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Media, Procura della Repubblica e Polizia Giudiziaria in Austria

L’UE interviene in favore dei giornalisti?
polizia giudiziaria e giornalisti
polizia giudiziaria e giornalisti

Abstract

Il nostro tempo è caratterizzato dalla velocità, in cui notizie sono/devono essere date. I cittadini hanno diritto, di essere informati tempestivamente, in modo affidabile, ma anche compiutamente, nei limiti, in cui non ostino esigenze di tutela dei diritti fondamentali delle persone e delle indagini in corso. In proposito è necessaria una sinergia tra organi giudiziari e inquirenti. Nella sentenza, della quale illustreremo i punti salienti, è stato posto – e risolto, dall’OGH - il problema, se tra le attività del PM rientri anche una specie di “Oberhoheit” delle “Staatsanwaltschaften” sui contatti tra Polizia Giudiziaria e media.

 

Indice

I. Indagini preliminari rese accessibili a giornalisti – II. La cosiddetta Medienarbeit – III. “Leitungsfunktion” del PM e “Medienarbeit” – IV. Scopo delle informazioni ai media

 

 

I. Indagini preliminari rese accessibili a giornalisti

Circa due mesi orsono, l’OGH (Corte Suprema) ha emanato una sentenza importante per quanto concerne i rapporti tra media, Procura della Repubblica e Polizia Giudiziaria.

La Procura della Repubblica di…. aveva iniziato un “Ermittlungsverfahren” (indagini preliminari) nei confronti di alcune persone (tra cui il reclamante), per l’asserita registrazione di dichiarazioni fatte in privato (“nichtöffentliche Äußerungen”), che poi sono state rese accessibili a terzi “gegen Entgeld” (vale a dire, dietro “compenso”), senza che vi fosse stato consenso del dichiarante, odierno reclamante.

L’indagato aveva proposto “Einspruch” (reclamo) per violazione del § 106, Abs. 1, StPO (CPP), motivando questa sua “doglianza” con il fatto, che agenti della Polizia Giudiziaria, che avevano condotto le indagini, avevano – senza informare il PM – affermato, nei confronti di giornalisti, che esso reclamante, sarebbe responsabile del reato, per il quale si stava procedendo e che faceva “parte di un’associazione a delinquere”. In tal modo, era stato violato il principio di non colpevolezza. Il reclamante, oltre ad allegare al reclamo, articoli di stampa, aveva anche asserito, che vi era il sospetto, che agenti della Polizia Giudiziaria avessero consentito ai giornalisti di prendere visione degli atti delle indagini e consegnato (alcune) copie delle stesse. Ciò, nonostante si trattasse di “Verschlussakten” (atti riservati). Il capo della Procura della Repubblica non avrebbe adempiuto la propria funzione dirigenziale, informando debitamente gli agenti della Polizia Giudiziaria sui doveri e sugli obblighi degli stessi e impartendo i necessari ordini in proposito. In tal modo, era stato violato il diritto a un “fairen Verfahren (garantito dall’art. 6 CEDU), nonché il “Recht auf den gesetzlichen Richter” (diritto al giudice naturale).

Ciò premesso, il reclamante chiedeva che venissero accertate le violazioni di cui sopra e che il PM disponesse, che qualsiasi informazione data ai media, da parte della Polizia Giudiziaria, non potesse essere fornita, senza previo “Einvernehmen” del PM.

Il PM, nelle proprie osservazioni, aveva chiesto il rigetto del proposto reclamo, in quanto alla “Staatsanwaltschaft” (d’ora in poi anche indicata con l’abbreviazione “StAnw.”), non compete alcuna funzione direttiva per quanto concerne la “polizeiliche Medienarbeit” (contatti della Polizia Giudiziaria con i media e informazioni agli stessi).

