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Jan Potocki, lo scrittore che si uccise con una foglia di fragola

Jan Potocki (Podolia, 8 marzo 1761 – Vinnycja, 23 dicembre 1815)
Jan Potocki, dipinto di Anton Graff (1736 -1813). Licenza: Fallen in the open (Pubblico dominio)
Jan Potocki, dipinto di Anton Graff (1736 -1813). Licenza: Fallen in the open (Pubblico dominio)

Jan Potocki, lo scrittore che si uccise con una foglia di fragola

 

La figura di Jan Potocki è una delle più importanti e meno conosciute di tutto il panorama letterario europeo.

Polacco, nato, nel 1761, Jan Potocki ha legato la sua fama a un romanzo che non è stato pubblicato nella sua versione integrale in vita, ovvero “Il manoscritto trovato a Saragozza”.

Si tratta di un’opera complessa e ambiziosa, che racchiude dentro di sé tante storie, una nell’altra, e sfiora molte tipologie di narrazione che interessanti i generi letterari più differenti che Jan Potocki ha scritto con una commistione di stili unica nel suo genere.

Il libro racconta, appunto, del ritrovamento di un manoscritto ad opera di Alfonso Van Worden, un capitano delle Guardie Vallone.

Le storie che vengono narrate da Jan Potocki sono principalmente storie di fantasmi, contenenti i più tipici elementi della fantasia romantica. Un lavoro, insomma, che aveva tutte le carte in regola per diventare un successo. Invece, il romanzo non fu mai pubblicato per intero nel corso della sua vita.

Del libro, dopo tanti ritrovamenti di parti inedite, si sono definite due versioni: una, incompleta, pubblicata nel 1805 ed una, compiuta, risalente al 1810, molto rivista dall’autore.

Jan Potocki, che era un aristocratico curioso, appassionato e fiducioso delle sue possibilità. Ad un certo punto inizia a capire che il successo non arriverà mai. E allora la depressione ha il sopravvento su di lui.

Così, con una lucidità agghiacciante, inizia a premeditare la sua uscita di scena. Con metodo e pazienza, si mette nell’ordine di idee di organizzare qualcosa di unico. Quindi, lascia una somma alla biblioteca del liceo di Krzemieniec, visita per l’ultima volta San Pietroburgo e scrive il proprio epitaffio.

Poi prende una grande zuccheriera d’argento e stacca un ornamento a forma di foglia fragola. La fa fondere ed ottiene una palla che, con cura, pazienza e tenacia, lima per molto tempo, forse per mesi.

Quando la palla raggiunge le dimensioni corrispondenti a un calibro utilizzabile, Jan Potocki la porta al Cappellano di Uladowka e la fa benedire.

Il 23 dicembre del 1815 infila il proiettile nella sua pistola, la punta alla tempia e si spara.

Jan Potocki muore, come per mesi preparato con cura e dovizia.

Mettendo in scena il suicidio più calcolato e letterariamente spettacolare mai visto.