L’ENI tra ricerca e politica e energetica
1. I primi anni dell’AGIP, a partire dal 1926
Il progetto di un’azienda di Stato nel settore degli idrocarburi rientra nella rinnovata attività politica di Benito Mussolini, e più precisamente nel sogno balcanico del ministro delle Finanze Giuseppe Volpi. la nascita dell’AgIP (Azienda generale Italiana Petroli) si inserisce nel contesto della politica estera mussoliniana della seconda metà degli anni Venti, tendente a costituire il famoso blocco danubiano-balcanico a direzione italiana1.
Con la nascita dell’AgIP si mette in luce una delle personalità più complesse della storia italiana. Giuseppe Belluzzo, ministro dell’economia nazionale, annuncia la sua principale intuizione, che è sintetizzata in questa espressione: “provvedimenti che fanno fiorire l’industria estrattiva e le ricerche degli idrocarburi nelle viscere del terreno che si trova al di sotto del suolo non esplorato”. Il 21 luglio 1925, Giuseppe Belluzzo, nell’esporre le linee generali del suo programma, annunciava che avrebbe emanato opportuni provvedimenti per intensificare la produzione dell’industria estrattiva e per stimolare le ricerche degli idrocarburi nel sottosuolo nazionale2. A tal riguardo si sottolinea l’importante ruolo delle istituzioni, a sostegno dell’ambizioso progetto.
Per l’Italia questa argomentazione, necessaria a un pioniere per una via ancora inesplorata, rivela la voglia di entrare nell’abisso del sottosuolo per mettere in luce i combustibili che sembravano negati agli italiani. Così, è costituita una commissione tecnica che rappresenta l’inaugurazione di una nuova strada nel mondo degli idrocarburi, e che lascia una grandissima impronta nella storia dell’economia italiana. Su proposta di Belluzzo il Consiglio dei ministri approvò l’istituzione, presso il Ministero dell’economia nazionale, di una commissione tecnica per i combustibili con il compito speci- fico di proporre le misure più idonee ad intensificare la produzione nazionale3.
Contemporaneamente, il ministro delle Finanze Volpi percepisce che il provvedi- mento del collega Belluzzo si potrebbe realizzare solo grazie a interventi in materia fiscale e monetaria. Questo lavoro, fatto in piena armonia dai due ministri, li porta a continui approfondimenti e dà impulso a degli studi, i quali conducono all’annuncio di un progetto ambizioso: costituzione di una grande azienda di carattere industriale, completamente autonoma, per le ricerche petrolifere e per il commercio dei carburanti4.
Il 3 aprile dell’anno 1926 è proclamata la nascita di questa importante realtà imprenditoriale nel campo petrolifero, l’AgIP. La neo-azienda è costituita nella forma di società per azioni, con la seguente compagine azionaria: il Ministero per il Tesoro versa un capitale di 60 milioni di lire, l’Istituto nazionale delle assicurazioni versa un capitale di 20 milioni di lire e la parte rimanente di 20 milioni è data dalle assicurazioni sociali. Il 12 aprile la gazzetta ufficiale pubblicava il r.d.l, 3 aprile, 1926, n. 556 che autorizzava l’amministrazione dello Stato a contribuire per 60 milioni di lire alla formazione del capitale azionario della costituente società anonima Azienda generale Italiana Petroli (AgIP), avente per oggetto lo svolgimento di ogni attività relativa all’industria e al commercio dei prodotti petroliferi5.
Così nasce l’AgIP, e nella prima seduta del Consiglio di Amministrazione, Ettore Conti viene eletto Presidente, mentre vice-presidente diventa Piero Pirelli, responsabile nel settore del commercio; il secondo vice-presidente è Gelasio Caetani, responsabile nel settore tecnico. l’azienda si muove con moto pendolare, creando spazi alle indiscrezioni, ora esprimendo il volto di una vera e propria società industriale, ora accentuando il suo aspetto di Ente di Stato.
Per quanto riguarda le finalità perseguite da AgIP, può dirsi che, come l’uomo ha una natura dotata di razionalità, esprimentesi nel compimento di quelle opere senza le quali è morta, pure le aziende sono chiamate a realizzare, in ogni decisione ed atto, i fini per cui esse sono state costituite, a pena della loro mortificazione. E questi ultimi diventano realtà. Allorché nel 1926 nasce l’AgIP, chiara è la missione che viene ad essa affidata dalle autorità del regime: la ricerca e l’approvvigionamento del petrolio dovevano raggiungere lo scopo di calmierare i prezzi di una risorsa che con anti veggenza si definiva strategica per lo sviluppo del Paese6.
2. Gli anni ’30
Dopo l’uscita dalla scena aziendale di Ettore Conti, dimessosi dalla carica di presidente, si riunisce l’assemblea generale, la quale si dà un quadro amministrativo totalmente nuovo, ed Alfredo Giarratana è eletto presidente dell’AgIP il 15 ottobre del 1928 7. “Nel pomeriggio dello stesso giorno, 15 ottobre 1928, il nuovo Consiglio pro- cedeva alla designazione delle cariche sociali: Vittorio Amoretti, amministratore delegato; Fulvio Suvich e Giacomo Miari, vice-presidenti; Alfredo Giarratana presidente dell’AgIP8.
