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Attualità - La verità sulla Terra dei fuochi: su 1,3 milioni di ettari, solo 33 ettari sono contaminati

Attualità - La verità sulla Terra dei fuochi: su 1,3 milioni di ettari, solo 33 ettari sono contaminati
Attualità - La verità sulla Terra dei fuochi: su 1,3 milioni di ettari, solo 33 ettari sono contaminati

Soltanto 33 ettari su 1,3 milioni di territorio regionale analizzati risultano contaminati e, su questi, da molto tempo è stata vietata l’attività agricola. Il sorprendente dato emerge da uno studio presentato a Portici nell’ambito dell’iniziativa “Le nuove frontiere della Ricerca su Ambiente, Cibo e Salute”, promossa dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (Izsm) e dalla Regione Campania.

Questi 33 ettari inquinati furono evidenziati già nel 2013 dal Gruppo di lavoro costituito dal Governo per indagare sui terreni della Terra dei fuochi, dopo un controllo, seppur parziale, di circa 50 mila ettari di territorio.

Su circa 30 mila campionamenti, effettuati presso 10 mila aziende dell’agroalimentare sull’intero territorio regionale per la ricerca di contaminanti chimici e microbiologici potenzialmente dannosi per la salute del consumatore, solo 6 casi sono risultati positivi al controllo.

Nel 99,98% dei casi, dunque, i campionamenti hanno superato i test.

 

Lo studio è stato effettuato su tutto il territorio regionale diviso in celle di 1 kmq e di 16 kmq in base alle caratteristiche e sono stati prelevati circa ottomila campioni. Su circa il 2% dei prelievi effettuati a ridosso di aree urbane sono emerse criticità.

Dunque, meno dell’1% del territorio coltivato risulta inquinato e in queste zone da tempo non si coltiva più.

 

Rientra l’allarme mediatico da tempo sollevato e coltivato, che riteneva inquinata la maggior parte delle zone analizzate.

Sono questi i dati emersi dall’importante convegno tenutosi presso la Reggia di Portici, Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, in due giornate organizzate con lo scopo preciso di dare una risposta allo scandalo della Terra dei fuochi, esploso nel 2013 all’indomani delle rivelazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, sull’interramento di contaminanti e rifiuti tossici in alcune zone della Campania.

 

La diffusione mediatica di quelle rivelazioni — che ancora non hanno trovato riscontro — generò preoccupazioni e allarme tali da causare un forte calo della domanda con conseguenti ribassi dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati nazionali ed internazionali. Si diffuse una vera e propria psicosi da prodotti campani che causò una perdita tra il 25 e il 75% della domanda, quantificabile in circa 500 milioni di euro tra il 2014 e il 2015.

 

Da quel momento in poi «Il sistema si è mobilitato – ha sottolineato con forza nella sua relazione Antonio Limone, direttore dell’Izsm – per dare una risposta scientifica. Ciascuno ha fatto la sua parte, hanno collaborato con noi oltre mille ricercatori e altri mille tra professori e professionisti. Siamo stati affiancati da istituzioni come Enea, il Cnr, Istituto Superiore di Sanità. Abbiamo raccolto oltre 100mila dati e creato una Banca dati che ci consentirà di rivoluzionare il modo di fare prevenzione».

 

Anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è intervenuto sul tema. «Non c’è regione d’Italia che sia oggi monitorata e controllata come la Campania: falde acquifere, pozzi ed emissioni in atmosfera. Abbiamo fatto campioni a decine di migliaia dei terreni agricoli che conserviamo in una biobanca a Portici e abbiamo appena approvato in Giunta una classificazione delle risorse idriche».

 

(Le nuove frontiere della Ricerca su Ambiente, Cibo e Salute – convegno svoltosi a Portici (Napoli) nei giorni 5-6 dicembre 2017)