dinanzi al giudice penale, che davanti alla giurisdizione della Corte dei Conti.

È stato detto, che reati contro la PA si sostanziano anche in un costo patrimoniale “occulto” (costo, che, poi, non pare tanto “occulto”, dato che, come ha calcolato un professore universitario di Heidelberg, ammonta tra il 30 e il 50% del valore dell’opera). A riprova di questi “calcoli”, è stato rilevato, che le opere pubbliche, commissionate a Milano e d’intorno, in epoca immediatamente successiva allo scandalo noto con il nome “Tangentopoli”, sono venute a costare circa il 30% in meno rispetto al passato. Nel frattempo, cosí almeno pare, tutto continua come prima e “Tangentopoli”, non è che un ricordo – sbiadito - per alcuni e un incubo appartenente al passato per altri (per i corruttori e i corrotti).

I maggiori costi per le opere pubbliche (per le forniture e per i servizi), rappresentati dalle tangenti, vengono “ripianati” nei modi che tutti sappiamo.

 La tangente si “insinua” come una vera e propria “componente”, sia pure illecita, del prezzo di aggiudicazione dell’appalto; un costo, che grava – fatalmente e logicamente -  sulla PA appaltante nel senso di una “lievitazione” del prezzo di aggiudicazione gonfiato per “rifarsi” dell’erogazione tangentizia versata al pubblico funzionario infedele (o a qualche politicante). A onore del vero bisogna anche dire, che tangenti incassate, spesso, non finiscono (soltanto) nelle tasche dei funzionari, ma, almeno in parte, vengono “girate” al partito di appartenenza del funzionario, che spesso “deve” il proprio elevato incarico alla “Partei”, di cui funge, in un certo qual modo, come “procacciatore”, salvo poi essere “scaricato”, se le malefatte – malauguratamente – vengono alla luce, come non pochi di noi hanno potuto osservare. Ma è cosí che funziona il sistema, cosí “prospera” la politica e non da ieri o ieri l’altro. La memoria torna a una delle “Lettere” (la VII.ma) di Platone (427-399 a. C), in cui si legge: ”Di fronte a tali episodi, a uomini siffatti, che si occupano di politica (il riferimento è, anche, alla condanna a morte di Socrate), di leggi e costumi, quanto più, col passare degli anni, riflettevo, tanto più mi sembrava difficile dedicarmi alla politica mantenendomi onesto”.

Corruzione: danni non soltanto materiali

Accanto al maggior costo dell’opera pubblica, la “riscossione” (sistematica) delle tangenti, ha per conseguenza pure danni cosiddetti di immagine per la PA, il cui operato dovrebbe essere ispirato a legalità, buon andamento, imparzialità, efficienza ed economicità. Mina la credibilità e l’autorevolezza, della PA, il cui operato dovrebbe essere indirizzato esclusivamente al soddisfacimento dell’interesse pubblico.

Danni di immagine per la PA, sono spesso inevitabili, anche per effetto del “clamor fori”. La stampa – non infrequentemente – da risalto notevole alle indagini e ai processi contro i percettori di tangenti, con conseguente - e inevitabile - nocumento all’onorabilità e alla reputazione dell’ente pubblico; la perdita di fiducia dei cittadini nella PA e – in generale – nelle istituzioni, è un’altra grave  conseguenza.

È ben vero, che reprimere la corruzione totalmente, è un’illusione; ma circoscriverla il più possibile, dovrebbe essere “Aufgabe” di ogni ente pubblico.

Funzionari infedeli trovano molte “vie” per arricchirsi a costo della comunità. Uno dei modi, è costituito dall’incassare due volte quanto dovuto dai contribuenti, con la speranza, che l’obbligato, fatto trascorrere un certo lasso di tempo, non sia più in possesso della ricevuta rilasciata, perchè andata persa.                 