Sotto la presidenza Giarratana, l’azienda supera gli effetti devastanti della crisi economica del 1929, soprattutto grazie ad un vasto programma di riforme finalizzato a rendere tutti i dipendenti dell’azienda fieri della loro appartenenza. Basti pensare alla conclusione di intese con Paesi produttori di petrolio, al fine di evitare l’isolamento dell’Italia e dell’azienda rispetto al contesto internazionale. Esemplare, sotto questo profilo, la vicenda della partecipazione dell’AgIP allo sfruttamento dei favolosi giacimenti di petrolio dell’Iraq, autentico capolavoro della gestione Giarratana9.
Infatti, Giarratana estende le ricerche petrolifere anche all’estero, grazie ad impor- tanti accordi stipulati con diversi Paesi. Tra questi, l’Iraq è quello con cui l’AgIP costruisce un’intesa più stretta, dalla quale ricava grandi benefici. Ancora, l’AgIP presta maggiore attenzione alle perforazioni esplorative in Romania, con la quale compie rilevanti atti negoziali10. l’AgIP nel luglio del 1927 assunse il controllo della società PrAHoVA, fondata a Bucarest nel 1920, che estraeva circa 14.000 tonnellate di petrolio all’anno11.
L’espansione della ricerca petrolifera all’estero non si ferma unicamente a questi stati accennati, dal momento che AgIP stipula accordi anche con l’Albania, l’Ungheria e la Libia12.
3. Gli anni ’40
L’esperienza di ricerca petrolifera all’estero acquisita dall’AgIP dà al governo italiano la consapevolezza del fatto che unicamente la modernizzazione tecnologica può salvare l’Italia dalla dipendenza dall’importazione del petrolio e dal suo ruolo subalterno nel mercato petrolifero mondiale. l’Italia, grazie all’AgIP, percepisce la speranza di una rigenerazione industriale e di una indipendenza economica nell’ambito petrolifero.
Disponendo così di personale formato e ricevendo maggiori risorse finanziarie da parte dello Stato, l’azienda predispone un piano di perforazione del sottosuolo esteso all’intero territorio nazionale. A questo piano l’ente di Stato dedica molto impegno, sentendosi investita di una responsabilità importante per la crescita e lo sviluppo del- l’intero Paese. L’AgIP approntò un piano d’azione che prevedeva 62 pozzi profondi da 1500 a 2000 metri nel Settentrione, lungo una linea ad anticlinale rilevata dagli studi geofisica e parallela agli Appennini13; 28 pozzi a grandi profondità nel litorale romagnolo, marchigiano, abruzzese, nel Beneventano, nell’Avellinese, nelle zone del Cilento e di Crotone e in provincia di Caltanissetta14.
Inoltre, l’AgIP fa uso delle tecnologie, di invenzioni, quali le trivelle rotanti (Rotary)15 e la sismica a riflessione, con vantaggi grandi e importanti per l’estrazione del petrolio nel sottosuolo maggiormente profondo. dopo l’acquisto di 6 impianti rotary, il parco sonde dell’AgIP salì a 32 apparecchi di cui 3 per profondità fino a 2000 metri. Nel 1939, l’AgIP entrò in possesso delle sofisticate apparecchiature tecniche per le prospezioni sismiche a riflessione16.
L’AgIP inizia le perforazioni del sottosuolo italiano con grandissimo entusiasmo, ma in un’atmosfera di guerra civile. lo Stato d’animo di tutto il personale AgIP, messo dinanzi a insuccessi nelle ricerche, a prove durissime per risultati fallimentari, è contrassegnato dal crollo delle prospettive future, dal senso di inutilità di tanti sacrifici e sofferenze. L’AgIP è sottoposta a una pesante prova. La campagna di ricerche dà scarsi risultati e le difficoltà internazionali sono notevoli, a fronte di una crisi di sovrapproduzione mondiale che si somma, in Italia, ai consumi ridotti e le perforazioni che non raggiungono nessun risultato17.
Presto i timori si rivelano, però, infondati, le paure cadono nel dimenticatoio perché subentra l’entusiasmo per la realtà che sta cambiando e per le bellissime notizie che arrivano da zone di perforazioni, che riportano risultati altamente positivi. Negli stessi anni iniziano a riscontrarsi i primi risultati positivi nei ritrovamenti gassosi, che faranno individuare a Podenzano (Piacenza) un importante giacimento18.
Nel 1943, nel pieno della guerra, l’AgIP ottiene uno dei più grandi successi petroliferi della sua storia, vale a dire la scoperta del giacimento di idrocarburi più grande e importante nel territorio italiano, Caviaga, nella Valle Padana. Il suo apporto nella storia del petrolio è determinante perché tendente a delineare l’espansione nazionale della ricerca. Caviaga, sebbene nel suo stadio iniziale, è destinata a spingersi in avanti, a proiettarsi lontana perché essa ha un’ambizione, quella di fare del Veneto una gigantesca fonte della ricerca petrolifera. Nel 1943 si scoprirà il giacimento di Caviaga, che avrà un ruolo essenziale nel dopoguerra19.
