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Olimpismo tra sport, etica e politica

Olimpiadi e olimpismo
Olimpiadi e olimpismo

Olimpismo tra sport, etica e politica

I recenti fatti di guerra, che hanno fatto molto riflettere sull’attualità del conflitto armato tra Stati nelle nostre società contemporanee, sono scoppiati al culmine di tensioni politiche già in precedenza evidenti nell’arena politica globale.            

Già settimane prima dell’inizio dell’invasione russa il mondo rifletteva sulla complessa e delicata situazione che allora si profilava, approfittando per l’occasione di un evento che non è affatto estraneo alle dinamiche politiche della Storia, ovvero i Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022.                                                                              

In questo articolo non si parlerà direttamente né del conflitto in Ucraina né dell’altrettanto discussa situazione cinese, bensì si porrà al centro della discussione il motivo per cui una manifestazione sportiva (le Olimpiadi) è stata investita da più parti di importanza politica e ripetutamente invocate come strumento di pace e di armonia tra le nazioni.                                    

Il presente contributo vuole quindi essere una breve e succinta introduzione all’Olimpismo, nella sua proposta teorica e nella sua storia, con particolare attenzione alla dimensione etica e politica che gli è propria fin dal principio.                                           

 Emergerà come l’ Olimpismo ecceda notevolmente la dimensione sportiva e sia foriero di una antropologia, di una idea di educazione e di molte proposte politiche. Si mostrerà qui come tale portato morale e politico-sociale sia tutt’altro che accessorio e secondario, e ancor meno frutto di strumentalizzazioni da condannare in nome della “neutralità” dello sport.   

Nei primi paragrafi si introdurrà il soggetto della nostra trattazione, delimitandone i tratti fondamentali e dando qualche breve cenno storico.                                        

Nella sezione successiva si discuterà della relazione che intercorre tra la proposta dell’Olimpismo e la dimensione sociale e politica, discutendone criticamente e prendendo in considerazione prospettive e limiti.                                                     

Nei paragrafi conclusivi si introdurrà invece la filosofia dello sport come discorso filosofico sull’attività sportiva nella vita umana, mettendola in relazione con l’ Olimpismo e rilevandone l’importanza per comprendere la portata della proposta olimpica, sia in generale che in relazione alla nostra contemporaneità, tempo in cui è emersa con forza la rilevanza politica di cui è investita.                                                                                

Iniziamo dunque dal definire il nostro oggetto di studio: cos’è l’ Olimpismo? Si intende con tale termine la proposta avanzata da Pierre de Coubertin, volta a fondere un ideale educativo di “sviluppo armonico” dell’uomo tramite lo sport e l’attività sportiva e un ideale internazionalista di fratellanza tra le nazioni.

Il documento ufficiale che definisce a livello internazionale i principi dell’ Olimpismo, la Carta Olimpica, lo definisce “una filosofia di vita che esalta e unisce in un equilibrato insieme le qualità del corpo, della volontà e della mente. Mescolando lo sport con la cultura e l’educazione, l’Olimpismo cerca di diffondere uno stile di vita basato sulla gioia dello sforzo, sul valore educativo del buon esempio e sul rispetto dei principi etici universali fondamentali”.       

Come dovremmo rapportarci a tale proposta, che si presenta come filosofia di vita e proposta educativa prima ancora che come concezione dello sport?     

Una prima risposta che si sarebbe tentati di dare è che si tratti di una filosofia a tutti gli effetti, come molti hanno infatti sostenuto, ma tale identificazione ha trovato l’opposizione di coloro che pensano che la proposta olimpica manchi di uno sviluppo sistematico interno tale da essere ritenuta compiutamente filosofica. Per tali critici non basta aspirare ad essere una filosofia di vita per veder riconosciuta sistematicità e coesione alla propria proposta, e proprio tali caratteristiche sembrano mancare al programma decoubertiniano, assai vago e poco chiaro in molti punti. 

