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Esercito europeo: speranza o illusione?

esercito europeo
esercito europeo

Il “Discorso sull’Unione”, tenuto a Strasburgo dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen il 14 settembre 2021, ha riportato in auge il tema fondamentale della creazione di un Esercito europeo, dopo che la recente crisi in Afghanistan ha mostrato la nostra inadeguatezza militare rispetto ai principali attori internazionali.

 

Esercito europeo: come fare?

L’idea di base è quella di creare un battaglione di 1500 uomini composto da tutti i Paesi dell'Unione, che possa salire subito ad almeno 5–6 mila unità per poi crescere successivamente, in grado di cooperare con la Nato, e che faccia riferimento a Bruxelles, ma sia allo stesso tempo separato dalla gestione della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) presieduta dall’Alto Rappresentante.

 

Esercito europeo: gli altri Paesi?

Visti singolarmente, i singoli Stati dell’Unione possiedono tutti, o quasi, un proprio esercito, che certamente non può competere se paragonato a quelli delle superpotenze. Nella classifica mondiale, gli eserciti più all’avanguardia sono, ovviamente, quelli di Stati Uniti, Cina e Russia, mentre la prima potenza militare europea, considerata atomisticamente, è la Francia, solo settima nella classifica.

Mentre la Ue è impegnata nella lotta alla pandemia e inizia a muovere i primi passi verso un’unione anche militare, sebbene nel suo discorso la Von der Leyen abbia insistito sulla necessità di rafforzare gli sforzi comuni soprattutto su tematiche quali “Cyber – War” e “programmi spaziali”, dall’altra parte del globo la Cina sfoggia capacità tecnologiche che impressionano persino i nostri alleati e la loro Intelligence, primeggiando in tutti quei settori in cui noi europei ancora non siamo neanche coesi. Frank Kendall, segretario dell’Air Force statunitense, il mese scorso ha affermato che la Cina ha compiuto numerosi progressi come “un potenziale per attacchi su scala globale...dallo spazio”

La notizia è stata pubblicata dal Financial Times il 16 ottobre 2021 e riporta come il Dragone abbia sviluppato un nuovo missile ipersonico – manovrabile da remoto – in grado di volare a una velocità compresa tra mach 5 e mach 7 (fino a 8643,6 km/h), in grado di sorvolare l’intero globo – passando anche per il polo meridionale dell’emisfero, riuscendo così a eludere la difesa statunitense – e atterrare a soli “due dozzine di miglia” dall’obiettivo prefissato volando in picchiata, montando un ordigno nucleare. La Cina ha affermato che lo sviluppo di una simile tecnologia ha solo uno scopo difensivo. Il lancio è stato effettuato nel mese di agosto, sebbene il governo di Xi abbia tentato di nasconderlo, utilizzando per tale scopo il programma spaziale cinese, montando su un razzo Long March il missile ipersonico glide vehicles.

Il portavoce del Pentagono ha dichiarato: La Cina è la nostra sfida numero uno”. Dall’altro lato dello scacchiere internazionale ci sono gli Stati Uniti, prima economia mondiale che investe ogni anno centinaia di miliardi di dollari per potenziare la propria infrastruttura bellica. Il Financial Times riporta però che alcuni funzionari militari, informati sui test cinesi, siano rimasti sorpresi dalla capacità della Cina di sviluppare una tale arma, affermando che questa potrebbe causare un non piccolo problema per le difese antimissile americane se non addirittura eludere i sistemi di difesa.

Ovviamente, anche se non sono stati pubblicati al riguardo documenti ufficiali dal Pentagono e dalle altre alte cariche della difesa statunitense , è difficile ipotizzare che la Cina (e la Russia con il sistema missilistico Tsirkon) sia l’unica potenza militare ad avere una simile arma ipersonica sub - orbitale, dal momento che nella “Terra delle opportunità”, persino i singoli, tra cui l’uomo più ricco del mondo – Elon Mask – e non solo, sono in grado di effettuare dei viaggi sub – orbitali privati, a conferma che la tecnologia spaziale è nel nuovo continente iper – sviluppata, e di molto rispetto i livelli europei.

Pur volendo, o dovendo, credere alle dichiarazioni ufficiali della Cina, inerenti allo sviluppo di armi altamente sofisticate al solo scopo difensivo, è innegabile che l’Unione Europea non può e non deve rimanere immobile ad osservare i suoi principali rivali sfidarsi per l’egemonia della tecnologia spazio – militare, rischiando di rimanere estromessa definitivamente dal tavolo delle contrattazioni.

Per fare ciò è necessaria la volontà dei singoli Stati di unire le proprie forze e sviluppare un sistema di azione difensiva comune, necessario per affrontare le eventuali crisi, interne ed esterne.

L’auspicio che viene lanciato dalla Presidente della Commissione è che la situazione in Afghanistan sia di insegnamento e che la Ue non rimanga spettatore impassibile negli scenari caldi del globo, lasciando l’iniziativa, disorganizzata, alla velleità dei singoli Stati.

 

Esercito europeo: la posizione di Italia e Francia

Ovviamente un disegno di questo tipo richiederà anche uno sforzo economico. Alcuni dei "big" dell'Unione sembrano già orientati in questo senso. Basti pensare al recente incontro tra il premier italiano Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron. Ma anche nel recente vertice dei titolari della Difesa svoltosi a Lubiana, l'Italia attraverso il ministro Guerini si è molto spesa a favore di un progetto che allarghi il raggio d'azione dell’esercito europeo. Traccia confermata dalla presidenza slovena di turno dell'Ue.

 

Esercito europeo: i tempi

L’Europa necessita di un Esercito europeo in tempi brevi, non perché lo vuole, ma perché deve averlo, efficiente e tecnologicamente equipaggiato, sarà questa la sfida politica e moralmente criticabile da molte frange sociali che ci aspetta nell’immediato futuro.