Lucidi un sogno remoto

Recension di un libro
Acquacheta, 2015
Ph. Alessandro Saggio / Acquacheta, 2015

Le avventure che J. R. R. Tolkien ci propone ne Il Silmarillion, si svolgono nel nostro mondo in un passato sconosciuto. L'edizione che ho sempre letto, solo per motivi affettivi, è: J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion, (a cura di) C. Tolkien, Rusconi, Milano 1978. Nell'idea del prof.re di Oxford queste avventure non componevano un libro, ma leggende che formano una parte di quello che egli chiamava il legendarium della Terra di Mezzo e si collocano nel periodo che va dalla I alla III era, nella quale si svolgono i fatti dell'Anello.

Quindi, se vogliamo capire lo sfondo della storia dell'Anello, la sua creazione e la stessa creazione di (questo è il nome della terra in queste avventure), è necessario approcciarsi a questo testo. Il libro è mitopoiesi di racconti in sé incompleti, lì dove invece i libri della collezione I racconti ritrovati e I racconti perduti tentano di colmare alcune lacune. Purtroppo, parlare di questo testo è molto difficile poiché le storie sono tutte fra loro connesse e non si riesce a prendere un capo senza trovare mille altri collegamenti. Quindi qui possiamo parlare solamente di qualcosa, giusto un assaggio, come nelle cucine fusion dove si assaggia qualcosa e in realtà non si gusta niente.

Il libro è diviso in: Ainulindalë «La musica degli Ainur»; Valaquenta «Novero dei Valar»; Quenta Silmarillion «La storia dei Silmaril»; Akallabêth - la caduta di Númenor; Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione.

Quenta Silmarillion «La storia dei Silmaril» è il cuore di tutta l'opera, qui sono narrati gli avvenimenti che hanno per protagonisti soprattutto gli elfi e la storia delle loro origini.

Nella prima parte è proposta una descrizione della multiforme creazione di Eru, il nome di Dio della teologia tolkieniana.

Mentre la Rivelazione cristiana è molto succinta su questo argomento, perché per l'autore sacro è importante porre l'accento nella creazione dell'uomo ad immagine di Dio, Tolkien ne descrive i lineamenti all'interno di una cornice che è quella della Musica. Non so se egli avesse una formazione filosofico musicale, ma riesce a integrare i pensieri di Pitagora, Platone, Ildegarda di Bingen, Ambrogio di Milano, Agostino d'Ippona[1].

Il Logos creativo è descritto come una musica, un brano. Intelligibile perché Parola, ma anche Bella e Ordinata perché ritmata, armonica e melodica. Inoltre, non è Solo ma è armonia che coinvolge le Sue stesse creature, gli Ainur — quelli che potremmo intendere come gli angeli della cultura ebraico-cristiana — che prendono parte attiva come processo sub-creativo, dove con i loro pensieri e desideri danno vita ad Arda, la terra.

Melkor, colui il quale era il massimo dei Ainur in conoscenza e potere, desiderava più di quello che già aveva, ossia un suo tema musicale[2], così si allontana sempre più da Eru, portando disordine. Alcuni Ainur saranno ammaliati dalle sue idee e lo seguiranno. Questa sarà la sorgente di tutti i mali per Arda: tradimenti, luoghi distrutti e morti. Melkor troverà con sé molti alleati, tra cui: Ungoliant dalla quale verrà Shelob, il ragno gigante che vuole uccidere Frodo; i Balrog, i demoni di potenza, anch'essi Maiar come Gandalf, il più potente fra tutti si chiamava Gothmog.

Un'altra bella e interessante storia che troviamo in questo libro è quella di Beren e Lúthien. Questa storia, personalmente e solo in minimissima parte, mi fa pensare alla storia di Euridice e Orfeo.

La vicenda tra Beren e Lúthien è una storia d'amore tra un'elfa e un essere umano, menzionata anche ne Il Signore degli Anelli, e si tende a metterla in parallelo con la storia di Arwen e Aragorn, perché le unioni tra elfi e umani sono molto, molto rare.

Narra di come Beren, figlio di Barahir, estrasse un Silmaril dalla corona di Morgoth (già Melkor) per avere in sposa Lúthien, figlia del re degli elfi Thingol e della Maia Melian. L'impresa riesce a Beren coadiuvato da Luthien ma, purtroppo, non termina bene perché questi rimarrà ucciso a causa delle ferite riportate dallo scontro con Carcharoth, il lupo di Angband; i Valar, tuttavia, gli concedettero di ritornare nella Terra di Mezzo. Lúthien canterà di fronte a Mandos (il Valar posto a difesa dei luoghi dove dimorano le anime degli uomini) una canzone indescrivibile, molto triste, che rimarrà per sempre nei cuori dei Valar. Mandos, mosso a pietà, richiamerà l’anima di Beren, ed Eru permetterà che questa torni in vita a patto che anche Lúthien diventi mortale. Così Beren e Lúthien vissero in solitudine a Tol Galen in Ossiriand, per il resto dei loro giorni.

Tolkien considera il racconto di Beren e Lúthien il centro del suo legendarium.

Per la stesura della storia fu ispirato dalla sua stessa avventura d'amore con la moglie Edith. Sembra che Edith abbia danzato per Tolkien in una radura fiorita e questo evento ispirò l'immagine dell'incontro tra Beren e Lúthien. Inoltre, la famiglia di Edith inizialmente non approvò il matrimonio con Tolkien, poiché era cattolico, analogamente la famiglia di Lúthien non accettò Beren perché umano. Tolkien, era talmente legato a questo parallelismo che sulla lapide della tomba dei coniugi Tolkien, vi fece aggiungere i nomi di Beren e Lúthien, riferiti a sé stesso e alla moglie Edith.

Ed ecco come un autore, poliedrico e profondo come il nostro professore di Oxford, poté comporre quello che poi divenne la Genesi delle sue avventure nella Terra di Mezzo.

 

[1] Non è possibile trattare qui questi argomenti, ma possiamo dire brevemente che l'idea di un'armonia tra l'uomo e la sua anima, tra il creato e il Creatore pervade la cultura cristiana. Infatti, la musica sacra occupa un posto d'onore nel cuore della liturgia.

[2] L'argomento è molto vasto, per necessità sono costretto ad abbreviare. Quindi perdonate le imprecisioni.