Se adottiamo una definizione meno esigente possiamo riconoscere in tale proposta almeno due elementi filosofici: un abbozzo di antropologia filosofica, che emerge dall’ideale di armonia del corpo e della mente come equilibrio fondamentale nella realizzazione etica dell’uomo, e una filosofia dell’educazione, che tramite l’attività sportiva sviluppa una pedagogia a forte carattere etico-valoriale.                                                                          

L’ Olimpismo è dunque prima di tutto una filosofia dell’educazione basata su una rudimentale antropologia filosofica antidualista e olistica, che rivaluta il corpo a fianco della mente come essenziale componente dell’umano. Tali elementi sono assai poco chiaramente delineati, ma lasciano spazio alla riflessione filosofica per definirli più approfonditamente tramite la disamina critica della loro portata.                                                                                                            

Abbiamo analizzato brevemente il nucleo della proposta olimpica, trovandovi una radice essenzialmente pedagogico-educativa. Ma si è prima sostenuto che l’ Olimpismo ha anche al suo interno una proposta politica ben delineata.        

Per rintracciarla ricorriamo nuovamente al testo della Carta Olimpica, che così recita: “ogni forma di discriminazione nei confronti di un paese o di una persona nei confronti di un paese o di una persona per motivi di razza, religione, politica, sesso o qualsiasi altra cosa è incompatibile con l’appartenenza al movimento olimpico.”

Non vi è alcuna ambiguità nella formulazione di tale proposta egualitaria e tollerante, che vincola chi segue i principi olimpici al rispetto e alla non-discriminazione. Il simbolo stesso del movimento, i notissimi cinque cerchi intrecciati, esprime graficamente questo ideale di solidarietà internazionale, che include al suo interno un ideale esplicitamente rivolto al mantenimento dell’armonia di fronte alle diversità.  

Non solo dunque lotta alle discriminazioni, bensì un più profondo anelito alla collaborazione internazionale muove la proposta olimpica.          

Tuttavia, come è prevedibile, anche il nobile ideale espresso è stato di frequente additato da molti critici come astratto ed inefficace, ideologicamente strumentalizzato oppure incompleto, parziale, storicamente e geograficamente situato nonostante la sua pretesa di universalità.   

Le critiche sono dunque molte e assai diverse per tipologia e provenienza, motivo per cui sarebbe lungo riassumerle qui esaustivamente.

Ci limiteremo a riconoscere la legittimità e la pregnanza delle osservazioni relative alla possibilità di strumentalizzazione di tale ideale, sempre in bilico tra interessi nazionali e logiche di profitto, così come di quelle che mettono in luce un certo eurocentrismo aristocratico-borghese dell’impianto generale delle Olimpiadi.

Occorre però specificare a tal proposito che la proposta dell’ Olimpismo non è affatto fissa e immutabile, né tantomeno riducibile alle idee originarie di de Coubertin, configurandosi invece come un pensiero dinamico e aperto a ripensamenti ed evoluzioni nel corso del tempo.

Esso ha da tempo diversificato la propria proposta, che nonostante alcuni condizionamenti storici evidenti, ha portato nazioni diversissime tra loro a condividere almeno in parte l’ideale di fondo del movimento olimpico.

Un discorso a parte merita l’accusa di inefficacia, che si basa sui numerosi episodi bellici, attentati terroristici e gesti di violenza che hanno avuto luogo durante i Giochi Olimpici nella storia, talvolta anche ai Giochi stessi (si pensi ai fatti di Monaco). Sicuramente ciò testimonia una certa astrattezza dell’ideale olimpico, che rimane appunto spesso un mero ideale.

Tuttavia, non si possono ignorare i molti contributi positivi che le Olimpiadi hanno portato nella storia, dando visibilità a proteste, richieste di diritti e gesti di amicizia tra gli atleti e i popoli, realizzazione concreta dell’ideale olimpico. 

Gli atleti virtuosi hanno inoltre saputo realmente proporre buoni modelli, come prescritto dalla Carta, che hanno rafforzato e sostenuto processi emancipativi e rivendicazioni politiche. Il bilancio delle Olimpiadi concretamente avvenute rimane quindi ambiguo: se da un lato esse non hanno realizzato appieno quanto si proponevano dall’altro l’apporto positivo non può essere né ignorato né ritenuto secondario.     

