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Il sindacato esercito critica Super Green Pass

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Mare, profumo di mare
Ph. Giacomo Martini / Mare, profumo di mare

Questa settimana – come sempre ma se possibile con maggiore intensità – continuerà la pubblicazione su Filodiritto di contributi, spunti e commenti, articolati o meno, di diverso segno, in merito alle misure contro la pandemia. Ci sembra importante tenere viva l’attenzione sul tema, che lungi dall’essere meramente politico, è giuridico, etico, economico, sociale.

Ci ricordiamo sempre che nulla di ciò che accade attorno a noi – in quanto principalmente giuristi – può lasciarci indifferenti e non meritare il nostro approfondimento. In questo contesto è indispensabile dedicare spazio a prese di posizione – tanto più se inattese e fuori dal seminato, che contribuiscono a nostro avviso a fornire un quadro della complessità del momento che stiamo vivendo.

Incominciamo con il segnalare che S.I.A.M.O. Esercito (Sindacato Italiano Autonomo Militare Organizzato) con un comunicato stampa del 18 settembre 2021 ha duramente attaccato le ultime misure del Decreto Legge “Super Green Pass”, in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Questi due passaggi del comunicato stampa meritano di essere segnalati perché offrono uno spaccato delle contestazioni che riguardano centinaia di lavoratori non ancora vaccinati e assumono particolare rilievo in quanto promosse da militari.

«Ma nelle pieghe di questo testo si nasconde un obbligo vaccinale di cui il Governo non vuole assumersi la responsabilità: per questo il sindacato è fermamente contrario all’ennesima norma liberticida che impone una ratio inaccettabile. Una ratio tanto inaccettabile quanto aggravata da dichiarazioni esplicite nientemeno che del Ministro della Pubblica Amministrazione che, intervenendo a Linkontro NielsenIQ 2021, ha dichiarato: Bisogna aumentare agli opportunisti il costo della non vaccinazione. Aumentando il costo si riduce lo zoccolo dei non vaccinati e si riduce la circolazione del virus. Il Green Pass ha l’obiettivo di schiacciare gli opportunisti ai minimi livelli di non influenza sulla velocità di circolazione del virus. Ci stiamo arrivando”.

Parole irricevibili, che pongono tutta la responsabilità di una scelta infausta sul lavoratore che sì, può “liberamente scegliere” di non vaccinarsi, ma che in questo caso è costretto a pagare uno scotto altissimo. “La contraddizione sta nel fatto – prosegue il Sindacato – che o ci si vaccina gratuitamente o si priva la propria famiglia di 200 euro al mese per lavoratore (tanto ammonta il costo dei tamponi 3 volte a settimana), arrivando fino a privarsi dello stipendio con la falsa illusione di mantenere il proprio posto di lavoro a fronte di una sospensione senza emolumenti che risulterà inevitabilmente insostenibile da qualunque lavoratore italiano medio”. E allora, se l’obiettivo rimane salvaguardare la salute delle persone lasciando possibilità di scelta, ogni scelta deve essere salvaguardata senza alcuna discriminazione come richiesto dal trattato europeo in merito.»

Al riguardo – visti i soggetti interessati – ci sembra opportuno ricordare il commento di Gianandrea Gaiani L’impatto della vaccinazione di massa: scommessa al buio? nel quale si legge, tra l’altro:

«Proviamo a immaginare se in Italia la popolazione vaccinata (ipotizziamo il 90%, cioè 54 milioni di persone) registrasse tra alcuni anni effetti indesiderati gravemente inabilitanti anche solo nel 10% delle persone che hanno ricevuto il vaccino, anche in più dosi.

Avremmo 5,4 milioni di persone da assistere in più a quelle già esistenti per altre cause: 11 milioni in più nel caso di gravi sintomi nel 20% dei vaccinati. Un numero insostenibile anche per nazioni ricche e sviluppate, che determinerebbe conseguenze gravissime anche sul piano economico, demografico e dell’ordine pubblico che colpirebbero a morte l’intero Occidente.

Inoltre non è secondario valutare che le categorie a cui il vaccino è stato di fatto quasi imposto sono di valenza strategica per la tenuta di ogni nazione: militari, forze dell’ordine, personale scolastico e sanitari, con questi ultimi peraltro già in buona parte colpiti e guariti dal virus.»