Nel 1940 l’Italia entra in guerra e l’AgIP deve affrontare una situazione difficilissima perché gli alleati non perdono occasione di ostentare la loro potenza, causando un profondo turbamento, fisico e morale, e sconvolgendo i piani e le strutture dell’azienda, anche con l’intervento delle autorità. le vicissitudini belliche sconvolgono le strutture istituzionali dell’AgIP. La mattina del 5 giugno del 1944 ufficiali della Sezione Petrolio del governo militare alleato si presentarono negli uffici di via del Tritone n. 181, della direzione generale dell’AgIP. Erano incaricati di requisire per conto del CIP (Comitato Italiano Petroli) i depositi, i distributori, gli automezzi, le filiali dell’azienda italiana20.
L’attività di spoliazione del CIP riduce l’AgIP nella miseria, distruggendo tutte le sue strutture tecniche e industriali. Infatti, tutti i beni dell’AgIP, sia in Italia che all’estero, passano nelle mani degli alleati e dei russi, che se ne impadroniscono. Il Comitato doveva coordinare e disciplinare l’approvvigionamento e la distribuzione dei carburanti, realizzare la distribuzione dei prodotti, assolvere i compiti di approvvigionamento, interdicendo all’AgIP l’esercizio delle attività commerciali. L’AgIP aveva perso la gestione e il controllo delle sue attività e strutture tecniche e industriali sia in Italia che all’estero. A causa di tutto ciò, per l’AgIP appare l’ombra della pesante vendita a basso prezzo, nonché della demolizione di tutti i suoi macchinari. Il punto culminante di questo procedimento fu tra il 1943 e il 1945. Infatti, in tale periodo si ponevano le condizioni e i presupposti per il possibile smantellamento e liquidazione della società21.
dopo la conclusione della Seconda guerra mondiale, la vittoria mette le ali ai piedi del Comitato di liberazione per l’Italia che, lasciatosi alle spalle la guerra, incomincia a esaminare la realtà dell’AgIP. Quando terminò la resistenza, il Comitato di liberazione Nazionale per l’Alta Italia, presieduta da Cesare Merzagora, affidò a Enrico Mattei, un imprenditore e capo partigiano democristiano che la gente di Milano vide sfilare alla testa del corteo del 6 maggio 1945, con Cadorna, longo, Parri, Stucchi e Argenton, la guida dell’AgIP, in veste di commissario22.
Il commissario, Enrico Mattei, è contrario allo smantellamento dell’AgIP, e sostiene invece che la soluzione sia rappresentata dalla ricreazione dell’azienda a elevatissima capacità professionale. Contemporaneamente, Mattei inizia a lavorare nella ricerca petrolifera e ottiene dalla Banca Commerciale Italiana moltissimi finanziamenti, così pure dal governo. Inizia una fase di ripresa. Comincia a manifestarsi un clima positivo, perché l’AgIP con questa attività di ricerca petrolifera è capace di condurre le battaglie fino alla vittoria contro le multinazionali. l’AgIP ottiene una vasta concessione sulle ricerche, che la vede confrontarsi testa a testa con le compagne americane, la Edison e la Montecatini23.
l’AgIP vede avanzare la propria influenza in Italia e in Europa, lancia la sua spinta di ricerca nella valle Padana, suscitando grandissimo entusiasmo e facilitando lo sviluppo nelle altre zone italiane.
Tutto ciò rafforza il convincimento di Mattei: l’AgIP deve essere un’azienda dal volto nuovo e multinazionale.
4. Gli anni 50
Nel 1956 l’AgIP svolge un’intensa attività di perforazione per la sua espansione e registra una serie di successi in tantissime parti d’Italia, soprattutto in Sicilia e in Abruzzo. le finalità dell’azienda multinazionale impongono ed implicano l’individuazione di nuove traiettorie evolutive. A tale esigenza di ampio respiro, Mattei fa fronte mediante la ricerca nel sottosuolo marino. Il successo della nuova attività si raggiunge nel 1959 a gela, dove si stabilisce il primo pozzo off-shore. grazie a questa nuova strategia di sviluppo, l’AgIP diventa più competitiva, valorizza la sua immagine del momento e le potenzialità che possiede, la sua struttura aziendale e industriale assume un ruolo di primo piano, e si tratta di effetti che raggiungono i migliori livelli internazionali. Enrico Mattei, nominato nel 1945 commissario con mandato di liquidazione dell’azienda di stato AgIP, più che una personalità di rilievo nella storia dell’ENI, può dirsi la figura centrale nella nascita della società e nella sua espansione nel mondo. le sue eterogenee qualità, sicuramente fuori dal comune per il mondo di allora, sono determinanti per lo sviluppo imprenditoriale ed energetico dello Stato24.
Mattei, con la sua straordinaria e penetrante capacità di analisi del contesto storico, del mercato del lavoro e in sintesi della realtà, riesce a individuare il filo logico degli eventi del suo tempo e a intuirne gli sviluppi futuri a cui applicare nuove strategie aziendali25.
