Peculato: l’operatore di Poste Italiane addetto alla raccolta del risparmio è un incaricato di pubblico servizio

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Peculato: l’operatore di Poste Italiane addetto alla raccolta del risparmio è un incaricato di pubblico servizio

 

Le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34036/2025, hanno risolto la seguente questione di diritto: “Se, nell’ambito delle attività di bancoposta svolte da Poste italiane Spa, la raccolta del risparmio postale, ossia la raccolta di fondi attraverso libretti di risparmio postale e buoni postali fruttiferi effettuata per conto della Cassa depositi e prestiti, abbia natura pubblicistica e, in caso positivo, se l'operatore di Poste italiane Spa addetto alla vendita e gestione di tali prodotti rivesta la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio”.

Dalla risoluzione del quesito dipendeva la configurabilità del delitto di peculato in capo all’imputato, un operatore di Poste Italiane condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Lecce ad anni 3 e mesi 10 di reclusione per il reato di cui agli articoli 81 cpv. e 314 C.p.

Secondo i giudici di merito, l’imputato, agendo in qualità di dipendente dell’ente Poste Italiane si sarebbe impossessato, tra dicembre 2011 e giugno 2012, della somma di 53.493,58 euro, derivanti dal riscatto di buoni fruttiferi postali intestati a due clienti di Poste Italiane.

Per presentare la questione di diritto da dirimere inerente alla qualifica soggettiva dell’autore del fatto, il collegio rimettente ha analizzato il contrasto giurisprudenziale in essere, rendendo conto delle motivazioni di entrambi gli orientamenti relativi alla configurabilità del peculato per un operatore di Bancoposta.

Secondo il primo orientamento, che è maggioritario, il dipendente di Poste Italiane Spa che agisce nell’ambito delle attività di raccolta del risparmio postale è un pubblico agente che riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio. A sostegno di questa tesi, secondo l’orientamento maggioritario, concorrono le disposizioni normative che continuano a evidenziare la natura pubblicistica dell'attività di raccolta del risparmio postale e i “poteri certificatori” esercitati dal dipendente di Poste Italiane Spa quando svolge la sua attività in relazione al risparmio postale.

Di segno contrario è invece l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale il dipendente di Poste Italiane svolge un’attività di tipo privatistico, non diversa da quella esercitata dalle banche, anche se si tratta di attività di raccolta del risparmio postale. Infatti, la Cassa depositi e prestiti opera come un comune azionista, senza intervenire nei rapporti con la clientela di Poste Italiane, che sono disciplinati dal diritto civile.

Al termine dell’esposizione, il collegio rimettente ha ritenuto di condividere le ragioni che formavano il secondo orientamento, secondo le quali deve essere esclusa la qualifica pubblicistica dei dipendenti di Poste Italiane. 

Infatti, anche qualora si volesse intendere la raccolta del risparmio postale come un servizio pubblico, l’operatore di Poste Italiane svolge «un’attività tipicamente esecutiva, la quale non richiede specifiche competenze e risulta priva del carattere di autonomia».

Le Sezioni Unite, tuttavia, hanno affermato che «l’attività dell’operatore di Poste italiane Spa addetto alla vendita e alla gestione dei prodotti del risparmio postale costituisce prestazione di un pubblico servizio, e qualifica il medesimo come “pubblico agente”». Inoltre, secondo il Collegio, non è plausibile ritenere che «l’attività di tale operatore integri svolgimento di semplici mansioni di ordine o prestazione di opera meramente materiale, ossia mansioni e prestazioni il cui espletamento non è qualificabile come prestazione di un pubblico servizio a norma dell’art. 358, secondo comma, cod. pen.».

Pertanto, le Sezioni Unite hanno affermato i seguenti principi di diritto: a) “L’attività di raccolta del risparmio postale, ossia la raccolta di fondi attraverso libretti di risparmio postale e buoni postali fruttiferi effettuata da Poste italiane Spa per conto della Cassa depositi e prestiti, costituisce prestazione di un pubblico servizio”; b) “L’operatore di Poste Italiane Spa addetto alla vendita e gestione dei prodotti derivanti dalla raccolta del risparmio postale, e segnatamente da libretti di risparmio postale e da buoni postali fruttiferi, nello svolgimento di tale attività, riveste la qualità di incaricato di pubblico servizio”.

         Dati i principi di diritto affermati dalle Sezioni Unite, i giudici di merito hanno correttamente qualificato l’imputato quale incaricato di pubblico servizio e, considerata la condotta appropriativa posta in essere, è stato integrato il delitto di peculato.

         Per questi motivi, il collegio ha rigettato il ricorso condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali.