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I disordini romani di Piazza del Popolo e l’enigmatica galassia del popolo no green pass

Fiori in bicicletta
Ph. Vincenzo Giuseppe Giglio / Fiori in bicicletta

Il 9 ottobre a Roma circa diecimila persone hanno partecipato a una manifestazione no green pass.

Un gruppo di manifestanti ha assaltato la sede della CGIL nei pressi di villa Borghese, devastandone il portone d’ingresso e penetrando al suo interno senza che il presidio di agenti di pubblica sicurezza presenti sul luogo riuscisse a fermarli[1].

Lo stesso gruppo si è poi diretto verso Palazzo Chigi nel tentativo di raggiungere la sede della presidenza del Consiglio finendo per scontrarsi con le forze dell’ordine.

Tafferugli e conflitti si sono susseguiti in più luoghi nel corso della manifestazione al punto che le forze dell’ordine hanno dovuto schierarsi in assetto antisommossa e servirsi di idranti e lacrimogeni per respingere i rivoltosi e sgombrare le strade dalle barricate e dagli ingombri che impedivano il passaggio.

Un ultimo colpo di coda c’è stato nella notte allorché una quarantina di manifestanti hanno raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale Umberto I allo scopo di liberare un altro manifestante lì ricoverato in stato di fermo. Il tentativo ha provocato il ferimento di quattro persone (due operatori sanitari, una dei quali colpita con una bottiglia alla testa, e due agenti di pubblica sicurezza).

Il bilancio complessivo è piuttosto pesante: trentotto agenti sono rimasti feriti e due di essi hanno riportato fratture.

Sono stati eseguiti dodici arresti (sei in flagranza e sei differiti nella notte) sulla base della contestazione di gravi ipotesi di reato quali devastazione e saccheggio, danneggiamento aggravato e violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Tra gli arrestati vi sono Roberto Fiore e Giuliano Castellino, rispettivamente leader nazionale e romano di Forza Nuova, Luigi Aronica, ex esponente del gruppo neofascista NAR (Nuclei armati rivoluzionari) e Biagio Passaro, leader dei ristoratori riuniti nell’organizzazione IoApro.

Si tratta dei primi effetti formali di un procedimento penale appena iniziato e certo non si può né si deve considerarli come sintomi di una verità già acquisita.

Si può invece cominciare a riflettere su alcuni temi che fin d’ora, a prescindere dal loro rilievo penale tutto da accertare, emergono con notevole evidenza.

Colpisce anzitutto l’eterogeneità dei movimenti che hanno ispirato e guidato la protesta.

Un peso preponderante ha avuto Forza Nuova al punto che due dei due suoi leader più rappresentativi risultano essere stati in prima fila nel corteo che ha assediato la sede della CGIL.

Senza qui ripercorrere la storia di questa organizzazione che la colloca palesemente nel solco dell’ideologia  neofascista, è sufficiente consultare il suo sito web ufficiale per sapere quanto basta del suo credo attuale. Dalla sezione “Chi siamo” si apprende che FN si propone come realtà “critica alla cultura dominante e in netta contrapposizione al cosiddetto mondo moderno” ed all’insegna del motto “Dio, Patria, Famiglia, Lavoro”. Notizie più specifiche sugli scopi perseguiti si ricavano dalla sottosezione “8 punti fermi” alla quale si rimanda.

Dalla homepage del sito si desume infine con chiarezza cristallina la visione che ha ispirato la manifestazione romana e l’opinione di FN sulla reazione statuale. Basta il titolo centrale: “Roma, la dittatura tecno sanitaria colpisce la prima linea della resistenza. Dopo Castellino, arrestati Fiore, Pamela Testa e altri resistenti romani”.

Non è inutile ricordare poi che sul finire dello scorso anno FN ha provato la strada della confederazione con altre organizzazioni, precisamente i Gilet arancioni (o gialli, secondo la testata che ne parla) guidati dall’ex generale dei CC Antonio Pappalardo e da tale Diego Fusaro, esperto di scie chimiche, e l’universo dei no mask.

È illuminante il programma dei Gilet arancioni: abolizione delle scie chimiche (va da sé), abolizione delle accise e istituzione di una moneta parallela denominata “Nuova lira”[2].

Il neonato movimento ha assunto il nome “Italia Libera” e ha costituito un governo di unità nazionale al quale sono stati chiamati l’avvocato Carlo Taormina come ministro della Giustizia, il professore Pierfrancesco Belli alla Sanità, Nino Galloni all’Economia, Roberto Fiore agli Esteri, il blogger Gianluca Sciorilli all’Interno e l’ex ammiraglio Salvatore Cabras alla Difesa[3].

Non si hanno grandi tracce dell’attività di Italia Libera ed è comunque un fatto che FN continua a presentarsi come movimento autonomo.