Abbiamo fin qui ripercorso alcune discussioni relative alla natura, allo scopo e alle limitazioni dell’ Olimpismo, sottolineandone il carattere educativo ma anche la portata politica, portata che, come si è visto, è stata oggetto di critica e discussione.   

Si è dunque notato come una proposta apparentemente volta a delineare una cornice entro cui inserire le pratiche sportive esorbita in realtà dalla realtà sportiva per andare a lambire la sfera etica, quella politica e quella antropologica.  

Appare dunque assai instabile la posizione di chi vorrebbe separare nettamente lo sport dalla politica, trattandoli come fenomeni irrelati e separati per natura. In realtà, lo “sport” è un fenomeno complesso, dotato di regole proprie ma sempre dipendente nella sua definizione e nella sua pratica da una pluralità di discorsi e di dimensioni del vivere umano

Esso può avere un portato etico e morale e al contempo richiede una riflessione morale ((l’etica dello sport), esso ha ripercussioni politiche ma è esso stesso governato da istituzioni internazionali, le cui scelte sono mosse da valori e principi. Si rapporta in vario modo alla sfera educativa, integrandola e al contempo ponendo questioni sul senso della realizzazione piena dell’umano. Presenta inoltre elementi estetici all’interno delle sue pratiche, che rendono proficuo e problematico il confronto con l’arte.

Abbiamo dunque osservato che in ogni caso lo sport non è mai solo attività fisica, ma un’esperienza umana complessa. Per questo esso è diventato negli ultimi decenni oggetto di studio e riflessione di una disciplina assai giovane, la filosofia dello sport, che si affianca alle già affermate e diffuse scienze dello sport per analizzare nel dettaglio la dimensione più ampia e profonda che lo sport riveste nell’esperienza umana, in particolare riflettendo sulla storia e la natura stesse del concetto di sport, sulle implicazioni etiche che esso porta con sé e sulle problematiche sociali che emergono dalle sue pratiche.

Non secondarie in questo discorso sono le applicazioni dei concetti della filosofia sociale e politica alla proposta olimpica, che per sua stessa natura richiede di essere analizzata con una forte attenzione alle implicazioni in tali ambiti. Proprio in questo discorso si situano le riflessioni qui appena abbozzate, purtroppo rese ancora più rilevanti dal drammatico frangente in cui la politica contemporanea viene a trovarsi.

Nel corso delle ultime Olimpiadi è riemerso con forza il nesso originario che lega tale evento sportivo alla tutela della pace e dell’armonia tra nazioni. Tale proposta, utopica nel senso non deteriore del termine, non ha affatto perso nel tempo la propria urgenza e la propria attualità, nonostante le molte criticità rilevate e la costante negazione di tali principi da parte delle nazioni che pur partecipano a tale evento.         

Riteniamo tuttavia che sia importante cogliere quale segnale importante il riaccendersi della discussione sul rapporto tra politica e sport, rapporto problematico e sfaccettato ma inaggirabile, quantomeno se con politica si intende una più alta idea di gestione dei rapporti internazionali e non l’ingerenza illegittima nelle pratiche sportive, che mantengono nei confronti della politica una loro autonomia. Lo sport è autonomo però soltanto entro certi limiti, sempre negoziati e mai assoluti, tali per cui non si dimentichi il fondamentale rapporto che nel pensiero di de Coubertin sussisteva tra progresso umano, educazione e relazioni tra popoli.

Si rende dunque opportuna una riflessione sul tema che, avvalendosi dei contributi della filosofia dello sport, possa mettere nuovamente tale rapporto al centro di una discussione informata, critica e attenta.  

Senza l’illusione, criticata giustamente da molti, che la proposta qui presentata possa essere dirimente nell’impedire i conflitti o riallacciare rapporti tesi tra nazioni, si può quantomeno ragionevolmente sperare che essa rafforzi lo spirito di solidarietà e amicizia che da oltre un secolo si oppone a violenza e prevaricazione anche attraverso l’esempio degli sportivi che meglio hanno incarnato lo spirito olimpico.
 

Letture consigliate

Emanuele Isidori, Heather Reid, Filosofia dello sport, Mondadori, 2011

Carta Olimpica ufficiale: https://olympics.com/ioc/olympic-charter (link alla descrizione e al download del testo)