Se poi il contribuente diligente (mentre a quello meno diligente, non resta, che pagare di nuovo….) si presenta in ufficio con la ricevuta in mano, reclamando l’avvenuto pagamento (e l’illecita pretesa di un secondo pagamento), la “Begründung”, per la quale è stato minacciato, nientemeno che l’inizio della procedura esecutiva, è oltremodo banale e sorprendente. Si sostiene, che la pratica era ”andata in archivio”….. Se poi la procedura esecutiva è stata iniziata nel mese di agosto (quando, notoriamente, tanti vanno in ferie) con tanto di avviso (firmato dal funzionario “intraprendente”) affisso sulla porta di entrata dell’appartamento del malcapitato “obbligato”, a qualcuno potrebbe venire anche il sospetto, che un funzionario del genere, proprio “pulito” non lo sia… Non interessa, poi, se il “di più” incassato, finisca nelle tasche del funzionario o abbia altra destinazione (elargizioni in favori di followers e/o “compari”).

Deve dirsi, anzi, si deve constatare, con amarezza, che la corruzione, come vedremo, dati alla mano, non tende a diminuire, anzi ad aumentare. Questo, forse, anche perchè, corrotti e corruttori, trovano validi “agganci” nei “piani alti”.

Chi non “si adegua” al “sistema”, vale a dire, non si “piega”, non s’inchina dinanzi a certi “personaggi”, viene “fulminato” da qualche "capozona” (in certi luoghi, i "capizona", devono essere, necessariamente, sempre due) e dalle folte schiere di compari e comparielli. Guai, ad avere la schiena dritta! Il fuoco incrociato di interessi, di reciproche concessioni e protezioni, non gradisce, di certo, la legalità e chi osa ritenere di adempiere i propri doveri. Il “potere reale”, in mano a pochi opportunisti (neppure mascherati), sembra più forte di quello “legale”. Il “sistema” reputa di poter “comprare tutto e tutti”; esige, condotte “giuste”, per non contrastare le ingiustizie del potere. Ci sono, tuttavia, persone che “non hanno prezzo”, che non temono gli intrecci tra affari e politica, non l’imperante "establishment”.

A questo punto, pare opportuno, fornire alcuni dati relativi alla corruzione (e ai danni cagionati dalla stessa) riscontrata in qualche Stato confinante o comunque vicino.

Corruzione in Austria e paragone con altri Stati europei – “Corruption Perception Index”

Iniziamo dall’Austria, utilizzando stime effettuate da organizzazioni indipendenti internazionali di provata serietà.

Nel 2021, il danno economico subito da questo Stato per effetto di comportamenti corruttivi, è stato di 15,2 miar. Euro

Dal 2003 al 2021, abbiamo i seguenti indici di corruzione:

2003: 21  -  2006: 17  -  2009: 21,5   -  2012: 28  -  2015: 20,6  -  2018: 20,5  -  2021: 22.3.

I danni causati dalla corruzione, nel periodo di tempo suddetto, variano, quindi, da 17 a 28 miar. Euro.

È stato calcolato, sulla base di “Befragungen”, che se la corruzione, in Austria, fosse pari a quella in Svizzera, all “österreichischen Bruttoinlandsprodukt” (prodotto interno lordo), würden um 6 miar. Euro weniger entgehen”.

Come già sopra accennato, i danni della corruzione si manifestano soprattutto in occasione delle “contrattazioni” per le opere pubbliche. Se, per effetto di un comportamento corruttivo, chi offre il prezzo migliore, deve “cedere il passo” a chi ha corrotto pubblici funzionari, vengono spese - inutilmente - risorse pubbliche, diminuisce la produttività e il concorrente onesto rischia, alla lunga, di “sparire dal mercato”.

Va notato comunque, che l’Austria, figura, su scala internazionale, tra gli Stati meno corrotti. Si è piazzata, nel 2021, al 13. mo posto con un coefficiente pari a 74 punti (su  un massimo di 100), dietro Stati come Danimarca (88), Finlandia (88), Svizzera (84), RFT(80).