Egli, come vedremo successivamente, si fa costantemente costruttore di dialogo, tessitore di relazioni paritarie, senza porsi in atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri. Infatti, adotta una nuova filosofia di gestione delle collaborazioni con i Paesi ricchi di giacimenti petroliferi, concedendo a questi Paesi il diritto alla libertà, all’autogestione, alla partecipazione della ricchezza derivante dalla scoperta di giacimenti petroliferi e alla vendita dei prodotti ricavabili da quest’ultima materia prima. Questo atteggiamento ha una rilevanza di livello storico, in quanto rompe con i tradizionali metodi colonialistici dei Paesi dell’area capitalistica.
Qui il concetto di libertà diventa sinonimo di affrancamento. lo si ritrova proposto in Italia (nel ruolo ‘energico’, nella campagna per il gas e gli idrocarburi, nella definizione di una strategia imprenditoriale pubblica di settore, nel ‘salvataggio’ del Pignone), oltreché nell’ elaborazione e nella proposizione di una formula che punta sul principio economico-politico dell’emancipazione e della riduzione di influenza del neo-colonialismo dei Paesi dell’area capitalistica e delle multinazionali dell’energia. Principi e concetti di valore spregiudicatamente innovante che tagliano un’epoca sto- rica e disegnano un assestamento inedito dell’economia e della politica mondiali26.
A questo punto, è necessario fare un cenno biografico su questo storico personaggio che ha dato inizio a una svolta nell’economia italiana, per focalizzare il percorso che gli ha permesso di elaborare quelle idee tanto rivoluzionarie.
Egli ha delle origini umili, figlio di un sottoufficiale dei carabinieri. Proprio a causa del lavoro del padre, si trova a cambiare città più volte con la sua famiglia, composta dai genitori e dai quattro fratelli. Nato ad Acqualagna nella provincia di Pesaro il 29 aprile 1906, finì con lo stabilirsi insieme alla sua famiglia, nel 1919, a Matelica in provincia di Macerata. Il padre Antonio, andato in pensione col grado di maresciallo, si mise a fare il guardacaccia per mandare avanti la numerosa famiglia, moglie e cinque figli27.
Potrebbe sorprendere scoprire che Mattei non è amante dello studio, tant’è che non completa gli studi secondari per entrare, già da ragazzino, nel mondo del lavoro, manifestando da subito delle qualità dirigenziali notevoli28. Così, a quindici anni, finite le scuole medie inferiori, Mattei ha il suo primo lavoro: apprendista verniciatore in una piccola fabbrica di letti di ferro29. Già, in questo contesto, dimostra delle doti particolari. Infatti, solo dopo un anno di lavoro come apprendista, si trasferisce come fattorino alla conceria Fiore di Matelica30. Qui, dopo poco più di quattro anni, diventa il direttore di una fabbrica di 150 persone ma, nonostante il riconoscimento delle sue doti e l’assunzione di una posizione lavorativa di rilievo, non si sente soddisfatto. Serba nel suo cuore il desiderio di andare oltre i confini di una semplice provincia marchigiana per scoprire nuovi orizzonti, sicuramente influenzato da un entusiasmo tipico degli anni giovanili. Ma la sua eccezionale avventura comincia nel 1929, quando, subito dopo Natale, abbandona nella residenza provinciale una posizione localmente invidiabile e si trasferisce a Milano solo per ricominciare da capo, con l’ardimento che è, si può dire, canonico dei pionieri31.
Arrivato a Milano, mostra rapidamente la sua intraprendenza, confermando il suo forte spirito di iniziativa e la sua capacità di adeguarsi al contesto di riferimento. Infatti, Mattei in un primo periodo si occupa della promozione di beni prodotti da un’impresa di impianti, ma il suo desiderio di creare, di costruire, è per lui evidentemente più importante della sicurezza economica o di un aumento retributivo, infatti tale aspirazione si traduce nella costituzione di un’impresa nel settore della chimica. Questo susseguirsi di scelte, ci per- mette di descrivere Mattei come una persona sicura di sé, consapevole delle proprie capacità e determinato nel perseguimento dei propri obiettivi, tanto da creare nel 1936 un’impresa che, in soli quattro anni, arriva a comprendere due stabilimenti di raffinazione di oli minerali e vegetali.
Diviene rapidamente un capace venditore, per conto di una impresa produttrice di impianti, macchinari e ausiliari per l’industria conciaria, ma ben presto comincia a lavorare per proprio conto, impegnando i pochi risparmi e tutto sé stesso nella creazione di una impresa autonoma, a cui viene attribuito il, pom- poso, nome di Industria Chimica lombarda (I.C.l), ma che, modestamente, miscela oli minerali, vegetali e minerali, con varie forme utili per concerie, zuccherifici, officine meccaniche32.
Può essere utile, per comprendere ancora meglio la personalità di Mattei, porsi una domanda. Qual è la sua posizione riguardo al fascismo? rispondendo a questa domanda scopriamo la concezione di Mattei della politica e dei modi tramite cui, a parer suo, si può acquisire potere e prestigio sociale.