 

II. La cosiddetta Medienarbeit

Il reclamante, non condividendo la tesi del PM, aveva obiettato, che il rinvio – contenuto nel § 19, Abs. 3, StPO – allo “StAG” (Staatsanwaltschaftsgesetz – Legge che disciplina l’attività delle Procure della Repubblica) – legittimava di ritenere, che la “Medienarbeit” disciplinata dal § 35 b StAG, fosse “eine nach der StPO (CPP) wahrzunehmende Aufgabe der Staatsanwaltschaft” (un adempimento di “competenza” del PM nell’ambito delle funzioni direttive (“Leitungsfunktion”)) della “StAnw”. Posto che gli effetti negativi della predetta violazione tuttora si producevano, vi era un “besonderes rechtliches Interesse” in capo al reclamante acché la “StAnw”. di…… facesse fronte a questo suo adempimento di carattere dirigenziale.

Il Tribunale di…., con “Beschluss” (ordinanza) rigettava il reclamo. Motivava l’“Einspruchsabweisung” asserendo, che le informazioni rivelate ai giornalisti da agenti della Polizia Giudiziaria, erano avvenute a insaputa della “StAnw”; la Polizia Giudiziaria aveva agito di propria iniziativa e pertanto – trattandosi di “eigenständiges Handeln der Kriminalpolizei” – era escluso il controllo (“unterliegt keiner Kontrolle”) da parte dell’autorità giudiziaria ordinaria a seguito di reclamo per violazione del § 106 StPO.

La disciplina della “Medienarbeit” della “StAnw.”, di cui al § 35 b StAG, non legittima di ravvisare un diritto soggettivo del reclamante. “Medienangelegenheiten e sonstige Öffentlichkeitsarbeit”, sono di competenza della “Justizverwaltung”.

 

III. “Leitungsfunktion” del PM e “Medienarbeit”

Il reclamante, nella “Beschwerde” contro l’ordinanza del Landesgericht di……., deduceva, che la decisione di questo giudice era errata. Insisteva sulla “Leitungsfunktion” della “StaAnw. Con riferimento alle “Medieninformationen”, è nell’“interesse” di esso reclamante – che faceva valere un diritto soggettivo – l’adempimento, da parte della “StAnw.” di quest’obbligo; adempimento, al quale la “StAnw”. non aveva fatto fronte con un’“Anordnung”, come richiesta. L’asserita “incompetenza” della StAnw. equivaleva a un rifiuto di decidere (“Verweigerung”), a un “diniego di giustizia” e pertanto era ravvisabile violazione dell’art. 83, Abs. 1, B-BG (“Bundesverfassungsgesetz”). Inoltre, asseriva il reclamante – contrariamente alla statuizione di cui all’art. 6 CEDU – era stato “der Rechtsweg verweigert” (“l’accesso” alla giustizia).

La “Medienarbeit” della Polizia Giudiziaria era “der StAnw. zuzurechnen” e quindi deve trovare applicazione il § 106 StPO (CPP). Posto che gli agenti della Polizia Giudiziaria, nel “colloquio” con i giornalisti, avevano asserito, che esso reclamante era stato “der Straftat überführt” ed era “Mitglied einer kriminellen Vereinigung” (associazione per delinquere), era ravvisabile, non soltanto la violazione della presunzione di non colpevolezza nonché del diritto a un “fairen Verfahren”, ma, pure, la violazione del § 19, Abs. 3, StPO in relazione al § 35 b, “StAG”. Inoltre, vi era stata “Zugänglichmachung” (accessibilità) ``von Akteninhalten (und Informationen) einer Verschlusssache”.

La “StAnw.” ribadiva la propria tesi, secondo la quale “Medienarbeit” sarebbe di “competenza” della “Justizverwaltung” e che, né il § 35 b “StAG” e neppure il cosiddetto Medienerlass (del ministero della Giustizia) prevederebbe un diritto soggettivo. La “StAnw.” non aveva commesso l’asserita “Rechtsverletzung” (violazione di legge).

Anche l’“OLG” (Corte d’Appello) aveva poi rigettato la “Beschwerde” con “Beschluss” (ordinanza), condividendo la tesi prospettata dal “LG”, secondo il quale, la “Medienarbeit”, di cui al § 25 b StAG, non era un’attività da porre in relazione con la StPO (CPP) e con l’attività di indagine prevista dalla stessa. Per quanto concerneva le informazioni riguardanti un “Ermittlungsverfahren” (indagini preliminari), la Polizia Giudiziaria non era obbligata “ein Einvernehmen mit der StAnw. herzustellen”. In proposito, non vi sarebbe Leitungsfunktion der StAnw”. e neppure ravvisabile un diritto soggettivo del “Beschuldigten”.

