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La creazione secondo Tolkien

Il signore degli anelli, tolkien
Il signore degli anelli, tolkien

Era il  18 novembre 2020 quando ci siamo lasciati con il primo articolo su Tolkien, nel quale abbiamo intravisto la proposta tolkieniana riguardo la Bellezza e il bene.

Vorrei continuare la nostra avventura nella Terra di mezzo, mostrando le sue radici teologiche[1] nella figura di Eru o Ilúvatar, che ha creato tutto ex nihilo, nel Vuoto, dall'eternità. Mi riferisco alle prime pagine del Silmarillion, nelle quali si narra della creazione.

Mentre nelle religioni politeiste e dualiste e nelle tradizioni mitologiche non abbiamo un atto creativo, ma la presenza di una materia che viene disposta da un dio o la formazione del mondo come palcoscenico nel quale due divinità duellano[2], nel Cristianesimo, nell’Ebraismo e nell’Islamismo ci viene presentato un Dio che crea tutto dal nulla e per amore.

Tolkien, forte della sua formazione cristiana e con il suo linguaggio mitico-poetico, presenta Eru come compositore[3] di temi musicali e gli Ainur come esecutori.

Ora, eseguire un brano significa innanzitutto comprenderlo e quindi cogliere ciò che il compositore desiderava esprimere. Così gli Ainur iniziano a comprendere da quale parte della mente di Eru provengono e a riconoscersi come fratelli chiamati a vivere in armonia, stabilita la quale Eru potrà infondere in loro la Fiamma Imperitura e, solo allora, proporgli la Grande Musica ove potranno esprimersi personalmente.

Tutto questo ci parla di una creazione armonica, ordinata, che irradia bellezza:

Ma giunti nel Vuoto, così Ilúvatar parlò: «Guardate la vostra Musica!». Ed egli mostrò loro una visione, conferendo agli Ainur vista là dove prima era solo udito: ed essi scorsero un nuovo Mondo reso visibile al loro cospetto, e il Mondo era sferico in mezzo al Vuoto, e in esso sospeso, ma non ne era parte. E mentre guardavano e si meravigliavano, quel Mondo prese a svolgere la propria vicenda, e sembrò loro che vivesse e crescesse. E quando gli Ainur ebbero contemplato a lungo e in silenzio, Ilúvatar tornò a dire [...][4].

Il primato, almeno cronologico, dell'udito sulla vista è ritrovabile anche nell’Annunciazione[5]. Ma quello che interessa a noi è l'immagine poetica della descrizione sistematica proposta da san Tommaso d'Aquino: l’atto creativo ex nihilo, in piena libertà, progetto d'amore dal quale nulla può sfuggirgli.

Questo atto creativo è anche manifestazione di Bellezza e ordine, che permettono all’uomo di poter risalire al Creatore. Al contrario, il disordine rende il progetto divino inintelligibile, per questo non può esser voluto da Dio perché si contradirebbe da sé. Infatti, artefice del disordine è Melkor, un Ainur che non si accontentò di essere il massimo in potenza e conoscenza[6], ma desiderava per sé la Fiamma Imperitura, per poter «porre in Essere cose sue proprie»[7].

Tale desiderio era così assillante da portarlo a nutrire pensieri diversi da quelli degli altri suoi fratelli e questi pensieri iniziarono a manifestarsi durante l'esecuzione del brano:

Poi Ilúvatar parlò e disse: «Potenti sono gli Ainur, e potentissimo tra loro è Melkor ma questo egli deve sapere, e con lui tutti gli Ainur, che io sono Ilúvatar, e le cose che avete cantato io le esibirò sì che voi vediate ciò che avete fatto. E tu, Melkor, t'avvederai che nessun tema può essere eseguito, che non abbia la sua più remota fonte in me, e che nessuno può alterare la musica a mio dispetto. Poiché colui che vi si provi non farà che comprovare di essere mio strumento nell'immaginare cose più meravigliose di quante egli abbia potuto immaginare».

Allora gli Ainur s'impaurirono, benché ancora non comprendessero le parole che venivano loro rivolte; e Melkor fu pieno di vergogna, donde derivò ira segreta[8].