Iscritto al partito fascista, non ne è mai un attivista. d’altronde, come avrebbe potuto esserlo, vista la sua dedizione totale alla gestione dell’impresa da lui creata? Ep- pure avrebbe potuto benissimo, come altri, essere agevolato dalla carriera politica in un’ottica di ascesa sociale e di conquista del potere, considerato che stiamo parlando di una persona con qualità fuori dal comune. Per questo Mattei, iscritto al partito fascista, non fu mai un fascista attivo33.
Durante il ventennio mussoliniano, la politica esercitò su di lui ben poco fascino, preso com’era dal lavoro che oltre a non lasciargli tempo per la cura di altri interessi era da lui considerato l’unica strada possibile per affermarsi sul piano sociale34. In sintesi egli approvava il fascismo, ma le sue priorità erano ben altre. Fu uno dei pochi imprenditori “fatti da sé”. Questa è una chiave importante per capire la formazione e il ruolo di Mattei35.
Va comunque sottolineata l’influenza negativa del secondo conflitto mondiale sull’impresa costituita da Mattei. Egli infatti opta per la riduzione prima e per la chiusura dell’attività poi, anziché accogliere la domanda di materiali bellici mossa dalla Germania nazista a diverse imprese italiane, dimostrando in tal modo di rimanere una persona ancorata a sani principi. All’inizio del lungo conflitto, Mattei svolse una intensa attività industriale; ma ben presto cominciarono a manifestarsi in lui i timori e gli scrupoli di contribuire indirettamente a una cattiva causa, impedendo, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, che un solo chilogrammo delle materie prime e delle merci lavorate esistenti nei celati magazzini prendessero la strada delle officine belliche, le quali lavoravano ormai sotto il controllo e ad esclusivo vantaggio dei tedeschi. Durante gli anni della guerra, in un primo momento Mattei torna a Matelica per arruolarsi nelle neo-bande armate dell’Appennino Centrale, ma successivamente torna a Milano, costretto dalle circostanze in cui viene a trovarsi. Vicende e relazioni pericolose lo consigliarono poco dopo di rifugiarsi a Matelica, dove si aggregò alle prime bande armate dell’Appennino Centrale, ma braccato in seguito a una ardita azione di guerra, fra insidie e difficoltà rilevanti, fuggì nuovamente a Milano36.
Nel capoluogo lombardo Mattei passa un periodo di clandestinità di circa un anno, durante il quale inizia una fase fondamentale della sua vita. Infatti, sicuramente favorito dalla reputazione acquisita in qualità di industriale e dalla rete di conoscenze di cui è protagonista, a Milano diventa di primaria importanza il suo ruolo all’interno della resistenza: comandante delle forze partigiane democristiane milanesi. durante il periodo clandestino è il Comandante generale delle formazioni partigiane della DC37.
Ciò avviene per una serie di concause: le sue attitudini, la buona reputazione di industriale, le esigenze proprie della dC.
Proprio la DC non ha bisogno di un abile stratega militare capace di combattere le forze nazi-fasciste, quanto di un personaggio carismatico capace di muovere energie, di affascinare i suoi interlocutori. Infatti, tale partito non può permettersi di passare alla storia come una forza neutra, che non contribuisce alla liberazione dell’Italia e cerca in tutti i modi di portare persone alla loro causa. dunque, Mattei si presenta come la persona più adatta a svolgere questo ruolo, date anche le sue sorprendenti doti. In realtà Mattei divenne capo partigiano proprio per investitura della borghesia milanese. Il piedistallo era costituito dal fatto che la DC aveva bisogno di qualcuno che fosse la dimostrazione vivente e operante che anche tale partito avesse fatto la resistenza38.
Mattei si impegna anche nella gestione economica e finanziaria del movimento partigiano democristiano, riuscendo a portare a termine tutti i compiti affidatigli dalla dC39. Per le sue attitudini fu portato particolarmente verso l’organizzazione delle questioni economiche e finanziare del movimento partigiano40.
In definitiva, possiamo affermare che in questi anni si prefigura il Mattei dell’AgIP e dell’ENI, imprenditore e abile carismatico, capace di trovare compromessi e soluzioni.
Cosa succede finita la guerra, completata la liberazione dell’Italia e acquistato un ruolo che possiamo definire da leader nella DC? Mattei potrebbe sfruttare il prestigio acquisito e raggiungere notorietà e potere tramite la politica. Egli non fa però nulla di tutto ciò, e il 12 maggio 1945 diviene commissario straordinario per l’AgIP Alta Italia e non si fa rieleggere al consiglio nazionale della dC nell’aprile 194641.
Non ci è dato sapere il perché di questa scelta. Possiamo solo dire che egli in questa sua decisione non è influenzato da interessi o da persone a lui esterne, si tratta invece di una sua libera scelta, probabilmente dettata dalla sua cultura populistica e dal suo desiderio di affermarsi tramite una via imprenditoriale, fatta di fatiche, di costruzione di relazioni commerciali e di gestione di persone e risorse42.
