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“E così facciamo lamerica”: storie di emigrazione al femminile

Lettera di Tommaso Canino alla moglie Fortuna Ragazzoni, New York, 1899
Lettera di Tommaso Canino alla moglie Fortuna Ragazzoni, New York, 1899

1. Timori e aspettative di un percorso a ostacoli

Il cospicuo numero di lettere di emigranti conservato nell'Archivio generale della Questura dell'ASNA costituisce un prezioso e ricco giacimento di memorie familiari che, dando corpo e voce a una folla di personaggi comuni, fornisce l'avvincente rappresentazione di una vita non facile, legata a modelli tradizionali e identitari fortemente radicati nel tessuto sociale.

Spesso allegate alla documentazione necessaria al rilascio del passaporto, le “lettere di richiamo” alle mogli sono la prova tangibile di una distanza che s'intende cancellare per ricominciare insieme, altrove, e per questo paradossalmente inserite, proprio loro che veicolano le emozioni e testimoniano la forza dei legami affettivi, in un asettico ingranaggio burocratico.

Un disegno migratorio su base familiare segue spesso il percorso già battuto dal capofamiglia che, al momento opportuno, richiama presso di sé moglie e figli per ricomporre in terra straniera quel nucleo da cui solo temporaneamente ha dovuto separarsi. Per completare il progetto è fondamentale, in questa fase, l'apporto femminile: sulla donna ricade la responsabilità di recidere il cordone ombelicale con la terra natìa, su di lei grava il peso delle transazioni economiche con cui trasferire i pochi beni che rimangono.

Riguardante poi al magazzino – scrive nel 1893 Alfonso alla moglie Maria vendi tutto e fa una sola decisione, tanti anni di guai sacrifi[ci] altri tre o quattro e vieni qui in queste terre perché l'uomo solo non può mai acquistare perciò fa il decidente e fammelo sapere”. Per lui, panettiere nocerino da un paio d'anni trapiantato a New York, gli affari cominciano a decollare: ha da poco aperto un ristorante tutto suo e “quando vengano i vapori dall'italia che portano i passeggieri i quali vengano a mangiare dame” può “lucrare qualche cosa di danaro”. Per andare avanti e affrontare le avversità ha bisogno “di una persona di fiducia” e il richiamo presso di sé della moglie e delle cinque figliolette avvierà il prosieguo del progetto migratorio familiare, “perché si deve morire ad una parte o qua o Napoli uno è il destino”. Dalla documentazione conservata in Archivio risulta che Maria ottenne il passaporto per New York nel settembre del '93 e che il contratto d'imbarco sul piroscafo “California” fissava la partenza della madre e delle figliolette al 15 ottobre dello stesso anno. Tuttavia quel viaggio, tanto atteso e temuto dalla donna per paura del mare, non avvenne. È lo stesso Alfonso, in una lettera del 7 novembre, a spiegarne il motivo: “adesso anno vietato per mezzo della quarantina e sono circa tre mesi che non sbarcano passaggieri e percui i miei affari sono molti cattivi.” Un'ondata epidemica ha isolato la città, rallentando i profitti di chi vive in gran parte di giorni d'approdo e di partenza. Ma anche questo bisogna accettare di buon grado perché “si chiama America sei mesi ricchi e sei mesi poveri”, e il momento di riabbracciarsi è solo rinviato. L'anno successivo Alfonso scriverà alla moglie usando un tono più speranzoso, cautamente spronandola ad affrontare la traversata appena possibile, “perché ora non è cosa essendo che ci sono le contumace...quando questo morbo sarà finito”. Senza alimentare illusioni inutili, la informa che nonostante tutto “gli affari andranno a progredire ma non perfettamente”, poi le invia del denaro, una parte del quale per “bersi vino con tutta la famiglia” alla sua salute.

Le tracce di Maria e delle bambine si perdono qui: resta a loro nome un nuovo contratto d'imbarco sul piroscafo “Belgravia” diretto a New York il 23 novembre 1894.

Emigranti nel porto di Palermo, 1902

Emigranti nel porto di Palermo, 1902

 

2. Un progetto fallimentare: donne abbandonate e donne che abbandonano

Non di rado l'emigrazione ha rappresentato, per certi mariti, un'opportunità di fuga dai doveri coniugali e dalle responsabilità verso i figli rimasti in patria.

È il caso di Domenico, “usuraio spietato”, al quale “venne idea emigrare col figlio” e non dà più notizie di sé da circa quattro anni. Alla moglie Maria, rimasta a Napoli con una figlia nubile e priva di “qualsiasi bene di fortuna”, giunge la secca risposta che dissolve ogni speranza: “Egli non risponde alla chiamata del Consolato e non vuole assolutamente curarsi della famiglia”.

Storie come questa, per ovvi motivi, non sono testimoniate da lettere di richiamo, bensì da una poderosa mole di corrispondenza amministrativa che ne rappresenta, in un certo senso, il rovescio della medaglia. Se invece ad essere piantati in asso sono i mariti, ecco che s'innesca una fitta corrispondenza con le mogli ritrose.