 A seguito di questo “Beschluss” dell’“OLG”, il “Beschuldigte” proponeva istanza intesa a ottenere la rinnovazione (“Erneuerung”) del procedimento. La Corte d’ Appello aveva errato, negando la sussistenza di un diritto soggettivo, senza, peraltro, motivare sul punto; la decisione era “willkürlich” (arbitraria). Venivano poi dedotte le censure, di cui sopra. Contro la violazione di diritti fondamentali, deve essere dato un “effektives Rechtsmittel”.

L’“OGH” – Corte Suprema – metteva in rilievo, che, ai fini di un “Erneuerungsantrag” (istanza di rinnovazione), il ricorrente avrebbe dovuto esporre puntualmente i motivi, per i quali sarebbe ravvisabile una violazione di diritti fondamentali (§ 363 a, Abs. 1, StPO).

Ai sensi dell’art. 6, comma 1, CEDU, una persona, nei cui confronti si procede per un reato, è da reputare non colpevole fino alla definizione dello “Strafverfahren. Questo principio vale, non soltanto per il giudice, ma anche per “Ermittlungsbeamte” (cioè per la Polizia Giudiziaria) e media, “in jedem Stadium”, ha precisato l’“OGH.

Il § 106, Abs. 1, StPO, prevede il diritto di proporre “Einspruch” in favore di ogni persona, che asserisce di essere stata lesa (dalla “StAwt”.) in un proprio diritto soggettivo nel corso dell’“Ermittlungsverfahren”, sia perché non le è stato consentito di esercitare un diritto, sia perché è stato adottato un atto di indagine o eseguito un provvedimento di carattere coercitivo in violazione di legge.

“Ermitteln” (indagare) – § 91, Abs. 2, StPO – è ogni attività (della Polizia Giudiziaria, del PM o del giudice) intesa all’“Aufklärung des Verdachtes der Straftat”; inoltre, può avere lo scopo della “Beweisaufnahme” (“acquisire” prove).

Leitung des Ermittlungsverfahrens”, significa, avere, nello stesso, una posizione di supremazia nell’ambito delle attività di cui sopra, poter influire, attivamente, sull’“Ermittlungstätigkeit” della Polizia Giudiziaria (per esempio, impartendo ordini).

 

IV. Scopo dell’Informazione dei media

L’informazione dei media, ha osservato la S. C., non ha lo scopo, né dell’“Aufklärung” di un reato, né della “Verfolgung” di persone sospette; non è “oggetto” (“Gegenstand”) di indagini, né della “Leitung” (direzione) delle stesse, anche se vi è un collegamento con le “Ermittlungen”.

Gli obiettivi dell’“Öffentlichkeitsarbeit” sono quelli di “illustrare”, all’opinione pubblica, e rendere trasparente, l’attività degli organi giudiziari, di rafforzare, nei cittadini, la fiducia nella giustizia.

Per il resto, ai sensi del § 11, Abs. 1, Z. 24, Geo – “Medienangelegenheiten”, sono “Justizverwaltungssachen”.

Inoltre, gli adempimenti, ai quali è tenuto il “Mediensprecher” di una Procura della Repubblica, consistono soltanto nel fornire ai media informazioni (ai sensi del § 35 b, Abs. 1, StAG) sull’attività della “StAnw.” La norma ora citata, non esclude la “Medienarbeit” da parte della stessa Polizia Giudiziaria, ma comunque non è prevista una “Leitungs- und Kontrollbefugnis” della Procura della Repubblica per quanto concerne i rapporti tra Polizia Giudiziaria e media.

Con riferimento alle richieste dell’istante “auf Erneuerung des Verfahrens” per 1) l’asserita violazione del principio di non colpevolezza a seguito delle informazioni che la “Polizei” avrebbe “passato” ai media (e della mancata applicazione del § 106, Abs. 1, StPO), 2) per violazione dell’art. 6, Abs. 1, Abs. 2, CEDU, 3) per violazione del diritto al giudice naturale (§ 83, Abs. 2, B-VG), la S.C. ha osservato, che non si tratta di “Ausübung von Befugnissen der Staatsanwaltschaft in Vollziehung der StPO”) in qualità di “Leiterin des “Ermittlungsverfahrens”.