La nomina di Mattei a commissario dell’AgIP è per lui abbastanza inattesa, poiché avviene proprio tramite quel contesto politico da cui Mattei ha deciso di prendere le distanze. È infatti la Commissione Centrale Economica del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia che, cosciente delle doti di Mattei e dell’impresa chimica lombarda a cui egli ha dato vita, vede in lui quella persona adatta a ricoprire tale ruolo nell’azienda di Stato43.
Nominato Commissario AgIP, Mattei non è ancora pienamente cosciente della situazione politico-economica in cui l’azienda versa. d’altronde, come avrebbe potuto esserlo, lui che era stato, prima di allora, un industriale e il leader della DC? Conoscere la situazione reale dell’ente è possibile solo se si ha accesso a particolari informazioni, e quindi è concesso solo a chi è inserito da tempo negli uffici dello Stato.
In questa situazione, viene chiesto a Mattei, tre giorni dopo la sua nomina, di liquidare la società, dati gli scarsi risultati ottenuti dalle ricerche petrolifere. Mattei disattende a questa richiesta solo grazie alle informazioni che gli passa Giovanni Gronchi, ministro dell’Industria nel governo Bonomi. Mattei è commissario straordinario il 12 maggio; il 15 Soleri, ministro liberale del Tesoro, suggerisce la liquidazione della società in una lettera che sottolinea come le ricerche finora effettuate hanno dato risultati decisamente sfavorevoli, per cui dovrebbero iniziarsi subito le operazioni di liquidazione delle gestioni. Ma insieme alla lettera giunge a Milano, il 18 maggio, Giovanni Gronchi, che sta per essere sostituito. È Gronchi che informa Mattei dei risultati positivi delle rilevazioni effettuate già in periodo fascista44.
L'AgIP, per le sue attività di ricerca, è supportata da geofisici americani, i quali hanno rilevato, durante gli anni precedenti allo scoppio della Seconda guerra mondiale, che il territorio Italiano, sia nella Valle Padana, sia nella zona della Sicilia, è ricco di giacimenti petroliferi. Inoltre, un certo Elmer J. Thomas, geologo e petroleum economist, constata durante il primo triennio degli anni ’30, tale situazione di ricchezza del sottosuolo italiano, provando a ottenere permessi dall’AgIP per lo sfruttamento del terreno. Tali richieste però vengono rigettate. da quel momento, Thomas e gli altri rappresentanti delle sette sorelle si erano proposti di mettere le mani sulle ricchezze minerarie della Valle Padana e della Sicilia, mentre l’AgIP, che ai loro occhi rappresentava l’ostacolo principale all’attuazione del piano, doveva essere liquidata45.
Quindi l’America fa pressione sul governo Bonomi per l’eliminazione di questo ostacolo. Ecco il motivo per cui Soleri (ministro del Tesoro) scrive la lettera indirizzata a Mattei. data questa situazione, il consiglio che Gronchi dà a Mattei, per evitare la liquidazione della società, è quello di aspettare che il governo Bonomi vada in crisi, cosa che, a parere suo, succederà da lì a breve. Mattei, avendo conferma delle informazioni ricevute da Gronchi, decide di accettare il consiglio e di iniziare la sua lotta agli interessi internazionali. dal 12 maggio del 1945 fino al giungo del 1946, l’attività di Mattei, svolta tramite l’uso degli strumenti messigli a disposizione dal- l’AgIP, dall’ANIC e dalla SNAM, è un successo. I ritrovamenti di gas e petrolio nella pianura Padana sono tali da interrompere la fase di commissariamento dell’azienda di Stato. “Il pozzo n. 1 del giacimento di Caviaga fornisce buoni risultati già in quel- l’anno; il pozzo n. 2 li conferma nei primi mesi del 1946; Mattei diviene il 10 giugno vice-presidente dell’AgIP. Si conclude così la fase di commissariamento del- l’AgIP46”.
Però, il periodo favorevole per Mattei dura ben poco. ricordiamo che in questo periodo la situazione economica italiana è molto difficile, poiché la guerra ha causato danni ingenti all’Italia. Infatti, è in questo periodo che viene avviato il piano Mar- shall47, con cui enormi capitali americani vengono riversati in Europa per riprendere quei rapporti commerciali che la situazione post-bellica ha reso impraticabili. Premesso questo, il ministro del Tesoro, il democristiano Giovanni Battista Bertone, nomina una commissione tecnica appunto per valutare lo stato di salute degli enti statali, ma la relazione negativa che riguarda l’AgIP riapre l’ipotesi di liquidazione. Ciò potrebbe apparire strano, visto che siamo all’indomani di due importanti risultati rag- giunti da Mattei nel campo della ricerca petrolifera. Come spiegare questo fatto? l’obiettivo finale dell’operazione consisteva nel far partecipare i grandi oligopoli privati alle ricerche e all’eventuale sfruttamento del metano48. da questo momento in poi la nascita dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) sarà il risultato di un processo molto travagliato, che vedrà parti contrapposte, interessi diversi, giochi politici.