Come qualcuno saggiamente ha già detto: dal cuore provengono le cose cattive; così Melkor inizia a svelare sé stesso e anche altri tra gli Ainur che iniziarono ad accordarsi al suo tema, portando disordine.

Terminata l’esecuzione del brano, gli Ainur possono contemplare il creato e vi scorgono i Figli di Ilúvatar e la residenza per essi creata. Così, senza avvedersene prima, parteciparono all'edificazione della dimora dei Figli che sono stati creati per partecipare alla multiforme bellezza del creato. Nei Figli si rispecchia una parte della mente di Ilúvatar alla quale nessuno degli Ainur aveva avuto accesso.

Melkor è attratto dalla bellezza dei Figli e si illude di voler mettere ordine nella dimora, controllando gli eccessi di caldo e freddo; in realtà, quello che desidera è schiavizzare i Figli, sentirsi chiamare “signore” e poter esercitare la sua volontà su essi.

Questo cambiamento interiore di Melkor viene descritto anche esteriormente:

La luce degli occhi di Melkor era come una fiamma che si consumi di calore e trafigga di freddo mortale[9].

La variazione della luce dell’occhio, lucerna dell’anima, sarà sottolineata dall’autore con il cambio del nome in Morgoth. Effettivamente da quel momento in poi egli si voterà a far guerra al progetto di Ilúvatar.

San Tommaso d’Aquino, ipostatizza il disordine con queste parole: «qualcosa o qualcuno che agisce o si muove in contrasto con l’impulso della propria natura»[10]. L’ordine del cosmo ha un posto di rilievo nel cuore dell’Aquinate, che ci parla di esso come voluto e amato dal Creatore, perché esprime il bene universale, mentre il male ne altera il disegno, per questo è detto disordine.

Riflettendoci, se Dio ha creato il mondo, la creazione moltiplica e differenzia la realtà e la ordina a un Fine. Questo ragionamento non è assurdo. Se un artigiano inizia a fabbricare qualcosa, è perché ha già in mente a cosa potrà servire. Analogamente, se Dio ha creato tutto e l’ha datato di così tante realtà che noi stessi non riusciamo a comprendere, un motivo ci sarà?

Può essere che la moltitudine della realtà mostra la perfezione di Dio: «è nell'universalità che si raffigura di più la Sua Bontà»[11]?

Ecco perché i maligni sono la reificazione del disordine e della distruzione, essi sono incapaci di creare, possono solamente corrompere, fare la guerra a ciò che è bello. Questa corruzione, se vi si lascia spazio, potrebbe investire tutti. Lo stesso Sauron, che è un semplice servo, non fu creato cattivo ma fu corrotto da Morgoth[12]:

Nulla infatti è malvagio sin da principio; neppure Sauron lo era[13].

Non solo Sauron sarà vittima volontaria del potere di Morgoth, ma ciò investirà anche luoghi della Terra di Mezzo, come Bosco Atro nel quale gli Elfi potranno tornare a vivere solamente dopo che l’Anello sarà distrutto: solamente allora potranno restaurarlo e potrà essere nuovamente chiamato Boscoverde il Grande[14].

Neanche gli Orchi e i Troll furono creati dall'Oscuro Signore[15] perché l'Ombra non sa creare ma si limita a corrompere la creazione[16]:

[Gli Orchi] Sarebbero i più grandi peccati di Morgoth, abusi del suo più alto privilegio, e sarebbero creature generate dal peccato, e naturalmente cattive. […] Ho rappresentato almeno gli Orchi come esseri reali preesistenti sui quali L'Oscuro Signore ha esercitato la pienezza del suo potere nel rimodellarli e corromperli, non nel farli [17].

Certo, allora ci si pone di fronte una domanda: perché Eru, potendo, non ha arginato il male?

Bisogna ricordarsi che, nelle avventure tolkieniane, Eru governa mediante la Provvidenza che lascia i soggetti razionali liberi di agire o non agire. Non sono dei burattini nelle sue mani. Al massimo, affinché i suoi progetti si realizzino, li aiuta mettere un piede fuori dall'uscio, come fece Gandalf con Bilbo. Ma compiere il primo passo verso ciò che si è chiamati a realizzare rimane una scelta delle creature, come spiega Gandalf:

Fu l'evento più straordinario in tutta la storia dell'Anello fino ai giorni nostri: l'arrivo di Bilbo in quel preciso minuto, il fatto che vi posasse la mano sopra, ciecamente, nel buio.