Il punteggio si basa 1) sugli sforzi dei singoli Stati nel reprimere – con adeguate misure – la corruzione, 2) sul fatto, se funzionari pubblici vengono perseguiti penalmente, 3) se ci si adopera contro il nepotismo e il familismo, 4) se gli organi giudiziari funzionano a dovere, 5) se sono stati adottati adeguati “Integritätsmechanismen”.

A proposito dell’Austria, è stato rilevato – in senso negativo per questo Stato – che non sono state adottate alcune misure in materia di finanziamento dei partiti politici (finanziamento, nel quale, pure, si “annida”, spesso, la corruzione) e nel settore del “Lobbying”. Inoltre il Consiglio d’Europa, nel 2021, ha constatato, che l’Austria ha attuato, interamente, soltanto due delle 19 “Raccomandazioni” del 2017.

Altro neo, è la mancata emanazione del cosiddetto Informationsfreiheitsgesetz (Legge sulla libertà di informazione), mentre, per quanto concerne l’istituzione della “Bundesanwaltschaft” (Procura federale), si sta ancora “discutendo”.

Per quanto concerne la percezione della corruzione, il relativo indice (“Corruption Perception Index”), è stato, nel 2019, di 77 punti e si è abbassato, nel 2021, a 74, registrando, quindi, una leggera flessione. Migliore è stato il punteggio della Svizzera con 84 e della RFT con 80 punti.

Come in altri Stati, la corruzione “si annida”, anche in Austria, soprattutto nell’”öffentlichen Auftragswesen” (nell’”affidamento” di lavori pubblici). Per lavori pubblici, viene speso quasi un quarto del bilancio annuale complessivo. È noto, che l’”öffentliche Beschaffungswesen ist äußerst korruptionsanfällig” e che c’è chi, anche in Austria, è disposto a far di tutto per impedire un “fairen Wettbwerb” (concorrenza leale). “Intransparente Entscheidungswege” (procedure non trasparenti), sono tutt’altro che rari; conducono a “prestazioni” di scarsa qualità e possono produrre un aumento del costo delle opere pubbliche fino al 50%. Urge una maggiore accessibilità alle informazioni concernenti “die Entscheidungsprozesse der Verwaltung”, specie in materia di opere pubbliche.

Sopra abbiamo accennato al fatto, che la corruzione causa, oltre ai danni cosiddetti materiali, anche danni, indiretti, di gravità non certo minore, danni, che si ripercuotono, tra l’altro, pure sull’efficienza e sulla funzionalità del sistema sanitario.

La corruzione mina gli ordinamenti democratici e lo Stato di diritto; le istituzioni perdono la loro legittimità/legittimazione.

Conseguenze gravissime, la corruzione può causare in materia di protezione dell’”Umwelt”, se, ad esempio, non vengono emanate necessarie norme a tutela della stessa o se il loro rispetto non viene imposto.

Per reprimere fenomeni corruttivi, sono necessarie sanzioni più incisive, ma urge, ugualmente, maggiore tutela dei cosiddetti Whistleblowers.

Nell’ambito dell’UE, è stato calcolato, che, la corruzione ha prodotto danni (diretti) pari a 938 miar. Euro nel 2020 e 1.011,5 miar. Euro nel 2021.

Per poter arginare la corruzione, in Austria, si profila la necessità dell’istituzione di un “Vergaberegister” (registro in materia di appalti di lavori pubblici). Inoltre, condannati per reati di corruzione, dovrebbero essere esclusi dalla partecipazione ad appalti pubblici per 3 o 5 anni; parimenti, dalla candidatura a cariche pubbliche.

RFT – Qualche “punto debole” della legislazione

Vediamo ora qualche dato (per la verità, i dati forniti sono pochi) riguardante la RFT in punto corruzione e conseguenze della stessa.

I danni – diretti – causati dalla corruzione, secondo stime riportate da “Destatis”, nel periodo 2013 – 2021, sono stati i seguenti:

2013: 175 mio. Euro   -   2014: 385 mio. Euro

2015: 222 mio. Euro   -   2016: 123 mio. Euro

2017: 291 mio. Euro   -   2018: 212 mio. Euro

2019:  47  mio. Euro    -   2020: 81 mio. Euro

2021:  61 mio. Euro.

