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Julius Evola, una presenza inquietante 

1974-2024
Julius Evola
Julius Evola

Julius Evola, una presenza inquietante 

1974-2024
 

Non propriamente “addetto ai lavori”, di diversa provenienza culturale e vocato ad altre discipline, posso soltanto testimoniare la profonda impressione riportata dalla lettura delle opere di Julius Evola e l’adesione immediata ad alcuni suoi concetti basilari, fondamenta e sostegni di quel mondo che egli chiama della tradizione, mutuando la definizione da René Guenon-

Intanto credo di poter affermare che per capire, apprezzare, o addirittura condividere, il mondo evoliano occorre una sorta di predisposizione naturale che permetta la recezione di valori non certamente d’uso comune, di echi ormai sopiti e da ricercarsi con grande sforzo dentro di noi. La capacità, insomma, di operare un risveglio, di riuscire a percepire sia pur fiocamente la luce remotissima delle origini.                                                                                                           

Per ciò che mi riguarda posso dire che il mio mondo d’artista, inteso costantemente alla ricerca di una misura che ambirebbe ad identificarsi nella saggezza, la lettura di opere evoliane mi ha aiutato spesso a dar forma precisa a ciò che prima era vaga intuizione. Queste letture sono state per me la riprova per giustificare una dimensione creduta a volte di sogno o di creazione artistica; la possibilità di verifica per una fenomenologia che sentivo e sento ancora oscillare tra il mondo intuitivo dell’arte e quello volto ai principi della trascendenza.

Ovviamente tutto ciò non è materia per i vaniloquenti professori di filosofia, per gli irriducibili adoratori dell’indiscutibile divenire storico e per i collezionisti di fatti provati e documentati dal sacro lume della scienza moderna. Ma Evola, che non riconosce nessuna autorità al tipo di critica attualmente in voga, è fermo nel suo compito di memoria e custode di valori da tramandarsi per una futura rinascita di questo mondo tradizionale. 

I libri di Evola non son certo facilmente accessibili a chiunque, malgrado la chiarezza dello stile che spesso (e senza che egli lo cerchi o lo desideri) è ottima prosa e addirittura poesia: poiché ad un sentire autentico e partecipe corrisponde sempre una nobile forma espressiva che assume il crisma dell’arte. Credo anche che certi suoi libri possano, per qualche giovane inesperto, rappresentare un pericolo quando si considerino facilmente trasferibili o acquisibili valori o virtù, stati di conoscenza frutto di alta ascesi, quali oggi, invece, son forse addirittura impossibili a raggiungersi per chiunque.

A me basta trarre da queste letture almeno la convalida che ai nostri oscuri tempi ci ha condotto una caduta dalla divinità verso la bestia, e non viceversa; mi basta trovarvi il conforto di una condanna ben precisa e circostanziata verso ciò che istintivamente ho sempre avversato e coscientemente aborro; dall’aspetto sempre più mercantile del mondo moderno, fino all’avvilente mortificante democrazia.                                                  

Nei rapporti personali Evola si dimostra quanto mai vivace e capace di suscitare istantanea simpatia. Vorrei dire che ha anche in ciò qualcosa dell’artista (e in effetti egli ha anche dipinto per un certo periodo). Osservatore acutissimo della realtà e sempre aggiornato su tutto pur nel suo forzato ritiro, parla con calore inserendo volentieri la battuta, mantenendo insomma una conversazione animata, sempre interessante e sorretta dalla costante partecipazione. Esattamente l’opposto di certi cattedratici soloni, seriosi per dovere d’ufficio e che guardano dall’alto in basso l’interlocutore, tutt’al più con la benevola condiscendenza dettata dagli aurei canoni democratici. Anche a loro, in questo, può dar severa lezione l’irriducibile aristocratico Julius Evola. 

 

Sigfrido Bartolini

“IL CONCILIATORE”- MI – Giugno 1974