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Gran Bazar – 2/2022

La giustizia penale e l’eterno ritorno dell’uguale
max_gibelli_philippines_esistenza-rurale
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La giustizia penale di questi anni sembra appesantita e affannata da così tanti problemi che solo ad elencarli occorrerebbero più pagine.

Se ne farà grazia ai lettori perché questa rubrica è nata per ospitare pensieri semplici da dire in breve e senza fronzoli.

Si sceglie quindi di parlare di uno soltanto di quei problemi per la cui definizione torna comodo il notissimo concetto nietzschiano di “eterno ritorno dell’uguale” che il pensatore tedesco sintetizzò con queste parole: «Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!».

La trasposizione del concetto in ambito penale ci pare legittima allorché un’ipotesi investigativa sia proposta più e più volte, i dati conoscitivi acquisiti siano interpretati ed utilizzati soltanto in senso conforme all’ipotesi medesima, i suoi artefici rimangano indifferenti a valutazioni di segno opposto ad opera di altri soggetti e, in genere, a qualunque evento smentisca il loro credo.

Può inoltre concorrere un’ulteriore forma di indifferenza ed è quella che si estende al tempo e alle risorse necessarie per alimentare l’ipotesi – l’uno e le altre potendo essere dilatati senza limiti – ma anche alla sorte dei soggetti che subiscono l’iniziativa penale, essendo irrilevanti i danni collaterali da costoro sopportati per il solo fatto di essere l’oggetto della sperimentazione giudiziaria.

Infine, senza che questo aspetto sia indispensabile ma concorrendo anch’esso, l’eterno ritorno dell’uguale sembra essere riservato a persone di elevata notorietà piuttosto che a sconosciuti.

Negli ultimi anni e decenni il fenomeno si è presentato in un certo numero di occasioni, non così grande da far temere una deriva strutturale ma neanche così piccolo da potere essere degradato a iniziative isolate e casuali.

Nella totalità dei casi ha riguardato vicende lato sensu politiche, cioè attinenti a temi di interesse pubblico e di larga diffusione nella società, ed emergenziali, vale a dire connesse con sfide particolarmente rischiose per l’intera comunità e i suoi componenti e tali che, se perse, sarebbero in grado di mettere a repentaglio le fondamenta democratiche dello Stato.

Risponde certamente a queste requisiti la presenza e l’elevata operatività nel nostro territorio di forti aggregazioni mafiose, nate e consolidate nel Meridione ma da decenni in espansione nel Settentrione dove importano il loro armamentario fatto di violenza e capacità di penetrazione nei gangli della società civile.

 

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