Venivano pertanto confermate le statuizioni della Corte d’appello di…, che aveva rigettato l’istanza di rinnovazione del procedimento con decisione adottata in camera di consiglio.

A proposito di media e giornalisti.

Recentemente l’UE ha elaborato una bozza di direttiva, con l’obiettivo di reprimere intimidazioni nei confronti di giornalisti, che osano rendere pubblici scandali oppure semplicemente “Straftaten”, come per esempio, corruzione, concussione ecc.

Spesso i giornalisti vengono “sepolti” da una valanga di processi da parte di chi non gradisce “Aufdeckungen” e ha i necessari mezzi economici per ridurre al silenzio chi crede nella libertà di informazione (e di opinione) nonché nello Stato di diritto. Queste “forme” di intimidazione vengono indicate anche come “Slapp’s” (“Strategic Lawsuits against Public Partecipation”).

Spesso esiste un divario notevolissimo di mezzi economici tra giornalisti (e media) coraggiosi e chi fa di tutto per costringerli a tacere, anche se vengono pubblicate (soltanto) notizie di interesse pubblico. Rivelare la verità, non è, o, meglio, non dovrebbe essere, un delitto e dovrebbe essere – “ungestraft” possibile in uno Stato democratico, senza dover temere… Teoricamente, almeno.

Di fatto, però, comporta processi, che si protraggono per anni e che costano; processi che hanno un vero e proprio “effetto deterrente” nei confronti di chi si mette a “cantare fuori dal coro”. Minacciano l’esistenza dei giornalisti e non di rado anche quella degli editori.

Il parlamento dell’UE, nel novembre del 2021, a grande maggioranza, si era pronunciato per l’elaborazione di una direttiva “Anti-Slapp”. Vi era stata pure una petizione firmata da ben 200.000 persone.

I processi “avviati” contro certi giornalisti, vengono iniziati da facoltose persone, non tanto nell’interesse di far accertare la verità, quanto con il fine (specifico) di causare spese notevoli (a volte insostenibili) a controparte, magari non “dotata” di consistenti risorse economiche.

Che il problema debba essere risolto, in tempi non troppo lontani, può dedursi anche dal fatto, che nell’accordo di coalizione stipulato nella RFT dopo le ultime elezioni federali, è stata prevista l’emanazione di una legge “Anti-Slapp”.

Contro la giornalista Caruana Galizia – al momento della morte – erano pendenti ben 50 processi. In Croazia, sarebbero pendenti, attualmente, non meno di 900 processi contro “unfolgsame” giornalisti.

Come intende, l’UE, far fronte a questo vero e proprio “Justizmissbrauch” (il quale è stato recentemente segnalato anche dal Consiglio d’Europa)?

Le domande manifestamente infondate (e di carattere “strumentale”), dovrebbero essere rigettate già nella fase iniziale del processo. Si intende prevedere anche un’inversione dell’onere della prova. Inoltre, i giornalisti trascinati in giudizio con l’obiettivo di farli tacere, dovrebbero essere risarciti dei danni subiti.

È prevista pure l’abolizione delle pene detentive a carico di chi ha fornito notizie di interesse pubblico, ma non gradite dagli autori di certi reati (per esempio, contro l’ambiente o di carattere corruttivo). Si intende sensibilizzare l’opinione pubblica. A carico di chi adirà l’autorità giudiziaria con intento defatigatorio, saranno previste sanzioni anche detentive. In tal modo, verrà conseguito pure un altro obiettivo: alleggerire… il carico degli uffici giudiziari.

Nel passato si è verificato, con una certa frequenza, che lo Stato ha perseguito giornalisti coraggiosi, ma non è stato in grado di tutelare la loro incolumità fisica (come è avvenuto, per esempio, a Malta (Caruana Galizia) e in Slovacchia (J. Kuciak)). Occorrono “Vorkehrungen” per evitare che corrotti e corruttori possano “liberarsi” di chi ha osato chiamare le cose con il loro nome.