Per quanto concerne il numero di reati di corruzione, per i quali si è proceduto penalmente, nel periodo 2013-2021, i dati sono i seguenti (tra parentesi vengono riportati i cosiddetti Begleitdelikte  *  nota

2013: 7.030 (575)   -     2014: 20.263 (618)   -   2015: 8.644 (350)

2016: 6.502 (2.777)   -   2017: 4.894 (368)   -    2019: 5.428 (1.324)

2020: 5.510 (2.463)   -   2021: 7.433 (2.412).

* Nota      Per “Begleitdelikte” s’intendono truffe, violazioni del segreto d’ufficio, reati di falso.

I sospettati di reati di corruzione sono aumentati, nel 2021, del 13% rispetto all’anno precedente.

È da notare che, in materia di reati di corruzione (e “Begleitdelikte”), la cosiddetta Dunkelziffer (reati, che rimangono “nell’ombra”) è molto elevata (le stime arrivano fino al 95%), considerato che nessuno (o quasi) dei “partecipi” al “Tauschhandel” (baratto), ha interesse, che reati di questo genere vengano scoperti e che il “Whistleblowing” non “funziona” nella RFT.

Le occasioni per la commissione di reati di corruzione, specialmente in ambito societario, sono numerose e i controlli, purtroppo, insuffcienti ai fini di una repressione efficace. Non sono stati pochi, che (interrogati dagli inquirenti o che, nel corso dell’udienza dibattimentale), hanno riferito, che la “dazione” (illecita) era necessaria, era una prassi, per cui – cosí confessavano -  non “sentivano” l`“Unrechtmäßigkeit ihres Handelns” (l’illiceità del loro agire). Quasi come per dire: “Ce lo chiedeva il sistema”!

Altra giustificazione spesso adottata, è stata la “necessità” di “velocizzare” l’iter burocratico.

Non possiamo nasconderci, che corruzione e “Günstlingswirtschaft”, aumentano notevolmente la “Willkür” (l’arbitrio) nell’ambito della PA e della politica.

Un altro “Schwachpunkt” (punto debole) dell’ordimento penale della RFT in materia di reati di corruzione,  è costituito dal fatto, che per queste “Straftaten”, spesso, accanto alla pena detentiva, è prevista, in alternativa, la pena pecuniaria (si vedano i paragrafi 331, Abs. 1 und 2, 332, Abs. 1, 333, Abs.1 und 2, 334 (“minder schwerer Fall”), per cui già l’effetto deterrente viene sminuito  e chi versa in buone/ottime condizioni economiche, non di rado riesce a evitare il carcere. Ma queste sono scelte del legislatore…

Svizzera – Corruzione e “money laundering”

Piuttosto avara nel fornire dati riguardanti reati di corruzione, è la Svizzera (come del resto, pure la RFT).

Secondo stime attendibili, la corruzione ha causato, nel 2021, in Svizzera, danni per oltre 550 mio. CHF. In particolare, hanno subito danni:

  1. Istituiti finanziari: per 300 mio. CHF
  2. imprese commerciali: per 134,39 mio. CHF
  3. privati e investitori per 76,33 mio. CHF
  4. istituzioni pubbliche per 47,18 mio. CHF.

Quale è stato, nel periodo 2012 – 2021, l’indice di percezione della corruzione (“Korruptionswahrnehmungsindex”) nella Confoederatio Helvetica?

Questo indice varia da 6 al 7 (sulla scala da 1 a 8) ed è stato il seguente:

2012: 6   -   2013 : 7   -   2014: 5   -   2015: 6   -   20116: 5

2017: 3   -   2018: 3   -   2019: 4   -   2020: 3   -   2021: 7.

Un reato, che spesso consegue alla corruzione, è il riciclaggio del denaro illecitamente ottenuto per effetto di comportamenti corruttivi. (Chi si fa corrompere, quasi sempre, non è cosí ingenuo, da accreditarlo sul proprio c/c o a nasconderlo (in pacchi) in casa…). Si parla, in proposito, di “Korruption als Vortat”.

