Il fisco amico
Abstract
In tempi di pandemia sanitaria va raccomandato di non creare nuovi virus legati a incertezza e a pressioni psicologiche che i provvedimenti legislativi, quando non spiegati e supportati da ragioni che i cittadini riescano a comprendere senza terrorizzarsi.
Sommario
1. Alla ricerca dei fiscalmente compliant
2. Uno stato amico
1. Alla ricerca dei fiscalmente compliant
Potremmo chiamare così questa nuova fase, che si apre dopo l’annuncio dell’Agenzia delle Entrate dell’invio di circa 2.800.000 avvisi ad altrettanti contribuenti per invitarli a mettersi in regola con le posizioni debitorie fiscali. A questi devono aggiungersi una serie di (astrattamente) corretti – e rispondenti a norme proprie dell’accertamento della capacità contributiva di ciascun cittadino – interventi sul lato della repressione dell’evasione annunciati anche dal governo. Se si tratta di acquisire la mole di miliardi che è stata messa a preventivo, debbo purtroppo ricordare che le previsioni di recupero di gettito che ogni governo della storia recente aveva fatto a seguito di interventi della specie descritta sono state purtroppo smentite dai risultati. In Italia sia l’accertamento che la riscossione sono resi difficili da una farraginosa legislazione tributaria, che non consente di fatto gli incassi immediati e totali del recuperato rispetto all’accertato. In tema di accertamento e contestazione la nostra Guardia di Finanza svolge da anni una meritoria opera, con risultati sempre più evidentemente apprezzabili. Ma le entrate aumentano in misura meno che proporzionale, e le ragioni vanno a mio avviso individuate in tre direttrici. Innanzitutto, l’elevata pressione fiscale e la mancanza di una adeguata riforma portano a quella che è stata definita l’evasione di necessità. La seconda ragione della cattiva riuscita delle misure fiscali sta nella fisiologica tendenza all’evasione per gli obblighi in materia da parte dell’italiano medio. Un vero e proprio patto fiscale non è stato mai siglato con i contribuenti e con le imprese, per cui si moltiplicano le occasioni in cui il sistema produttivo e anche i consumatori vedono il fisco come nemico da evitare. Ma qui proprio si innesta la terza direttrice sulla quale andare ad investire per ottenere una maggiore risposta degli italiani alle richieste legittime dello Stato fiscale.
2. Uno stato amico
Una semplificazione degli adempimenti e delle regole, evitando ad esempio il “modello quarantene”, come ormai potremmo chiamare all’unisono con gli esperti quello delle privazioni di libertà che ci siamo di fatto concessi sulla scorta delle paure ingenerate dalla sottoposizione di persone semplicemente contagiate dal virus a restrizioni che di fatto si sono riverberate nei consumi e, quindi, nel calo del gettito che verificheremo a posteriori. In tempi di pandemia sanitaria va raccomandato di non creare nuovi virus legati a incertezza e a pressioni psicologiche che i provvedimenti legislativi, quando non spiegati e supportati da ragioni che i cittadini riescano a comprendere senza terrorizzarsi, non dovrebbero mai contenere per definizione, tranne quelli in materia di repressione dei reati. Un fisco amico ed uno Stato amico devono primeggiare, soprattutto in questa fase, nell’immagine degli italiani.