Lettera di Alfonso Rianna alla moglie Marianna Taccione, New York, 8 maggio 1888

Lettera di Alfonso Rianna alla moglie Marianna Taccione, New York, 8 maggio 1888

Elisabetta e Fortunata, sorelle napoletane non più giovanissime, in tempi diversi hanno fatto rientro a Napoli, lasciando a Pittsburgh i rispettivi mariti Michele e Rosario. Evidentemente la prima fa un po' di tira e molla e lui, spazientito, le scrive: “midicette che voi volete ritornare in America Napoli nnè piu buono...Quando voi volete venire venitte pur che io sono qui adontte voi milassatte...in Napoli siatto andate tutti avostra volinda ora ritornate in Pittsburgh venitte pure che io sono in qui con li mio travalglio. Mia cara moglia io doveva travagliare tando se voi siatte in qui tando se voi vi stato Napoli. Se il caso voi ritonnate in qui a Pittsburgh non vinite colla capa come primo...sono tutte parolle sagurisande”. Il poverino, comunque, è disposto a crederle, dal momento che le commissiona “una cattena di ariggendo” per il suo “rillogo”.

A Fortunata, invece, che è non vedente e per questo autorizzata dal marito a viaggiare con tale Filiciello, Rosario, piccato, precisa: “dungue badate beneche se non venete questi sono lultimi denare che limanto e lultima lettera penzatece bene e così non potrai dire che sono ingrato e perre farti vedereche sono securo che venite infece di mantarti le tichette telemanto adenari”.

Emigranti in partenza dal porto di Genova, 1894

Emigranti in partenza dal porto di Genova, 1894

 

3. “Io vivo per te solamente”. L'amore coniugale tra disperazione e follia

Le lettere di richiamo contengono un'incredibile gamma di sentimenti che toccano le corde più nascoste dell'animo umano. Esse ci parlano di speranze, di sogni, di progetti condivisi, ma anche di problemi, di rancori, di astio e, spesso, di solitudine.

Il fantasma della solitudine, lo straziante senso di abbandono in terra straniera può portare alla disperazione un giovane marito separato dalla compagna. Ciccillo e Rosina sembrano usciti da un romanzo d'appendice, la loro storia d'amore documentata attraversa un quinquennio ed ha come leitmotiv il tormento dell'uomo solo e follemente innamorato. In questi cinque anni, Ciccillo cambierà più volte suolo straniero e puntualmente verrà preso dal panico di non poter abbracciare la sua Rosina, alla quale scrive messaggini d'amore lungo i margini delle pagine che, come un fiume in piena, riempie della sua scrittura nervosa. Niente ferma il suo cocente desiderio, neppure l'avanzato stato di gravidanza della moglie: “Spero che varamente godi mediocre salute che per il giorno 19 stai perfettamente bene perche la gravidanza e la cosa più insignificante tu lo sai piu che me che ci vuole tempo. Le lavatrice non sanno i fatti mia che oh bisogno che tu vieni subito”. Si avvicina il Natale e il pensiero di lei che è tornata al paese per partorire, lo fa sragionare: “Tu dopo 5 anni vedi il tuo bello paese i tuoi cari genitori: mia figlia Lucia ti consola; imezzo a 50 affezinati parenti che fanno a gara per trattarti bene e farti dementicare i vivi e i morti...Io sto qui paese straniero non tenco nessuno parente ne uno amico parlano e io non capisco vado in casa e mi vedo solo e mi ricordo dei vivi e dei morti che le paresse?...Io ho ben capito la tua indenzione vuoi passarti a Napoli le feste di Natale e primo dell'anno...poi quando ti sei annoiata forse se il caso vuole vorreste visitare Marsiglia. Cara moglie tu e sbagliato o palazzo”.

Ma Rosina ha un problema di salute e non parte. Ciccillo fa giurare a una conoscente che il fatto è vero, non una menzogna, ma non demorde: la vuole lì con sé, prima del parto: “Io aspetto alla tua parola e la tua saluta rimessa e non alla tua sgravidanza. Se non vuoi la mia rovina mercoledì come tu ai detto se tieni 36 ore di vita imbarcati che se tu mori giuro che tuo marito pagherà la tua morte facendosi saldare le cervella”.

La piccola Alphonsine vedrà la luce a Marsiglia, il 12 gennaio 1892.

 

Per saperne di più:

Documenti

  • Archivio di Stato di Napoli (d’ora in poi ASNA), Questura di Napoli, Archivio generale, Passaporti ed Emigrazione (1888-1901), b.3042, f.035
  • ASNA, Quest. Nap., Arch. Gen., Pass. Em. (1888-1901), b.3159, f.003
  • ASNA, Quest. Nap., Arch. Gen., Pass. Em. (1888-1901), b.3162, f.025
  • ASNA, Quest. Nap., Arch. Gen., Pass. Em. (1888-1901), b.3187, f.022, f. 026
  • ASNA, Quest. Nap., Arch. Gen., Pass. Em. (1888-1901), b.3275, f.044

 

Libri

  • P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina (a cura di), Storia dell'emigrazione italiana. Partenze, vol. I, Roma 2001
  • P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina (a cura di), Storia dell'emigrazione italiana. Arrivi, vol. II, Roma 2002
  • A. De Clementi, Di qua e di là dall’oceano: emigrazione e mercati nel Meridione (1860-1930), Roma, 1999
  • A. De Clementi, L'assalto al cielo. Donne e uomini nell'emigrazione italiana, Roma, 2014

 

Sitografia

  • https://www.roxyinthebox.it/portfolio/maresistere/

 

Film

  • Charlot emigrante (The Immigrant), regia di Charlie Chaplin (1917)
  • Island of Hope - Island of Tears, regia di Charles Guggenheim (1992)
  • Monongah, Marcinelle americana, regia di Silvano Console (2006)
  • Nuovomondo, regia di Emanuele Crialese (2006)
  • Italoamericani (Italianamerican), regia di Martin Scorsese (1974)
La casa delle storie

CLICCA QUI  per vedere il video dell’Archivio di Stato di Napoli.