È giusto e veritiero riconoscere dei meriti a Mattei, senza il cui impegno non si sarebbe arrivati alla costituzione dell’azienda di Stato che rappresenta per il nostro Paese l’opportunità di ottenere l’indipendenza energetica, ma va anche detto che egli non sa- rebbe mai riuscito nel suo intento se non avesse trovato le collaborazioni fondamentali di due uomini: Alcide De Gasperi ed Ezio Vanoni. Senza l’appoggio del ministro delle Finanze Vanoni e dello stesso De Gasperi, Mattei avrebbe probabilmente perso la battaglia49. Il primo è Presidente del Consiglio dei Ministri del regno d’Italia nel periodo 10 dicembre 1945-13 luglio 1946 e Ministro dell’Interno nel periodo 10 luglio 1946-2 febbraio 1947.
Egli ha bisogno di un personaggio che gli permetta di ottenere consensi e di combattere determinate forze politiche, come il PCI, e Mattei è da lui ritenuto adatto per questi scopi. d’altra parte, De Gasperi diviene fondamentale, per Mattei, per neutralizzare i personaggi che più si oppongono al suo obiettivo imprenditoriale, come Arnaldo Petretti, il Prof. luigi Gerbella e Giorgio Valerio. Se era importante per de gasperi avere il consenso dei grandi imprenditori privati (e lo ebbe), era altrettanto importante per lui fronteggiare il PCI e l’opposizione di sinistra su posizioni che si richiamassero all’antifascismo e alla resistenza. Ed Enrico Mattei era l’immagine vivente di questo richiamo50.
Vanoni proviene dallo stesso ambiente politico di Mattei, di cui condivide valori, obiettivi e fatiche, e vede in lui una persona che può combattere con successo gli interessi privatistici a scapito di quelli della popolazione. Ezio Vanoni, un tipico esponente della sinistra democristiana, non può accettare la virtuale liquidazione dell’ENI. È al corrente della lotta coraggiosa e sfortunata di Mattei per far sopravvivere l’AgIP51.
Il contributo dato da Mattei alla propaganda democristiana promossa da De Gasperi è di primo rilievo: con le sue abilità e con la sua genialità riesce a portare molti ex partigiani nelle file della DC, costruendo, insieme ad altri esponenti del partito e insieme allo stesso De Gasperi, la vittoria alle elezioni del 18 aprile 1948. da tale elezione nasce la prima legislatura dopo la costituzione della repubblica Italiana, base fertile su cui Mattei può contare per la costituzione di un nuovo ente di Stato: l’ENI.
1 Archivio Storico ENI (d’ora in poi AS ENI), Libro 1, Verbali del Comitato Esecutivo AGIP, 26 maggio 1926 - 20 novembre 1928, seduta del 7 ottobre 1926, pp. 30-31; M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti(1926-1932), Milano, giuffrè, 1984, p. 11.
2 M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., p. 1.
3 M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., pp. 1-2.
4 M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., p. 4.
5 M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., p. 7.
6 g. SAPEllI, l. orSENIgo, P.A. ToNINEllI, C. CorduAS, Nascita e trasformazione d’impresa: storia del- l’AGIP Petroli, Bologna, il Mulino, 1993, p. 37.
7 d. PozzI, Dai gatti selvaggi al cane a sei zampe. Tecnologia, conoscenza e organizzazione nell’Agip e nell’Eni di Enrico Mattei, Venezia, Marsilio, 2009, pp. 59-60.
8 AS ENI, libro Verbali 1, CdA AgIP, 19 maggio 1926 - 20 novembre 1928, seduta del 15 ottobre 1928, pp. 179-180.
9 M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., p. 89.
10 AS ENI, Libro 1, Verbali del Comitato Esecutivo AGIP, 26 maggio 1926 - 10 settembre 1931, seduta del 7 dicembre 1926, pp. 43-44; AS ENI, Libro Verbali 1, CDA AGIP, 19 maggio 1926 - 20 novembre 1928, seduta del 16 dicembre 1926, p. 81.
11 AS ENI, Libro 1, Verbali del Comitato Esecutivo AGIP, 26 maggio 1926-10 settembre 1931, seduta del4 marzo 1927, pp. 46-48; M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., p. 65.
12 M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., pp. 167-172.
13 AS ENI, Libro Verbali 3, CDA AGIP, 30 giugno 1931 - 18 luglio 1935, seduta del 12 marzo 1935, p. 170.
14 AS ENI, Volume I, Bilanci e relative relazioni degli esercizi dalla fondazione al 1940, Assemblea ge- nerale ordinaria del 29 marzo 1934, p. 11; AS ENI, Libro Verbali 3, CDA AGIP, 30 giugno 1931 - 18 luglio 1935, seduta del 19 settembre 1933, p. 112; M. MAggINI, L’Italia e il petrolio tra storia e cronologia, Milano, Mondadori, 1976, p. 73.
15 AS ENI, Volume I. Bilanci e relative relazioni degli esercizi dalla fondazione al 1940, Assemblea ge- nerale ordinaria del 30 marzo 1939, pp. 18-19.