Per questo motivo, in Svizzera, a scopo di prevenzione,  è diventata obbligatoria la “Meldung von Verdachtsfällen” (denaro di provenienza sopsetta) al cosiddetto MROS.

Il numero delle “korruptionsbezogenen Verdachtsmeldungen” al MROS, è aumentato, dal 2011 al 2017, costantemente e, aggiungiamo, notevolmente.

2011: 158  -   2012: 167   -   2013: 172   -   2014: 357   -   2015: 594   -   2016: 640   -   2017: 1.076.

Le “Verdachtsmeldungen”, nel 2017, hanno riguardato soltanto dieci “Korruptionshandlungen”, di cui si sospettava l’avvenuta commissione in Svizzera (nell’anno precedente erano state 11).

Assai più elevate sono le “Korruprionshandlungen”, che si sospetta siano avvenute all’estero e i cui “ricavi” sono stati poi trasferiti in Svizzera per fini di “Geldwäsche” (money laundering). È ovvio, che il denaro proveniente da azioni illecite, debba essere nascosto altrove o almeno “lavato” per poter poi, magari dopo anni, ritornare al corrotto attraverso vari “passaggi”.

Spicca anzitutto l’America del Sud, con una percentuale del 53,1%; seguita dall’Europa dell’ovest (11,8%), dagli Stati ex Unione Sovietica (9,11%), dall’Africa (7,1%) e dal Medio Oriente (4,2%).

Le società, dalle quali proveniva il denaro, avevano sede:

  1. nell’America Centrale (39,5%)
  2. nell’America del Sud (17,2%)
  3. in Europa (ovest) (14,6%)
  4. nel Medio Oriente (5,9%)
  5. In Africa (3,1%).

Da un rapporto della Banca Mondiale risulta, che i corrotti, al fine di “nascondere” il frutto della loro attività criminosa, si servono spesso (nel 75% circa dei casi) di “companies” (società) con sede all’estero e che, quasi sempre, non risultano essere operative. Molte di queste società, non sono soggette a registrazione (cioè non risultano da pubblici registri) o non contengono informazioni sulle persone fisiche, che sono legittimate a “operare”. Inoltre, in certi Stati, i controlli sulle società, non vengono esercitati oppure sono ridotti al minimo, per cui i “wirtschaftlich Berechtigten”, rimangono nell’ombra.

Tra il 2008 e il 2017, nell’83% dei casi, in cui è avvenuta “Verdachtsmeldung im Zusammenhang mit Korruption”, erano coinvolte – in media – da 2 a 3 società aventi sede all’estero (in ispecie nel 34%,nell’America Centrale o nei Caraibi). Soltanto il 14,2% di queste società erano “operative”.

Che cosa ha fatto e che cosa intende fare la Svizzera per liberarsi di “fragwürdiger Klientel” e di “Geschäftsbeziehungen” del genere?

Gli scandali Alstom, Novartis e Petrobras, hanno reso evidente, che società aventi sede in Svizzera, hanno corrisposto “Korruptionsgelder” a pubblici ufficiali all’estero, nell’ammontare anche superiore a un miar. di CHF e che l’”Eidgenössische Finanzmarktaufsicht”(Finma), non sempre è stata all’altezza dei propri compiti istituzionali.

È stato anche notato, che le banche svizzere si sono decise di fare “Meldung” a chi di competenza, spesso soltanto dopo che le “irregolarità” erano state rese pubbliche dalla stampa o da altri mezzi di informazione.

Per quanto concerne la corruzione di pubblici ufficiali di uno Stato estero, la stessa costituisce reato soltanto dal 2000. Le condanne per questo reato, sono state, però, davvero poche; fino a tutto il 2020, soltanto 18 (in larga prevalenza a decorrere dal 2014 (15)). Ancora inferiore è stato il numero delle imprese condannate per il reato suddetto (7).