C'era più di una potenza in gioco, Frodo. L’Anello stava cercando di tornare dal proprio padrone. [...] esso abbandonò Gollum, e capitò in mano della persona più incredibile: Bilbo della Contea!

Dietro a questo incidente vi era un'altra forza in gioco, che il creatore dell'Anello non avrebbe mai sospettata. È difficile da spiegarsi, e non saprei essere più chiaro ed esplicito: Bilbo era destinato a trovare l'Anello, e non il suo creatore. In questo caso, anche tu eri destinato ad averlo, il che può essere un pensiero incoraggiante[18]

Le versioni italiane del testo appena citato traducono il verbo meant  – nella frase «Bilbo was meant to find the Ring»[19] con destinato. Ma credo che una sfumatura come riservatopianificato[20] renderebbe meglio l’idea che Iluvatar aveva già riservato per Bilbo il compito di trovare l’anello. Ecco allora che preparò tutto affinché Bilbo, posando la mano nel fango, trovasse l'Anello. Ma questo qualcuno lasciò, sia Bilbo che Frodo, liberi di accettare la loro missione o di rifiutarla:

Frodo ha fatto quello che poteva e si è speso completamente (come strumento della Providenza)[21].

 

[1] Cf., H. Carpenter (a cura di), C. Tolkien (a cura di), The Letters of J. R. R. Tolkien: A Selection, Mariner, Buena Vista 1995, Lettera: Lettere, 165 To the Houghton Mifflin Co. Da ora in poi: Lettere. Le traduzioni di questo testo sono nostre.

[2] Purtroppo tale argomento esula dall’intento di questo articolo. Per una trattazione approfondita si rimanda all’opera di M. Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, 3 voll., Sansoni Editore, Firenze 1979.

[3] Cf. J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion, C. Tolkien (a cura di), Rusconi, Milano 1978, p. 11. Da ora in poi: Silmarillion.

[4] Cit., Ibidem, p. 14.

[5] Cf., Tommaso d'Aquino, Catena Aurea, Glossa continua super Evangelia, 6 voll., trad. it. di R. Coggi, ESD, Bologna 2015, IV, p. 49, commento de il Greco

[6] Cf., Silmarillion, p. 12.

[7] Cit. Ibidem, p. 12.

[8] Cit., Ibidem, pp. 13-14.

[9] Cit., Ibidem, p. 19.

[10] Cf., Tommaso d’Aquino, Commento alla fisica di Aristotele, Vol. 3, ESD, Bologna 2005, Liber VIII, Lectio III, 993.

[11] Cf., Tommaso d'Aquino, La Somma contro i Gentili volume 1, ESD, Bologna 2000, C. 85.

[12] Cf., Lettere, 53 To Peter Hastings (draft)

[13] Cit., J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Rusconi, 1981 febbraio, p. 338. Da ora in poi: Anelli.

[14] Cf., Lettere, 339 To the Editor of the Daily Telegraph.

[15] Cf., Lettere, 144 To Naomi Mitchison

[16] Cf., Lettere, 153 To Peter Hastings (draft).

[17] Cit., Ibidem: «They would be Morgoth's greatest Sins, abuses of his highest privilege, and would
be creatures begotten of Sin, and naturally bad. […] I have represented at least the Orcs as pre-existing real beings on whom the Dark Lord has exerted the fullness of his power in remodelling and corrupting them, not making them».

[18] Cit., J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Rusconi, Milano 1981, pp. 89-90.

[19] Cit., J.R.R. Tolkien, The Lord of the Rings, HarperCollins, New York City 2001, pp. 54-55.

[20] Cf. M. Hazon, Grande dizionario Hazon inglese-italiano, italiano-inglese, Garzanti, Milano 1981, verbo: to mean.

[21] Cit., Lettere, 246 From a letter to Mrs Eileen Elgar (drafts) September 1963.