16 M. PIzzIgAllo, L’Agip degli anni ruggenti (1926-1932), cit., p. 116.
17 g. SAPEllI, l. orSENIgo, P.A. ToNINEllI, C. CorduAS, Nascita e trasformazione d’impresa: storia del- l’AGIP Petroli, cit., pp. 40-41.
18 AS ENI, Libro Verbali 1, CDA AGIP, 19 maggio 1926 - 20 novembre 1928, seduta del 7 aprile 1927, p. 108.
19 F. SQuArzINA, Le ricerche di petrolio in Italia. Cenni storici dal 1860 e cronache dell’ultimo decennio, roma Jandi-Sapi, 1958, pp. 47-83; g. SAPEllI, l. orSENIgo, P.A. ToNINEllI, C. CorduAS, Nascita e trasfor- mazione…, cit., p. 41.
20 Ivi, pp. 41- 42.
21 g. SAPEllI, l. orSENIgo, P.A. ToNINEllI, C. CorduAS, Nascita e trasformazione…, cit., p. 42.
22 Ivi, p. 49.
23 Ivi, p. 50.
24 F. BordIErI, Il petrolio di Gela, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1966, p. 35; «ECoS, Rivista men- sile a cura dell’Eni», n.108, roma 1982, p. 2.
25 d. PozzI, Enrico Mattei: l'uomo e l'azienda, in E. MATTEI, Scritti e discorsi (1945-1962). Raccolta in- tegrale dall'archivio storico ENI, Milano, rizzoli, 2012, p 11.
26 «ECoS, Rivista mensile a cura dell’Eni», cit., p. 5.
27 g. gAllI, La sfida perduta, biografia politica di Enrico Mattei, Milano, Bompiani, 1976, p. 8.
28 Nel 1931 prende il diploma di ragioniere, frequentando un corso di studi serale. Inoltre, riceve diverse lauree ad honorem da più università (g. gAllI, La sfida perduta…, cit., p. 9).
29 Ivi, p. 9.
30 Ivi, p. 16.
31 «ECoS, Rivista mensile a cura dell’Eni», cit., p. 8.
32 «ECoS, Rivista mensile a cura dell’Eni», cit., p. 8.
33 g. gAllI, La sfida perduta…, cit., p. 10.
34 Ivi, p. 14.
35 Ivi, p. 15.
36 «ECoS, Rivista mensile a cura dell’Eni», cit., p. 8.
37 g. gAllI, La sfida perduta…, cit., p. 5.
38 Ivi, pp. 23-30.
39 Si evidenzia che l’atteggiamento di Mattei verso i partiti di governo fu contrassegnato dalla volontà di conservare l’autonomia dell’AgIP (e poi dell’ENI), sfruttando le debolezze della politica rispetto alla quale egli assunse una posizione super partes, in modo da condizionare i politici. Ciò viene confermato dalla rinuncia da parte di Mattei al mandato parlamentare del 1948. raggiunti i vertici del settore industriale pubblico, la condizione di outsider gli sembrò la scelta più conveniente rispetto a quella di parlamentare. Al riguardo si veda r. MIlANo, L’ENI e l’Iran (1962-1970), Napoli, gianni Editore, 2013, p. 13; M. ColITTI, ENI, Cronache all’interno di un’azienda, Milano, Egea, 2008, p. 96; d. VoTAw, The Six-Legged Dog. Mattei and ENI: a Study in Power, Berkeley, university of California Press, 1964, pp. 152-153; g. gAllI, Storia della DC, Bari, la- terza, 1976, p. 207; g. TASSANI, La terza generazione. Da Dossetti a De Gasperi, tra Stato e rivoluzione, roma, Edizioni lavoro, 1988, pp. 195-225.
40 g. gAllI, La sfida perduta…, cit., p. 22.
41Ivi, p. 35.
42 Ivi, p. 36.
43 «ECoS, Rivista mensile a cura dell’Eni», cit., p. 11.
44 l. SEgrETo, Storia d’Italia, annali 15. L’industria, in Le banche e il finanziamento industriale, a cura di F. AMATorI-d. BIgAzzI-r. gIANNETTI-l. SEgrETo, Torino, Einaudi, 1999, pp. 61-62; l. SEgrETo, Gli inve- stimenti americani in Italia (1945-1963), in «Studi storici», XXXVII, 1996, pp. 299-309.
45 g. gAllI, La sfida perduta…,cit., p. 43.
46 Ivi, p. 46.
47 Per un approfondimento sul piano Marshall si veda J. ForEMAN-PECk, Storia dell’economia internazio- nale, Bologna, il Mulino, 1999, pp. 411-416.
48 g. gAllI, La sfida perduta…, cit., p. 47.
49 d. VoTAw, Il Cane a sei zampe: Mattei e l’ENI, saggio sul potere, Milano, Feltrinelli, 1965, pp. 22-58.
50 g. gAllI, La sfida perduta…, cit., p. 56; E. CIANCI, Nascita dello Stato imprenditore in Italia, Milano, Carabba, 1977, pp. 74-81.