Come si è visto, tra gli arrestati c’erano anche Luigi Aronica, meglio conosciuto come “Er pantera[4], esponente storico dei Nuclei armati rivoluzionari[5] e oggi assai vicino a FN, e Biagio Passaro[6], leader di IoApro, un’organizzazione nata allo scopo di rappresentare i ristoratori intenzionati ad opporsi alle politiche di chiusura degli esercizi pubblici durante il periodo del lockdown.

Questa più che sintetica rassegna, se da un lato consente di identificare in un generico ribellismo contro le politiche di contenimento del contagio adottate durante le fasi di picco del contagio da Covid-19 il tratto comune dei movimenti che hanno dato corpo alla protesta e alle violenze, non  spiega per contro alcune evidenti contraddizioni ideologiche.

Basti qui ricordare la concezione fascista di Stato, come definita nel saggio “La dottrina del fascismo” pubblicato nel 1932 a firma di Benito Mussolini ma la cui prima parte “Idee fondamentali” è generalmente attribuita a Giovanni Gentile:

Antiindividualistica, la concezione fascista è per lo Stato; ed è per l’individuo in quanto esso coincide con lo Stato, coscienza e volontà universale dell’uomo nella sua esistenza storica. E’ contro il liberalismo classico, che sorse dal bisogno di reagire all’assolutismo e ha esaurito la sua funzione storica da quando lo Stato si è trasformato nella stessa coscienza e volontà popolare. Il liberalismo negava lo Stato nell’interesse dell’individuo particolare; il fascismo riafferma lo Stato come la realtà vera dell’individuo. E se la libertà dev’essere l’attributo dell’uomo reale, e non di quell’astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il fascismo è per la libertà. E’ per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell’individuo nello Stato. Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo”.

Si converrà che la ribellione di questi giorni alla pretesa tecno-dittatura sanitaria di marca statuale e la rivendicazione della libertà degli individui contro lo straripamento delle autorità pubbliche non sono esattamente in linea col pensiero gentiliano.

Lo stesso può dirsi dell’antiscientismo che spesso si intravede dietro le giustificazioni dei tanti no in campo: no mask, no vax, no green pass e via discorrendo.

Nel pensiero fascista l’attività scientifica venne considerata come uno strumento morale e al tempo stesso come mezzo di interesse pubblico per la soddisfazione dei bisogni economici e politici del Paese.

Viene da pensare, giusto per fare un esempio, che chi avesse protestato contro le scie chimiche non sarebbe stato verosimilmente preso in simpatia dalle autorità fasciste.

Il secondo aspetto degno di nota della vicenda di cui si parla è l’ondivago atteggiamento dei poteri pubblici, ivi compresi quelli che hanno la diretta responsabilità dell’ordine pubblico, nei confronti di manifestazioni come quella che ha turbato la Capitale.

Non mancano analisi, allarmi, preoccupazioni di fonte pubblica ma, al tempo stesso, si rimane spesso un passo indietro, come se non si fosse ancora trovata la giusta misura e forse neanche la corretta definizione dei movimenti popolari che stanno dietro alle manifestazioni stesse.

Questo passo lento è per certi versi rassicurante poiché preoccuperebbe uno Stato propenso a reprimere più che a capire e troppo svelto ad etichettare come derive fasciste segni di malumore popolare la cui presenza è inevitabile dopo anni di crisi economica, da ultimo esasperata dall’emergenza Covid.

D’altro canto, è impossibile dimenticare o sottovalutare le tracce sempre più consistenti non solo della presenza di organizzazioni interne esplicitamente ribelliste ma anche della penetrazione di movimenti nati in altri Paesi e già robustamente attecchiti in Italia[7].

Così come è impossibile ignorare le forze politiche italiane che offrono e cercano sponde nel vasto mondo di chi protesta e si indigna e, sempre più spesso, scende in campo e passa all’azione.

È dunque una situazione assai magmatica la cui evoluzione deve essere fronteggiate da analisi evolute e dimostrazioni di maturità democratica.

 

[1] Le riprese video dell’irruzione sono state pubblicate da Il Fatto Quotidiano nell’edizione web del 9 ottobre 2021 e sono reperibili a questo link.

[2] La notizia è verificabile sull’edizione we di Nextquotidiano del 5 dicembre 2018 a questo link.

[3] Un ampio resoconto della nascita di Italia Libera è stato fornito dall’edizione digitale de La Repubblica del 14 dicembre 2020 a questo link.

[4] Il suo profilo è descritto da Il Fatto Quotidiano dell’11 ottobre 2021, consultabile a questo link.

[5] Si rinvia a Mappe di memoria, a questo link, per notizie di sintesi sui NAR.

[6] Sull’edizione digitale bolognese del Corriere della Sera dell’11 ottobre 2021 c’è un suo profilo, consultabile a questo link.

[7] Si rinvia all’edizione digitale dell’Huffington Post del 10 ottobre 2021 per un approfondimento sulla penetrazione nel nostro Paese del movimento QAnon, consultabile a questo link.